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Autore: bowaxel212    09/01/2014    2 recensioni
Sono passate ormai settimane dagli eventi che hanno visto come antagonisti il branco di alpha e Jennifer Blake, la tranquillità sembra ormai tornata a Beacon Hills, una pace che purtroppo dura poco.
Il nemeton, anticò luogo rituale, risveglia antichi poteri attirando creature sovrannaturali e procurando non pochi problemi a Zane Coogan.
Saranno Scott e gli altri i testimoni di quello che sta accadendo, gli equilibri appena ripristinati stanno per andare di nuovo in frnatumi.
Genere: Azione, Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La campanella segnalò l’inizio della nuova ora di lezione, Stiles con il libro di letteratura sotto il braccia si avviò vero l’aula.
In quei giorni si sentiva strano, irrequieto, non capiva da cosa derivassero queste sensazioni.
Stava vivendo un periodo relativamente calmo, era da settimane che non accadeva nulla di preoccupante, nulla che guastasse la pace che si era creata.
Una volta in aula prese posto al suo solito banco aspettando che la lezione cominciasse, gli altri studenti chiacchieravano tra di loro e lui avrebbe fatto lo stesso se solo avesse visto Scott, l’amico non sembrava esserci eppure loro due avevano la stessa lezione a quell’ora.
Non appena il professore fece la sua entrata nella classe calò il silenzio, Stiles aprì il libro alla pagina indicata dal professore e iniziò a seguire la sua spiegazione.
Nonostante l’atmosfera fosse delle più calme, lui continuava a sentirsi agitato, cominciò a battere con la matita sul quaderno mentre con la punta del piede teneva lo stesso ritmo.
Intorno a se sembrava essere tutto normale, la solita lezione di letteratura, la solita scuola e i soliti compagni.
Improvvisamente la sua attenzione fu catturata dal professore che cominciò a tracciare dei strani simboli alla lavagna, sulle prime Stiles non capì cosa fossero nonostante gli sembrassero dannatamente familiari.
Un tonfo catturò la sua attenzione, si voltò nella direzione da cui era giunto il suono e vide che uno dei suoi compagni era steso a terra, probabilmente svenuto.
Senza pensarci due volte scattò in piedi e andò verso di lui, la prima cosa che sentì non appena si inginocchiò davanti a lui fu l’odore del sangue.
Il ragazzo era riverso al suolo a faccia in giù, mentre una pozza di sangue si allargava sotto la sua testa, Stiles lo girò per accertarsi della gravità del danno e un getto viscoso e caldo gli investì le mani.
Il giovane aveva la gola tagliata, era morto e i suoi occhi fissavano il nulla, Stiles lasciò il cadavere pronto a lanciare un urlo per richiamare l’attenzione, ma non appena si fu rimesso in piedi vide che nessuno sembrava essersene accorto, guardavano tutti dritto davanti a se.
Stiles si guardò attorno senza capire come fosse possibile che nessuno si fosse accorto di quanto accaduto.
Intanto il professore sembrava aver finito di scrivere, adesso sulla superficie verde della lavagna capeggiavano strani simboli e scritte insensate, per no parlare del grande numero di scarabocchi.
Tutti fissavano rapiti quelle immagini come se fossero la cosa più interessante del mondo, Stiles passò accanto a una delle sue compagne, la ragazza guardava davanti a se senza accennare a muoversi, il giovane le passò una mano davanti agli occhi ma lei non reagì sembrava quasi ipnotizzata “che succede?”.
Nessuno lo degnò di una risposta, erano tutti immobili e silenziosi come statue, compreso il professore che fissava anche lui la sua opera alla lavagna.
Improvvisamente ii avvertì un altro tonfo molto più forte del precedente, seguito dal rumore di una corpo che cadeva.
Stiles si voltò e vide che una delle sue compagne era caduta, andò verso di lei nell’indifferenza generale degli altri e vide che aveva il viso completamente sporco di sangue.
Il sangue colava da una ferita sulla tempia destra, sullo spigolo del banco vi erano della macchie rosse e una ciocca di capelli, aveva sbattuto violentemente la testa.
Stiles indietreggiò fino ad arrivare con le spalle alla lavagna, non appena le sue dita toccarono la superficie sporca di gesso i compagni in prima fila lo fissarono.
Come se fossero un'unica entità, i ragazzi in prima fila calarono violentemente la testa sul banco fracassandosela, Stiles poté udire distintamente il suono delle ossa che si spezzavano “ehi, ma che fate?” urlò il ragazzo inorridito.
I ragazzi in seconda fila invece si protesero all’indietro, i compagni della terza fila a quel punto misero intorno al loro collo dei lacci e tirarono con violenza, anche questa volta non fu difficile udire il suono delle trachee che collassavano.
A quel punto i giovani in terza fila, agendo sempre contemporaneamente estrassero un coltello, con un semplice gesto si tagliarono la gola spruzzando nell’aria un denso getto di sangue.
Stiles fissò la scena inorridito, quello a cui stava assistendo non poteva essere reale.
I restanti compagni di classe a quel punto fecero lo stesso, chi sbattendo violentemente la testa, gli tagliandosi la gola si suicidarono tutti, nel giro di un minuto erano tutti riversi al suolo in un mare di sangue.
Stiles cercò di uscire dall’immobilità in cui era caduto quando il professore gli afferrò il braccio, solo che non era più lui, il suo volto era solcato da profonde cicatrici, come quello del Darach “manchi soltanto tu” disse quello che una volta era il suo insegnante prima di accoltellarlo alla gola.
Stiles si destò dal sonno quasi urlando, era madido di sudore e scosso da un leggero tremore “oh dio” disse fra se e se.
Scostò la coperta e andò verso il bagno, aprì la fontana e mise le mani a coppa sotto il getto tiepido per poi lavarsi la faccia “era solo un sogno” si disse cercando di riacquistare il controllo.
Lo sguardo cadde sull’immagine riflessa del suo braccio, un livido campeggiava sulla pelle pallida, nel punto esatto in cui era stato afferrato nel sogno.
 
Lydia parcheggiò l’automobile al limitare della foresta e scesa dalla vettura non prima di aver afferrato la sua borsetta.
Cominciò ad addentrarsi nel fitto della vegetazione facendo attenzione alle radici e ai rami, era notte fonda e gli unici rumori udibile erano quelli dei piccoli animali.
L’aria era umida e pregna dell’odore della resina e della terra, nonostante le scarpe col tacco alto la ragazza camminava senza troppi problemi.
Solo dopo pochi minuti sollevò la testa per poi guardarsi attorno, aveva un’espressione sorpresa, quasi come se non capisse dove fosse “oh no, di nuovo”.
Non era la prima volta che le accadeva, la sua natura sovrannaturale aveva preso il sopravvento e questo significava solo una cosa, un cadavere.
Roteò gli occhi, stufa di quelle situazione, aveva accettato la sua natura ma al tempo stessa avrebbe voluto averne il pieno controllo e non ritrovarsi in un bosco nel pieno della notte.
Afferrò il cellulare e utilizzò il flash come una torcia per vedere meglio nell’oscurità, per fortuna non era una notte di plenilunio, il rischio di essere sbranata era notevolmente più basso.
Non c’era abbastanza segnale per una telefonata e aveva soltanto due opzioni, tornare alla vettura o procedere e cercare il cadavere che l’aveva portata ad addentrarsi in quel posto.
Optò per la ricerca del cadavere nonostante avesse paura e non le andasse di rovinarsi le scarpe in quel terreno dissestato.
Con il cellulare faceva molta attenzione a illuminare bene dove metteva i piedi, se si fosse rotta una gamba sarebbe rimasta li tutta la notte in balia di animali feroci o peggio.
Camminò per qualche minuto quando improvvisamente inciampò in una radice finendo lunga distesa “accidenti” disse a denti stretti, era riuscita a non farsi male ma ormai il suo vestito era macchiato di terra.
Il cellulare poco lontano da lei proiettava un fascio di luce che illuminò i rami di un albero li vicino, lei fece per alzarsi ma la sia attenzione venne catturata da qualcosa incastrato tra i rami.
Lydia recuperò il telefonino e illuminò meglio, la luce si posò si quello che a prima vista poteva sembra un ramo, ma che invece era una mano.
Risalendo la giovane illumino il viso del proprietario di quella mano, era un ragazzo giovane con il viso solcato da profondi tagli, la rossa senza che potesse fare nulla per evitarlo cacciò un urlò che ruppe il silenzio della foresta.
 
Eccomi con il nuovo capitolo.
Mi scuso per il ritardo ma in questo periodo ho avuto molto fa fare.
Come sempre vi invito a commentare e dirmi cosa ne pensate.
Alla prossima.
 
 
  
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