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Autore: Blood Red Wallflower    02/01/2014    1 recensioni
La sedicenne Ellen Adams vive in una cittadina di provincia con suo padre e il suo gatto. La vita lì è monotona e noiosa, ma presto cambierà qualcosa...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono le sette in punto. Suona la tanto odiata sveglia sul mio cellulare. Senza neanche aprire gli occhi allungo la mano verso il comodino e la stoppo. Mi stropiccio gli occhi e guardo fuori dalla finestra: piove, tanto per cambiare. Il mio gatto, Dixie si sveglia con me e spalanca le fauci sbadigliando. È molto vecchio, vive con noi da quando sono piccola e l’abbiamo chiamato così perché è di un colore simile alle patatine al formaggio.
Resto per qualche minuto a fissare il soffitto e poi mi decido ad alzarmi, seguita a ruota dal gatto. Dirigendomi verso la porta a piedi nudi, sbatto l’alluce contro la scrivania. A volte mi chiedo se è possibile. Vivo in questa casa da quando sono nata, da ben sedici anni e puntualmente sbatto il piede contro il tavolo. Prima o poi mi romperò il dito, ne sono certa.
Zoppico lungo il corridoio e scendo le scale. Mio padre ha apparecchiato la tavola per la colazione ed ora è in cucina che prepara il caffè, saltellando per evitare di pestare Dixie, che gli si struscia fra le gambe ostacolando ogni suo movimento. I miei genitori si sono separati quando io avevo dieci anni. Da piccola passavo metà tempo con uno e metà con l’altra, ma quando mia madre è andata a vivere dal suo compagno Jim, io ho preferito stare con mio padre e mio fratello maggiore Leo, che adesso non sta più con noi perché girovaga con la sua band per l’Europa: solo loro, gli strumenti e il furgoncino.
-Buongiorno Pa’- farfuglio assonnata.
-Ciao tesoro-
Mi siedo al solito posto e mangio una fetta biscottata con la marmellata. Rifletto sullo svolgimento della giornata: autobus, entrata, lezione, lezione, intervallo, lezione, lezione, lezione, uscita, casa, compiti. Solita routine.
Mi alzo da tavola e salgo in camera mia. Vado davanti alla sedia invasa di vestiti, prendo dei jeans e una maglia a caso e me li infilo di fretta. Entro in bagno e mi guardo allo specchio; la parola che mi definisce meglio in questo momento è spaventosa. Mi lavo la faccia e mi trucco lievemente, giusto un velo di fondotinta e un po’ di mascara. Adesso va un po’ meglio. Le ciglia sono nere e folte risaltando i miei grandi occhi azzurri, e i capelli biondi ricadono ondulati sulle spalle; per convincermi che oggi sarà un giorno migliore, abbozzo un sorriso sul volto, ora risaltano le fossette, e vicino agli occhi si formano delle piccole rughine, sopra alle lentiggini.
Torno al piano di sotto, dalla scarpiera, mi infilo le scarpe da tennis ed esco di casa. Mi incammino verso la fermata dell’autobus, dove ad aspettarmi c’è la mia migliore amica Isabel.
 
-Ciao Ellen!- mi dice solare. Dopo un lungo abbraccio ci scolliamo l’una dall’altra. -Ahahah! Indovina cos’ho sognato sta notte?!- mi domanda. -Ehm non lo so… cos’hai sognato sta notte?- le rispondo facendole la voce. Ride. Sarà qualcosa di assurdo oppure qualcosa d’imbarazzante su di me, ma sinceramente non ho la minima idea di cosa potrebbe dire. -Ho sognato che stavi assieme ad Andrew Lee!!!- comincia a ridere a crepapelle. Io non sto ridendo, anzi, mi sento offesa. Andrew Lee è tra i ragazzi più carini della scuola: alto e muscoloso, moro con gli occhi verdi, sorriso da svenimento, quarterback della squadra di football del liceo… e con questo lei starebbe insinuando che non avrei mai speranze per uno della sua categoria. Non ha tutti i torti perché non sono popolare come una cheerleader, e non sono molto bella, avrei circa il 2% di possibilità di mettermi con lui, ma mi sento offesa comunque.
-Dai! Non fare la permalosa!- mi dice leggendomi negli occhi.
-Grazie Bel…- borbotto sarcastica.
Arriva l’autobus, che come al solito è pieno zeppo di gente. Per tutto il tragitto non diciamo una parola sul sogno, Bel fa finta di non avermelo mai raccontato e mi parla di altre cavolate.
Ci dirigiamo nell’atrio dove vanno di solito i nostri compagni. C’è Matthew, il mio migliore amico: ci conosciamo dalle scuole medie, inoltre sua sorella Ashley e Leo andavano in classe assieme. Certe volte, salta su dicendomi: -Il primo giorno di scuola tu eri vicina a Isabel negli ultimi banchi, fila centrale, invece io e… mi sembra Sarah, eravamo sempre negli ultimi banchi, ma nella fila a sinistra… E TU ERI PICCOLISSIMA!!! Avevi i capelli lunghi fino al sedere e quando è iniziato l’intervallo hai tirato fuori dalla cartella un enorme krapfen…- e ogni volta si mette a ridere. È buffo a volte come restano nitidi certi ricordi, passati anche tanto tempo fa, e invece non hai più in mente qualcosa che magari hai fatto solo ieri.
Matthew sta parlando con Liz. Con lei ci conosciamo dall’inizio delle superiori, da circa due anni, e solo qualche settimana fa, andando a casa sua per una ricerca, ho scoperto che ha una sorella gemella di nome Grace, ma non studia nel nostro stesso liceo, infatti sono molto diverse. Liz è la ragazza punk-rock: ha i capelli neri con le punte tinte di blu, solitamente indossa jeans strappati, magliette rockettare nere, tante borchie e ha qualche piercing. Grace invece è la studentessa modello: i suoi capelli sono sempre raccolti in una coda accuratamente pettinata, indossa camicette e gonne, e forse è un po’ troppo pignola in tutto, come nella scuola, dove ha voti altissimi.
Assieme a quei tre c’è Chris, è un mio caro amico: usciamo spesso assieme, certe volte mia aiuta a studiare per dei compiti, ed è sempre molto gentile e disponibile con me. È proprio un bravo ragazzo, dolce e carino. Carino in tutti i sensi, anche esteriormente: è biondo e ha degli espressivi occhi color nocciola, di statura media e non troppo fisicato.
Dopo aver chiacchierato un po’ suona la campanella ed entriamo. Alla prima ora abbiamo storia, che palle! Con quella mummia della Miller preferiresti spararti in bocca piuttosto che stare attento alla lezione, nemmeno quella secchiona di Susy Scott riesce a stare concentrata più di tanto.
Mi siedo in ultima fila, da sempre stato il mio posto preferito, perché posso farmi tranquillamente gli affari miei senza essere vista. Invece Bel si mette il più vicino possibile a Billy Stevenson, quello per cui ha una cotta dalle medie. Lui è il migliore amico di Andrew Lee, giocano a football assieme.
Quando la Prof entra mi ritrovo senza un compagno di banco "Perfetto!" penso, adesso non c’è nessuno con cui chiacchierare per due lunghe, interminabili, pallosissime ore.
-Buongiorno ragazzi- cantilena la Miller. Nella classe scende il silenzio, che viene interrotto dal bussare sulla porta. Apre il Preside Davis, accompagnato da un ragazzo: è abbastanza alto, ha i capelli ricci di un bellissimo oro ramato, e gli occhi hanno il colore del cielo in una giornata serena. La classe si alza in piedi, ma l’uomo ci fa’ segno di sederci, così ubbidiamo. -Salve ragazzi! Lui è Steve Hill, da oggi farà parte della vostra classe.- dice Davis riferendosi al tipo. -Benvenuto, per ora puoi sederti vicino alla signorina Adams-, la Miller punta un dito su di me. Il ragazzo si avvicina a passi sicuri e si siede sulla sedia alla mia destra; mi lancia un’occhiata amichevole, ma io lo smonto subito ignorandolo spudoratamente. Quando il Preside esce, la Prof inizia a spiegare, convinta del fatto che qualcuno l’ascolti.
-Ciao, io sono Steve Hill.- mi dice ad un tratto. Giro lentamente la testa e lo guardo stupita, non demorde! Ignorandolo mi sarei aspettata di aver messo in chiaro le cose: non ho la minima intenzione di socializzare.
...però devo ammettere che è veramente un bel ragazzo, da vicino ancora di più: i suoi capelli risplendono alla luce proveniente dalla finestra alle mie spalle, e gli occhi dall’aria divertita hanno un colore stupendo. Abbozza un sorriso e mi porge la mano, aspettando che io la stringa di risposta. Mi accorgo di essere rimasta imbambolata a guardarlo per troppo tempo e mi affretto a rispondere: -Ellen Adams-. Sorride come se quelle mie parole l’avessero realizzato e si gira verso la Prof. Isabel deve aver assistito alla scena e mi guarda maliziosa. La fulmino con gli occhi e ritorno nella mia bolla di pensieri.
 
Per tutta la giornata scolastica Steve non mi rivolge parola, ma spesso mi è capitato di notare che mi stesse guardando. Anche al cambio dell’ora, quando chiacchieravo in corridoio con Bel e Liz, lo vedevo seduto al banco, mentre leggeva un libro, e, di tanto in tanto alzava lo sguardo e i nostri occhi s’incontravano, per poi cambiare subito direzione imbarazzati.
Al suono della campanella finale afferra la sua cartella e mi dice semplicemente: -Ci si vede allora.-. Mi saluta con un gesto della mano e se ne va.
In questo momento mi prende una morsa alla bocca dello stomaco. Cosa mi sta succedendo?! Non mi starò mica innamo…
-L’HAI VISTO?!- Bel mi riporta bruscamente alla realtà.
-Cosa?- chiedo spaesata.
-BILLY!!!- mi dice come se la cosa fosse ovvia.
-Ehm… no.- le rispondo senza smorzare il suo entusiasmo.
-DAI! COME HAI FATTO A NON VEDERCI! NON MI STACCAVA GLI OCCHI DI DOSSO!-. Sono sicura che enfatizza troppo: Isabel sarà stata tutto il tempo incantata a osservare la sua bellezza angelica (cito testuali parole), e quel povero ragazzo, sentendosi osservato, si sarà girato per capire se quello che intuiva non era un’illusione, e l’avrà guardata confermando la situazione.
-Wow, che bello..!- cerco di essere felice per lei, anche se trovo davvero improbabile una relazione seria fra Isabel e Billy.
 
All’uscita andiamo alla fermata dell’autobus, che ritarda come al solito di cinque minuti. Arrivata a casa pranzo, poi vado un po’ a rilassarmi in camera mia e accendo il computer. Entro su facebook  e scorro le solite foto: Hunger Games, ragazze che si fanno foto da sole, Josh Hutcherson, make-up, Harry Potter, vestiti, glee…
Guardando una foto di Josh, fantastico su un pomeriggio da passare assieme a lui, magari una passeggiata al parco, in primavera, gustandoci un gelato… poi mi accorgo di avere una richiesta d’amicizia. Chi sarà mai? Non ne ricevo molto spesso, anche perché preferisco Instagram per le foto e Whatsapp per messaggiare. Clicco sull’icona.
È di Andrew Lee.
 

*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! ^-^
Spero vi sia piaciuto il capitolo e se trovate degli errori o dei consigli da darmi, gradirei delle recensioni perché sono alle prime armi e mi sono registrata da pochissimo su EFP.
Vi piacciono i personaggi? Cosa ne pensate del finale? Per quale motivo Andrew ha mandato la richiesta d’amicizia ad Ellen? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Saluti e baci. Ele.

  
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