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Autore: Carrie B    12/01/2014    1 recensioni
Due amici si rincontrano dopo anni, entrambi sono cambiati, riusciranno a tornare come prima e a ricordarsi chi erano l'uno per l'altra o dovranno arrendersi al destino e dirsi addio definitivamente!?
Due sconosciuti imparano ad innamorarsi di nuovo
Può un amore durare per sempre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo mi svegliai alle tre del pomeriggio, avevo dormito quasi 15 ore, tra il jet leg e tutto il resto, mi ci volle qualche minuto per comprendere che ero nel mio letto, a casa dei miei zii, in Inghilterra. Accanto a me vidi la felpa verde di Liam, la presi tra le mani, aveva il suo profumo. Mi alzai e scesi in cucina, avevo davvero fame..
«Buongiorno Bell’Addormentata» disse Liam vedendomi entrare in cucina.
«ma tu sei sempre qui?» gli risposi sedendomi su uno sgabello di fronte alla penisola.
«I miei genitori sono andati a trovare mia nonna a Edimburgo e visto che mia sorella e il suo fidanzato occupano casa mia, i tuoi zii si sono offerti gentilmente di ospitarmi» rispose. «ah.. scusa» quand’ero diventata così insensibile?! Davvero avrei potuto partecipare al concorso “la persona con meno tatto del mondo, avrei di sicuro vinto il primo premio.
« tranquilla, non importa.. »disse sorridendo lievemente. «Tuo zio è in ufficio e tua zia è andata con El a fare la spesa.. Kyle invece è da Susan, la sua ragazza. Ho pensato di restare qui, di non lasciarti da sola…Hai fame? Ti ho preparato qualcosa..» Gli sorrisi e iniziammo a mangiare. « Allora.. che si fa da queste parti?!» gli chiesi.
Liam ricambiò il mio sorriso «Dipende tutto da quello che vuoi fare tu, sof»
«Direi che per iniziare un giro della città possa andare bene»
Mi andai a cambiare e quando uscì di casa..
«al volo!» urlò Liam lanciandomi un casco.
«a cosa serve?» gli chiesi.
« andiamo a fare un giro» sorrise. In quel momento notai la moto dietro di lui, era una moto grossa nera, purtroppo non mi intendo di queste cose perciò non riesco a descriverla correttamente o in modo dettagliato.
«Sei mai salita su una moto Sof?»
«Vengo da New York, lì ci sono i taxi e la metropolitana! »
« è come andare a cavallo» disse lui.
Salii dopo qualche incertezza.
«Tieniti forte».
Partimmo.
Mi aggrappai letteralmente a Liam, sentivo il calore della sua pelle, il suo profumo, mi porto in giro per la città, tutto appariva così familiare eppure così sconosciuto, come se fosse stato un sogno, vidi il parco dove giocavamo di solito con papà e i miei cugini la domenica, vidi la scuola elementare dove avevo iniziato ad andare da piccola, vidi il supermercato dove mamma comprava sempre il gelato allo yogurt che ci piaceva tanto, ad un certo punto ci fermammo.. avevamo superato da un pezzo le case, eravamo in un prato, vicino al bosco, conoscevo quel posto, era il nostro posto, mio e di Liam, era abbastanza vicino a dove abitavamo, ma allo stesso tempo sembrava lontano anni luce, lì gli avevo detto addio e adesso era lì dove lui mi aveva portato. Più osservavo quel posto, più mi rendevo conto che era esattamente lo stesso, niente era cambiato, niente eccetto me, io ero cambiata, ero cresciuta, non ero più la stessa ragazzina di 4/5 anni fa, avevo finito il liceo, non avevo più il papà e la mia famiglia era dall’altra parte del pianeta.
Mi voltai verso Liam, era lì immobile ad osservare ogni mia minima reazione.
«è successo qui, vero?» chiesi.
«già.. qui mi hai detto addio una volta per tutte, qui mi hai escluso dalla tua vita » disse, guardando per terra. «sono venuto qui ogni giorno, ogni giorno negli ultimi quattro anni, questo posto mi ricordava te, mi ricordava noi, io non ti ho mai detto addio.. » guardava basso, sapevo di avergli fatto male, ma non fino a questo punto.
Mi avvicinai a lui, presi il suo viso tra le mie mani e lo guardai intensamente.
Era la cosa più coraggiosa che io avevo mai fatto in vita mia, ma era così, quando ero insieme a lui, mi sentivo coraggiosa, mi sentivo protetta, non avevo pensato, non avevo calcolato le eventuali reazioni, avevo agito, per anni mi ero sentita inutile, mi sembrava di vivere la vita di un’altra persona e non la mia, quando papà era morto ero rimasta come pietrificata, il dolore della perdita aveva acceso in me una sofferenza costante, la mancanza di tutto, di mio papà, di Liam, della mia famiglia, dell’Inghilterra e di tutti quegli anni passati a non vivere, ma ora, in questo momento, sapevo con tutta me stessa di stare vivendo, sentivo il mio cuore, eravamo talmente vicini da sentire il suo respiro caldo su di me, da vedere i suoi occhi lucidi, da capire cosa pensava, cosa provava. «siamo io e te contro il mondo, ricordi?» gli sussurrai sorridendogli, mi sorrise a sua volta. Da piccoli me lo diceva sempre, quando ero triste perché mi ero fatta male, quando ero arrabbiata perché mio cugino e mio fratello facevano i prepotenti con me, quando piangevo a causa dei continui litigi tra i miei genitori. Lui era la mia casa, era la mia famiglia, lui era la mia persona.

«Ho bisogno che tu mi accompagni in un posto?» gli dissi. Erano passate le cinque e mezza da un po’, avevo sentito le campane della chiesa suonare almeno una decina di minuti prima, il cielo si stava lentamente dipingendo di arancione. Eravamo sdraiati a terra, tra l’erba, vicini, la mia testa era appoggiata sulla sua pancia, era incredibile come tutti quegli anni non contassero niente, quando eravamo insieme sembrava che non ci fossimo mai lasciati.
Mi tirai su e lo guardai negli occhi, acconsentì. Ci alzammo e andammo verso la moto.
«Un giorno mi devi assolutamente insegnare a guidare questo affare» dissi indicando la moto.
«Forse un giorno lo farò..» mi fece l’occhiolino.
Ci fermammo lì, di fronte a quella che era stata casa di mio padre, casa mia, mi avvicinai titubante alla porta, neanche io sapevo bene cosa fare, non avevo le chiavi, poi mi ricordai che papà lasciava sempre delle chiavi nascoste in una persiana della cucina sul retro perché sapeva benissimo che non sempre mamma si ricordava di prenderle, ed ecco.. erano ancora lì. Tornai dalla porta, Liam era dietro di me, cercava di darmi il mio spazio, ma eravamo stati lontani a sufficienza, mi voltai verso di lui in cerca di sostegno ed ecco, mi prese la mano, strinse le sue dite alle mie, eravamo uniti.
Aprì la porta, era tutto esattamente come era un tempo, presi una scatola dalla dispensa e iniziai a metterci tutto che volevo avere accanto a me, presi qualche libro, delle fotografie, andai di sopra e trovai qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Anche se il funerale si era tenuto lì, nessuno di noi, almeno io no, era salito al primo piano, dove c’erano le camere da letto, mamma aveva insistito per andare tutti in albergo, credo che neanche a lei andasse a genio l’idea di restare lì. Tutto era esattamente come l’avevamo lasciato, c’era ancora la mia cameretta, o almeno quella che era stata, le pareti con i disegni degli animali, qualche gioco, dei libri per bambini, i miei disegni attaccati al muro, delle fotografie. Una lacrima mi scese lungo il mio viso, avevo la certezza che anche mio padre aveva sofferto per la nostra partenza, neanche per lui deve essere stato facile, anzi.. papà non ci aveva mai detto addio.

Tornammo a casa dagli zii giusto in tempo per cena, non parlammo di quanto accaduto, della visita alla mia vecchia casa, non parlammo affatto e forse era giusto così. Quella sera passai un po’ di tempo con tutti gli altri, guardammo un film in televisione, niente di che, ma per qualche strano motivo mi sentivo molto più in famiglia lì che con la mia vera famiglia, forse perché nessuno di loro mi guardava come se fossi uno di quei vasi di ceramica fragilissimi che da un momento all’altro si sarebbe rotto.



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