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Autore: Osage_No_Onna    03/01/2014    1 recensioni
[STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO, POSSIBILE TOTALE RISCRITTURA]
Crystal Petranova è una ragazza bellissima, va bene a scuola, è un' atleta eccezionale, ha delle vere amiche e un sacco di spasimanti. "Cos' è che le manca?" vi chiederete voi. Le radici: lei vive sola con il fratello maggiore Zaffiro e sui suoi genitori sa poco e niente. Per questo decide di intraprendere un viaggio per scoprire cosa è successo alla famiglia Petranova e soprattutto al padre, la persona a cui sente di assomigliare di più. Cosa le succederà durante quest' avventura? Scopritelo leggendo!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                  Capitolo 5                                              
Il ragazzo poeta e il Cavaliere Nero

 
“Bene” annunciò il signor Lang “eccoci arrivati ad Emerald!”
“Non brillano certo per originalità, da queste parti…”osservò Makiko Aoki.
Infatti la ragazza dai capelli neri era una delle poche ad aver notato che, in quella città, tutti gli edifici più prestigiosi e lussuosi, oltre a quelli principali, erano tutti dello stesso colore verde smeraldo. Quelli meno importanti avevano comunque dei colori brillanti che andavano dal rosso al viola, altri erano bianchi o addirittura trasparenti, come se fossero stati di cristallo, diamante o salgemma.
La gente indossava i medesimi colori e , almeno a prima vista, sembrava simpatica, attiva, frugale e ospitale.
I pellegrini lasciarono i loro cavalli ad uno stalliere amico del signor Lang e si diressero verso un albergo dal colore azzurro cielo, “Hotel della Piazza”, in quanto situato nella piazza principale, Piazza Esperia.
A tutti fu dato l’ ordine di sistemarsi nelle proprie camere. Poi si sarebbero sparpagliati in città e si sarebbero ritrovati per la cena alle otto e mezza.
A Crystal fu assegnata la stanza 48, al primo piano. Era molto sobria: la pavimentazione, color oltremare, era un po’ maltenuta; le pareti, al contrario, erano state riverniciate da poco ed avevano un bel color cobalto con sfumature lilla. In quella stanza erano presenti un letto dalle lenzuola blu scuro; un armadio di cedro; un tavolino rotondo con tre sedie; una cassettiera, sempre di cedro, abbastanza ampia ed una bacinella con dell’ acqua tiepida. La ragazza si sedette sul letto e notò che era comodo, poi chiuse le tende della porta-finestra, dello stesso colore del pavimento, e decise di cambiarsi per andare a fare una passeggiata. Indossò una maglia a mezze maniche con due strisce sul davanti (una nera e una bianca), che presentava due prolungamenti a mò di minigonna: Crystal li aveva applicati creandoli da sue pezzi di stoffa, che aveva opportunamente strappato per dare al vestito un’ aria da guerriera, sullo stile dei vestiti di suo padre. Poi indossò un pantalone blu ed un paio di stivali bianchi. Dopo cinque minuti si ritrovò per strada. La gente era davvero accogliente: la fermavano ogni cinque minuti salutandola educatamente e le chiedevano perché fosse lì, e quando lei rispondeva sorridevano e le auguravano buona fortuna. Ad un certo punto fu attratta da una bella musica in una piazzetta. Appena ci arrivò vide un ragazzo, vestito dei colori rosso-porpora, oro e bianco, che declamava quello che sembrava il poema epico più conosciuto della regione di Kanton (comprendente le città di Tao Town, Emerald, Kijang, Freetown, Homemoon, Kores e Filian): “Il Cantare dei Liberatori”.
Dopo circa venti minuti, il ragazzo terminò e fu applaudito della folla, che sfollò rapidamente la piazza. Crystal si avvicinò a lui.
Il ragazzo, che doveva avere la sua età, era alto quanto lei ed aveva dei begli arti lunghi. I suoi capelli erano corti, neri e ricci, i suoi occhi verde scuro e risplendevano espressivi, come degli smeraldi. Aveva un bel naso, anche se un po’ aquilino, una bocca sottile e dei denti bianchissimi e regolari. In quel momento sorrideva e Crystal sentì battere forte il cuore.
Si avvicinò a lui e gli chiese, sentendosi un po’ stupida: “Ciao, come ti chiami?”
“Simon Jack Diamond. E tu?”
“Crystal Petranova.”
“Non ti ho mai vista da queste parti. Da dove vieni?”
“Tao Town, e sono qui… diciamo in pellegrinaggio.”
“Ho la sensazione che… scusami, ma posso darti del tu?”
“Sì!”
“Dicevo, ho la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa, ma non fa niente.” Sorrise, facendo arrossire Crystal. “Se non ti vuoi confidare con me non fa niente. Devi sentirlo.” Poi cambiò argomento. “Vuoi che porti a fare un giro per Emerald?”
“Sì, grazie mille” rispose Crystal. “Sai, prima ti ho sentito declamare il poema epico… sei straordinario.” Disse ancora la ragazza, imporporandosi ancora di più.
«Ti ringrazio. In città mi chiamano “Jack l’ Aedo”. Ma sono sicura che tu, oltre ad essere davvero bella, hai anche delle doti nascoste.”disse Simon Jack, poi le baciò la mano destra.
A quel punto, le labbra di Crystal si stirarono in un bellissimo sorriso, ma abbassò la testa per nascondere al ragazzo che aveva il volto in fiamme.
Lei e Simon Jack girarono per Emerald per un quarto d’ ora: Simon Jack le mostrò il City Cape, il municipio, verde smeraldo con diamanti incastonati sui muri e sul tetto, il teatro dai tendaggi color bordeaux, la biblioteca cittadina, grande quasi come quella di Tao Town, le statue di Ludwig, Andrej e Lev, i tre poeti più bravi della regione. Arrivati ad un edificio, che stranamente era nero, Simon cambiò improvvisamente strada.
“Ehi, perché non vuoi farmi vedere questa chiesa?” chiese Crystal un po’ contrariata.
L’ edificio, tinto di un nero funereo, era molto alto ed aveva molte guglie ed altrettanti pinnacoli. Non filtrava nessuna luce dall’ interno e quella solare sembrava non sfiorarlo minimante. Sembrava essere avvolto da un’ aura misteriosa e maligna.
“Beh… perché il posto è vittima di una maledizione e non vorrei metterti in pericolo.”disse Simon imbarazzato.
Crystal alzò un sopracciglio. Lei non credeva alle maledizioni, inoltre in quel posto c’ era entrato suo padre. Non si sapeva mai, avrebbe potuto lasciare un indizio per un membro della loro famiglia, quindi ci teneva a controllare.
“Una maledizione?” fece Crystal maliziosa. “Interessante. Ma sappi che io non ci credo affatto a queste cose ed, anzi, i luoghi maledetti sono quelli che mi attraggono di più. Come si entra qui?”
“No, Crystal, non lo fare!” tentò di fermarla Simon Jack, ma era troppo tardi: la ragazza aveva già percorso tutto il perimetro della cattedrale ed aveva trovato una porta. Al ragazzo non rimase altra scelta che quella di seguire quella coraggiosa ragazzina e di soccorrerla nel caso si fosse messa in pericolo.
“Questa qui ha qualche rotella fuori posto” pensò Simon Jack entrando in quella che probabilmente era la navata principale della chiesa. “Però è molto carina… ha dei bellissimi capelli e gli occhi di blu profondo così espressivi! Ed è anche molto intelligente ed intrepida… o almeno così mi è sembrato di capire!”. Poi chiese ad alta voce: “Ehi, Crystal! Dove sei?”
“Qui davanti a te” rispose la figuretta della ragazza, che reggeva una torcia.
“Accidenti, dove l’ hai trovata?”le chiese ancora Simon Jack riferendosi alla torcia.
“Ci sono inciampata sopra”ammise Crystal ridacchiando.
“Certo, con il buio pesto che c’ è qui dentro…”
“Sono riuscita ad accendere il fuoco con le due pietre pomici che avevo in tasca.”disse poi Crystal facendo l’ occhiolino.
“Le porti  SEMPRE CON TE?!” esclamò stupito il ragazzo.
“Diciamo… che me le sono ritrovate in tasca all’ improvviso!”
“Ma dai!” sorrise Simon Jack “E proprio al momento opportuno!”
Ma a quanto pare i due stavano parlando a voce un po’ troppo alta, perché una voce, bassa e tenebrosa, tuonò un: “Profanatori, avete osato entrare nella Sacra Dimora Oscura ed ora ne dovrete pagare le conseguenze!”
Colui che aveva parlato era un cavaliere, alto ma robusto, rivestito di un’ armatura nera, perfettamente tirata a lucido.
“Perché siete venuti qui?”tuonò ancora il cavaliere.
Prima che Simon Jack potesse emettere fiato, Crystal rispose intrepida: “Io sono qui per cercare indizi su mio padre, che a suo tempo è stato qui!”
“Che carina!” disse sarcastico l’ uomo. “Ma sappi che il Cavaliere Oscuro te lo impedirà!”
“Poco originale come nome di battaglia” lo provocò Crystal, irritata dal comportamento dell’ uomo. “Non sapevi scegliere meglio?”
“La pagherai, ragazzina impertinente!”strillò l’ uomo, ferito nel proprio orgoglio.
“Sta’ tranquilla, Crystal, ti proteggo io!”esclamò Simon Jack, volenteroso di difendere quella che considerava già un’ amica, estraendo da chissà dove una spada e sferrando un paio di efficaci stoccate al Cavaliere Oscuro, che indietreggiò.
“Grazie, Simon Jack Diamond, ma non…”
Prima che Crystal potesse finire la frase, il Cavaliere Oscuro tornò all’ attacco e lo fece così “bene” che ferì il ragazzo ad una gamba.
Crystal si precipitò in soccorso dell’ amico: gli medicò la gamba spalmando sopra la ferita, fortunatamente poco profonda, un’ ungendo a base d’ erbe e poi la fasciò molto strettamente con delle bende.
“Grazie, Jack, per avermi difeso, ma non ne avevo bisogno: so combattere anch’ io.”disse Crystal al ragazzo mentre lo fasciava.
“Mi ha chiamato Jack!” pensò Simon arrossendo. “E sa anche combattere! Caspita, lei sì che è una ragazza da sposare!”
Crystal si mise un mantello azzurro e sfidò il Cavaliere Oscuro con un deciso: «“Carissimo” Cavaliere Oscuro, te la sei presa con la persona sbagliata: è me che devi colpire!»
“Bene”ribatté con un ghigno il Cavaliere “lo farò con molto piacere! E non ti lamentare se verrai sconfitta!”
“Questo mai!”urlò Crystal sfilando una spada dal manico d’ argento dal fodero.
“E che duello sia!”ripose il Cavaliere Oscuro estraendo la propria spada.
Per venti minuti la situazione rimase invariata: l’ abilità e la velocità dell’ una eguagliavano la potenza e l’ iracondia dell’ altro.
Poi, all’ improvviso, il Cavaliere ferì Crystal al braccio sinistro, ma fortunatamente lei era destrorsa, per cui continuò a combattere con il braccio sanguinante.
“Vai, Crystal!”la incoraggiava ogni tanto Simon Jack seduto su una panca.
“Oh, povera ragazzina, sei ferita!” disse mellifluo il Cavaliere. “Accetta questo consiglio da amico: vattene a casa e non tornare mai più!”
“Mai!” ripose decisa Crystal sguainando la spada. “Devi sapere che se io voglio raggiungere un obiettivo lo raggiungerò ad ogni costo!”
E con tre stoccate la ragazza mise a terra il Cavaliere.
“Ed ora vediamo chi si nasconde dietro quest’ elmo!”disse Simon Jack curioso.
Dietro all’ elmo si nascondeva il volto di un’ uomo trentenne, dai lunghi capelli corvini e gli occhi grigi. La smorfia di dolore che aveva sul viso era accentuata dalle rughe sulla fronte alta e dal naso a patata ingrugnato.
Le labbra carnose erano serrate ed il corpo sembrava soffrire in un’ armatura un po’ troppo stretta.
“Austin?!?” esclamò stupito Simon Jack.
“Tu lo conosci?” gli chiese Crystal.
“Sì, è il mio fratello maggiore.”le rispose Simon, e poi, rivolto al fratello, chiese: “Come mai sei qui? Non dovevi finire di allenarti all’ Accademia degli Schermidori?”
“Sì, ma mi hanno espulso, e quindi sono venuto qui a difendere la Cattedrale.”
“Mi scusi” si intromise Crystal “ma perché lo sta facendo?”
“Volevo difendere il patrimonio artistico di Emerald. Simon Jack avrebbe appoggiato la mia causa.”disse Austin imbronciato.
“Certo, se me lo avessi detto!”disse Simon Jack.
“La sua è una causa nobile, ma mi può dare il permesso di cercare una cosa?”chiese Crystal.
«“Una cosa” cosa?» chiese curioso Austin.
“A dire il vero non lo so neanch’ io. Sto cercando un indizio lasciato da mio padre, che combatté ad Emerald.”
“Se mi prometti di non rovinare la Cattedrale puoi farlo.”disse Austin serio.
“Lo prometto.”
“Allora puoi.”
La ragazza, con la torcia, analizzò tutte le pareti. Su una di esse trovò un messaggio con lo stemma della famiglia Petranova: uno scudo con una pietra preziosa che aveva incisa una spada all’ interno. Inoltre, sullo sfondo, c’ era un “P” in grafia corsiva. Il messaggio era:
“Σε ιντορνο α τε νυλλα βριλλα, τωccα α τη εσσερε φορτε ε χρεδηρcι ανchε περ λορο…”
“Che cosa vuol dire?” si chiese Crystal aggrottando la fronte.
«È scritto nell’ antica scrittura di Emerald, e questo messaggio dice “Se intorno a te nulla brilla, tocca a te essere forte e crederci anche per loro…”*»
“Questo è certamente di mio padre!”disse Crystal che, con le lacrime agli occhi, segnò il messaggio su un pezzo di carta con uno stilo ricavato da una piccola canna di bambù e il succo di un mirtillo nero.
“Cosa c’ è, Crystal?”chiese Simon Jack, che aveva notato le lacrime sulle guance della ragazza, all’ amica.
“Ah… no niente. È un momento di debolezza dovuto al ritrovamento di questa frase. Non ci fare caso.”rispose Crystal passandosi il polso sugli occhi per asciugare le lacrime.
“Ti manca così tanto tuo padre?”chiese Austin intenerito.
“Sì, moltissimo. E la cosa strana è che non l’ ho mai conosciuto veramente…”rispose Crystal, che non poteva trattenersi dallo scoppiare a piangere.
Austin e Simon Jack non fecero altre domande, dato che non volevano infastidire la ragazza. In quel momento le campane del paese suonarono le sei.
Non appena Crystal si fu calmata, i ragazzi la condussero fuori dal luogo per condurla al suo hotel.
Mentre camminavano, Simon Jack volse il suo sguardo ad una ragazza che si trovava al lato opposto della strada.
Aveva dei capelli lunghi, lisci e biondi che risplendevano al sole ancora alto in cielo. Gli occhi verdi e la pelle color del latte facevano pensare che provenisse da nord, ma era nata e vissuta ad Emerald. Era alta e forse un po’ troppo magra, ma andava fiera della sua forma fisica. In quel momento indossava un vestito verde che si abbinava ai suoi occhi e si stava specchiando in una fontana, ignorando deliberatamente un crocchio di ragazzi adoranti.
“Julie Green… accidenti se è bella. Mi piace da quando avevo sei anni, ma non mi ha mai filato… perché ora mi interessa tanto Crystal?” pensò Simon volgendo lo sguardo all’ una, sempre intenta a specchiarsi e che non lo notò minimamente, e poi all’ altra, che gli sorrise mente chiacchierava con Austin.
“Crystal!” esclamò una voce femminile.
Era Makiko Aoki, molto carina nel suo abito amaranto con sfumature gialle.
“Vuoi venir… aaahhh! Ma sei ferita!” notò la ragazza inorridita.
“Ops!”si scusò Austin. “Nella fretta di farla uscire fuori ci siamo dimenticati di medicarla.”
“Non hai altre garze?” chiese Simon Jack a Crystal.
“No, purtroppo. Ma a quanto pare ha smesso di sanguinare.”rispose Crystal cercando di tranquillizzare gli amici.
“Beh, c’ è un’ ospedale qui vicino, ti medicheremo lì!”disse convinta Makiko.
“Bene, vedo che avete fatto conoscenza con questa persona meravigliosa, ma ora se non vi dispiace ve la porto via! Ciao!”
Makiko portò Crystal a medicarsi e poi entrambe fecero un giro per i negozi fino alle sette, ossia quando rientrarono in albergo.
Alle otto e mezza Crystal si apprestava a “gustare” una zuppa, nella quale fortunatamente c’ erano molte patate lesse per insaporirla.
Un annunciatore si mise con aria pomposa al centro dell’ atrio dell’ Albergo della Piazza e annunciò: “Da oggi in poi l’ accesso alla Cattedrale è libero, grazie al tempestivo aiuto della qui presente signorina Crystal Petranova!”
“COOOOOOSAAAAAAAA?!?”esclamò, super arrabbiato, il permalosissimo Lord Sherman.
“Sì, hai capito bene, pallone gonfiato.”disse soddisfatta Makiko al Lord. “Crystal ha reso un grande servigio alla città e non mi stupirei se venisse premiata in qualche modo.”
“La qui presente signorina è attesa domani alle otto dal sindaco.”concluse l’ annunciatore.
E mentre Lord Sherman scoppiava dalla bile, mille persone si complimentavano con lei.  
Alle nove e un quarto Crystal, stanca dei ringraziamenti, si coricò tirando un enorme sospiro di sollievo: non amava molto la popolarità, nonostante ci fosse abituata. Preferiva trovare la felicità.
Si svegliò il giorno seguente alle sette.
Makiko, che alloggiava nella stanza di fronte alla sua, la 49, la salutò con un: “Yawn! Ciao, Crystal! Tutto bene? Pronta per andare al municipio?”
“Non me ne parlare! Non mi piacciono molto le cerimonie pubbliche.”
Makiko, pur essendo una cantante abbastanza famosa nonostante la propria giovane età, capiva bene il fastidio di Crystal: entrambe erano molto modeste ed odiavano le cose troppo “pubbliche” o pompose.
Crystal, per non offendere il sindaco, si mise un bel vestito azzurro, delle ballerine bianche di vernice e mise un bel fermaglio blu con conchiglie tra i lunghi capelli lisci, che aveva deciso di lasciare sciolti.
Inoltre si avvolse sulle spalle un bel mantello blu con ricami argentati.
Alle sette e mezza le due ragazze scesero nell’ area ristorante per la colazione: fortunatamente c’ erano una bella tazza di cappuccino fumante ed una buona brioche alla crema pasticciera.
“Questa sì che è una colazione!”disse allegra Makiko accomodandosi, e la stessa cosa stava pensando probabilmente Lord Sherman, che con un’ aria fintamente raffinata che dava i nervi faceva fuori la brioche.
“Buongiorno, signorina Crystal!”salutò allegramente il signor Lang. “Quest’ eleganza è dovuta alla cerimonia?”chiese.
Lord Sherman lanciò un’ occhiata di traverso a Crystal, che lo ignorò.
“Sì, anche se sinceramente avrei voluto evitarla.”
Questa famigerata cerimonia non fu tanto male: erano presenti il sindaco, Mr. White; Simon Jack, vestito di porpora e molto felice; Austin, sorridente ed elegantissimo nel suo completo blu e viola e poca gente del popolo.
Crystal ricevette una medaglia al valore e dopo Simon Jack suonò un breve pezzo con la sua cetra.
Dopo la festa, la ragazza fu “sequestrata” da Simon Jack che, sapendo della sua prossima partenza, decise di farle un regalo e glielo diede arrossendo.
Alle nove Crystal era di nuovo in sella a Tempesta e, prima di partire, scartò il regalo di Jack: era una bella collana con due stemmi, quello della famiglia di Crystal su un lato e quella di Simon Jack sull’ altro. Inoltre c’ era un bigliettino con un disegno di Crystal con una spada arcobaleno ed un messaggio.
 
"Ζαι μάτε φάριυα! Ѕuκι 'Τε !"

Crystal non capì minimamente cosa volesse significare quel messaggio ma, girando il foglio, riuscì a decifrarlo.

"Ciao, Crystal! Se stai leggendo vuol dire che hai aperto il mio regalo e te ne sono grato. Il messaggio è (spero che tu l’ abbia capito) nell’ antica lingua di Emerald e significa: “Ci vediamo presto! Mi piaci molto”.
Mi hai fatto vivere un’ esperienza eccitante e ti ringrazio molto.
Non  ti  dimenticherò mai…
Simon Jack Diamond"

La ragazza sorrise del pensiero gentile, pensando che la grafia di Jack fosse bellissima. Rimise il biglietto nella tasca, salì in groppa a Tempesta e partì, lasciando un ragazzo dai capelli neri e ricci e dagli occhi di smeraldo a guardarla sorridendo, fino a quando non sparì all’ orizzonte.
 


 
   
 
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