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Autore: _Mollica_    12/01/2014    3 recensioni
Arya è sola. E' passato più di un secolo da quando lei è diventata la regina degli elfi e Cavaliere dei Draghi. E' passato più di un secolo anche da quando Eragon ha lasciato Alagaesia. Adesso lei si chiede se forse ha sbagliato,se forse ha perso per sempre la sua occasione di amare ed essere amata. Un nuovo pericolo sta per arrivare in Alagaesia e con esso una nuova minaccia. Qualcuno sta tornando a casa per chiedere aiuto. Nuovi legami e vecchi sentimenti verranno rivelati. Arya ed Eragon alla fine troveranno il loro momento per amarsi?
Spero che entrerete per leggere questa mia storia, ci conto!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap. 11

10.

IL BACIO

 

 Mi alzai di scatto urlando. Squadrai con gli occhi sbarrati la mia stanza. E poi, eccola lì, con la sua imponente mole, Saphira arrotolata sul suo giaciglio. Era lì con lui. Erano tornati insieme. Riusciva a stento a capacitarsene. Ogni notte, continuava a fare quegli strani sogni. Sembravano così reali!

 

Cosa succede, piccolo mio?

 

Non riesco a dormire, non preoccuparti. Sono solo incubi.

 

Solo incubi? Cosa mi nascondi, Eragon?

 

Niente.

 

Perché non vuoi parlarne?

 

Perché non c'è niente di cui parlare, Saphira! Torniamo a dormire.

 

Mi alzai, tolsi la coperta dal letto e mi accoccolai vicino a lei. Sorrisi a contatto con il suo ventre infuocato e respirando il suo inconfondibile odore.

 

Se sto vicino a te, sono certo, che gli incubi non torneranno ad assalirmi.

 

Ovvio, scappano anche loro, davanti a me.

 

Risi e sospirai. Mi era mancato così tanto. Nel mio caldo rifugio, mi sentii finalmente a casa.

 

 

*******************************************

 

La minaccia che incombeva su di loro era peggio di quanto si era immaginata. Il racconto di Saphira l'aveva lasciata sgomenta e in un certo senso spaventata.

 

Aveva paura per Fìrnen, per Eragon e Saphira e per tutti gli altri. Il nemico era forte, insidioso e molto difficile da sconfiggere. Il giorno prima, Eragon aveva riunito l'Ordine e Saphira aveva raccontato tutto quello che era accaduto a lei e agli altri due draghi. Contro ogni loro convinzione, Saphira aveva raccontato di non essere stata posseduta. Più semplicemente, quelle strane creature, che Saphira aveva descritto come spiriti di forma umana, li avevano imprigionati ed avevano preso le loro sembianze. Questo era già di per se preoccupante perché se questi spiriti potevano prendere le nostre sembianze sarebbe stato difficile riconoscere gli amici dai nemici. Il problema maggiore era che ogni magia offensiva sembrava inutile contro di loro. Rivalutai con attenzione i motivi per cui quei mutaforma, così gli aveva chiamati Eragon durante la riunione, li avessero attaccati. Sembrava un comportamento assurdo, ma io sapevo per esperienza che nessuno attacca qualcun'altro senza motivo. Il motivo c'era e continuava ad essere nascosto. Ero certa che una volta scoperto avremmo compreso molto di più loro e le loro intenzioni. All'improvviso ebbi un'illuminazione. Corsi emozionata verso il Palazzo, fortunatamente mi scontrai con Eragon, che mi guardò sorpreso in viso notando la mia espressione esaltata.

 

- Credo di aver capito il motivo per cui i mutaforma hanno attaccato! -

 

- Davvero? - Eragon mi strinse entusiasta le spalle.

 

- Stavo riflettendo sul fatto che hanno imprigionato Saphira e gli altri, hanno preso le loro sembianze e poi vi hanno spaventato, cacciandovi e costringendovi a lasciare queste terre. Forse, è proprio questo il punto. Avete profanato le loro terre! Le stanno proteggendo! -

 

- Le loro terre? Perché allora solo adesso? -

 

- Perché i draghi sono aumentati gradualmente e per questo anche i territori di caccia. Tu stesso mi hai detto l'altro giorno che avete finito da poco di costruire un nuovo campo di addestramento sul fiume. Con il tempo avete occupato sempre più spazio, probabilmente occupando il loro! -

 

- Ma, allora perché non gli abbiamo mai incontrati? -

 

- Non lo so. Forse, vivono nascosti? - lo guardai interrogativa.

 

- Forse. - Eragon mi sorrise. - O forse erano spaventati. –

 

- Con le loro capacità? Perché dovrebbero essere spaventati? –

 

- La paura è irrazionale, molto probabilmente non sono un popolo di guerrieri e non li abbiamo mai incontrati perché vivono nascosti e in disparte. Per quello ci hanno attaccato in modo così subdolo. –

 

- Non credo che abbiamo paura di noi. Forse sono semplicemente un popolo pacifico, per questo vi hanno messo in fuga non con la loro forza ma spaventandovi. –

 

- Se così  fosse potremmo risolvere le nostre controversie semplicemente parlando con loro. – Eragon le sorrise entusiasta.

 

- Semplicemente parlando con loro? Pensi di risolvere così questo conflitto? E dove sono, Eragon? Dove si nascondono e come puoi essere sicuro che ci lasceranno parlare? E poi, le nostre sono solo congetture. Loro possono avere tutte altre intenzioni. L’unica cosa certa è che sono imprevedibili. – mi dispiaceva rubargli quella sua piccola speranza ma, non pensavo proprio che la questione si sarebbe risolta con una chiacchierata. Eragon adesso mi guardava leggermente ferito e offeso.

 

- Sei stata chiara, Arya Drottning. – con un lieve inchino si allontanò. – ci vediamo stasera ci sarà una riunione dell’Ordine lì decideremo il da farsi.-

 

Lo guardai andare via frustata. Forse ero stata troppo brusca nel disilluderlo, ma non potevo credere che uno stratega come lui pensasse davvero che tutto si sarebbe risolto così! Volevo solo farli aprire gli occhi!

 

Che faccia che ha il nostro Cavaliere, cosa gli hai detto?

 

Niente, Fìrnen. Non è successo niente.

 

Ci fu un attimo di silenzio in cui Fìrnen ascoltava la nostra conversazione.

 

Eragon-elda non ama essere ripreso come un ragazzino sognante, mia cara. Sei stata troppo impulsiva, devi ricordarti del ruolo che occupa adesso. Una volta forse potevi permetterti di bloccare le sue idee così perché eri uno dei suoi mentori, ma adesso non è più così. Non avresti mai risposto così a un altro membro dell’Ordine per paura di offenderlo, cosa rende diverso Eragon?

 

Non lo so, Fìrnen. Non avevo intenzione di offenderlo. Io volevo solo riportarlo alla realtà.

 

Le tue intenzioni erano buone lo so, ma lui? Lui sa che la tua non era voglia di offendere il suo buonsenso?

 

Se mi conosce dovrebbe saperlo.

 

Non fare la presuntuosa adesso. Dovresti scusarti.

 

Scusarmi e per cosa? Per aver detto la mia opinione?

 

No. Per averlo fatto in maniera così poco educata.

 

Basta. Questa discussione finisce qui o finirò per offendere anche te.

 

Come vuoi, mia cara. Se vuoi parlare sai dove trovarmi.

 

Naturalmente Fìrnen era con Saphira. Mi chiedevo cosa ne pensasse lei della nostra discussione, chissà se Eragon le aveva parlato. Se lo aveva fatto allora anche la dragonessa era sicuramente adirata con me. Sapevo quanto odiava che qualcuno mettesse in discussione il suo cavaliere. La conoscevo bene.

 

Fìrnen e Saphira erano insieme. 

 

Non si erano mai separati da quando si erano ritrovati, mi chiedevo come facessero a farlo sembrare una cosa semplice e naturale.

 

Diamine! Doveva essere più difficile per loro essere teneri, loro erano draghi!

 

Eppure, mentre io e Eragon continuavamo ad avere un rapporto pieno di alti e bassi, di discussioni, incomprensioni, dolore, loro quando erano insieme sembravano in pace con il mondo.

 

Quanto tempo avevamo intenzione di perdere ancora io e Eragon? Ormai era più di un secolo che ci conoscevamo. Continuavamo a fare un passo avanti e dieci indietro. Insieme avevamo passato dei bellissimi momenti, ma una mia frase incauta sembrava aver cancellato tutto.

 

Dovevo cercare di riappacificarmi con lui.

 

 
 *********************************************************

 

I membri dell’Ordine mi guardavano indecisi, in preda alle loro riflessioni. L’unica a mantenere un’espressione sicura era Arya, che alla mia destra continuava a guardarmi imperscrutabile dall’inizio della seduta. Avevo seguitato con fare offeso a non rivolgerle la parola o a chiedere il suo consenso su ogni cosa, come sono solito fare. Continuavo a mostrarmi offeso, la discussione che avevamo avuto quella mattina mi aveva lasciato con l’amaro in bocca, cercavo di mostrarmi indifferente, ma mi rendevo conto di comportarmi come un ragazzino. Non potevo fare altrimenti. Era più forte di me. Quando l’aveva vista arrivare, seria e impassibile come al solito, il mio risentimento verso di lei si era acuito. Non sapevo esattamente cosa avrei voluto, delle scuse, un sorriso complice, semplicemente un’occhiata. Sapevo che l’avrei perdonata su due piedi perché mi era impossibile fare l’offeso a lungo con lei ed ero abituato a pensare che la colpa di ogni nostra scaramuccia fosse mia. Eppure, questa volta non era così! Lei aveva mostrato leggerezza nel parlare, lei mi aveva mancato di rispetto, eppure manteneva il suo solito distacco e non avevo ricevuto neanche una minima scusa e questo mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

 

- Eragon-elda, credo che potremmo lasciare un messaggio nella grotta dove tenevano rinchiusi Saphira e gli altri in cui chiediamo un incontro. – Ajhiad parlò interrompendo il lungo silenzio di riflessione che aveva imperversato nella sala.

 

- Penso che sia una buona idea, re. Anch’io avevo pensato a qualcosa di simile. Prima di combattere qualcuno dovremmo conoscere cosa li spinge a respingerci e a cercare di risolvere le cose pacificamente. – dissi quelle parole con lentezza, immergendole di un significato oscuro a tutti tranne che ad Arya che al mio fianco si irrigidì impercettibilmente.

 

- Se questa tattica dovesse fallire? – Kalea mi guardò indeciso, quella strategia non la entusiasmava.

 

- Passeremo alle maniere forti. Li scoveremo e li costringeremo ad ascoltarci. Lascerei questa opzione per ultima, però. Combatterli non sarò facile neanche per noi.  – dopo una piccola pausa, li guardai una a una soffermandomi per la prima volta in quella seduta sul viso si Arya – siamo tutti d’accordo? –

 

Un coro di sì echeggiò nella sala, Arya non mi rispose. Si alzò prese congedo con un lieve inchino e lasciò la sala. Mi trovai a seguirla frustato con lo sguardo. Non capivo perché quella donna dovesse essere così complicata.

 

- Perfetto. Potete pensarci voi? Murtagh appena puoi vieni a riferirmi come avete proceduto. Per qualsiasi cosa, chiedete a lui. – con un cenno a tutti mi affrettai ad uscire dalla sala e a ripercorre velocemente i passi della regina degli elfi.

 

La trovai immersa ad osservare un dipinto di Kalea che attraversava tutta la parete. Rappresentava una donna con una rosa canina in mano appena donatagli da un uomo in armatura in ginocchio davanti a lei.

 

- Arya. – la richiamai – non lasciamo che la discussione avuta questa mattina tra di noi crei un distacco duraturo tra di noi. –

 

- Tu vuoi le mie scuse, Eragon-elda. – la sua non era una domanda per cui non risposi.

 

- Non era mia intenzione offenderti, Eragon-elda. – volevo vedere la sua espressione, ma lei insisteva a mostrarmi impassibile le sue spalle. Sentii montarmi dentro una rabbia ingiustificata.

 

- Non vuoi nemmeno guardarmi in faccia, Arya Drottning? Valgo così poco per te? –

 

- Conosci questa leggenda, Eragon-elda? – mi domandò indicando il dipinto davanti a lei, senza nemmeno girarsi e ignorando le mie scuse.

 

- Sì. – sapevo dove voleva arrivare.

 

- Myra e Armal aspettarono in eterno il momento giusto per amarsi. In preda delle loro indecisioni e incomprensioni e alla fine, lui fu ucciso in battaglia e lei morì di dolore. – mentre diceva quelle parole si girò verso di me e mi guardò affranta.

- Credi che finiremo come loro? – la mia rabbia era di colpo sparita sostituita da un autentico dolore che mi faceva parlare con una voce che a malapena riusciva a riconoscere come mia.

- Non lo so…tu cosa credi, Eragon-elda? –la guardai consapevole stava cercando di recuperare, mi chiedeva il mio parere per farmi capire che per lei contava la mia opinione e che non la sottovalutava.

Mi avvicinai intrepido e sospirai sconfitto, stringendo tra le mie grandi mani le sue piccole e affusolate.

- Credo  che se qualcuno ama qualcuno come io amo te sia uno stupido a non provare ad averla in tutti i modi e ad abbandonare la sua causa. –

- Eragon. – l’elfa pronunciò solo il mio nome ma mi bastò, io capii dal tono della sua voce quello che il suo pudore, la sua educazione, il suo stesso essere le impediva di dirmi.

Mi avvicinai ancora di più e poggiai delicatamente la mia fronte sulla sua, perdendomi nel suo forte odore di pino selvatico.

Tutta la magia di quel momento mi avvolse rendendomi ardito con uno gesto naturale baciai la sua fronte chiudendo gli occhi e continuando a respirare il suo forte odore, quando poi lei mi abbracciò calai sulle sue labbra e la baciai.

 

NOTE DELL’AUTRICE

Bene, finalmente si baciano! Non so voi ma io ero troppo emozionata mentre scrivevo questo capitolo, davvero tanto! Comunque, oltre al loro bacio in questo capitolo succedono molte cose, l’Ordine ha deciso come agire e presto vedremo come si evolverà questo conflitto e anche la relazione di Eragon e Arya dopo il bacio…Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego! Un bacio a tutti quanti voi,  mi fa piacere che i sostenitori di questa storia continuino a crescere, non sapete quanto!

_Mollica_

 

  
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