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Autore: Cyanide_Camelia    29/05/2008    4 recensioni
2° CLASSIFICATA AL CONTEST AU INDETTO DA TALPINA PENSIEROSA E KURENAI88
[AU storica in 2 capitoli]Londra, 1649. Grande Rivoluzione, i Roundheads di Oliver Cromwell sono vincitori ed il re Carlo I viene processato e condannato alla pena capitale.
Alla Rivoluzione prendono parte anche dei diciassettenni, tra i quali spiccano Naruto e Gaara. L'ultimo in questo clima incontra l'amore, l'altro lo vive ormai da tempo con la combattente Sakura, nonché sua amica di infanzia.
Sul fronte dei Royalists, si distingue Lord Neji, giovane parlamentare nonché amante di Lady Ino, che decide di attentare alla vita dello stesso Cromwell, ma...
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Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Generale, Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara , Altri, Ino Yamanaka, Neji Hyuuga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il giorno dopo, centro di Londra

Combattendo per un Lieto Fine…

 

 

Naruto si era svegliato energico e galvanizzato come suo solito.

Il suo temperamento era sempre stato caratterizzato da una peculiare allegria e ottimismo, ma quel giorno era diverso: avevano vinto, per l’amor di Dio! Ci erano riusciti!

Nulla come la soddisfazione data dall’uscire vittorioso da uno scontro lo appagava tanto.

Tra l’altro, era sicuro che ora, finalmente, sarebbe riuscito a conseguire la sua rivalsa su tutti coloro che lo avevano giudicato prima del tempo, non sapendo quanto in realtà fosse in grado di dare pur di raggiungere gli obiettivi prefissosi.

 

Dalla repubblica istituita non si aspettava un arricchimento improvviso, né lo desiderava.

Quello che gli importava era di poter essere finalmente riconosciuto per il suo valore, cosa per la quale si era impegnato tutta la vita.

Da piccolo aveva imparato a tirare di spada con il maestro Kakashi, dividendo le lezioni con Sasuke Uchiha, figlio del duca di Wessex, con il quale inizialmente aveva instaurato una relazione di antagonismo che si era trasformata in un profondo affiatamento, tanto che Naruto aveva sofferto molto quando il giovane era passato sotto l’ala protettiva del subdolo precettore Orochimaru.

 

Naruto aveva saputo farsene una ragione, anche se aveva continuato a desiderare di rincontrarlo per poter riprendere la loro amicizia interrotta tanto bruscamente.

Sfidarlo ancora una volta, magari.

Parlargli, guardarlo con la stessa intensità che aveva caratterizzato i loro discorsi, per spogli che fossero.

 

Durante il periodo degli studi sotto Kakashi, Naruto aveva anche conosciuto Sakura, una graziosa bambina, anche lei di umili origini, che lavorava con sua madre in casa come ricamatrice.

Quando Sasuke s’era allontanato, loro due, che avevano avuto l’opportunità di condividere con lui degli splendidi ricordi, si erano fatti forza e, sostenendosi a vicenda, avevano saputo andare avanti.

 

Poi, nei periodi precedenti la rivoluzione, avevano cominciato a frequentare sempre più spesso anche gli altri ragazzi dei bassifondi, con i quali si era creata una fitta rete di comunicazioni, progetti, strategie per partecipare al colpo di stato che i Roundheads stavano organizzando.

La svolta era sopraggiunta quando, per caso, avevano incontrato Shikamaru, che stava subendo una scenata dalla sua “dama”, la primogenita Sabaku, Temari, nel bel mezzo della strada.

L’accanimento della ragazza era tale da essere anche riuscito a strappare dalla bocca di lui un biascicato, seccato: “Hai ragione”.

Un loro compagno, Choji, lo conosceva e lo aveva chiamato provvidenzialmente, proprio quando la faccenda si andava complicando.

In quel modo era cominciata la frequentazione con Shikamaru, rivelatosi ben presto un genio nella progettazione nei minimi dettagli di strategie sempre vincenti e nella capacità di sfruttare al massimo le qualità di ciascuno dei suoi amici.

Da quel momento il gruppo composto da Naruto, Kiba, Shino, Sakura, Choji e Shikamaru aveva cominciato a farsi una certa nomea, finché il padre dello “stratega” non era riuscito a trovare il modo di farli partecipare alla rivoluzione come squadra minore, da far intervenire negli scontri frontali che non richiedessero impiego di soldati veri e propri, per poter così risparmiare gli Ironsiders per le battaglie più impegnative.

E loro, tronfi, avevano mietuto successi a destra e a manca grazie all’energia delle loro motivazioni personali per lottare.

Kiba desiderava arricchirsi per poter risollevare la sua famiglia dalla miseria in cui era caduta a causa dell’imposizione di tasse sempre più gravose.

Shino voleva, invece, racimolare abbastanza fondi per poter completare gli studi, conseguire la laurea in medicina e riuscire ad esercitare il mestiere.

Sakura era, probabilmente, quella mossa dalla motivazione più nobile: combattere per assicurare un futuro migliore ai suoi figli, in un mondo più equo e corretto.

Choji desiderava migliorare la sua condizione e riscattarsi dal dolore dell’emarginazione, che aveva provato durante l’infanzia, a causa della sua forma fisica non atletica dovuta all’iposurrenalismo, la malattia genetica con cui era nato.

Shikamaru non avrebbe mai abbandonato Choji, perciò aveva deciso di affiancarlo senza indugiare, provando inoltre un grande risentimento verso la classe dirigente che stava lentamente scarnificando il popolo, ridotto sul lastrico.

Gaara…nessuno sapeva per cosa stesse combattendo, ma data la storia che tutti conoscevano per sommi capi, si pensava che trattasse di vendetta, una rivincita verso la sua famiglia, che lo aveva abbandonato brutalmente nel momento del bisogno.

Naruto aveva adottato un po’ tutte le cause dei compagni ed era sicuramente il più motivato, dal momento che aveva preso sulle sue spalle la responsabilità di far realizzare i desideri e le ambizioni di ognuno.

In particolare, quelli della sua Sakura.

 

Aveva raggiunto gli altri nel loro luogo d’incontro, un antro umido e freddo, con i muri imputriditi e il pavimento scivoloso, quasi vischioso.

Aveva trovato dentro tutti, tranne Gaara.

Quando era entrato, i presenti avevano sussultato, poi Shikamaru, riconosciuto oramai come leader, aveva preso la parola.

 

“Dov’è Gaara?”

 

“Spero non gli sia successo nulla…” aveva mormorato Sakura, a viso basso.

 

“Non ti preoccupare, se la caverà benissimo!” aveva soggiunto Kiba, spavaldo.

 

“Già, stai tranquilla piccola!” aveva rincarato Naruto, facendo sorridere la ragazza.

 

“Io non ne sarei così sicuro-aveva detto Shino- non lo avete visto? E’ stato ferito ieri, ed il suo organismo è debole, soprattutto per il bisogno di sonno.”

 

Tutti lo avevano guardato, non comprendendo appieno cosa questi intendesse.

 

“Non ditemi che non avete notato che Gaara non dorme praticamente mai…”

 

Il silenzio era crollato tra i giovani come una pesante cappa di piombo.

Era possibile che nessuno di loro si fosse mai accorto di nulla di ciò che gli accadeva?

Non aveva mai dato accenni di sofferenza, non un lamento, non un mugolio, niente.

Che fosse taciturno e di poche parole lo si sapeva, ma si sentivano tutti bestialmente in colpa in quel momento: non si erano mai preoccupati per lui, non gli avevano dimostrato l’affetto e la riconoscenza che gli avrebbero dovuto.

Quante volte aveva salvato loro la vita? Immemori. Ma non avevano mai ringraziato.

 

Una lacrima silenziosa aveva rigato la guancia di Sakura.

 

“Non temere, ti giuro che lo ritroveremo.” Aveva assicurato Naruto, seguito da cenni di assenso di tutti gli altri.

 

***

 

Tre mesi dopo…

 

 

Neji si era svegliato accanto alla bella Ino, accarezzandole dolcemente la guancia, mentre lei stava ancora dormendo.

Dopo essersi rivestito, si era affacciato alla finestra. Via libera.

Doveva assolutamente recarsi in Parlamento e fare quello che sapeva: prendere Cromwell da solo e sgozzarlo, così da ottenere il potere e riconsegnarlo nelle mani della nobiltà.

Era perfettamente a conoscenza dei rischi che questo piano avrebbe comportato e, se c’era una persona che voleva tenere fuori, questa era Ino.

Le aveva lasciato una lettera sul comodino nella quale si raccomandava di scappare nell’ignoto il prima possibile, allegando un biglietto per una nave diretta in America settentrionale, e promettendole di raggiungerla quanto prima, o comunque di richiamarla quando la situazione si fosse fatta più sicura.

 

Una volta uscito, era andato a grandi passi verso il Parlamento, ma qualcosa (o meglio, qualcuno) lo aveva frenato.

Si era voltato e si era trovato davanti un uomo alto, dalla corta e disordinata chioma fulva, occhi di ghiaccio, volto solcato da profonde occhiaie, pelle marmorea, abbigliato come un cavaliere ma con un portamento principesco, che brandiva un moschetto puntandoglielo alla gola.

 

“La festa è finita.” Aveva sentenziato minaccioso.

 

“Ma come? Non ho ancora dato il mio regalo al festeggiato.” Aveva risposto il Lord, sfoderando la spada a sua volta e lanciando a terra il mantello.

 

“Quanta scena.” Aveva esclamato seccato Gaara, squarciandogli la pettorina di velluto in diagonale e portandosi così via anche la gorgiera di tulle parigino.

 

Avevano cominciato a combattere, muovendosi entrambi con un’agilità impressionante, e se il moro era superiore nel vigore con cui sferrava i suoi attacchi, il rosso riusciva a sottrarsi ad essi o ad anticiparli. Poi, ad un tratto, l’attenzione dei duellanti era stata distolta dal grido di una donna, che era corsa giù da una diligenza ed era caduta in terra a qualche metro da loro due.

 

“Gaara fermatevi, per pietà! E’ mio cugino!”

 

Questi si era voltato ed aveva riconosciuto la bella Hinata. Le si era avvicinato e la aveva aiutata a rialzarsi. “Vi prometto, Milady, che gli riserverò un trattamento indolore e, laddove dovessi sopravvivere al duello, sfiderò immediatamente vostro marito, poiché vi amo e desidero sposarvi, se vi convertirete con sincerità alla mia religione di appartenenza.”

Lei era arrossita ed aveva abbassato il viso, mal celando la preoccupazione e l’emozione che l’avevano invasa in quel momento.

“Ve lo p-prometto, m-mio s-si-gnore…”

Dopodiché, l’uomo era tornato dal suo avversario.

 

“Pregate il vostro Dio, messere, perché lo state per raggiungere…con i vostri precedenti ne avrete bisogno.”Neji lo guardava, compiaciuto di aver colto nel segno.

 

Ma Gaara era scoppiato in una grassa risata.

 

“Il mio Dio è la rivalsa, il vostro è il denaro. Io ho lottato tutta la vita per raggiungerlo, voi ne siete talmente assuefatto da disprezzarlo!” aveva urlato, per poi andare a colpire sulla giugulare.

 

Lord Neji era rimasto di sasso, esterrefatto. Non lo aveva nemmeno visto alzare il braccio che quello stava già ripulendo il moschetto sul mantello.

Gli si era avvicinato pericolosamente e gli aveva sussurrato in un orecchio: “Amen.”, poi si era allontanato, facendosi strada tra la folla che nel mentre si era accalcata, e si era diretto verso la sua signora, devastata dalla vista della morte del parente, nonostante non riuscisse a provare rancore verso l’amato.

Questo l’aveva stretta al petto, implorando il suo perdono.

A questa vista, il pastore, che aveva assistito dal principio allo scontro, discese dalla carrozza e corse incontro a Gaara.

 

“Che cosa volete da mia moglie?” aveva urlato con furia.

 

“La voglio sposare, ma temo che per farlo dovrò eliminare voi.” Aveva ribattuto lui, nervoso.

 

Il religioso, che non si sarebbe mai e poi mai aspettato una simile insolenza dal giovane, in preda alla rabbia aveva stretto la moglie e le aveva premuto uno stilo alla gola, deformando il suo viso in un’espressione di sfida venata di follia.

 

“Avanti, la vostra baldanza vi fa onore…ma non dimenticate che, se uccidete me, io le taglio la gola senza esitare un attimo.”

 

Gaara aveva iniziato a sudare freddo, rivolgendo il suo sguardo prima dritto negli occhi del reverendo, poi al viso della ragazza, che aveva iniziato a singhiozzare terrorizzata, ed infine al leggero rigonfiamento che si andava ingrossando sul suo dolce ventre.

Quell’adorato frutto del loro desiderio clandestino…non avrebbe permesso che quell’uomo spietato gli portasse via in un attimo quanto c’era di meraviglioso nella sua vita.

Ma come reagire?

I pensieri gli si affollavano nella mente, confondendolo e impedendogli di elaborare un piano efficace.

 

Poi, improvvisamente, erano saltati fuori dalla folla  da ogni direzione cinque ragazzi e due ragazze.

Gaara li aveva riconosciuti: Naruto e Kiba decisi come al solito, Shino impassibile, Sakura minacciosa che marciava proprio come un uomo, Shikamaru e Choji gomito a gomito che apparivano improvvisamente temibili ed infine…non era possibile.

Una ragazza alta, bionda, formosa, con due grandi occhi color smeraldo, che gli sorrideva complice.

 

“Salve, fratello.” Incredibile…quella voce…sua sorella.

 

“Temari?” aveva detto, stupito.

 

“Già, mi ha convinta a venire il pigrone…Era ora che ci ritrovassimo, non credi? Ma ora non è il caso di parlare. Abbiamo una faccenda da sbrigare.”

 

E così, scambiandosi un sorriso complice, avevano iniziato a sferrare il loro attacco con la solita formazione a cerchio.

Avevano cominciato a girare intorno a Hidan, che aveva preso a voltare la testa, non sapendo dove guardare.

Il primo ad attaccare era stato Choji, conficcandogli un pugnale nei lombi. Poi erano andati a seguire Kiba, Naruto, Sakura, Temari, Shikamaru e Gaara: ognuno aveva sferrato un colpo a destra o a sinistra della spina dorsale, salendo, fino alle vertebre cervicali.

L’uomo si era lentamente afflosciato, lanciando urla disumane, ed aveva allentato la presa intorno alla moglie.

Hinata si era scostata velocemente ed era corsa tra le braccia di Gaara, che la aveva accolta, mentre lei aveva nascosto il viso bagnato di pianto nel suo petto.

Dopo, ad uno ad uno, tutti avevano abbracciato i due innamorati, ai quali, grazie all’affetto del gruppo, era stato consentito di vivere il sogno che gli sarebbe stato altrimenti negato.

 

 

 

  
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