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Autore: daidou    17/01/2014    3 recensioni
[Mika]
Dorothy è una ragazza semplice, forse talmente semplice da renderla speciale.
Ama il suo carattere forte, un po' ribelle quando serve.
Il suo essere, la sua vita. Erano imperfetti e ha imparato ad accettarli col tempo.
"Vivi e lascia vivere, Dorothy, vivi e lascia vivere!";
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dont cry for me.


Guardai l'orologio, le 7 di mattina. Come ero potuta svegliarmi così presto?
'Buongiorno' dissi prendendo in mano la mia tazza di cappuccino mattutina. "Buongiorno, ti sei svegliata presto."
"Lo so"
"Oggi io vado in centro a fare compere per una commissione poi vado nel mio studio.. se vuoi venire magari inviti Natasha e andate a farvi un giro.."
Era chiaro che cercava in tutti i modi di convincermi.
 Senza dire una parola presi il cellulare in mano e mandai un messaggio a Natasha, la quale mi rispose subito con un «CERTO! Sono fuori casa alle 9»
"Ok, perfetto.. Hai messo qualcosa in questo caffè? È diverso?" 
"Ti piace? Ho messo solo zucchero di canna." Rispose con semplicità. Un 'oh' scappò dalle mie labbra.

-

"Dorothy! Mancano venti minuti alle nove! Faremo in ritardo con Natasha!"
Ero ancora in bagno a spazzolarmi, e dovevo anche mettere il trucco. Odiavo il mio aspetto e avrei preferito non uscire di casa piuttosto che farlo senza trucco.
Mi misi un paio di jeans e una maglietta grigia scollata con le maniche a tre quarti, la mia preferita.
Degli Ugg, una giacca ed ero pronta.
" Andiamo!" Urlai scendendo dalle scale.

Alle 9 eravamo fuori casa di Natasha. Dopo un paio di minuti entrò in macchina sul sedile posteriore.
"Ciao Dorothy, ciao Carmen! Dove andiamo?"
"Ciao Natasha, io volevo andare da H&M o TopShop, tanti negozi, a te va bene?" Dissi rivolgendomi verso Carmen.
"Si, mentre voi state li' io vado in studio.. prendiamo la metro e andiamo a Piccadilly."
Ew, la metro. La odio. C'è un sacco di gente scortese, è sporca e costantemente affollata.
Prendemmo la linea gialla e in 10 minuti eravamo a Piccadilly, e alle 9 non c'era tanta gente in confronto a quella che arrivava verso le 11.
"Ok Dorothy, io vado e dovrei tornare a casa verso le una se tutto va bene. Ti chiamerò. "
"Ciao!" Disse Natasha mentre la  vedevamo allontanarsi sempre di più. Avevamo la libertà totale.
Cominciai a camminare frettolosamente per le strade di Piccadilly.
"Entriamo da Monki!' dissi correndo verso le strade.
Il negozio era buio, con degli arredamenti colorati e luccicanti. Era un po' inquietante. Io amavo le cose inquietanti, le ho sempre amate, mi affascinavano.
Guardavamo gli accessori all'entrata.
"Ehi guarda che carino quest.." 
Riuscii a bloccarla prima che oscurasse cio che avevo da dire: una figura alta e magra se ne passava li' davanti senza dire o fare niente, con il cappello e le mani nelle tasche dei jeans.
Presi la mano di Natasha trascinandola fuori.
'Seguiamolo" dissi senza aggiungere altro.
"Perchè?"
"Ti prego."
Aspettammo che si allontanasse di qualche metro e cominciammo a pedinarlo, me lo diceva l'istinto.
Un passo tirava l'altro sempre più veloce.
Arrivammo alla metro, di nuovo. Seguivo lo sconosciuto e Natasha seguiva me.
Eravamo così di fretta che rischiai più volte di perderlo di vista.
Entrammo nella metro, stavamo in piedi davanti a lui. Sapeva che lo fissavamo come se fosse un criminale, e cercava di far finta di niente. 
Natasha mi diede una pacca sulla spalla e sussurrò 'non fissarlo, è a disagio'.
Stavo perdendo il controllo, anche io mi spaventerei se un sconosciuto mi fissasse in metro, e io ne sapevo molto.
Così spostai lo sguardo sul vetro dietro di lui.
Questa cosa andò avanti per ancora dieci minuti. Non sapevo neanche dov'ero, pensavo solo a seguirlo.
Entrò in grande edificio dietro delle palazzine. 
"Un posto proprio segreto eh" disse Natasha.
"Si, vedo che per entrare bisogna suonare."
Stavamo dall'altra parte della strada a fissare l'entrata.
Natasha afferrò il mio braccio facendomi voltare verso di lei. "Ora mi spieghi perchè siamo arrivati fin qui?!"
"Quello è Mika." Dissi spostando lo sguardo di nuovo sull'edificio. Ne ero sicura al 99%.
"Cosa?!" 
"Quello è il suo studio di registrazione." 
"Porca puttana." ci furono dei secondi di silenzio e di stupore. "Dobbiamo entrare."
"Lo so! Ci sarà un entrata sul retro!"
"Intanto io chiamo Josh." Disse prendendo il cellulare in mano.
Non ero sicura fosse una cosa intelligente chiamare Josh, lo avrebbe detto a Marshall. Si sarebbe intromesso e BAM, ecco un casino.
Loro due non erano affidabili. Ma dopotutto.. Bhe si chiamiamoli.
"Josh! ... Si, stiamo bene! Alla grande! ... È successo che abbiamo scoperto lo studio di Mika! .. Non è uno scherzo ... Sapessimo come entrare, ci sono le telecamere ... Non siamo degli scassinatori!"
Oddio, avevo già paura.
Non avevo intenzione di mettermi nei guai, non di nuovo. 
"Natasha, non voglio mettermi nei guai."
"Cosa potrà mai succedere?" Disse lei sbuffando. Siamo giovani, si. Ma vorrei trascorrere la mia giovinezza senza ritrovarmi con un interrogatorio da parte di Carmen o anche la polizia.
"Non stiamo facendo uno scherzetto, abbiamo intenzione di entare in uno studio!" 
"Lo so, Dorothy." Disse abbassando lo sguardo.
Il mondo mi crollò addosso in un istante, abitavo da tanto tempo nella stessa città di Mika senza mai incontrarlo.
E l'unica occasione era svanita.
Non si può fare questo.
"Non siamo scassinatori." Dissi accasciandomi su me stessa appoggiata al muro.
Scoppiai in lacrime. Erano così tante che tutte le macchine che stavano dietro di noi non si vedevano più bene, erano solo un ammasso di colori.  mi abbracciò e insieme tornammo alla metro, non oso immaginare come il mio mascara fosse sparso qua e là sulla mia faccia.
Non potevamo fare quello, e sicuramente non potevo andare a cercarlo in giro per la città. Non ero una stalker, e non sarei comunque stata capace di esserlo.

Non sapevamo nemmeno dov'eravamo finite.
"Dai, andiamo a mangiare qualcosa." Disse poggiando una mano sulla mia spalla.
"No, voglio tornare a casa." Non feci in tempo a farla parlare e aggiunsi "E ci andrò da sola."
Ero arrabbiatissima, la cosa peggiore è quando la rabbia si trasforma in lacrime.
Il tragitto da Piccadilly a casa sembrava infinito.
E tutti mi fissavano, ero davvero in stato da urlare 'non avete mai visto una ragazza piangere?'
Arrivata a casa mi buttai sul divano e scoppiai in tutte le lacrime che poteva contenere una vasca, mi sentivo di fare solo quello.
E piansi tutto il giorno, anche il giorno dopo.
E avevo fatto preoccupare Carmen visto che non avevo intenzione di raccontarle nulla.
E non mi ero scusata con Natasha, dovevo farlo.
Così mi vestii come al solito : jeans, maglietta, felpa e la mia giacca di pelle, la mia preferita.
Solita metro, solita linea, tutto al solito. Mai succedesse qualcosa di bello.
Mi addentrai nelle stradine intrecciate, come in un labirinto.
Entrai in un parco del quartiere, non ci entravo da tempo. Ricordo le giornate passate li' con i miei genitori, quando ero ancora felice.
Il mio idolo ha dato un senso alla mia vita: la musica.
E lo dovevo incontrare di persona.
Mi rannicchiai su me stessa riducendomi in lacrime, odiavo mostrare la mia parte vulnerabile, eppure stavo piangendo.

Delle mani si strinsero intorno al mio bacino da dietro di me.
I brividi si facevano spazio nella mia schiena e mi sentivo il cuore battere all'impazzata.
Spaventata tanto da poter morire, sono sempre stata una debole di cuore.

"Ehi..  Non voglio che piangi per me."
  
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