Premesse:
Ragazzi,
ciao. Eccomi qui, per l’ultima
volta, per l’ultimo capitolo. Lo so, anche questa volta ci ho
messo un’eternità
ad aggiornare, mi dispiace… il fatto è che,
purtroppo, questa storia non la
sentivo più mia.
È passato davvero tanto tempo dalla pubblicazione del primo
capitolo di questa
storia, era il lontano 2011, io ero una quindicenne spensierata alle
prese con
la sua prima Drarry, la sua prima Slash.
Quando ho iniziato a scrivere avevo in mente gradi cose con questa
Fanfiction,
non avevo nulla di scritto, nessuna bozzetta, nulla di nulla.
Avevo solo la mia voglia di scrivere e immaginavo di scrivere qualcosa
come
30-40-50 capitoli, avevo grandi progetti, e poi… e poi
nulla, sono stata
assorbita dalla real life, ho iniziato il triennio allo Scientifico e
l’ho
lasciata li.
Poi mi si è fuso il pc, ho perso il mio lavoro… e
sono andata avanti, sono
cambiata, ho visitato altri fandom, sono cresciuta.
Ora ho 18 anni e sono all’ultimo anno di Liceo, e ancora
pensavo a voi e a
questa storia.
Ed
è per questo che oggi posto l’ultimo capitolo,
dopo 3 anni di tira e molla. Mi
rifiutavo di cancellare questa storia o di lasciarla incompiuta,
così mi sono
tanto impegnata e questa è la fine.
Grazie
a tutti voi per aver letto e seguito, siete in 198 tra i seguiti, i
preferiti e
le ricordate, e voglio ringraziare ognuno di voi. Questo capitolo
è per voi, ve
lo dedico con tutto il cuore.
Buona
Lettura
“Draco,
sveglia!” gridò Harry, felice, uscendo dal letto
del suddetto e aprendo le
tende.
“Sta zitto
Harry!” soffiò in risposta Draco, girandosi
dall’altra parte e mettendo la
testa sotto alle coperte. “Siamo in vacanza,
perché dobbiamo alzarci presto
anche oggi?”
“Draco, sarà
quasi mezzogiorno ormai. E io ho fame.” Replicò
Harry, stiracchiandosi.
“Tu non conti.
Tu hai sempre fame.”
“Vero. È solo
che poi voglio uscire, Ron ieri ha proposto di fare una battaglia di
neve. Dai,
dobbiamo smaltire il cenone di Capodanno!”
“Sia ben
chiaro, Potter, io non esco con questo freddo.”
Sbottò Draco, con la voce
ovattata dalle coperte. “Tu fai pure quello che vuoi, io non
sono così
stupido.”
“Oh, andiamo,
Draco.” Lo supplicò Harry, dispiaciuto. Odiava
quando Draco lo chiamava per
cognome, anche se sapeva che lo faceva apposta per ottenere quello che
voleva.
“Prometto che questa volta non ti infilerò la neve
dei vestiti!”
“Troppo tardi,
Potter.” Disse Draco “Ora hai il mio odio. Il mio
odio più completo e totale.
Se ci penso ho ancora freddo.”
“Però non ti è
dispiaciuto come poi ti ho riscaldato…”
sussurrò Harry, malizioso, e si guardò
intorno per vedere se ci fosse qualcuno in ascolto, ma il dormitorio
Serpeverde
era deserto.
“Vero, ma una
volta sola non basta.” Rispose Draco, mettendo finalmente la
testa fuori dalle
coperte e guardandolo con occhi assonnati.
“Mica è
successo una volta sola, Draco.” Gli ricordò
Harry, sedendosi a bordo letto
“Devo forse offendermi? La prossima volta ti farò
gridare talmente forte che
non te lo dimenticherai tanto facilmente. Ora sono bravo con gli
incantesimi
Silenzianti.”
“Certo che mi
ricordo, idiota.” Disse Draco, puntellandosi su un gomito per
baciare Harry
sulla labbra. “Ti stavo solo stuzzicando. È solo
che non ho proprio voglia di
uscire. Fa freddo.”
“Oh, andiamo
Draco!” si lagnò Harry “Ti presto la mia
sciarpa. E il mio cappello.”
“No grazie! Non
voglio nulla di Grifondoro!” disse subito Draco, quasi
oltraggiato.
“A parte me.”
Sussurrò Harry maliziosamente, piegandosi per baciare a sua
volta Draco.
“Tu non conti.”
Disse Draco, per la seconda volta. Harry cominciava a sentirsi un
po’ offeso.
“Tu non sei un Grifondoro. Sei un Serpeverde mancato, me lo
hai detto tu.”
“Si, è vero, ma
continuo a indossare biancheria color Rosso-Oro, se non
l’avessi notato.”
“Oh, grazie
Harry, davvero. E io, povero illuso, che cercavo di non pensarci. E tu,
povero
scemo, che vuoi farti odiare a tutti i costi.”
Harry gli tirò
il cuscino.
“Pelandrone,
alzati, forza. Non ho voglia di starti a sentire, anche
perché non ci riesco;
il rumore del mio stomaco copre tutto il resto. E sento brontolare
anche il tuo
da qui.” Aggiunse, posando l’orecchio sullo stomaco
di Draco.
Adorava farlo,
la considerava una cosa molto intima.
Lui e Draco stavano
insieme da ormai due mesi e Harry lo ricopriva di costanti attenzioni.
A un
osservatore esterno poteva sembrare che Harry lo facesse solo per le
condizioni
di anoressia di Draco, ma non era così.
Un osservatore
esterno più attendo, tipo Hermione, poteva distintamente
vedere il luccichio
degli occhi innamorati coi quali Harry guardava Draco. A come la sua
bocca si
socchiudesse ogni volta che lo fissava, come se provasse
un’emozione così forte
da dargli il fiatone, come se il cuore pompasse tutto il sangue troppo
in
fretta e al cervello di Harry servisse più aria, solo per
poter continuare a
osservare quella meraviglia.
Nessuno, però,
avrebbe mai potuto immaginare ciò che Harry davvero provava.
Ora era completo.
Prima non aveva
genitori, non aveva amici, non aveva identità.
Poi aveva
trovato gli amici e la sua identità di mago, ma ancora
niente genitori, niente
amore. Quelle che aveva provato con Ginny e Cho non erano altro che
mere
utopie, imitazioni di quell’amore che Harry tanto bramava da
quando aveva
memoria.
Draco, per lui,
non era solo amore, era famiglia.
Era come il
fratello che non aveva mai avuto. Certo, quel ruolo l’aveva
già ricoperto Ron,
ma Harry cercava qualcosa di diverso… tipo il rapporto che
c’era tra Fred e
George… qualcosa di assoluto e totale. Ovviamente, a i
gemelli mancava il
fattore amore che legava Harry e Draco, ma il loro rapporto era
così.
Ora Harry era
completo, ed era finalmente felice.
Draco aveva ripreso,
lentamente, a mangiare. Dopo la quella volta nella Stanza Delle
Necessità, non
aveva più mostrato segni di debolezza, ma una determinazione
fiera e
battagliera si era animata sul suo volto e si era sforzato di
mangiare
poco e spesso, almeno le prime volte.
Perché lui,
Draco, voleva stare bene. Con se stesso, con gli altri. Voleva essere
felice e
ormai aveva capito che la sua felicità era concatenata con
quella di Harry.
Le prime volte
era stato male; il suo stomaco non era più abituato a riceve
cibo in
continuazione, anche se poco, ma, una volta che si fu abituato, fu
abbastanza
semplice.
Quella di
Draco, difatti, non era la paura di ingrassare a spingerlo a non
magiare. Lui
non aveva mai avuto di quei problemi, aveva sempre vantato un fisico
asciutto.
Era stato
semplicemente lo stress. Sai quando sei preoccupato e hai un nodo alla
gola e
lo stomaco chiuso e ti senti come se dovessi vomitare appena apri la
bocca?
Ecco, Draco era vissuto per due anni con quella sensazione, e il suo
corpo si
era semplicemente adattato.
Finita la
guerra non era riuscito a riprendere a mangiare. Non era facile. A
parte il
fisico debilitato, anche se era svanita la preoccupazione,
c’era il costante
rimorso a serrargli la bocca dello stomaco.
Alla fine non
ci aveva nemmeno provato, non gli importava più nulla.
Harry però…
aveva fatto breccia in lui. Harry, sempre dolce ma impacciato,
inesperto nelle
relazioni umane ma costantemente preoccupato. Harry gli aveva fatto
capire che
non era colpa di Draco.
Molti avevano
definito Draco come il ragazzo che aveva
fatto tutte le scelte sbagliate.
Harry, però,
no. Harry aveva notato già al sesto anno quanto Malfoy fosse
deperito, Harry
aveva visto la paura cieca e sporca che lo aveva attanagliato quella
notte
sulla torre di Astronomia. Aveva visto come aveva finto di non
riconoscerli
davanti a Bellatrix, bloccato nella sua paura.
E alla fine lo
aveva capito. E glielo aveva detto.
Draco era solo il ragazzo
che non aveva avuto scelta.
Harry lo sapeva,
Harry lo capiva, e a questo Draco bastava, perché amava
Harry e lui voleva solo
essere il meglio per chi amava.
Fu quello più
di tutto a far venire a Draco lo stimolo della fame,
quello vero, quello che ti prende proprio il centro dello
stomaco e che ti fa salivare come una lumaca. Quello che ormai non
provava da
più di due anni.
E Draco aveva
mangiato. Certo, poi era stato di nuovo male, ma il giorno dopo aveva
mangiato
ancora, ed era andato avanti così per quei due mesi, fino
alla sera prima, dove
si era fatto una bella abbuffata col cotechino, assieme a tutti i suoi
compagni.
E ora aveva di
nuovo fame e Harry, posato sull’addome di Draco, sentiva il
gorgoglio imperioso
del suo stomaco.
“Va bene,
andiamo a fare colazione.” Concesse Draco, con fintissima
riluttanza. “Ma ad
una condizione: ora tu scenderai nelle cucine e prenderai per me quel
dolce
verde italiano… la crema di Pistaccio.”
“Pistacchio.”
Lo corresse Harry, dando un bacio sull’ombelico di Draco e
sollevandosi. “Va
bene, ora vado. Tu fatti trovare nella Sala Grande,
però!”
“Agli ordini!”
esclamò Draco, sull’attenti.
Harry sorrise.
**
“E la palla
lanciata da Houston fa una notevole piroetta a mezz’aria,
sembra si stia per
spiaccicare sulla faccia di Potter ma… colpo di scena! La
suddetta decide di fermarsi
a metà strada e ora sta inseguendo Goyle per tutto il parco!
Potter e Granger
confabulano con aria maligna, oh poveri noi, chi sarà la
loro vittima? Intanto
Zabini e Paciock stanno… oh ragazzi, basta sbaciucchiarvi!
Qualcuno dovrebbe…
oh! Bravissima Pansy! Regaliamo alla signorina Parkinson un Encomio
speciale
per aver lanciato ai due colombini quella palla di neve,
l’avrei fatto io
stesso molto presto e mi sarebbe toccato interrompere la cronaca, il
che
sarebbe stato un vero peccato… un momento… non
vedo Weasley, che se la sia data
a gambe? Beh, non mi sorprenderebbe affatto, dopo quel tranello della
Granger,
e Malfoy? Dov’è finito quello stupido
minorato?”
“Proprio qui!”
esclamò Draco, dietro di lui, prima di buttarsi sulle spalle
di Theodore, mandandolo
a tappeto.
“La finisci con
i tuoi commenti stupidi? Sei peggio di quel
Jordan…”
“Andiamo Malfoy, non soffocare il mio
talento da tenore, un giorno potrei
davvero-”
“Io soffoco te, se non ti stai
zitto!” rise Malfoy, prima di prendere una
mangiata di neve e di spalmarla allegramente sulla bocca del compagno,
che
tossì e sputacchiò.
“Malf- Draco! Sei forse impazzito?!
Lasciami!” gridò Theo, ma Draco se la
stava ridendo troppo per potersi fare da parte. Erano anni che non
rideva così.
“Hai perso lo spazzolino,
Theo?” gli chiese, ironico, mentre cercava di
impastare altra neve.
“Ehi!” una palla di neve
colpì Malfoy in pieno volto. “Draco! Lascia stare
il mio ragazzo!”
“Oh, grazie al
cielo, Tim!” disse Theodore, raggiante. “Aiutami.
Affogalo nella neve. Bagnagli
i capelli, mettigli del ghiaccio nelle mutande. Vendicami!”
“Con piacere!”
sogghignò Timothy, avvicinandosi con aria minacciosa.
“Bene, io credo
che me ne andrò, proprio ora.” Disse Draco,
cercando di filarsela, ma Theodore
lo tenne stretto per le caviglie, con sguardo sadico.
“Oh, non credo
proprio, signorino.” Disse, con inquietante voce suadente,
mentre Timothy si
avvicinava. “Ora stai qui e subisci.”
“Harry!”
strillò Malfoy. “Harry, aiutami! Harr-”
Timothy aveva
appena preso a fare il solletico a Draco sul collo, facendolo
contorcere dalle
risa nella neve, quando una palla lo colpì sul coppino.
“Ehi!” disse
Harry, con voce cantilenante, come se stesse facendo il verso a
qualcuno.
“Lascia stare il mio ragazzo!”
“Vuoi
combattere, Harry?” chiede Timothy, con un vivace luccichio
negli occhi.
“Avanti, fatti sotto.”
“Ed ecco che
Potter e Houston si accerchiano come due cani affamati su una
bistecca…”
riprese Theodore, con la bacchetta messa a mo’ di microfono.
“Houston ha più
mole fisica rispetto al nostro Potter, ma ricordiamo che il ragazzo qui
presente ha fatto il culo al Signore Oscuro! Oh, che scontro, che
tensione
nell’aria! Forza amore, fallo fuori!”
“Ehi, Nott.”
Disse Draco, che non si era preso la briga di alzarsi da terra e
affondava
sempre di più nella neve “Da quando sei
così espansivo? Hai parlato di più oggi
pomeriggio che in sei anni.”
“Eh, l’amore.”
Sospirò Theo, con gli occhi
sfavillanti rivolti al cielo. “È colpa delle
farfalle, capisci? Loro stanno lì,
nel mio stomaco, e svolazzano qua e di la, mi provocano il solletico,
vogliono
uscire, mi fanno vibrare le pareti dello stomaco dandomi una piacevole
sensazione di benessere, come un massaggio. E voglio parlare, voglio
gridare al
mondo la mia felicità. Decisamente, è colpa delle
farfalle.”
“Le farfalle,
si.” Ripeté Draco, lentamente, come se parlasse
con un mentecatto. “Sei sicuro
che qualche bruco non ti sia salito per l’esofago e non
abbia fatto il
bozzolo nel tuo cervello? Mi sembra una cosa più che
plausibile, stando ai tuoi
vaneggiamenti.”
Theodore si
buttò a terra, accanto a Draco, e si distese anche lui.
Intanto, davanti a
loro, Harry e Timothy si rotolavano nella neve come se fossero delle
showgirl
nel fango.
“Beh, meglio i
miei vaneggiamenti dei cuoricini volanti che mandano Neville e Blaise
per tutta
la scuola. Mi hanno fatto venire il diabete. Non potrò
mangiare mai più dolci
in vita mia, per colpa loro.”
“Ah, è per
questo allora che l’altro giorno hai sabotato il mio vasetto
personale di Crema
di Pistacchio che mi aveva portato Harry? Ne mancava più di
mezzo vasetto!
Neanche io riesco a mangiarne così tanta in una volta
sola.”
“E chi ti ha
detto che io l’abbia mangiata?” domandò
Theodore, con un sorriso furbetto.
Draco, all’inizio, non capì.
“Ehm… e allora
cosa ci hai fatto? Ti ci sei lavato i capelli?”
ironizzò, Draco.
Theodore ghignò
e la sua essenza Serpeverde gli uscì da tutti i pori.
“Certo che no,
idiota. Quella era crema, era fluida, era vischiosa. Oddio
sì, l’ho mangiata,
ma prima ci ho fatto altro…” disse, con voce
sfuggente.
“Theo, giraci
poco intorno, mi stai stufando.” Gli intimò Draco,
sempre più curioso.
“Va bene.
Diciamo che è stato il condimento notturno mio e di Timothy
durante quella
notte, settimana scorsa, quando Pix aveva spento tutti i fuochi. Faceva
talmente
freddo che io e Timothy abbiamo dormito insieme e abbiamo trovato il
nostro
modo di scaldarci…”
“Oddio, che
schifo.” Piagnucolò Draco, con fare
melodrammatico. “Ma non potevate usare
qualcosa d’altro come lubrificante? Ecco, grazie, ora non
potrò più mangiarla
senza che mi venga in mente l’immagine di voi due
che-”
“Pistaaa!” li
interruppe una voce, e Draco e Theodore si alzarono.
Weasley
rotolava verso di loro. O meglio, la testa di Weasley rotolava verso di
loro,
siccome non aveva più il corpo, bensì un
rivestimento di neve spesso parecchi
centimetri che si ingrossava ogni metro di più. A quanto
pare, l’idiota era
salito sulla collinetta lì vicino per tirare a tutti loro
qualche brutto
scherzo ed era inciampato, rotolando per la vallata.
“Andate via,
non riesco a fermarmiiiii” gridò, ma era troppo
veloce.
Li travolte
tutti e quattro. Theodore, Timothy, Harry e Draco, finché
non si impantanarono
tutti contro l’albero più vicino. Fortunatamente,
non era il Platano Picchiatore.
“Ron, razza di
babbeo!” rise Hermione, alle loro spalle, mentre i cinque
amici cercavano di
districarsi.
Eh sì, erano
tutti felici, in quel momento.
Harry con
Draco, Ron con Hermione, Theodore con Timothy, Blaise con Neville,
Seamus con
Pansy. Finalmente, a diciotto anni suonati, tutti quei ragazzi potevano
finalmente essere felici e spensierati, pensare solo alla scuola e
all’amore.
Basta Signori
Oscuri, basta Mangiamorte. Finalmente, erano solo loro.
**
La Sala Comune
di Grifondoro era piuttosto mista, quella sera. D’altronde,
era l’ultima sera
che potevano passare in privato, prima che il resto della scuola
tornasse a
casa dalle vacanze di Natale.
Erano tutti a
coppie, e tutti erano impegnati con i rispettivi partner.
Harry e Draco
erano seduti sul tappeto, proprio davanti al fuoco. O meglio, Harry era
seduto,
con le gambe incrociate, mentre Draco era bello sdraiato sul tappeto,
con la
testa in grembo ad Harry. Stava leggendo un libro.
Harry, invece,
era impegnato a fissare il fuoco, mentre con una mano accarezzata
delicatamente
i capelli i Draco. Dopo un po’ di quel quadretto, Draco
alzò gli occhi dal
libro e si mise a fissare Harry.
Da quella
angolazione poteva distintamente vedere, a parte l’interno
del naso, il lembo
di collo scoperto di Harry, con su un accenno di barba, e le ciglia
folte e
scure, corrucciate nell’intensa attività del
fissaggio del fuoco.
Draco stava
bene, ora. Sentiva il suo corpo come liquido sul quel tappeto, la testa
rilassata sulle gambe di Harry e protetta dalle le sue mani, cullata da
quelle
dolci e soffici carezze. Avevano giocato fino a tardi, poi erano andati
a farsi
una doccia bollente. Insieme, ovviamente, e si erano fatti le coccole
nell’acqua, divertendosi con la schiuma saponosa e dandosi
baci schiumosi e
puliti.
Draco aveva
avuto Harry, in quella doccia, ed era stata una cosa delicata e
passionale. Poi
si erano lavati a vicenda e ora erano belli spalmati davanti al camino,
al
caldo, con lo stomaco pieno e le menti fresche e pulite.
“Harry?!” Lo
chiamò, dopo un po’ che lo fissava. Harry
abbassò lo sguardo e Draco annegò in
quel mare verde.
“Dimmi.” Disse,
sorridendogli.
Dio, se era
bello quel sorriso. Ed era solo per lui, solo per Draco.
Anche Draco
sorrise.
“Ti amo.”
Disse, senza vergogna. Era la prima volta che glielo diceva, escludendo
quella
sera di oltre due mesi prima, quando gli aveva confessato i suoi
sentimenti in
quella maniera confusionale.
Gli occhi di
Harry, a sorpresa, si inumidirono. Draco si fece prendere dal panico.
“Harry, per
l’amor del cielo, non osare metterti a piangere.”
Lo avvertì, con la voce acuta
per l’agitazione. Aveva sperato in tutte le reazioni, tranne
che in quella.
“Oh, Draco” sospirò
Harry, con voce rotta, come una ragazzetta di
quattordici anni alle prese con la sua prima cotta. “Draco
io… io…” balbettò.
“Stai
zitto, Harry,
non vorrai mica rovinare questo momento con i tuoi insulsi
vaneggiamenti?” lo
sgridò Draco, anche se in realtà era un
po’ imbarazzato. Si puntellò sui gomiti
e baciò Harry.
Il bacio
fu profondo,
e durò a lungo. Le loro mani si muovevano ovunque pur di
toccarsi, ed erano
perfettamente incuranti di essere in un luogo pubblico, pullulante di
persone.
Fortunatamente, queste persone erano tutte coppiette e nessuno badava a
loro.
Terminato
il bacio, i
due non persero il contatto visivo. Gli occhi di Harry erano ancora
umidi.
Lo erano
anche quelli
di Draco.
“Ti
amo anch’io.”
Sussurrò Harry, prima di baciare di nuovo Draco.
Voldemort
era morto,
erano tornati a scuola e frequentavano l’ultimo anno.
Serpeverde e Grifondoro
non erano più rivali come prima. Harry amava Draco e Draco
amava Harry.
Andava tutto bene.
FINE