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Autore: Athenae    16/01/2014    3 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Midorima e Takao frequentavano le superiori. Cosa è accaduto nel frattempo?
Due strade diverse, due mondi diametralmente opposti.
Due amici che sarebbero potuti essere molto di più, due anime tormentate dal rimorso.
Entrambi persi in un passato troppo lontano, imprigionati in un presente che non gli appartiene.
Ma il destino ha ancora tante altre sorprese in serbo per loro… e tutte le certezze, tutti i sentimenti e le verità del presente si ritroveranno sconvolte da un passato che non era mai stato dimenticato.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kiyoshi Miyaji, Nuovo personaggio, Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Prologo.
 
 
 
 
<< Arrivederci, dottor Midorima. >>
 
La voce di Tsubaki, la sua segretaria, trillò allegramente dall'altra parte del bancone della reception. Shintarō si tolse velocemente il camice bianco e lo ripose ordinatamente sull'appendiabiti, per poi infilare quel lungo cappotto di lana nera che la mattina, durante la stagione più fredda, "salutava per lui". Erano le 20.00 precise di un giorno come tanti di un Novembre asciutto.
Tsubaki era abituata a osservare quotidianamente quei piccoli gesti che il suo giovane capo ripeteva con regolarità quasi maniacale. Era facile prevedere ogni sua razione, ormai lei era entrata perfettamente in quel ritmo che scandiva la vita del dottore.

Sapeva che, nell'arco di qualche secondo, si sarebbe girato verso di lei squadrandola con i suoi occhi verdi da dietro le lenti degli occhiali per poi rivolgerle un saluto di cortesia, né troppo affettuoso né troppo formale, prima di sparire con la ventiquattr'ore di pelle nera  sottomano, lasciando dietro di sé solo la scia della sua colonia dalle tonalità agrumate.
 
Sono pur sempre tre anni che lavoriamo insieme, mi stupirei se facesse il contrario.
 
Pensò continuando a osservare le spalle larghe e forti di lui. Il cappotto gli cadeva a perfezione addosso, sembrava un figurino.


****
 
Nei suoi cinquanta anni di vita Aoi -quello era il suo nome -, non aveva mai incontrato un ragazzo tanto geniale e singolare quanto Midorima Shintarō.
Laureato all'Università di Tōkyō in Medicina con il massimo dei voti, una specializzazione in Cardiochirurgia e un dottorato di ricerca: Midorima, a soli ventisette anni, era il più giovane e bravo cardiochirurgo sulla piazza. Un vero portento.
 Si diceva che, prima di intraprendere la carriera medica, egli fosse anche una promessa del basket... nonchè un probabile candidato come membro della Nazionale giapponese.
Tutto questo faceva parte del passato, quando Shintarō ancora frequentava le scuole Superiori.
Tsubaki non sapeva cosa lo avesse spinto a cambiare idea e abbandonare lo sport, sinceramente non si era mai posta il problema: la sua bravura era molto più utile negli ambulatori degli ospedali che in un campo da basket. Quelle mani grandi e quelle dita affusolate, curate e sempre fasciate (eccezione fatta per la mano destra, anche questa un'abitudine ereditata da quando giocava) avevano salvato centinaia di vite umane, cosa che sarebbe risultata fisicamente impossibile tirando una palla dentro un canestro.
 
La prima volta che lo aveva visto non era riuscita a capacitarsi di come quell'uomo alto, dal fisico atletico e dall'espressione fin troppo seria, sarebbe potuto diventare effettivamente il suo novo capo. Certo, non aveva mandato il proprio curriculum senza essersi prima informata su chi fosse il suo datore di lavoro ma, andiamo! Aveva la metà dei suoi anni e già possedeva un posto fisso come primario in uno dei più importanti ospedali della città, senza parlare poi del fatto che stava per aprire uno studio privato! Aveva dell'incredibile ... col tempo si abituò a questa idea. Midorima era in tutto e per tutto professionale, preparato e amava il suo lavoro, Aoi iniziò a rispettarlo profondamente nonostante alcuni inconvenienti iniziali. Infatti, il modo di comportarsi del suo nuovo capo spesso poteva risultare scortese o irritante: non era molto socievole ed era difficile rivolgergli la parola. Non che lui si preoccupasse tanto di questo, anzi! Andando avanti nel tempo, scoprì anche i lati positivi e le tenere stranezze che rendevano quell'uomo ligio al lavoro e al dovere, riservato, silenzioso e freddo... un po' più umano.
Parlando di stranezze, ad esempio, la sua ossessione per gli oroscopi non passò inosservata agli occhi attenti della signora Tsubaki. Shintarō vi credeva ciecamente e ogni giorno lo si vedeva comparire nello studio con sottobraccio enormi pupazzi variopinti oppure "oggetti fortunati" di ogni genere, alcuni anche abbastanza singolari. Inoltre, quando doveva operare, li portava in sala operatoria; avevano tentato più volte di dissuaderlo dal farlo ma, nonostante tenesse particolarmente al rispetto delle regole, quella era l'unica che infrangeva: senza il suo oggetto fortunato del giorno non poteva operare, era stato chiaro.
 
Ultimamente il dottore aveva iniziato a portarle (nei giorni in cui il suo segno zodiacale prometteva pessima fortuna) un lucky item. Questo slancio di affetto da parte sua veniva accolto da Aoi con un sorriso dolce, ripensando a quando ancora era troppo scioccata da quel modo particolare di porsi per cogliere la comicità che vi era in questi gesti. Non a forza ogni cosa della vita deve essere ragionevole, chi era lei per giudicare?
 
L'ufficio di Shintarō aveva un piccolo angolo pieno zeppo di questi cimeli, disposti uno accanto all'altro su più ripiani: i più ingombranti sopra e i meno sotto.
Quando lei gli aveva chiesto come mai non ne buttasse mai via e perché non li tenesse a casa, lui le aveva risposto :
 
<< A casa non ho più posto e poi, Tsubaki-san, non mi sembrerebbe affatto giusto gettare via delle cose che mi hanno protetto... Sarebbe come insultare un amico che ti ha appena aiutato, nanodayo.  >>
 
Il ragionamento non faceva una piega e lei era stata costretta a tacere, notando ancora una volta quanto fosse buffo il suo modo di parlare. Anche questo glielo si poteva perdonare, era un così bel ragazzo anche se avrebbe dovuto sorridere di più, per i suoi gusti.
 
Con lui si riusciva a lavorare, richiedeva solo un po' di pazienza in più del normale e molta volontà. Vederlo ogni giorno pronto a visitare, operare, ricevere senza tregua motivava lei e i suoi assistenti a dare del proprio meglio: tutto questo faceva di Shintarō un ottimo capo.

 
****
 
Così erano passati tre anni di duro lavoro.
 
Le sue previsioni si avverarono.
Lui si girò, la ringraziò con lo sguardo per quel saluto sempre allegro, si sistemò meglio gli occhiali sul naso e sussurrò piano:
 
<< Arrivederci, Tsubaki-san, a lunedì. >>
 
Poi sparì con la valigetta piena di documenti, chiudendo la porta dietro di sé.
Il suo profumo rincorse le narici di Aoi, solleticandole appena.
Non poté non trattenere un sorriso di soddisfazione. Le rughe attorno alla bocca si marcarono, il tempo non era stato clemente.
 
Aveva indovinato, come sempre.
 
<< A lunedì. >>
Rispose nonostante non la potesse più sentire.
 
Tsubaki si alzò dalla sedia girevole.
Era quasi sempre l'ultima ad uscire dallo studio. Passò in rassegna le stanze, spense apparecchiature e luci, indossò il proprio pellicciotto sintetico e chiuse la porta a due mandate per poi dirigersi tranquillamente verso il quartiere popolare dove aveva un appartamento.
Aveva ancora quel sorriso ilare sulle labbra, causato dal dottore, capo e collega che ormai era diventato come un figlio per lei.  












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ANGOLO DI ATHENAE:

Rieccoci col nostro nuovo appuntamento. Perdonatemi se ho pubblicato in ritardo e per la brevità di questo scritto ma, sopratutto, grazie del vostro supporto che mi spinge ad andare avanti. Il "numero 0" di questa storia sembra essere piaciuto e tutto ciò mi rende particolarmente felice, spero che vada altrettanto bene con questo "Prologo" che ci porta subito nel presente, dal quale si svilupperà poi la storia. Dico e ripeto che questo capitolo serve solo come orientamento (ed è abbastanza noioso, a mio parere) per introdurvi in quella che è la realtà di Midorima, rivisitata dal punto di vista di una persona che, a mio avviso, non avrà un ruolo preminente nel resto degli eventi. Quanto lavoro che ancora c'è da fare .... mi chiedo perchè io ami così tanto mettermi nei guai da sola.... bha, ad ogni modo spero che la lettura vi sia piaciuta e prego che questo capitolo non vi abbia scoraggiati nel continuare a seguire questo lampo di pazzia che io oso chiamare fanfiction X'D (che ansia, sono terrorizzata... ho paura di scrivere cavolate una dietro l'altra: salvatemi !!)

detto questo, vi do appuntamento per il 26 di questo mese.... 

Bacioni,

Athenae.
   
 
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