ndHebi.
Prima di lasciarvi alla lettura
volevo scusarmi per il ritardo imbarazzante, ma, nonostante mi sia riconnessa
con la civiltà, sto preparando degli esami e sto vagamente svalvolando! Pardonnez moi!
In ogni caso, buon 2014 e buona Befana
a tutti!!!!!!
Festeggiare gli insetti? Quale
saggezza!
Finalmente arrivò il
giorno della “Festa dell’Insetto” di Shino Aburame.
La sua famiglia vantava
gli entomologi più competenti e rispettati del paese, ma più che un lavoro, per
loro i piccoli artropodi erano una vera e propria missione, uno stile di vita e
una passione, che si tramandavano da generazioni.
La “Festa dell’Insetto”
era dunque per la famiglia Aburame una ricorrenza
estremamente importante, paragonabile, forse, solo al Capodanno, il che
ovviamente è tutto dire.
Si teneva nel “Giorno
dell’Insetto”, l’ultimo della “Settimana dell’Insetto”.
E ovviamente consisteva
nella celebrazione di questi preziosi
quanto incompresi amici dell’uomo.
Data la somma
importanza della ricorrenza, la festa si teneva ogni anno nella tenuta estiva
degli Aburame, nell’Hokkaido, ed era “gradito l’abito
scuro”. Per ragioni di praticità era previsto il pernottamento degli ospiti.
Sebbene fosse una
ricorrenza quanto meno singolare era
diventata ormai per la classe dei nostri prodi un appuntamento fisso, nonché
una piacevolissima occasione per divertirsi, passando un fine settimana
insieme. Tant’è che neppure il principino sul pisello Sasuke
Uchiha mancava mai.
Tenten e Karin avevano passato i due giorni
precedenti trascinando un quanto mai reticente Naruto
per negozi affinché fosse assolutamente perfetto per l’occasione.
E beh, ‘sta volta non
avevano fallito. Naruto era da perdere la testa.
Lo avevano infilato in
un abito blu scuro dal taglio piuttosto moderno (la giacca ben avvitata e i
pantaloni con la riga gli fasciavano
aderenti le gambe, mettendo il risalto quel culo da paura che l’idiota era
solito occultare sotto imprecisati strati di tute informi) la camicia bianca con
le cifre ricamate in basso a sinistra, come le portava Uchiha,
e una cravattina bordeaux al collo.
Gli avevano aggiustato
i capelli con un po’ di gel, spettinandoli ad arte, sfruttando a loro vantaggio
la loro piega naturale.
Non sembrava nemmeno
lui.
Kushina quando l’aveva visto pronto aveva
stretto le ragazze in un abbraccio spacca ossa con le lacrime agli occhi.
Persino Minato che, pur essendo una persona estremamente solare, non si
lasciava certo andare a simili effusioni, aveva loro stretto calorosamente la
mano con un sorrisone made in Namikaze, emozionato.
Quando il biondo si era
guardato allo specchio, comunque, si doveva essere accorto di stare piuttosto
bene, perché aveva smesso di lagnarsi e berciare circa la sua splendida camicia arancione che gli donava
così tanto.
Il gusto di Naruto era veramente tragico. Il fondo l’aveva toccato alla
festa di Shikamaru, quando si era presentato con i
pantaloni arancioni della tuta e una camicia nera sopra. Kushina
ancora si disperava per non essere riuscita a fermarlo in quell’occasione. Ma
questa è un’altra storia…
Finalmente, arrivarono
alla tenuta degli Aburame e vennero gioiosamente
accolti in casa dalla mamma del loro amico, una bella signora con i capelli
scuri e il viso dolce, che, fasciata un delizioso abitino da coccinella, li
invitava ad entrare.
Sasuke era già lì, ed era assolutamente uno
schianto. Maledetto.
Un
bel completo nero gessato, probabilmente italiano, una camicia bianca e le
scarpe di vernice nera. Non portava la cravatta ma aveva un sobrio fazzoletto
bianco a fare capolino del taschino. Avrebbe dovuto sembrare un dannato
becchino, e invece, accidenti a lui e al fascino Uchiha,
sembrava una specie di miraggio.
Erano
così diversi, lui e Naruto.
Sasuke, se non fosse stato per quell’aplomb
da bad boy, non era che un giapponese
qualunque, i tratti tipicamente nipponici e il posteriore di una papera sulla testa.
Naruto invece era goffo, impacciato, ma aveva quel calore occidentale che lo
rendeva assolutamente unico. Gli occhi azzurri come non se ne vedono, l’oro nei
capelli e la bontà del suo carattere nei tratti del viso.
E
quella sera aveva anche fascino. Una bomba.
Le
stanze per la notte venivano assegnate ogni anno dalla famiglia di Shino, per non creare confusione, ed erano più o meno
sempre le stesse, da due o tre membri.
Quell’anno
Sasuke e Naruto sarebbero
stati insieme come sempre, e per la prima volta anche Karin e Tenten, che da un po’ di tempo, per quelli che per noi sono
ovvi motivi ma che per i loro amici restava un bel mistero, si erano guadagnate
la nomea di Mimì e Cocò, Gianni e Pinotto e via
dicendo.
Senz’altro
le cose ben si confacevano al loro piano, ma urgeva comunque una piccola,
essenziale modifica.
Le
due ragazze si recarono furtive nell’ala della casa riservata alle stanze degli
ospiti. Come previsto, erano sole.
Raggiunsero
la porta su cui era affisso un cartellino con su scritto “Sasuke
e Naruto” in una grafia svolazzante e l’aprirono.
Come
pensavano, la camera, non molto grande e dall’arredamento semplice, tipicamente
giapponese, aveva due letti singoli con, a dividerli, un comodino.
La
lasciarono per andare a cercare la loro. Quando la trovarono, difficilmente
repressero un urletto di gioia. Come avevano supposto, il letto loro assegnato
era un matrimoniale, perché, si sa, le ragazze non si fanno di questi problemi.
O forse, semplicemente, sono meno moleste quando si trovano a condividere un
letto… ricordarono con un sorriso quando una matrimoniale era toccata a Choji e Shikamaru ed il povero
Nara aveva beneficiato del tenue calore del tatami1, dopo essere
stato spodestato nel sonno dal robusto amico.
Velocemente,
sostituirono il cartellino sulla porta, e nascosero una piccola videocamera ad
infrarossi (rimediata da Hidan, un amico quanto mai
equivoco di Sasori e Itachi)
tra i libri nel mobile davanti al letto, giusto per assicurarsi che tutto
sarebbe andato come previsto… non potevano mica permettersi di ignorare quello
che sarebbe accaduto no? Erano estremamente
avvedute, loro, mica stalker!
Tornarono
alla festa sghignazzanti e decisamente ottimiste.
Al
loro ritorno in sala, lo stuolo di ochette ridacchianti che videro circondare Naruto, le rese assolutamente gongolanti.
Perfino
Sakura ed Ino, che presiedevano fieramente il Sasuke
fan club, lo osservavano ammirate, combattute tra la voglia di andarsi a complimentare
e quella di restare ben artigliate alle braccia del loro beniamino, che
oltretutto era, per la prima volta a memoria d’uomo, lasciato praticamente in
disparte.
Naruto oltretutto sembrava gestire veramente bene tutta quella celebrità
improvvisa, senza però tradire il suo carattere semplice ed espansivo.
Sorrideva quando gli rivolgevano dei complimenti, illuminando la sala con quel
suo sorriso impossibile, grattandosi la nuca vagamente imbarazzato.
Tsk. Imbecilli. Ci
volevano un bel vestito e un po’ di gel perché si accorgessero di Naruto? Sciocche. Bah, in ogni caso Karin e Tenten si sarebbero servite di quelle sciacquette per
cuocere Sasuke, il quale, al momento, per loro sommo
diletto, sembrava pensare esattamente la stessa cosa, a fuoco lento,
lentissimo.
La
concorrenza femminile però non era ciò a cui puntavano le due ragazze
improvvisatesi Cupido, consce che Sasuke si sarebbe
lasciato tuttalpiù irritare dalla cosa, ma mai l’avrebbe temuta.
Era
quella degli altri maschietti, il loro scopo. Nella fattispecie quella di Suigetsu e Sai, proverbiali morti di cazzo (secondo il francesismo fieramente rivendicato da Kiba), i cui ormoni costantemente sovreccitati erano
estremamente prevedibili.
E infatti, come se
avessero avuto un copione da seguire, i due cominciarono presto a contendersi
platealmente il cuore del nostro biondo eroe (o più probabilmente il suo
sedere) con avances tanto esplicite da far arrossire persino Neji-nulla-mi-tocca-Hyuuga.
Fu
quando, esasperati dalla timidezza di Naruto che in
tutti i modi tentava di sviare, esclamarono praticamente in coro “ti giuro che
faccio dei pompini che neanche Moana Pozzi2”, con tanto di
vicendevole sguardo ammirato, che Sasuke si decise
finalmente ad intervenire. A modo suo, per carità…
«Dobe. Credo sia arrivato il ramen»
«Oh
il ramen, finalmente!»
Il
biondo si lanciò alla volta del bouffet, dimentico
delle tenere attenzioni di Sai e Suigetsu.
«Sas’ke, ma non è vero!» disse, quando si accorse che le barche
di sushi e sashimi erano ancora al loro posto e che, probabilmente, non sarebbe
stato servito proprio nessun ramen.
«Lo
so, cretino»
«E
allora perché mi hai mentito ‘Suke? Mi hai spezzato
il cuore»
Continuò
il biondo con gli occhietti lacrimosi, ignorando che l’Uchiha già si stava pentendo del suo gesto magnanimo
progettando il suo omicidio e occultamento di cadavere insieme.
«Naru, orsacchiotto, credo che Sas’ke stesse cercando di darti
una mano a scampare dalle grinfie di Sai e Suigetsu,
stavano diventando un po’ invadenti,
non trovi?»
Intervenne
Tenten vagamente ammiccante, esasperata
dall’ingenuità di Naruto e decisa a dargli una
definitiva spintarella. In fondo era lì per quello no?
«Oh»
cominciò Naruto, formando con le labbra una piccola O.
«Oh…
io…» riprovò.
«Oh»
concluse, abbassando lo sguardo. Di bene in meglio!
«Tsz. Usuratonkachi» chiosò Sasuke, con le guance vagamente arrossate dall’imbarazzo di
essere stato colto in fallo e dall’irritazione perché ma davvero si può essere così scemi?! Per poi girare i tacchi e
sparire, diretto, notò Tenten, non tra la folla,
bensì verso l’ala dedicata alle camere da letto.
«Sei
un coglione, Naru, lascia che te lo dica» berciò Tenten, rassegnata.
«Lo
so! Lo so! Ma che ne so… non mi parlava da giorni, io ho pensato… beh non ho
pensato a niente, ecco!»
«Non
avevamo dubbi» infierì, prima di «posso sapere che accidenti ci fai ancora
qui?! Seguilo no!» aggiungere, con un sorriso complice.
Nel
momento in cui Naruto tutto rosso si lanciò
all’inseguimento del suo legittimo cavaliere-senza-macchia-e-senza-paura, il
quale era evidentemente in grado di smaterializzarli per la rapidità con cui si
era dileguato, la ragazza, tutta emozionata, afferrò per un braccio la propria
rossa complice e si affrettò a seguirlo nel corridoio.
«Sas’ke aspetta!»
Fu
l’ultima cosa che sentirono, prima di vedere Naruto
raggiungere la stanza che avrebbe diviso con l’amico, e quindi il letto che, volenti o nolenti, avrebbero
diviso, e sparirci dentro, tutto trafelato.
°°°
Shino era molto fiero della “Festa
dell’Insetto”, era un’occasione per celebrare, con la dovuta serietà e la
giusta dose di eleganza, quegli esserini eccezionali che non si smette mai di
sottovalutare, ed era anche un evento ormai, dopo tutti quegli anni, molto
atteso da tutti i suoi amici che, nonostante non comprendessero ancora a pieno
la magnificenza del mondo degli Insetti (ma non importava, sarebbe arrivato
anche quel momento, Shino ne era certo), non
mancavano mai rendendolo, segretamente, molto compiaciuto.
Quando però Tenten Aikawa e Karin Uzumaki si fiondarono da lui, allegre come non le aveva mai
viste, lo abbracciarono e lo baciarono su entrambe le guance, proclamando che «Shino sei il migliore! Sei il nostro eroe!» beh, Shino Aburame ebbe la conferma
che, davvero, non c’era proprio nulla di meglio della “Festa dell’Insetto”.
1Il tatami (畳) è una tradizionale pavimentazione
giapponese composta da pannelli rettangolari affiancati fatti con paglia di
riso intrecciata e pressata (Wikipedia rulez)
2Moana Pozzi è una pornodiva italiana d’altri tempi…
non mi chiedete come facciano Sai e Suigetsu a
conoscerla… semplicemente, mai dubitare delle loro potenzialità
ndHebi. (parte II)
Vi prego non mi linciate per avervi
mollati così! Suvvia un po’ di suspense, così è tutto più emozionante! (Ok vedo
che non attacca, quindi inizio a correre……….)
In ogni caso ricordate che io vi adoro, che siete dei lettori meravigliosi e
che nonostante tutto continuate a mettere questa storiella tra le
preferite/ricordate/seguite rendendomi tanto tanto felice!!! <3_<3 Ma
soprattutto che NO! Non sono affatto ruffiana :P
Comunque sempre un grazie infinito a sesshy94 che continua a betare e incoraggiare tutto quello che scrivo!
Vale!
Hebi