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Autore: FALLEN99    06/01/2014    3 recensioni
Fino a che punto può spingersi la passione prima di diventare oscura?
Questo Amalia Jones, appena trasferitasi dalla splendente California in un paesino ai piedi di Dublino, ancora non lo sa. Appena però incontra gli occhi funesti di Alek Bás inizia ad averne una vaga idea. La passione ti strappa la ragione e ti getta nella pazzia, ed Amalia lo sperimenterà a caro prezzo.
“Come un ago sulla bilancia, il tuo potere è in grado di favorire la luce o le tenebre. Sta solo a te decidere. Se sceglierai il bene, potrai salvare il mondo. In caso contrario, distruggerlo”
**
– Riesci sempre a metterti nei guai.– le sussurrò all’orecchio.
– Ti sbagli– gli rispose Amalia, diventando concorrente nella tacita sfida dei loro sguardi
- Cosa te lo fa credere?
-Perchè sei tu che mi metti nei guai. Tu, TU sei i miei guai
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo  7.


In ritardo. Come sempre. Amalia sembrava dover rispettare quel cliché in cui gli altri l’avevano confinata per sentirsi se stessa.
Ancora una volta il corso del tempo era diventato troppo veloce, e lei era rimasta indietro, non riuscendo a stare al suo passo. I secondi erano gocce d’acqua che lei non riusciva a trattenere, troppo effimeri perché una ragazza trafelata e distratta come lei potesse apprezzarli.
Correva a perdifiato nella foresta, sperando che la scuola decidesse di farsi finalmente più vicina e non solo una macchia scura all’orizzonte. Gli alberi e le loro fronde la costringevano a cambiare continuamente direzione, ostacolando il suo avanzare come voragini pronte a condurla nelle loro fauci.
Una nebbia lattiginosa lambiva il paesaggio tutto attorno a lei, distaccando dal monotono verde che Amalia tanto non sopportava. Lo stesso verde che riempiva gli occhi di Alek, rendendoli magnetici e irritanti allo stesso tempo.
Sbuffò ed evitò per un soffio una pozzanghera, sollevando sporche gocce di pantano.
La lancetta dell’orologio da polso che si era costretta ad indossare avanzava senza sosta, stringendosi attorno al suo stomaco come un laccio che la opprimeva mano a mano che il tempo passava.
Quando finalmente si affrettò sulle scale della Saint Gabriel, le parve che l’ossigeno avesse deciso di renderla di nuovo partecipe del suo dono. E non solo
Avvertì un forte spostamento d’aria alle sue spalle e il rumore delle foglie secche che si sgretolavano le giunse alle orecchie, facendole storcere il naso. Improvvisamente si ritrovò circondata da un vortice di foglie dai colori spenti, che le continuavano a vorticare attorno, quasi mosse da  un burattinaio che le trainava con fili invisibili.
Amalia, innervosita, si guardò attorno, in cerca di uno spiraglio in quella fortezza in cui qualcuno sembrava averla imprigionata.
“Ora anche il vento oltre a Shannon è impazzito!” si disse, rievocando alla mente le immagini del suo libro di testo di Geografia delle medie, che diceva che in Irlanda fenomeno fisici come piccoli tornado erano molto frequenti.
Represse quei pensieri e sbuffò, muovendo un passo in avanti e superando il muro di foglie.
Ma appenalo fece, una mano afferrò la sua, tirandola indietro.
Amalia percepì il calore di un altro corpo dietro il suo, ed una lingua di fuoco le corse lungo la schiena, facendola sobbalzare.
– Ti faccio ancora questo effetto?– la voce di Alek a due centimetri dal suo orecchio la colse impreparata, facendo breccia nella sua mente e rimbalzando in essa come una palla da pin–pong impazzita.
Amalia fece appello a tutto il suo autocontrollo e inspirò piano, chiamando a sé tutta la voce che riusciva a racimolare in quella snervante circostanza.
–Q–quale effetto?– balbettò, non muovendo il capo nemmeno di un centimetro, timorosa di incrociare lo sguardo di Alek, che aspettava il suo come un predatore pronto ad avventarsi sulla preda. 
Senza darle una risposta, Alek mosse una carezza sul suo collo, che si accapponò al contatto, attraversato da una scarica gelida come il ghiaccio, opposta a quella che Amalia aveva sentito quando la sua mano l’aveva toccato pochi istanti prima.
Inarcò la schiena da quanto era il freddo che sentiva, destando sul volto di Alek un sorriso compiaciuto.
– Ora capisci cosa intendo? – le chiese, ed il vortice di foglie accellerò il suo movimento, diventando impenetrabile da chiunque ne fosse all’esterno.
La labbra di Alek sfiorarono il suo collo.
– Giuro che se non ti allontani subito grido– gli intimò, la voce vacillante.
Alek sorrise sulla sua nuca. –Fallo, perchè io non ho la minima intenzione di muovermi.
Amalia si sentì una stupida per averlo minacciato con delle conseguenze così idiote, ma decise di portarle fino in fondo.
Aprì le labbra ed un grido assordante esplose da esse, diffondendosi nell’aria e attirando gli sguqrdi perplessi di alcuni alunni che come lei avevano fatto tardi.
Amalia sorrise, soddisfatta di aver rispettato le sue promesse, ma le labbra di Alek non accennavano a spostarsi, così decise di reagire diversamente.
Inclinò piano il capo in avanti e poi, in un movimento rapidissimo, lo buttò indietro, sentendo un rumore simile a quello delle ossa rotte. Agghiacciante.
Si voltò di scatto e guardò il volto di Alek, impregnato da del sangue che continuava a sgorgare dal naso.
Amalia sentì un conato di vomito salirle la gola e un dolore lancinante avvolgerle la testa, esattamente nel punto in cui aveva trovato collisione con il naso di Alek. Con gli occhi ridotti a due fessure per la repulsione che aveva sempre provato nel vedere il sangue, si accorse che il vortice di foglie si era interrotto,.
Improvvisamente uno strillo partì da una ragazza che, arrivata proprio in quel momento, osservava Alek con gli occhi fuori dalle orbite.
– Cosa sta succedendo qui?– la voce gracchiante del vecchio bidello riempì l’aria, ridestando Amalia dalla trance in cui era caduta fissando Alek.
Poi accadde tutto velocemente.
Il bidello soccorse Alek, i curiosi si radunarono in un cerchio attorno a lui e una mano tirò vigorosamente Amalia da parte prima che il bidello potesse accorgersi del sangue che le impregnava i capelli.
** L’acqua scorreva gelida dal vecchio rubinetto del bagno delle ragazze, bagnando i capelli di Amalia e eliminando le tracce residue di sangue.
Delle mani candide chiusero il rubinetto e le spazzolarono i capelli, raccogliendoli in una coda di cavallo ancora umida.
Amalia si massaggiò la nuca. Anche se il dolore si era affievolito, la sua morsa continuava a gravare sulla sua carne.
– Grazie. Ti sono debitrice.- disse Amalia, fissando la ragazza mora e magra che aveva davanti come si guarda il proprio salvatore.
Catherine scosse la testa, afferrando il suo zaino.
– No, odio i debiti.
– Perchè?– chiese Amalia.
– Perchè fanno sentire la persona che li deve estinguere inferiore.
Amalia sbattè la palpebre. Non aveva mai sentito una risposta così sincera uscire dalle labbra di qualcuno – un’adolescente soprattutto.
– Non se ne parla. Voglio ricompensarti per avermi salvato da una punizione sicura – disse, lo sguardo che tentava inutilmente di convincere quello di Catherine, fermo e deciso nel suo.
– No. L’ho fatto volentieri; la risate che mi sono fatta vedendo gli occhi premurosi di Shannon mentre asciugava il sangue dal naso di Alek e l’aria spaventata di quel fantoccio sono stati una ricompensa più che sufficente.
Amalia sorrise nell’immaginare quella scena assurda, nella quale era stata parte senza esserne cosciente. Si immaginò un Alek tremante che urlava aiuto e una Shannon passione infermiera che lo soccorreva, con tanto di divisa da infermiera.
– Peccato che fossi troppo shoccata per gustarmi anche io la scena.
Catherine le si avvicinò. – Non ti preoccupare, questa sera su Facebook i nostri compagni metteranno talmente tante  foto sull’accaduto che per i prossimi giorni non si parlerà d’altro.
– Anche se siete un piccolo paesino le notizie sembrano viaggiare in fretta – disse Amalia ripensando a come Catherine sapesse dei suoi scontri con Shannon e Alek.
 – Più veloci di quanto sia stata la tua testa nel rompere il naso al ragazzo più sexy e proibito della scuola.– asserì Catherine, sorridendo ad Amalia. – Da quando sei arrivata sono successe così tante così che prima reputavo impossibili che comincio a pensare che sei la novità che tutti stavamo aspettando.
Amalia arrossì. – ma che dici. Sono solo una stupida Californiana con un innata propensione a mettersi nei guai.
Catherine rise. – Sembra che Alek si assenterà per i prossimi giorni. Dopo la frattura che gli hai provocato non credo voglia venire a scuola per sfoggiare il suo naso ammaccato.
– Ma che ha detto il bidello? Mi ha vista? Qualcuno ha fatto il mio nome?
– Per fortuna nessuno ti ha vista, sembra che la ragazza che abbia urlato e attirato il bidello non ti abbia notato, cosa molto strana visto che avevi del sangue sui capelli. – Catherine aggrottò le sopracciglia, nel tentativo di dare a se stessa una spiegazione a quel fatto davvero impensabile.
– Alek ha parlato di me al bidello?– domandò Amalia, preoccupata.
–No, stranamente.– rispose Catherine, sistemandosi una ciocca castana dietro l’orecchio.
Passò qualche istante di silenzio e il rombò assordante di un tuono risuonò in lontananza, facendo sobbalzare le due giovani.
– Ci mancava solo il brutto tempo per rendere la mia giornata ancora più frustrante!– sbottò Amalia, esasperata da tutti gli avvenimenti della mattinata, che l’avevano travolta senza darle possibilità di sfuggire alla loro morsa.
– Eddai, guarda il lato positivo: ti sei tolta Alek dalle scatole per un po’.
Amalia rifletté sull’affermazione dell’amica. – Hai ragione, e poi scampare a quello che è successo senza riportare nemmeno una nota non è da poco.
– Visto che la fortuna ti sorride!?– scherzò Catherine, strizzandole un occhio.
*** – Oh, credimi, se fosse così sarebbe morta da molto tempo – disse una figura appostata fuori dalal finestra del  bagno, che scomparve non appena l’ennesimo tuono squarciò l’aria.

 
   
 
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