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Autore: jileysavedme    02/01/2014    0 recensioni
"Un suicidio non uccide solo una persona."
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 1.

"Sorrisi senza gioia, disperata."
Era questa la frase, ma mia sorella ci lasciò, aveva 22 anni e tutta una vita davanti a se ma non la invidio perchè anche lei, come me viveva male in un mondo che non era il suo.
Ho 17 anni e vivo a Londra in Inghilterra, una città grande e piena di problemi ma so cosa significa vivere male, certo ho passato quasi un'intera vita a piangere ma di questo non mi preoccupo, ci sono abituata. Lei ci ha lasciato per questo, non voleva più vivere di soli pianti, ma io sono giovane cosa ne posso sapere del dolore? Ecco, è qua che la gente si sbaglia perchè so tanto, a cominciare dal dolore all'interno della mia famiglia.
Mio padre, 54 anni ex poliziotto che ora è diventato alcolizzato cronico. Mia madre, Cameriera del grande Hotel a quattro stelle di Londra e grande donna , non mi aveva mai deluso ma un giorno tutto cambiò, lei cominciò a fumare e stare appresso a mio padre e insieme avevano perso la ragione di vivere, quasi come me.
Nessuno sa niente di questo, a parte la mia migliore amica, Rosy. Oggi avremmo dovuto vederci ma come al solito mia madre aveva bevuto e mi aveva rinchiusa in casa come una carcerata.
"Oh mamma ti prego, dobbiamo vederci alle 12.30 sono già in ritardo, per favore!" Mi lamentai.
Era davanti alla porta, che mi fissava con aria fatta con gli occhi rossi i capelli arruffati e l'espressione severa.
"No! Tu non esci, sei in punizione!" Urlò con la voce di chi si era bevuto una cassetta intera di birra, e infatti era così.
"In punizione? Per aver fatto cosa? Guarda, non sai fare altro che mettermi in punizione senza una ragione e ubriacarti fino a vomitare!" Indicai le bottiglie di vetro verde chiaro per terra vuote e la cassetta anch'essa vuota. 
"Ma.. Che cosa stai dicendo?! Va subito in camera tua!" Barcollò facendo un passo avanti verso di me e indicando le scale per andare di sopra.
Io sbuffai irritata e stufa di lei, lanciai le chiavi di casa sul tavolo di vetro facendo rumore, sbattendo i piedi con forza su ogni scalino che salivo tornai in camera mia esasperata.
Sbattei per terra la borsa e presi il mio cellulare componendo il numero di Rosy sulla tastiera e avviai la chiamata. Restai in attesa finche non rispose.
“Pronto Nicole?” La sua voce sembrava preoccupata.
“Rosy.” Sospirai.
“Dove sei? Ti sto aspettando, sei in ritardo!” Alzò la voce di qualche grado.
“Scusa Rosy.. Mia madre mi ha messo in punizione senza un motivo ed è ubriaca marcia.” Spiegai.
“Di nuovo? Non è possibile!” La sentii sbuffare come al suo solito e sbuffai anche io con lei.
“Scusami.. Ci vediamo stasera se riesco a sgattaiolare fuori da questa casa?” Chiesi mordendomi un labbro eccitata dal idea di andare a divertirmi in una discoteca, posto perfetto per non pensare.
“Sicuro, ci puoi contare nessuno mi può fermare quando si tratta di ballare.” Io sorrisi.
“Allora a dopo. Ok. Ciao Rosy.” Riattaccai e lanciai il cellulare sul letto alzandomi e aprendo il mio armadio per scegliere il vestito perfetto per questa sera, volevo divertirmi un po’ e dimenticare tutti i problemi almeno per una sera.
 
Alle 8.30 ero pronta, pulita, vestita, truccata e profumata. Pronta per affrontare una serata di puro divertimento con Rosy, presi la mia pochette con dentro soldi e telefono e scesi facendo attenzione di non far rumore col tacco degli stivali. Mia madre, come pensavo, era sdraiata sul divano sprofondata in un sonno profondo dopo la sua bella sbronzata con le sigarette ancora mezze accese che puzzavano, mio padre invece non era ancora arrivato, pregai in tutte le lingue del mondo di non incontrarlo mentre stessi per uscire se no se mi avesse vista non mi avrebbe fatta uscire, rinchiusa con le catene.. Che immagine orribile.
Alle 9.00 ero davanti alla discoteca ad aspettare Rosy e scappata dalla casa infernale.
Missione compiuta.!” Sorrisi fiera di me stessa, l’ultima volta che avevo provato a fare una cosa del genere mi avevano chiuso in casa per una settimana. Feci una smorfia al pensiero e alzai lo sguardo per vedere se Rosy stava arrivando e invece di lei vidi David.
“David? Sei tu?” Aggrottai la fronte per mettere a fuoco la vista e vederlo meglio da lontano.
Sorrisi quando capii che era davvero lui, gli andai incontro abbracciandolo.
“Oddio David, cosa diavolo ci fai qua?” Lo strinsi a me.
“A divertirmi in discoteca ovvio, e tu?” Mi strinse anche lui.
“Secondo te? Per la stessa ragione, di certo non vado a farmi una passeggiata nel parco vestita così!” Gli indicai i mio vestito corto sulla coscia e le gambe scoperte con aria ironica.
“Ah giusto, penso però che tu debba vestirti un po’ di più!” Mi sgridò ironicamente cingendomi per i fianchi e camminando verso l’entrata della discoteca.
“Adesso mi fai anche da padre?” Chinai la testa di lato sorridendogli.
“No neanche per sogno.” Mi sorrise e ci fermammo davanti all’entrata. “A proposito, in casa tua come va? E’ cambiato qualcosa o è sempre uguale a tre anni fa?”
“Direi che è uguale a tre anni fa, anzi col passare del tempo sempre peggio.” Abbassai lo sguardo guardandomi i piedi.
“Davvero? Nicole, non so come tu faccia a sopportare tutto questo. Sei così forte, ti invidio.” Mi alzò il mento con l’indice per guardarmi in faccia, sembrava sincero. Lo era sempre quando si parlava di me.
“Non sono forte, ho solo imparato a farci l’abitudine.” Portai un braccio dietro la schiena coprendomi il polso con la mano trattenendo il respiro, chissà se si ricordava ancora, chissà se ricordava il mio passato buio. Quello di cui pochi seppero di cui ne fece parte anche lui, una parte di me però sperava che lui avesse dimenticato tutto, mi vergognavo a pensare a quello che facevo fino a pochissimo anni fa.
“Nicole, al dolore non ci si abitua, sei forte lo sappiamo tutti.” Le sue labbra si curvarono in un sorriso rassicurante e io feci lo stesso.
“Nicole!” Sentii gridare il mio nome e mi girai ritrovandomi Rosy che correva sui tacchi 13 verso di noi con fretta.
“Rosy! Smettila di correre così o finirai per cadere!” Gli gridai andandogli in contro.
“Ma siamo in ritardo. Forza andiamo.” Mi prese per mano e io presi per mano David tirandolo con noi.
“Rosy, ti presento David, un mio vecchio amico.” Dissi entrando.
“Certo, piacere mio Rosy.” Rosy alzò gli occhi verso di lui tendendogli una mano, David la prese e gliela strinse in segno di conoscenza, lei restò qualche minuto a fissarlo a bocca aperta prima di guardarmi e diventare tutta rossa in viso.
Io risi e la presi per un braccio portandola sulla pista da ballo e cominciando a ballare affianco a lei.
David si prese un tavolo e una birra e si mise a fissarci ballare, Rosy rimase imbarazzata tutto il tempo mentre io lo facevo ridere mentre facevo il twerk davanti a Rosy che mi teneva i fianchi.
Scesi dal palco e presi il suo bicchiere di birra e lo bevvi tutto di un fiato.
“Devo dire che sei molto brava a ballare. Complimenti.” Mi sorrise guardandomi mandar giù l’alcolico.
“Balla con me.” Lo presi per un braccio e lo tirai verso la pista dove Rosy stava continuando a muoversi.
“Sei pazza, non so ballare.” Mi urlò cercando di fare resistenza.
“Dai, non devi saper ballare, muoviti a ritmo di musica e basta!” Mi strusciai contro il suo petto sorridendogli mentre scuotevo il fondoschiena a ritmo di musica mentre lui faceva lo stesso contro di me cingendomi per i fianchi, la sua erezione era contro il mio sedere mentre io ballavo senza sosta con sensualità.
“Vuoi bere Nicole?” Rosy mi venne incontro prendendomi per un braccio e tirandomi verso l’uscita della pista.
“Oh no, devo tornare a casa e ci vorrei tornare da sobria!” Urlai per sovrastare la musica a tutto volume.
“Ma dai Nico, insomma divertiti.” Mi tirò una gomitata nello stomaco e io sobbalzai.
“No davvero.. Non posso, la prossima volta.” Dissi tenendomi lo stomaco andando verso il bar.
“Cacasotto!” Rosy rise.
Risi anche io e feci un cenno a David di aggiungersi a noi, lui venne con noi e restammo tutta notte in quella discoteca a ridere e divertirci come se avessimo 5 anni, a volte una pausa dal dolore non faceva male, era come se il dolore per una sera si stoppasse come un ferita aperta che dopo un po’ smette di sanguinare ma che ricomincia subito dopo quando tutto è finito.
 
  
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