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Autore: Glory and Love    04/01/2014    2 recensioni
South Ashfield - 2005
Tanti anni sono passati da quando James Sunderland ha ucciso sua moglie, Mary. Altri anni da quando ha pareggiato i conti con le sue colpe, a Silent Hill.
La sua vita è totalmente cambiata. Ha una figlia: Laura, la bambina orfana che ha adottato.
Da mesi, però, Laura fa incubi assurdi e non sono per niente legati a Silent Hill, stavolta. Ma ad una famiglia che visse durante l'infanzia di Alessa Gillespie.
James decide di trasferirsi a South Ashfield Heights con sua figlia, nell'intento di scoprire qualcosa all'orfanotrofio Wish House, che sorge vicino le sfonde del lago Toluca.
Il destino sta architettando qualcosa di molto peggio dell'inferno per James e lui è disposto a tutto per salvare sua figlia.
Anche contrastare i piani di Ernest Baldwin e di Walter Sullivan, quest'ultimo e magicamente riapparso nella palazzina per ordine del nuovo maestro del "culto".
"Una madre è Dio agli occhi del figlio... ma un padre, agli occhi di una figlia, è un eroe".
[Sequel di "Leave (Partenza)".]
[Personaggi: James Sunderland, Laura, Frank Sunderland, Walter Sullivan, Ernest Baldwin, Amy Baldwin, Maria, Henry Townshend, Alessa Gillespie, Dahlia Gillespie, Suor Marie, Uomo Nero, Lisa Garland, Harry Mason.]
Genere: Drammatico, Generale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sunderland, Laura, Lisa Garland, Sorpresa, Walter Sullivan
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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James si passò un panno umido sul viso sudato.
Era stata abbastanza dura portare tutti quei bagagli lì sopra. L'ascensore, inoltre, era pure guasto. Andò in cucina ed aprì il frigorifero. Ciò che vide era pari al deserto dei tartari. Il frigorifero era vuoto ed emanava una strana puzza. Suo padre, forse, si era dimenticato di cambiarlo. Non gli diede nessuna colpa, poteva succedere.
Lui stesso, però, aveva avuto la brillante idea di trasformare quella stanza che prima era un ripostiglio, nella cameretta di Laura. L'aveva ridipinta da cima a fondo e comprato nuovi mobili. Era un pò stretta, ma per la sua età andava benissimo. Lei era più che felice di stare lì, visto che a Silent Hill dormiva nelle stanze d'ospedale buie.
Qualcosa, nel frigorifero, attirò la sua attenzione. Prese una bottiglia e si rese conto che era vino bianco. Un vino del '98. Che diavolo ci faceva lì? Meritava di stare in una cantina ben fornita, magari Frank l'aveva dimenticato lì. Sospirò, richiudendo il frigo vuoto e prendendo lo zaino di Laura, portandolo in camera sua. Attraversò il brevissimo tratto del corridoio e sentii qualcosa al di là della stanza.
-Si. No. James potrebbe arrabbiarsi. D'accordo, ma fa piano.-
Non le diede neanche il tempo di finire che aprì la porta, piombando nella sua stanza. Laura sbiancò, guardando dietro di lei, prima di osservare James. -Ciao, James.- Lo salutò lei, mettendosi un sorriso visibilmente tirato sulle labbra.
Lui si chinò su di lei, guardandosi intorno. La cameretta di Laura gli sembrava... fredda? Avvertiva degli spifferi sulla schiena.
-Laura... con chi stavi parlando?- Le chiese James, con tono amichevole, senza spaventarla.
Laura indugiò parecchio, guardando ancora dietro di lei, sul letto singolo. -Con... Amy.- Dichiarò la bambina, rivolgendo la sua attenzione a quell' "omone biondo", come lo chiamava lei.
-Chi è Amy, Laura?- Chiese James, sospettoso.
Laura si apprestò ad alzarsi e andargli vicino. -E' una mia amica immaginaria.-
James si diede dello stupido. Certo. I bambini lo facevano a quell'età. Si inventavano degli amici. Ma secondo le teorie degli strizzacervelli, i bambini inventavano degli amici perchè si sentivano sole, abbandonate. Al biondo gli si strinse il cuore. Passò una mano su i capelli dorati della bambina. -Mi dispiace di averti trascurata, ultimamente. Mi dispiace sul serio. Tra poco arriverà il nonno, che ne dici di cambiarti?!- Le propose lui, con un sorriso sulle labbra. La bambina ricambiò il suo sorriso dolce e annuì, andando verso il suo armadio. -Vuoi che ti aiuti?- Le chiese ancora James.
-No, grazie.- Rispose lei, facendolo poi uscire dalla stanza per cambiarsi.
James ridacchiò tra se, tornando in cucina. Sperava vivamente che suo padre avrebbe pensato a portare qualcosa, perchè sentiva già lo stomaco contorcersi per la fame. Fortunatamente, le sue preghiere vennero esaudite. Venti minuti dopo, Frank Sunderland si presentò davanti la porta di suo figlio con tre buste cariche di ogni prelibatezza di cibo e con anche qualcosa di dolce per la bambina. Appena Laura vide Frank, si avvicinò al presunto nonno con lentezza, salutandolo distratta. Frank si chinò su di lei e le diede un bacio sulla guancia, sorridendole e dicendole quanto si era fatta grande dall'ultima volta che l'aveva vista.
Cucinò lui quella sera e i tre si misero a tavola, dopo pochi minuti. Laura mangiava silenziosamente e sembrava distratta, con la mente rivolta ad altro.
-Tra una settimana ricomincia la scuola. Contenta, Laura?- Chiese Frank, sorseggiando del vino bianco. La bambina gli rivolse un garbato sorriso, annuendo solamente. -Si.- Confermò lei, per poi tornare a mangiare.
James masticò il suo desinare, guardandola. Il suo rapporto con Frank non era cambiato, a distanza di qualche anno che non lo vedeva. -Il nonno si è dato molto da fare per iscriverti all'ultimo momento, sai?-
-Grazie.- Si limitò a dire, bevendo della coca cola. Una volta che ebbe finito, salutò James e Frank e si ritirò nella sua camera.
Rimasti soli, Frank guardò in malomodo suo figlio. -Te l'avevo detto o no che era una pessima idea portarla qui?-
James guardò suo padre con la stessa occhiata che lui li rivolse. -E che cosa avrei dovuto fare, secondo te? L'ho promesso a Mary. Le ho promesso che mi sarei preso cura di Laura, come lei avrebbe voluto fare. Era un suo desiderio adottarla, papà.-
-Ho capito, James, ma tu neanche puoi interpretare un ruolo che non ti si addice solo perchè l'hai promesso alla tua defunta moglie.- Dichiarò suo padre, tuonando con la voce. Cercò, per lo meno, di non farsi sentire da Laura, a due passi dalla sua stanza. -Avresti dovuto darmi retta e mandarla in un orfanotrofio, invece.-
James pensò sulle parole del padre. Di certo, da quando Laura era con lui, le cose erano cambiate parecchio nella sua vita. Ma non poteva neanche sbatterla in un orfanotrofio e infischiarsene della sua esistenza. Aveva già la coscienza sporca di parecchio anche, non voleva macchiarsela ancora. -Non posso abbandonarla.-
Frank sospirò, ben sicuro di non riuscire a farlo ragionare. -James, ascoltami... tu non sei fatto per fare il padre e non è una vergogna. Laura non è tua figlia. Forse le cose potevano andare bene se Mary fosse ancora qui con noi ma... senza di lei tu non puoi farcela da solo. Parliamoci chiaro. Non è per mantenerla, James, ma lei ne risente molto e non negarlo. Sente la mancanza di una figura femminile in una famiglia. Ti ha mai dato segni di disagio, oggi?-
James si irrigidì all'istante. Strinse i pugni sul tavolo e suo padre se ne accorse. Forse ora riusciva a spiegarsi del perchè, oggi, l'aveva sorpresa a parlare con una sua amica immaginaria. Amy. Forse questa Amy era la fotocopia di Mary... e la vedeva più accanto a se. Anche a lui mancava sua moglie, ma non poteva fare niente per riportarla indietro, non più.
-Lo vedi che ho ragione?! James...-
-No, basta!- Tuonò il biondo, rifiutandosi di ascoltare altro dalla bocca del padre. -Non voglio più sentirti! Io sono il padre perfetto per Laura. Con me non gli è mai mancato niente e che Dio mi fulmini se ti darò retta e la butterò dentro un orfanotrofio. Io non abbandono mia figlia.- Dichiarò deciso.
Frank sembrava sorpreso da quelle parole. Si scolò le ultime gocce di vino bianco e si alzò, non volevo prolungare una nascente lite col figlio. -D'accordo. Scusami. Forse è meglio che vada. Saluta Laura da parte mia e dille che... si adatterà.- Detto ciò si affrettò a lasciare l'appartamento.
Rimasto solo, James, si fermò a riflettere. Forse suo padre aveva ragione ma... no, niente ma. Aveva fatto una promessa e intendeva mantenerla, fino in fondo.
Per lui, per Mary e sopratutto... per Laura. Era ancora piccola ed indifesa, in un mondo così violento e insolito.
No, doveva difenderla non abbandonarla.
Si alzò e sparecchiò la tavola, lavando poi i piatti. Quando andò nella cameretta di Laura, proprio vicinissimo alla cucina, la vide giocare con i peluches che gli aveva comprato, qualche settimana prima del trasloco. Laura si era già cambiata con un pigiamino con i cagnolini. Era un pò più cresciuta adesso... ma la vedeva sempre allo stesso modo. La sua bambina. La spiò a lungo, fino a quando lei non accese la torcia sul comodino e si mise a disegnare. Allora James decise di entrare, destando la sua attenzione.
-Se n'è andato?- Chiese Laura, con una punta di tristezza nella voce.
James si avvicinò a lei, sedendosi sul suo lettino. -Si. Non ti sta simpatico mio padre, vero?-
Laura scosse la sua testolina bionda, continuando a disengare. -Puzza.-
James rise sommersamente, pensando a quanto la bambina potesse assomigliare a Mary, da giovane. Erano proprio due gocce d'acqua nel carattere. Peperine e manesche. Il biondo si affacciò al disegno di Laura, osservandolo. La bambina stava disegnando qualcosa che non riuscì a comprendere.
-Che cos'è?- Chiese il biondo, esaminando il disegno.
-E' una casa. Una grande casa.-
-Mh.. lo vedo. E' enorme. E chi ci abita?-
-Amy, con suo padre.- Rispose la bambina, lasciando il biondo spiazzato.
James sospirò, divertito della situazione. Non ricordava se lui avesse avuto un amico immaginario da piccolo, l'avrebbe chiesto a suo padre se se l'ho ricordava.
-Siete molto amiche...- Buttò lì il biondo, per aprire un discorso.
Laura annuì, finendo il suo disegno. -Lei mi racconta ogni cosa sul suo passato. Mi ha chiesto di dire a suo padre che lei li vuole bene.-
-E perchè dovresti dirglielo tu? Lei non può?- Chiese James, sorridente.
-No. E' morta.- Spiegò Laura, un pò triste.
James sbiancò. Volle continuare a pensare che fosse tutta opera della fantasia di Laura, ma qualcosa gli diceva che non era così. Decise di scoprire di più.
-Non si scherza su i morti, Laura. La mamma potrebbe rimanerci male.- La rimproverò lui, spostando i peluches da un altro lato per poter metterla a letto.
Laura scosse la testa, affrettandosi a dirgli: - No, James. Lei è morta davvero. Come sua madre.-
James preferì non approfondire di più e pregò la bambina di andare a letto. Una volta che le ebbe rimboccato le coperte decise di andare a dormire anche lui.
Che cosa gli toccava sentire! Non avrebbe mai immaginato che Laura inventasse una simile storia solo per giustificare la presenza di un'amica immaginaria. Andiamo! Lo fanno tutti i bambini della sua età ma almeno non inventano storie così... veritiere ecco.
Mentre era nel suo letto, James pensò al nome dell'amica immaginaria di sua figlia.
Amy...
Forse aveva solo bisogno di un aiuto, tutto qui. Alla fine badare ad una bambina non è difficile ma bisogna imparare delle basi. Forse avrebbe chiamato Rachel, la postina, per capire meglio come potesse fare. Insomma... lei era una donna! Magari con lei, Laura, si sarebbe sentita più a suo agio.
James sospirò, non riuscendo a prendere sonno. Da quanto tempo era che non aveva una donna in casa? Non lo ricordava neppure lui. Serviva una donna a quella famiglia! Ma come trovare una donna dell'età giusta e per di più ancora nubile?
Il biondo si sporse dietro al comodino e accese il ventilatore al soffitto. Le pale rosse iniziarono a girare, provocando una sottile frescura sul suo corpo. Solo con quella gentile e delicata brezza fresca riuscì a dormire, un'ora dopo.
Si risvegliò con un mal di testa strano, guardandosi intorno. Eppure non ricordava di essersi ubriacato ieri, quando suo padre era andato via. Osservò l'orologio sulla scrivania. Le 8 e 33. Scattò in piedi, passandosi una mano sul viso. Laura avrebbe fatto tardi a scuola!
Non appena aprì le tapparelle della finestra si rese conto di un particolare. Il cielo era ancora scuro. Fuori era ancora buio. Ma come era possibile?
Non ricordava che l'orologio l'avesse impostato male. Era stata la prima cosa che aveva rimesso in regola da quando aveva tolto della roba dagli scatoloni.
Laura!
Si precipitò fuori dalla stanza, rischiando di cadere su un paio di scarpe lasciate con noncuranza lì fuori. Ma chi diamine aveva provocato tutto quel macello?
Arrivato all'ingresso principale notò che la porta era chiusa con dei lucchetti e catene. Cos'era? Una vendetta del padre?
Aprì la stanza della figlia e non vi trovò nessuno. Solo una sedia a dondolo occupata da una donna con lunghi boccoli biondi e occhi celesti. Tra le braccia aveva una neonata che cullava soavemente, accompagnata dalla sua dolce voce.
"Over and over..."
Una canzoncina che lui aveva già sentito da qualche parte.
-Chi è lei e cosa fa qui?- Chiese il biondo, entrando nella stanza.
La donna non mosse foglia e continuò a canticchiare, come se niente fosse.
-Mi sente?-
Evidentemente no.
Fuori dalla stanza si sentirono dei rumori e James si precipitò fuori a vedere. La libreria era caduta a terra e c'era un libro aperto. Apparteneva a Laura.
Hansel e Gretel.
Nelle pagine trovò una cartolina simpatica. Era disegnata da un bambino. C'era una casa, due alberi, un prato verde e due persone che escono dalla porta di casa, abbracciate. Più lontano c'era una bambina che giocava con un aquilone. Da come era fatta sembrava essere Laura.
"Al mio caro papà... buon compleanno!"
Che pensiero carino! Forse era stata proprio Laura a realizzare quel disegno. Che dolce bambina!
Ma dov'era?
James si alzò da terra mettendo, senza rendersene conto, la cartolina nella sua tasca. Si guardò intorno fino a quando non vide, in fondo al corridoio, una bambina da i boccoli capelli biondi che guardava fisso nella stanza del bagno.
-Hey? Piccola?-
La bambina si girò nella sua direzione. Non era Laura. Non appena lo vide, però, scappò dentro la stanza e si chiuse dentro. James raggiunse la porta e forzò la serratura fino a quando questa non si aprì, mostrando una malandata stanza da bagno. Il pavimento e le mura erano sporche di sangue e nella vasca era un lago rosso. Non appena il biondo tirò le tende vide una donna che perdeva sangue dal braccio, ormai morta. Si era tagliata le vene. Quella era la stessa donna che fino a poco fa cullava la bambina nella stanza di Laura. Ma come poteva essere? Una persona non può trovarsi in due posti contemporaneamente. O si? James notò che la donna aveva tra le mani qualcosa... una pistola. Una Magnum color oro e argento a canna lunga. La prese con mani tremanti e notò che l'arma era ancora carica... anche se nel lago di sangue che ospitava la vasca c'era un proiettile mancante. Solo allora, esaminando la donna, James notò che questa aveva un buco all'altezza del cuore. Proprio l'organo era stato prelevato da qualcosa di grande. Seguendo una striscia di sangue, vide che per terra, vicino ad un water malandato e sporco, c'erano delle carte da poker. Curioso le girò. Erano quattro e tutte erano di colore nero: Due Assi e due 8, ognuna di esse erano di fiori e di picche. James iniziò a sudare freddo.
Quella che aveva di fronte era la mano del morto.
Si girò verso la donna e solo allora si rese conto che questa era sparita dalla vasca da bagno. Ella, infatti, era in piedi e grondava sangue da tutte le parti. Iniziò a camminare lungo il corridoio, lasciandosi dietro una immensa scia di sangue. James la raggiunse, notando che gli occhi della donna erano neri e vuoti. Sembrava una donna in lacrime, che piangeva.
La donna si fermò al centro del piccolo salottino dell'appartamento, voltando di poco la testa verso di lui.
-James.- Sussurrò lei, singhiozzando ancora.
Allora il biondo si arrestò sul posto, timoroso e impaurito da quella figura. Non aveva neanche un tubo di ferro o un comunissimo bastone di legno con la quale difendersi. L'esperienza a Silent Hill l'aveva trasformato e maturato. Di certo una creatura così non era buona.
-E' in pericolo. Salva mia figlia.-
Piangeva.
La donna che grondava il suo sangue piangeva. James non sapeva se avere paura o essere coraggioso come lo era stato nell'inferno da dove era uscito sano e salvo. Grazie a quell'inferno ora era padre di una bellissima bambina. Quella donna lo spiazzava. Fidarsi o non fidarsi? Questo problema tormentava l'uomo.
-Chi sei?-
-Non ha importanza chi sono io se non una donna, ormai, sola e disperata. Disperata e morta.-
James deglutì a vuoto, sempre più spaventato da quella figura. Non sapeva come doverla definire: spirito, fantasma o morta che cammina?
-Perchè proprio io?-
-E da chi, altrimenti, dovevo riferirmi? Tu hai liberato la tua anima dal peccato dell'omicidio, James Sunderland. Io non posso estinguere il mio peccato per ritrovarmi in paradiso, accanto a mia figlia. Ti prego di salvare ciò che resta della sua anima. Verranno a prenderla. Devi essere pronto.- Rispose la donna in tono solenne.
James rimase spiazzato da quelle parole. Lei sapeva che lui aveva ucciso la moglie e che aveva estinto il suo peccato, ricevendo il perdono della moglie? Lei era uno spirito ma non era malvagio, non avrebbe esitato due volte ad attacarlo altrimenti.
-Come faccio? Io non so niente di tua figlia.-
-Invece si. Troverai le tue risposte alla Wish House, poco lontano da qui, sulle sfonde del lago Toluca.-
Wish House. James ripetè mentalmente quel nome.
-Ma è un edificio pericolante e fuori gestione.-
La donna scosse la testa e in quelle labbra increspate di sangue e spaccate, il biondo osò pensare di aver intravvisto un sorriso.
-E' abitato invece. Va' lì, James. Per il bene della mia e di tua figlia.-
-Che centra Laura?-
Ma la donna non rispose, sparì di fronte ai suoi occhi.
Quando James si svegliò si ritrovò nel suo letto. Il gallo aveva appena cantato.
La mattina era giunta a South Ashfield Heights.
Scattò in piedi, uscendo dalla stanza, diretto verso quella di Laura. Aprì la porta e la trovò ancora addormentata, al petto stringeva il suo peluches Robbie.
Era stato solo un sogno ma non tutti i sogni sono insensati.
Quando James richiuse la porta della stanza di sua figlia per andare a preparare la colazione non poteva sapere che, nelle lenzuola, Laura sorrideva.
Era solo l'inizio di un'altra storia che avrebbe portato dolore e sofferenze.




Note d'autrice:
Perdono il mio immenso ritardo! Erano mesi che non entravo su EFP e non aggiornavo per motivi lavorativi. Ma ora sono tornata!
Tornata con aggiornare questa storia!
Ed ora... chi è quella donna? Perchè quel sogno? E perchè Laura sorrideva?
Al prossimo capitolo, dove vedremo James Sunderland nelle rovine dell'orfanotrofio Wish House. Chi l'attenderà lì giù?
Ringrazio chi legge e recensisce! A presto,

Glory and Love.

  
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