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Autore: MissGordlay    06/01/2014    9 recensioni
Quando ci si avvicina troppo al sole ci si brucia, e dal paradiso si precipita all'inferno. Riusciranno a redimersi?
Harry -Hanna ti salverò, sarò la tua ancora-
Hanna- davvero ?-
Harry -lo giuro-
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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1°Capitolo
 
Sea and forest


Avevo sedici anni quando la mia vita cambiò, quando per la prima volta sentii davvero il mio cuore battere. Non so come avevo vissuto negli anni precedenti eppure ero lì, ancora viva, con le mie insicurezze, le miei paure, i miei complessi, e quello strano peso sul petto che non voleva andare via. Non ricordavo nemmeno quando quel peso avesse cominciato a far parte di me,forse c'era sempre stato, ciò non toglie che era qualcosa da cui non mi liberavo mai. Era come se i miei respiri si bloccassero a metà, come se non riuscissi a gridare . Questo, fino a quel 20 Settembre, in cui tutto venne capovolto e fui costretta a mettere una mano sul petto per paura che il mio cuore sgusciasse fuori, rompendo costole, tagliando la pelle, e solo per quel paio di occhi verdi che avevo visto entrare dalla porta.
Lo ricordo come fosse ieri : ero seduta con in mano il mio telefono, odiavo la mattina prima delle lezioni. Odiavo il chiasso che i miei compagni facevano, odiavo anche il fatto che ogni volta dovevano farsi riprendere per stare zitti, ma io cosa potevo fare per cambiare la situazione?Nulla. Io non facevo parte del élite della classe,io ero solo Hanna, la ragazza sempre preparata a scuola, quella a cui chiedere i compiti, quella con una taglia in più, e nulla di più. Così presi il mio cellulare e dopo aver srotolato le mie cuffie lasciai che la musica mi rilassasse. 
Adoravo l'effetto terapeutico che le canzoni avevano su di me, era come se creassero una barriera, una barriera tutta mia dove nessuno poteva entrare, dove tutto era perfetto.  Chiusi gli occhi come se la mia dose di musica stesse facendo effetto  e quando li riaprì sentii una strana morsa allo stomaco vedendo un ragazzo sconosciuto entrare in classe.
Era alto,altissimo, slanciato coperto da una maglietta bianca con scollo a V, da cui s'intravedevano dei tatuaggi. Aveva i capelli ricci nascosti da un cappello a sacchetto che mandava tutti i capelli indietro, le sue gambe muscolose erano fasciate da un paio di skinny neri stracciati sul ginocchio destro. Rimasi spiazzata vedendolo entrare proprio nella mia classe con quell'aria spaesata quanto indifferente.
Stupita, mi guardai intorno per vedere le reazioni degli altri, tutti come me erano abbastanza scioccati,ciò mi fece dedurre che non ero la sola a non sapere chi fosse. Il ragazzo continuava a mantenere la mascella contratta e si guardavi intorno incuriosito,come alla ricerca di qualcuno, qualcosa,fin quando il suo sguardo non si posò su di me. ‘’Perché su di me?’’pensai.
Mi sentii rimpicciolire nel mio posto  mentre sentivo uno strano bruciore sul petto seguito da un suono, un suono sordo agli altri ma ben udibile a me: quello del mio cuore.
Ignorai quella sensazione e mi velocizzai ad abbassare lo sguardo intimidita dai suoi occhi: così grandi, così luminosi, così belli, così verdi che no, non c'è l'avevo fatta a reggere il confronto.

Harry pov.

Avevo una morsa allo stomaco mentre entravo nel cancello della mia nuova scuola. A causa del lavoro di mia madre ero stato costretto a trasferirmi, e anche se non avevo detto niente a dire la verità, l'idea di ricominciare tutto da zero, di reintegrarmi in una città di cui non conoscevo praticamente nulla mi spaventava. Mi spaventava terribilmente.
Questo però era un mio segreto, ne mia madre, ne mia sorella conoscevano questa mia paura e probabilmente mai l'avrebbero conosciuta,perché io ero quello forte, ero l'uomo di casa. Io ero quello su cui loro contavano, e non potevo comportarmi come un bambino. Non potevo pregare la mamma di lasciarmi a casa a Pole, o di non trasferirci, loro avevano bisogno di me e io dovevo fare il ragazzo maturo.
Così mentre percorrevo il corridoio mandai giù un ammasso di saliva che sembrava volermi soffocare e prima di entrare nella mia nuova classe, misi una mano in tasca tastando il pezzo di metallo a forma di L che mi portavo sempre dietro. Il mio unico rimedio contro l'asma.
Non che ne avessi bisogno al momento, ma sapere di averlo mi tranquillizzava o almeno in parte. Entrai nella stanza che improvvisamente si fece più piccola quando tutti gli occhi furono puntati su di me, sembravo sotto esame e quella cosa non mi piaceva affatto, così feci l'unica cosa che mi riuscisse bene: maschera. Indossai la mia maschera indifferente e  iniziai a cercare un posto dove sedermi. Oltrepassai con lo sguardo il primo, il secondo e infine il terzo banco dove il mio sguardo si posò un posto vuoto. Bingo ! Pensai mentre spostavo lo sguardo sul mio futuro compagno di banco. Era una ragazza. Mi guardava con un paio di occhi celesti misti a venature verdi, contornati da ciglia lunghissime che mi sorpresero; non che non avessi mai visto un paio di chi chiari, ma mai con un accostamento di colori così perfetto. Le sue labbra rosee erano socchiuse come se fosse sorpresa  o intimorita da me, la sua coda di cavallo tirava su i suoi capelli biondo scuro e lasciavano completamente scoperto il suo viso pulito e di un rosa tenue, che faceva risaltare ancora di più le perle che aveva al posto degli occhi. Be quella ragazza dall'aria angelica sarebbe stata la mia nuova compagna di banco. Presi un respiro profondo e mi diressi a passo controllato verso di lei che continuava a guardare il suo cellulare come se ci fossero scritti i segreti del mondo, questo però non mi scoraggiò anzi posai una mano sul suo banco e mi chinai verso di lei sfoggiando uno dei miei sorrisi migliori e con l'altra mano le tolsi una cuffietta.
-Ehi ciao! E’ libero il posto affianco a te?- La ragazza sembrò scioccata e si guardò intorno come per assicurarsi che stessi dicendo proprio a lei, inclinai la testa aspettando una sua risposta , ma lei non parlò,  si limitò ad annuire mentre le sue guance diventavano color pomodoro.
Corrugai la fronte e mi sedetti affianco a lei lasciando cadere il mio zaino al fianco del mio banco, forse ero stato troppo diretto con quella ragazza? Eppure avevo sorriso e fatto il simpatico, insomma non era così che ci si comportava?. Mi appoggiai allo schienale e allungai le mie gambe fin troppo lunghe e lasciai che il mio sguardo cadesse su di lei.  Era bassina , lo potevo intuire dalle sue gambe  eccessivamente più corte delle mie, non era magra, ma dalle forme morbide che la rendeva ancora più dolce. Era una bella ragazza anche con le sue forme, ma notando la sua maglia larga e la sua timidezza immaginai che quel mio pensiero non le passava nemmeno per la testa. Di sicuro dalla reazione precedente non avrei ottenuto delle presentazioni, così presi l'iniziativa , alla fine ero io il nuovo arrivato.
-Comunque io sono Harry, Harry Styles- sorrisi gentilmente mentre porgevo una mano verso di lei. Lei mi guardò titubante e poi strinse la mia mano e solo allora mi accorsi che aveva delle mani minuscole al mio confronto. Potevo coprire una sua mano completamente senza difficoltà e questa  cosa mi fece sorridere. Si questa ragazza già mi stava simpatica anche se ancora non aveva parlato.
- Piacere- disse infine  mordendosi di nuovo il labbro. Aveva una voce morbida e quell'unica parola le era uscita come un sussurro.
- Sai dato che sarò il tuo compagno di banco almeno per questa ora, mi piacerebbe sapere come ti chiami..- ammisi strizzando un occhio cercando di farla sciogliere.
- Hanna, mi chiamo Hanna.- ammise lei guardando la penna che si rigirava tra le mani.
- E dimmi Hanna hai un cognome? Oppure sei solo Hanna?-
- McPhill- disse velocemente senza nemmeno guardarmi. A quanto sembrava non voleva parlare, e ok io avevo fatto la mia parte da bravo ragazzo, se lei non voleva parlare non era colpa mia, io ci avevo provato.
L'ora d'inglese passò all'insegna della noia più totale, dato che le cose che la professoressa stava spiegando già le sapevo perfettamente. Stranamente il programma della mia scuola mi aveva dato un vantaggio, almeno in questa materia dato che le altre erano un disastro.
Appena la campanella suonò, afferrai il mio zaino e senza nemmeno voltarmi a guardare la mia compagna di classe mi diressi fuori la classe. Non ne potevo più, volevo tornare a casa , volevo tornare dai miei amici a Pole, alla mia band che dal mio arrivo nelle nuova città sembrava essersi dimenticata di me. Volevo la mia vecchia vita, e la cosa peggiore è che non potevo, per quanto lo desiderassi oramai quello era un capitolo della mia vita, chiuso e sepolto. Non so perché fino a quel momento quel pensiero era stato meno opprimente e soffocante, ma mentre uscivo dalla mia classe sentii mancarmi il respiro. Un pezzo della mia vita era andato, per sempre. Un bruciore sul petto iniziò ad avanzare contagiando costole, muscoli ,pelle ,anima e mentre il corridoio si riempiva di gente io cercavo una via di fuga dove nascondermi. Perché volevo fare solo quello, nascondermi, chiudere gli occhi e svegliarmi da quella vita che già odiavo. Oltrepassai velocemente l'ala ovest della scuola, e arrivai davanti a una porta con scritto "Non entrare". Se c’era scritto non entrare, non sarei dovuto entrare, ma di sicuro lì nessuno mi avrebbe cercato.

 Hanna pov.

Ero stata una stupida, quel ragazzo era stato gentile con me e io avevo fatto la figura dell'antipatica, maleducata e asociale. Sbuffai con me stessa appena suonò la campanella e mi decisi a parlargli, si volevo scusarmi per il mio comportamento poco adeguato, per i miei monosillabi  appiccicati ma lui non me ne diede modo. Come una molla, appena suonò la fine dell'ora sparì come inghiottito dalla porta e io rimasi lì ferma, con le mie scuse a metà e i sensi di colpa che già avevano il sopravvento su di me. Recuperai i miei libri d'inglese quando notai qualcosa di grigio sotto il banco di Harry: il suo cappello. Mi guardai intorno come per vedere se lui ci fosse ancora, ma come volevasi dimostrare non c'era; allora lo afferrai e quasi come se fosse una cosa normale lo portai vicino al mio viso e lasciai che il suo profumo invadesse le mie narici. Non so perché lo feci, ma i profumi mi avevano sempre affascinato e quando quel ragazzo si era seduto al mio fianco un’ondata di profumi indistinti mi avevano colpito, incuriosendomi ancora di più.
Felce, pino e miele , ecco a cosa mi faceva pensare il profumo di Harry Styles, il mio compagno di banco, e dovevo ammettere che era davvero fantastico. Uscì dalla classe oramai vuota ,con il cappellino grigio tra le mani  felice di avere una scusa per parlargli di nuovo prima della prossima lezione d'inglese che si sarebbe tenuta una settimana dopo. Arrivai al mio armadietto con gli occhi che guizzavano in tutte le direzioni in cerca di una chioma riccia e un paio di occhi smeraldo, che non trovai. Come al solito io e la fortuna non andavamo d’accordo.
Ero già scoraggiata all'idea che probabilmente non l'avrei rivisto in giornata quando due ragazzi mi diedero un indizio molto importante grazie alla loro conversazione e al mio origliare.
x- Quello nuovo si droga?-
x- E che ne so io? non sono suo amico..perchè me lo chiedi?-
x- E' andato nell'ala ovest!-
Ala ovest uguale drogati. In quell'ala erano soliti andarci i drogati della scuola, per questo il preside aveva deciso di chiuderla, in questo modo pensava che non sarebbe stata più affollata da odore di erba o da ragazzi vaneggianti e con gli occhi rossi. Se da un lato la notizia mi rallegrò, dall'altro mi sentii profondamente amareggiata: come poteva un ragazzo così carino far uso di droga? Come poteva voler bruciare il suo cervello?. No non volevo crederci, così  a passo veloce mi diressi verso l'ala ovest. Il suo cappellino era stretto nelle mie mani e nella mia testa volavano immagini di Harry con una sigaretta tra le labbra e testa tra le nuvole a causa dell'erba. Sospirai una volta arrivata davanti la porta che era la sede di tutti i drogati della scuola, e prima di aprirla mi bloccai. Che diritto avevo io di preoccuparmi tanto di un suo capello? Che diritto avevo io di rincorrerlo in un area vietata, solo per restituirgli qualcosa? Che diritto avevo io Hanna McPhill di preoccuparmi dei neuroni di Harry Styles? Nessuno. Come al solito nessuno, eppure questa volta spensi quella vocina razionale nella mia testa e abbassai la maniglia aprendo la porta. Io volevo vedere, io volevo sapere se si drogava o no,io ero curiosa, io volevo vedere di nuovo quel paio di smeraldi, e non mi sarebbe importato se era giusto oppure no.
Ma quello che mi trovai di fronte non era fumo, non era droga, non erano cicche , ma solo un ragazzo con il viso basso,  a fissare le sue scarpe . I suoi occhi erano nascosti dai  ricci che gli ricadevano sul viso, ma una cosa la riuscì a distinguere bene scorrere lungo la sua guancia,arrivare fino alle labbra accarezzarle per poi scorrere sul mento :stava piangendo. In quel momento mi sentii stupida e terribilmente fuori luogo, lui era venuto a rifugiarsi dove nessuno l'avrebbe cercato e io spavalda e intrigante ero andata a invadere qualcosa che non mi riguardava. Ma poi la sua voce roca rimbombò nelle mie orecchie facendomi deglutire silenziosamente.
-Che ci fai qui Hanna?.-

 





Salve :) , è la prima volta che scrivo qualcosa su Efp, devo dire che sono molto emozionata, e non avrei pubblicato nulla (data la mia timidezza >-<), se due mie care amiche non mi avessero spinto o meglio pregato a farlo. Voglio premettere che a questa storia tengo molto, perchè la protagonista (Hanna) è ispirata a una mia carissima amica, che insieme a me sogna leggendo. Non so ancora da quanti capitoli sarà composta la storia perchè non ho ancora finito di scriverla >\< , comunque se almeno in questo capitolo la storia sembra affrontare tematiche abitudinarie , in realtà andando avanti con i capitoli capirete che la trama è molto più intrigata di ciò che sembra. Cercherò di essere precisa e vorrei pubblicare un capitolo a settima, o forse più dipende tutto dalla mia cara scuola. Non voglio dilungarmi oltre, preferisco lasciarvi ampio spazio all'immaginazione e alla critica dei personaggi, senza influenzarvi con le mie considerazioni. Spero tanto che la seguirete e che almeno questo capitolo abbia stuzzicato la vostra curiosità per il prossimo. 
XOXO
MissGordlay.
  
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