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Autore: _redsky_    02/01/2014    0 recensioni
"Baltimora. Eccoci quì. Papà posa la sua mano sulla spalla della mamma, e mamma posa la sua mano sulla mia; mi giro un attimo a guardare la gente che passa, sperando che qualcuno mi trattenga lì, continuando ugualmente a camminare, ed una volta che mamma mi tira per un braccio, eccomi catapultato sull'aereo. Beh, buon viaggio."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Gaskarth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse ho dormito a lungo e in una posizione scomoda, dal momento che stiamo per atterrare ed ho un mal di schiena tremendo; bel modo per iniziare.
La voce dell' hostess la sento ancora lontana, gli occhi sono tutti appicicati e il ragazzo di prima mi continua a sorridere senza un motivo apparente.
"Ricambia il sorriso anche se sei rincretinito perchè appena sveglio, Gaskarth", mi dico, e quindi decido di ascoltare i suggerimenti della mia mente; adesso sembriamo due perfetti idioti che si sorridono a vicenda perennemente senza arrivare mai ad una conclusione.
Ah, si, comunque Gaskarth è il mio cognome.
Già che ci sono vi dico come mi chiamo realmente: il mio nome mi fa sentire importante perchè sembra quello di un principe, Alexander William Gaskarth.
Bello, eh? Peccato che per quanto divertente possa essere ripetere questo nome, a me mette gli incubi; ogni volta che lo sento pronunciare per esteso vuol dire che è arrivata la morte, o meglio conosciuta come interrogazione.
Fortuna che quì in America queste cose non esistono, solo verifiche scritte, uguale copiare, uguale non fare un cazzo dalla mattina alla sera. Ahh, mi rilasso solo al pensiero.


Si può aspettare tre ore per prendere i bagagli? Ne approfitterei per andare in bagno, ma non posso o mamma, per paura di perdermi, inizierà a strillare come le matte.
Si, ho 16 anni, ma mamma, sotto questo punto di vista, è un pò bloccata, manca poco e mi comprerà i ciucci e l'omogenizzato, gnam!
Oh, oh, fermi tutti! La vedo, la mia valigia verde, la vedo!
Ah, no, non è la mia.

-Che state aspettando?- Chiede papà da dietro, come se stesse arrivando ora dalla luna.                         
-I bagagli, pà- rispondo innervosito, quando, girandomi, noto che li aveva già presi lui.    
-La prossima volta non avvisare, eh- scherza mamma.

Ci incamminiamo verso l'uscita dell'areoporto dove prenderemo il treno per dirigergi verso quello che sarà il mio quartiere. Questo posto è davvero grande, caspita, non finisce mai.
-Avete preso i biglietti del treno?- chiede mamma fermandosi di botto.                                                                            
-Ce li ho io, ma sbrighiamoci o faremo tardi- prendo lo zainetto dalla sue spalle a la tiro da un braccio, così eccoci fuori ad aspettare il treno, con un freddo pesante e allo stesso tempo dolce, ma mai come quello di casa mia.

Quel quarto d'ora di viaggio l'ho trascorso tutto in piedi, quì c'è decisamente più affollamento, e la questione non mi dispiace, in questo modo passerò più inosservato e nessuno verrà da me a rompere. Papà fa una chiamata al tizio che dovrebbe venderci la casa, per la cosegna delle chiavi, e nel frattempo aspettiamo davanti quella che ormai dovrebbe essere casa mia, e vorrei di catturare ogni particolare per cercare di fare questo posto un pò più mio.
Noto con piacere che sulle finestre batte molto il sole, e da fuori sembra abbastanza grande, non vedo l'ora di vedere l'interno, anche se devo dire che mi sarebbe piaciuto riempire questaa casa con le cose che amo, magari esplorarla con mio fratello e dipingere le pareti con il suono della mia chitarra.
Ma va benissimo così, il tizio delle chiavi è arrivato.

Ancora un altro giro alla serratura per aprire la porta e poi, boh, eccoci a casa.
  
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