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Autore: Alessia27    02/01/2014    0 recensioni
Salveee a tutti popolo di EFP! Oggi introdurrò la mia prima fanfiction! (anche se in realtà non è proprio oggi, visto che l'avevo già pubblicata da quel dì, ma l'introduzione mi faceva ribrezzo e volevo cambiarla u.u) Ma...Bando alle ciance e ciancio alle bande! Vai con la trama!
Zoè, una ragazza sedicenne ebbe uno spiacevole incidente nel suo luogo d'origine, Londra, e quindi costretta a trasferirsi da sua zia a Parigi. Si iscriverà ad un nuovo liceo: Il Dolce Amoris. E da lì la sua vita cambierà radicalmente col passare degli eventi... Ma questo lo dovrete scoprire voi miei cari lettori!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                          STRAVAGANTI COMPAGNIE IN STANZA


-Non ditemi che…- sussurrai più per auto convincermi della realtà dei fatti piuttosto che per porre una domanda ai due ragazzi che oramai mi guardavano stralunati. Forse stavo saltando a conclusioni affrettate, pensai. Però, insomma, casse audio, chitarre, cavi di ogni dimensione, microfoni… se quella non era una sala prove e quello che avevo appena sentito non era il fastidiosissimo (ma da me amato) rumore del microfono, il mio nome era Elisabetta II d’Inghilterra!
Senza accorgermene entrai nella stanza, sorreggendo il meno con la mano sinistra e fare pensoso.
-Uh? Hai detto qualcosa Zoè?- mi richiamò Lysandre. Non prestai attenzione al ragazzo, intenta a gironzolare per la stanza cercando di trovare una giusta risposta alle mie domande paranoiche…
-Zoè?- ritentò di nuovo l’albino, senza però nessun successo.
Non troppo spazientito, provò a darmi un’amorevole pacca sulla spalla per risvegliarmi dai miei pensieri. Fortunatamente quest’ultimo gesto riuscì a farmi ritornare con la mente a terra.
-Ah… scusa, dicevi?- risposi abbastanza confusa e imbarazzata al tempo stesso. Prima che Lysandre riuscisse a spicciare parola, il rosso che fino ad ora se ne era stato buono per le sue, ne uscì con un “amorevole” complimento.
-Sei strana- sogghignò. 
Per quanto, probabilmente, non lo disse con tono amichevole, decisi di ignorarlo e di prenderlo come un complimento. Per quella giornata non avevo avuto molta fortuna con le amicizie, perciò presi la decisione di non incrementare volontariamente la mia sfortuna. Mi limitai ad un’espressione tra l’accigliato e un confuso, cosa che decisi di valutare come la più utile in quel momento! Così valida da far allargare il ghigno divertito del rosso in questione.
“La pazienza è la virtù dei forti” continuai a ripetermi, girando lo sguardo e cercando di togliermi dalla mente quell’odioso sorrisetto, così uguale a quello di Dake… La somiglianza dell’espressione mi metteva quasi i brividi! Però c’era qualcosa in Castiel che lo differenziava da lui… Ma prima che potessi fare qualsiasi congettura assolutamente senza senso, Lysandre venne involontariamente in mio soccorso. [-La galanteria di codesto gentiluomo mi stupisce.-Ndme]
-Lascialo stare, Zoè. È fatto così, in fondo è simpatico!- cercò di giustificarlo con un sorriso, ricevendo un grugnito infastidito dal soggetto in questione “Tsk classico clichè del ragazzo glaciale dal cuore d’oro” pensai irritata. 
-Va bene… Ostilità a parte...- lanciai un’occhiataccia al rosso ,che intanto aveva iniziato ad accordare la sua chitarra -Vorrei sapere solo una cosa: dove diamine sono finiti tutti gli studenti e insegnanti?! Sono ore che cammino e non ho trovato anima viva eccetto voi due!- In effetti era quella l’origine della mia arrabbiatura, da quando avevo incontrato i ragazzi.
-Ma come? Non lo sapevi? Circa due ore fa è iniziata la cerimonia d’apertura d’inizio scuola- dichiarò tranquillamente il ragazzo dagli occhi bicolore -È lì che si sono riuniti tutti.- 
La mia mente, in quel momento bloccata, cominciò a macinare alla ricerca di ricordi attinenti. Cerimonia d’apertura?! Due ore fa?! E io dove diavolo ero quando me lo hanno detto?! Sentii la mascella quasi toccare terra, in segno di sconforto. Primo giorno, in una scuola nuova e io riesco a perdermi la cerimonia di apertura?! Ma esiste al mondo una persona più incapace di me?! 
-Non… ti ha detto niente il delegato?- mi chiese Lysandre notando il mio smarrimento. 
-Il… il delegato? Intendi Nathaniel, il ragazzo biondo?- esalai dopo qualche
boccheggio. 
-Sì, lui. Non ti ha detto che ci sarebbe stata la cerimonia in palestra fino a mezzogiorno?-continuò annoiato Castiel. 
-No…- 
-Pff… Davvero inutile quel ragazzo.- commentò il menefreghista. 
Non gli prestai attenzione. Oramai il mio indice di rabbia stava salendo vertiginosamente. Sentii quasi l’adrenalina percorrermi il corpo pronta ad esplodere da un momento all’altro. 
Dovevo fare davvero paura perché vidi Lysandre fare un passo indietro. Avevo il viso paonazzo e i denti stretti per convincermi a non urlare, Poi, come una pentola a vapore, sospirai e tutta l’ira si sgonfiò. Con tutta la poca forza che mi rimaneva in corpo decisi di calmarmi e feci un sorriso tirato ai due ragazzi. -Pazienza…- sussurrai alla fine, stiracchiandomi per cercare di non dare importanza a quello che era successo -Vorrà dire che mi farò il giro della scuola da sola, tanto le aule sono vuote e magari potrei tornarmene dritta al dormitorio…- 
-Capisco…- replicò l’argenteo visibilmente incerto. 
-Allora... ci si vede.- disse salutandomi. Ricambiai agitando la mano e mi diressi verso la porta. -Ah giusto!- mi bloccai proprio sull’uscio girandomi verso i due -Grazie ad entrambi!- Sorrisi sinceramente e con gratitudine (cosa piuttosto inusuale per me), perché erano stati gli unici che in qualche modo, sentivo, mi avevano aiutata! 
Lysandre, in risposta, mi rivolse un caloroso sorriso, mentre vidi in Castiel un espressione alquanto stupita. Non riuscii a far altro che ridacchiare sotto i baffi per la sua faccia. 
-Se proprio lo vuoi sapere, Castiel, mi hai aiutato a sgonfiare lo stress che ho accumulato in questa giornata. E poi è divertente parlare con te!- continuai ghignando 
–Beh, io vado! Ci si vede Lysandre! E ciao a anche a te, rosso!- Mi chiusi la porta alle spalle, dirigendomi il più velocemente possibile da un’altra parte. Mi sentivo quasi imbarazzata dal mio comportamento, forse perché quasi mai nella mia vita ero riuscita ad essere così espansiva con delle persone. Ma era anche vero che molto raramente mi ero mai sentita a mio agio con qualcuno, e la cosa un po’ mi stava spaventando…
Sentivo ancora lo sguardo dei due ragazzi addosso e sentii i brividi percorrermi la schiena, senza motivo. Scrollai la testa e quando notai la distanza tra me e lo stanzino, ridacchiai al pensiero delle mie parole 
-Beh, forse potevo risparmiarmi l’ultima frase ad effetto!- aggiunsi continuando a ridere, ma con poca convinzione. -Nah! Quello faceva parte della mia piccola rivincita del “ragazzina”, non potevo non dirlo!- confermai determinata, battendomi un pugno sulla mano. 
Mentre ancora vagavo per i corridoi, presi distrattamente il cellulare dalla tasca per controllare l’ora. Senza che quasi me ne accorgessi si erano già fatte le undici meno dieci. -Bene... ho solo un'ora per vedere l'intera scuola!- sospirai avvilita, sottolineando l’ “intera”. Già, perché solo dall'esterno la struttura poteva assomigliare ad una reggia e da quel poco che avevo visto, non volevo nemmeno provare ad immaginare come sarebbe stata internamente! Ma facendomi forza, iniziai il mio tour solitario in quella che sarebbe divenuta la mia nuova "casa". Una casa enorme e rosa…[-Piano piano ti inizierà a piacere :D-Ndme; -Mai!-NdZoè]  
Girai ancora per la struttura, ma la maggior parte delle stanze erano adibite ad aule scolastiche, attrezzate e funzionanti (o lo sarebbero dovute essere normalmente a quell’ora). In alcune avevo ficcato il naso per poterle studiare. Sempre meglio studiare il territorio prima, per poter controllarlo meglio. Più cose sai del luogo, meno figuracce sei sicuro di fare…
Quelle poche che avevo visto erano tutte uguale, piuttosto ampie per la loro funzione, dalle candide pareti e dal pavimento piastrellato, munite di lavagna, cattedra, sedie, banchi e librerie -cosa alquanto strana- coordinate tra loro: tutti in legno scuro e metallo, contrassegnate però tutte dal simbolo della scuola: un piccolo, ma ben visibile, cupcake stilizzato ,contornato da diverse tonalità di rosa; soltanto la base mostrava il colore marrone della carta da forno.
Dopo aver studiato le stanze per bene (più che altro la collocazione degli utensili di chimica, l’altezza delle varie mensole delle aule, di vitale importanza per la mia statura e i banchi più lontani e coperti dagli sguardi di tutti e da quello del professore) uscivo in fretta chiudendomi le porte alle spalle e mi allontanavo il più velocemente possibile. Tutta quest’ansia sarebbe sembrata inutile, ma vedere le classi desolate rendeva l'atmosfera tetra e angosciante. In più non mi sarebbe piaciuto per niente incontrare per caso un professore in una sua aula mentre dovrei essere alla cerimonia d’apertura! 
Troppo paranoica? Pensavo ormai fosse ovvio. 
Piano piano cominciavo a salire sempre più in alto e quella gita non troppo fuori programma cominciava a sfiancarmi. -E pensare che dovrò vivere così ogni santo giorno...- mi lamentai salendo, o meglio trascinandomi, l’ennesima rampa di scale, chiedendomi quante ce ne fossero in quella scuola.
Arrivata al piano scoprii i vari laboratori d'arte, scienze e, con mia grande sorpresa e gioia, anche quello di musica. L’aula poteva anche sembrare un sogno! Dalle pareti alte e scure, tappezzate qua e là di poster, con un grandissimo pianoforte in mogano che svettava al centro della stanza, poggiato su un palchetto dove alcune sedie erano posizionate tutt’attorno. Alle pareti si trovavano vari strumenti musicali -corni, chitarre di tutti i tipi, strumenti a fiato- mentre in una teca erano posizionati quelli più piccoli e delicati. Alle pareti trovavo librerie colme di volumi sulla musica e spartiti musicali, oggetti per la cura e per la pulizia dei vari strumenti e ammassati vicino ad una grande batteria, svariati amplificatori di ultima generazione. Tutto quello che un musicista potesse sognare. Chiunque avrebbe dato due dita per poter usufruire di tutto quel ben di Dio! 
-Che strano però... Se c'è un laboratorio di musica, perché Lysandre e Castiel stanno usando il sottoscala?- mi chiesi allibita. 
In effetti la cosa non mi sembrava alquanto normale: perché andare in una angolo così stretto e confusionario se si può usufruire del meglio? Non riuscivo a capire la loro decisione, così decisi di liquidare fino al nostro prossimo incontro l’argomento e sentii il suono della campanella che mi avvertiva del poco tempo che avevo ancora a mia disposizione. Erano ormai le undici e mezza, quindi lasciai a malincuore l’aula e continuai il mio giro. 
In una sola ora, per la prima volta in vita mia, ero riuscita ad arrivare fino all'ultimo piano di un edificio a piedi e a visitarlo tutto da cima a fondo! 
Tralasciando il fatto di essermi strascinata fin lì con i gomiti, quando fui in cima notai che il piano ospitava una sola porta serrata. Mi strascinai per quei pochi metri per vedere se era chiusa o no e fortunatamente la trovai aperta. Abbassai totalmente la maniglia e spinsi, rimanendo di sasso allo spettacolo che avevo davanti: un enorme terrazzo, tetto della scuola, ospitava una panoramica totale di Parigi. 
Mi affacciai al parapetto e cominciai a scrutare curiosa ogni angolo della città.
Riuscivo a vedere il palazzo di mia zia, la torre Eiffel, le Champs Elysee, i Grandi Magazzini, tutta la parte migliore della grande capitale francese… Accompagnato da un cielo terso e un venticello piacevole. -Non pensavo l'avrei mai detto, ma... Parigi mi piace davvero!- esclamai felice. 
Rimasi ad osservare la città, ogni più piccolo dettaglio, cercando di riconoscere i luoghi celebri, fino a che notai un mare di alunni che uscivano verso i giardini, segno della fine della cerimonia. -Beh... A quanto pare quei due avevano proprio ragione..- dissi tra me e me, curvando involontariamente le labbra. 
Mi assicurai che tutti gli studenti fossero usciti dal ginnasio, molto probabilmente recatisi verso la mensa. 
A differenza degli altri non avevo fame, mi erano bastati gli snack presi dal distributore incontrato durante il tragitto. Così, stando attenta a qualche ritardatario, o peggio ancora, a qualche professore ritardatario, mi diressi furtivamente verso i dormitori femminili, sperando che la porta della mia stanza fosse ancora aperta. Per mia enorme fortuna, la camera non era ancora stata toccata. Lo constatai quando gettatami non molto elegantemente sul letto, ripescai da sotto la mia chitarra per controllarne le condizioni. Intatta. [-Umh... bella constatazione.- Nd.me; -La chitarra innazitutto.- Nd.Zoè] 
Feci un sospiro di sollievo e mi buttai a pancia all’aria sul materasso che ormai avevo definito "prescelto". Ripresi per l'ennesima volta il cellulare dalla tasca destra per vedere l'ora, però mi soffermai sull'immagine di sfondo dell'apparecchio che quasi sempre ignoravo... 
In quella foto vedevo due giovani neogenitori con in braccio una piccola bambina che, nonostante l'età, possedeva già numerosi capelli neri. L’ uomo era sorridente e aveva occhi gentili nascosti dagli occhiali rotondi, aveva capelli bruni disordinati, che probabilmente gli solleticavano il collo da quanto erano lunghi e qualche presenza di barba non molto curata; mentre una donna bellissima, dai capelli anch'essi scuri e ben pettinati, dal volto sottile e fine, con un sorriso smagliante contornato da due grandi occhi argentati, teneva in braccio la piccola. 
Un estenuante senso di malinconia iniziò ad avvolgermi. Risi silenziosamente, pensando che quella foto non rappresentasse per niente il carattere di quelle due persone, così ordinarie e tranquille all’apparenza…
 Scomoda di quella posizione, mi rigirai di lato, continuando a guardare l'immagine.
Sospirai. Non ero mai stata una ragazza sentimentale, eppure, solo guardando quell’immagine, sentivo un senso di nostalgia talmente forte, da sembrare non volermi lasciare più, opprimendomi senza sosta. 
-Papà... tu ogni volta correggevi la mamma anche solo per un piccolissimo errore e molto spesso ti faceva esasperare per delle sciocchezze...- sussurrai -E mamma... tu invece con le tue idee strane facevi divertire sia me che papà e ogni volta che organizzavi un’avventura, volevi che tutti noi fossimo partecipi per renderla sempre più emozionante...- 
Sentii un forte peso al petto, dolce e pungente al tempo stesso, una sensazione che provavo molto spesso da quando se ne erano andati… 
Inconsciamente sbadigliai e sentii lentamente la stanchezza sul mio corpo. 
-Così diversi, così contrapposti... eppure così uniti. Vi amavate tanto, vero?- Un domanda che non avrebbe mai più avuto una risposta, che avrebbe continuato ad invadere il mio cuore e la mia mente. -Sapete... Mi mancate, mi mancate da morire...- E senza accorgermene chiusi gli occhi, ancora con lo screen del telefono fermo sull’immagine.
Il mio risveglio però non fu dolce come avevo previsto. La prima cosa che riuscii a sentire fu una specie di pizzicore lungo la guancia, come se qualcosa cercasse di stuzzicala. Ancora nel dormiveglia non avevo bene il controllo dei sensi e non riuscivo a capire che cosa mi stesse succedendo, fino a quando non capii di essere in compagnia sentendo delle voci intoro a me. 
-Secondo te è morta?- domandò la prima, acuta e con fare scherzoso. 
-Ma sei stupida? Non vedi che sta dormendo!? Io la lascerei stare…- replicò l’altra scocciata. 
-Umm… no, secondo me è proprio andata. Guarda, anche se la stuzzico non risponde!- ridacchiò continuando a punzecchiarmi con il dito la guancia.
Ancora non ero riuscita a mettere bene a fuoco la situazione, essendomi appena svegliata, ma la cosa stava già iniziando a darmi sui nervi.
Aprii di scatto gli occhi, tanto da far scattare all’indietro le due molestatrici. 
Mi strofinai per bene gli occhi per risvegliarmi dal mio stato semi-dormiente ed alla fine vidi i volti dei due “Sveglia Zoè cercando di rischiare la vita”. 
Erano due ragazze, strane e diversissime tra loro. 
Una delle due -probabilmente la molestatrice di guance- era più bassa, forse quasi quanto me, dalla carnagione candida. Aveva fantastici capelli castano miele raccolti in due piccole code a boccolo, simili a quelle delle principesse delle fiabe, il viso era sottile e lineare, come anche le labbra rosa, e gli occhi erano blu oltremare -in quel momento sgranati-, con lunghissime e fole ciglia scure, decisamente sproporzionati rispetto all’insieme armonico, ma espressivi e vivaci. L’ esile di corporatura, dalle forme non troppo accentuate e fanciullesche, con indosso una t-shirt celeste ed un paio di jeans al ginocchio, abbigliamento molto in contrasto con l’eleganza del viso.
L’altra ragazza, invece, era molto più alta, molto più di me, ed aveva la pelle scura tipica degli afroamericani, dalla corporatura magra ed atletica, dalle forme generose. Il viso era allungato e sottile, mentre gli occhi spiccavano sulla carnagione, piccoli e a mandorla, di un color verde pallidissimo, inquadrati da dei corti capelli neri a caschetto dalle ciocche laterali più lunghe. Non ci feci subito caso, ma il suo modo di vestire era alquanto particolare, cose bizzarre che indossate da lei erano una favola. Sul capo portava uno strano cappello nero da poliziotto, mentre al collo indossava una lunga sciarpa crema che le ricadeva lungo la schiena. Portava una corta canotta acqua marina, tanto da lasciarle scoperto metà addome e degli scaldamuscoli blu agli avambracci. Sotto indossava dei pantaloncini a palloncino neri accompagnati da calze alte di colore diverso. 
Rimasta confusa dagli avvenimenti degli ultimi secondi, forse ancora colpa del sonno, rimasi in silenzio allibita dalla situazione. 
Nessuna delle tre parlò, rimanemmo solo così a fissarci per qualche istante, fino a che, visibilmente scocciata dall’inutile momento di imbarazzante quiete che si era creato, la bruna mi tese la mano -o meglio, il pugno- e si presentò. -Piacere io sono Kimberly, ma chiamami Kim.- 
Fissai per qualche secondo la sua mano stretta e poi lei, indecisa e stordita sul da farsi. Infine tesi insicura il pugno, scontrandolo contro il suo in segno di saluto 
-P-Piacere, io sono Zoè…- 
-E lei è…- Neanche il tempo di ritrarre il braccio, che la mia mano fu circondata possessivamente dalla seconda ragazzina che continuava a stringermi convulsamente. 
-Invece io sono Clarisse, piacere di conoscerti! Spero saremo grandi amiche!- Il modo in cui si era ripresa velocemente era a dir poco inquietante. Fino ad un attimo prima era nell’angolo spaventata dalla mia presenza ed adesso se ne usciva fuori con un frase stile “ragazza dei manga”. Ripreso possesso della mia povera mano (che non sarebbe tornata come prima facilmente) ridacchiai imbarazzata. La castana sprizzava allegria da tutti i pori e io non ero abituata a tanta vivacità da parte di una coetanea! In realtà non ero abituata alle mie coetanee, ma questo era solo un particolare insignificante… 
-Ah… emh… piacere, Clarisse!- sforzai un piccolo sorriso. 
-Beh, penso non servano più le presentazioni... Scusa se ti abbiamo svegliata, non era nostra intenzione infastidirti…- disse svelta la bruna, lanciando un’occhiataccia alla compagna. 
-Giusto! Ma pensavamo fossi andata! Così ho cominciato a punzecchiarti, ma non ti svegliavi proprio! …Non ti saresti svegliata neanche se un meteorite avesse distrutto l’intero dormitorio! No, l’intera nazione! O, o il pian…- 
-Ok, ok. Abbiamo capito, grazie!- tagliò corto Kimberly.
Sentivo che negli ultimi minuti la situazione stava leggermente degenerando… Insomma… Svegliarsi trovandosi faccia a faccia con un’iperattiva pazzoide piena di caffeina che ti molesta nel sonno ed un’altra dall’aria da poco di buono e che indossa dei bizzarri vestiti stile hip-hop trash, non era nei miei piani iniziali. Ma cercai di sbattere le palpebre per togliermi di dosso ancora la confusione e feci buon viso a cattivo gioco. 
- Ah, scusa! È solo che mi eccita l’idea di avere un’altra compagna in stanza!- finì la pazzoide tutta pimpante. Io ci misi non poco a capire il senso di quella frase. 
-Compagna? Quindi, voi siete le mie compagne di stanza?-
 -Esatto, novellina- rispose secca la bruna. 
Tralasciando il nomignolo da poco affibbiatomi (sembrava quasi che i vezzeggiativi fossero una moda in quella scuola!) controllai l’ora sul telefono. Le cinque e passate di pomeriggio. Penso che i miei occhi si fossero ampliati a dismisura, perché sentii Kim gemere e Clarisse fare una battutina strana sui panda… 
“Ho dormito per cinque ore?!” pensai allibita. Neanche di notte riuscivo a dormire così tanto, perché ora improvvisamente, e nel momento peggiore, riuscivo ad entrare in letargo?? Non so per quanto rimasi in quella posizione, ma mi risvegliai quando Kim mi richiamò con uno schiocco delle dita vicino alla faccia. 
-Eh… si?- risposi tutta scombussolata. 
-Dormito troppo, eh?- centrò in pieno il mio caso. 
-Già.- esalai imbarazzata. 
-Ahahahah! Sei strana! Ma anche divertente!- rise di gusto Clarisse, sedendosi vicino a me. 
-Uh… Lo so, me l’hanno già detto…- risposi, ripensando ad un certo rosso…
Passammo due ore buone a parlare e conoscerci, ridendo e scherzando. Era una sensazione strana parlare con qualcuno di me stessa ed ascoltare la storia di qualcun altro, ma ben presto capii le la cosa mi piaceva davvero. 
Scoprii che Kim aveva una passione sfrenata per l’hip hop e che frequentava il quarto anno, mentre Clarisse faceva il terzo come me ed era, strano a dirlo, una delle ragazze con i voti più alti dell’istituto, ma da quello che avevo capito di lei, non amava particolarmente qualcosa. -Wow che forza! Una musicista come coinquilina!- Quell’esclamazione venne fatta non dalla castana schizofrenica, ma bensì Kim, curiosa di saperne di più perché amante anche lei del mondo della musica, seppur in maniera diversa. Risposi con un piccolo sorriso. Sebbene fossero davvero simpatiche a loro modo e mi ci trovassi bene insieme, non avevo ancora preso molta confidenza, quindi cercai all’inizio di rimanere nei miei limiti. 
Fino a quando mi accorsi di uno strano rumore gorgogliante che, guarda caso la fortuna, proveniva dal mio stomaco. Avevo davvero fame, visto che avevo saltato il pranzo. Clarisse e Kim iniziarono a ridere neanche troppo sommessamente, mentre io cercavo invano di coprire la mia faccia purpurea… 
Ma ovviamente… se non puoi batterli unisciti a loro! 
E così, senza nemmeno accorgermi, mandai al diavolo la diffidenza e scoppiai a ridere anche io. 
-Qualcosa mi dice che è meglio andare in mensa, scommetto che non hai mangiato niente a pranzo!- mi afferrò per la mano la castana. -In effetti…- borbottai io. In effetti non aveva torto… ed avevo davvero una fame incredibile, ma non potevo dire lo stesso per i risparmi… 
-Tranquilla. Se ti fai la tessera, il primo pasto lo mangi gratis!- sopraggiunse Kim, facendomi l’occhiolino, forse intuendo il mio problema. E prima che potessi dire o fare (o forse ringraziare) alcunché, Clarisse mi prese per il polso e mi trascinò via con se, diretta sperai al refettorio. 
Quella sera mangiai come… una povera ragazza a digiuno da giorni! Non solo per il fatto della mia presunta fame, ma più che altro per il commento a voce alta che mi era scappato su quanto erano buoni i piatti che cucinavano lì e che causò una valanga di piatti offerti dalla cuoca che avevo implicitamente fatto i complimenti. Ritornai al dormitorio verso le otto di sera con una stanca, ma comunque esuberante, Clarisse, che dopo essersi cambiata d’abito, si buttò a capofitto sul letto a castello, dandomi la buonanotte. Ricambiai ed andai anche io sotto le coperte, non dimenticandomi di puntare la sveglia. Ma a differenza di lei, riuscii a dormire solo dopo un’ora. -Tsk… Così imparo ad appisolarmi anche quando non devo.-

Angolo dell'autrice:

P:- Salve a tutti e buon anno con qualche giorno di ritardo! Molto probabilmente vi starete chiedendo che cosa ci faccia io qui e adesso ve lo spiego... Semplicemente l'autrice non aveva voglia di scrivere -.-"
- Guarda che sono a fianco a te...-
P:- Ma io sto dettando quello che c'è da scrivere!
- Si ma io sto scrivendo! E sono anche l'autrice!-
P:- E io sono anche l'altrà mezza autrice!-
Z:- E io sono il personaggio di una stupida storia di due stupide autrici che mi hanno altamente rotto queste stupide scatole!
P:- Attenta... io sono mezza autrice, per quanto riguarda il disemerito io mi prendo il 25% di colpa.
Z:- E per quanto riguarda il merito?
P:- Cancella l'ultima frase.
- Ok allora... stavamo dicen..-
???:- Yo bro! Il re della pizza è tornato! 
*appaiono applausi selvatici*
P:- *salta addosso* Mikeyyy!
Z:- *sconvolta* Cos'è quell'a tartaruga gigante?!
P:- Ah giusto, tu non lo conosci! Lui è Michelangelo e viene direttamente dal fandom delle TMNT 2012.
M:- Ciao a tutti!
- E cosa ci fa Mikey qui? E Celebi?-
P:- Semplicemente in viaggio di nozze. Con i figli.
Z: Non ha molto senso questo... Lasciamo stare, quindi tu oltre ad avere cosini rosa volanti e pericolosi come amici, hai anche tartarughe giganti e parlanti?!
M:- Tartaruche "ninja" giganti e parlanti!
P:- Ehehe certo! E adesso facciamo le presentazioni! Questo lamento vivente è Zoè, mentre quella che vedi al mio fianco è Ale, l'autrice di questa storia.
Z:- Tsk...
M:- Lo sai? Assomigli molto a mio fratello.
P:- *la guarda meglio* Mikey hai proprio ragione, anche la devozione per il rosso e uguale a quella di Raph...(raffaello)
M:- Già! ...Molto piacere, sono sicuro che andremo molto d'accordo come io e mio fratello *tende la mano*
P:- Umh... Su questo non ho dubbi...
*Dopo che Zoè lo ignora bellamente, Ale stringe la mano a Mikey*
- Emh... piacere! Non fare caso a Zoè, fa la dura ma è molto dolce e sensibile.-
P:- Esattamente come Raph! *espressione preoccupata* spero che non venga mai a conoscenza di questa conversazione...
-Ok... Umh... Forse dovremo chiudere quest'angolo demenziale non trovi?
Z:- Sarebbe la cosa più intelligente che tu abbia mai fatto finora!
-Simpatica come sempre... B-bene amici lettori l'angolo finisce qui! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se così recensite pure, farete felici sia me che Piplette (la mia correttrice personale, senonchè altra mezza autrice!). Scusate anche il ritardo di... *conta sulle dita* oh! Ma chissene importa! L'importante è che ho aggiornato no? Comunque sono immensamente dispiaciuta dell'enorme ritardo, non ci sono propositi a questa incovenienza! Vi posso solo augurare un buon anno in ritardo! Ciau!
Tutti tranne Mikey:- Alla prossima!
M: Aspettate! E la mia pizza?!


 

 
  
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