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Autore: Alue    18/01/2014    2 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVIII
 
Quella notte dormii poco, la mia testa fu costellata di miriadi di pensieri: perché nessuno mi aveva detto che Hongki era cugino di Jong? Perché erano stati tutti taciturni? Perché nessuno me ne aveva mai parlato? Che segreto c’era?
Mi rigirai tante volte nel letto, non trovando una posizione, né tanto meno pace alle mie domande senza fine. Mi sembrava d’impazzire. Avevo intuito che qualcosa c’entrasse Yoona, la madre di Jong, ma Hongki… perché, se era suo cugino, non me l’avevano mai fatto conoscere?
Guardai la sveglia sul comodino quella domenica, e vidi segnare le sei in punto. Non riuscendo a chiudere occhio, decisi che fosse meglio alzarsi e andare a fare colazione, così scesi dal letto e m’infilai una felpa per rimanere calda. In cucina scaldai un po’ di latte e ne versai un po’ in una tazza, preparando un po’ di biscotti su un vassoio. Quando tutto fu pronto, andai a mangiare in salotto, seduta sul piccolo tavolinetto a guardare la tv.
Dopo un’ora scese mia madre, che mi trovò sdraiata, ancora intenta a fissare lo schermo della tv come un’ameba. Si sporse e chiese preoccupata: -Come mai sei sveglia a quest’ora?-.
-Non riuscivo a dormire-, fu tutto ciò che risposi senza staccare gli occhi dallo schermo.
Non continuò a domandare, piuttosto assonnata andò a prepararsi un po’ di colazione e subito dopo scese mio padre, che senza parlare entrò in cucina. Ero sicura che entrambi non avrebbero parlato di Hongki, perciò aspettai che uscissero di casa per il lavoro, così da aspettare con calma le mie due prede: Jong e Hongki.
-Tesoro, io e tuo padre andiamo. Mi raccomando bada tu a Nanà per oggi-, disse mamma uscendo da casa.
-Non preoccuparti. Me ne occuperò io-, risposi senza troppo entusiasmo e con uno scatto, richiuse la porta. Eravamo soli.
Nanà si sveglio prima dei due e le feci fare colazione, per poi mettermi a giocare un po’ con lei, ma subito dopo qualche minuto, vedendola ancora assonnata, la feci riaddormentare e la portai in camera sua. Tornai così a guardare la tv.
Il primo a scendere fu Hongki, con una felpa bianca indosso e i capelli biondi raccolti in un piccolo codino, mentre Jong scese subito dopo, senza neanche degnarsi d’infilarsi una maglia. Lo guardai truce senza fiatare e tornai a fare zapping con il telecomando, rimanendo sdraiata sul divano.
-Hongki, scaldo del latte? O preferisci qualcos’altro?-, domandò Jong aprendo il frigo.
Hongki si sedette al tavolo, mezzo morente, e lo guardò per un lungo istante per poi rispondere: -No, del latte andrà bene. Per favore prepara il caffè… o non ce la farò a superare questa giornata-.
“Certo, tu sei allegro e pieno d’energia alle tre del mattino! Ci credo che sei in coma adesso!”, pensai.
-Okay-, disse Jong e sentii il gas accendersi.
Aspettai qualche istante, poi mi alzai e con passo lento andai a prendermi qualche biscotto nella credenza, poiché avevo di nuovo fame. Ne portai qualcuno anche a Hongki e mi sedetti accanto a lui. Cominciai a mangiare, guardando mi fratello versare del latte in due tazze e portarle al tavolo. Silenziosamente fecero colazione, mentre scrutavo o i loro volti: erano uno più morto dell’altro, con le occhiaie che ricadevano nelle rispettive tazze.
Hongki alzò gli occhi stanchi su Jong e chiese: -Oggi avete le prove anche se è domenica?-.
-No, credo che andrò a correre o in palestra. Devo decidere-, rispose Jong inzuppando un biscotto.
-Ti scoccia se vengo con te? O vai con gli Shinee?-, continuò a domandare il biondino, con una scintilla di speranza nel volto.
-Devo vedermi con Minho, ma non penso ci siano problemi per lui. Vieni pure, a noi fa piacere-, rispose di nuovo Jong e con un solo sorso finì la sua colazione.
Mentre Jonghyun si alzava, mi lasciai sfuggire una domanda sarcastica, per avviare il discorso: -Già, come non potrebbe fargli piacere, cuginone?-. Marcai per bene l’ultima parola e ciò bastò a far irrigidire Jong a metà strada e a far strabuzzare gli occhi a Hongki, che mi fissò con aria colpevole.
-Chi è che te l’ha detto?!-, domandò Jong rimanendo a bocca aperta.
-Giuro che non sono stato io!-, commentò Hongki.
-Come faccio a saperlo!? COME FACCIO A SAPERLO, MI CHIEDI!? E' colpa tua e della tua boccaccia che sta sempre a parlare! Ma la domanda più+ giusta sarebbe: come facevo a non saperlo!?!-, risposi imbestialita.
-Credo che mi abbia sentito ieri sera in macchina…-, disse Hongki dispiaciuto, abbassando la testa.
-GIA'!-, tuonai nella sua direzione.
Jong posò la tazza sul lavandino e si avvicinò: -Va bene, adesso calmati… possiamo parlarne-, disse con una calma innaturale che mi fece saltare ancora di più i nervi.
-IO NON VOGLIO PARLARNE! VORREI SAPERE PERCHé NON MI è STATO MAI DETTO CHE HONGKI E’ MIO CUGINO!-, sbraitai alzandomi.
-Ma non sono tuo cugino!-, intervenne Hongki.
La mia testa scattò a fulminare Hongki: -Per cortesia non diciamo idiozie!-, sentenziai.
-E’ così –continuò Jong sempre più vicino- Non è tuo cugino, solo mio…-.
-PERCHE’ NON ME L’AVETE MAI DETTO!?-, urlai.
-Perché ci hanno sempre detto di non dire nulla!-, rispose Jong.
All’improvviso la porta di casa si aprì, e da fuori ne entrò papà, che sfrecciò in salotto per recuperare una valigetta che si era dimenticato. L’afferrò al volo e si diresse nuovamente alla porta, ma non fu facile uscire per lui: -APPA!-, urlai.
-Cosa, tesoro?-, domandò fermandosi di colpo.
-PERCHé NON MI HAI MAI DETTO CHE HONGKI E’ MIO CUGINO!?-, domandai scura in volto.
Papà si fece sfuggire la valigia dalle mani, la quale cadde a terra con un tonfo facendoci rimanere in silenzio, e ci guardò stralunato prima a me, poi Jong, Hogki e tornò nuovamente a me: -Chi ti ha raccontato una cosa simile?-, domandò senza staccare gli occhi inceneritori da Jonghyun.
-Secondo te?-, domandai ironica incrociando le braccia.
-KIM JONGHYUN!-, tuonò papà guardandolo male.
-Non è colpa mia!-, si difese subito mio fratello che nel contempo indietreggiò.
-Non dire bugie! Come fa a sapere che Hongki è tuo cugino!?-, fiammeggiò mio padre.
-ALLORA è VERO!-, strillai.
-CERTO CHE è VERO!-, urlò Jong ormai isterico, mentre Hongki si faceva piccolo, piccolo sulla sedia.
-Perché le hai detto di Hongki!?-, strillò papà.
-Non glie l’ho detto! Possibile che tu non mi creda mai!?-, rispose Jong furioso e offeso.
-Zio, non è colpa sua… io…-, intervenne Hongki colpevole, stropicciandosi nervosamente le mani.
Papà si girò verso Hongki: -Non è colpa sua? E’ SEMPRE COLPA SUA!-.
-APPA!-, strillò Jong.
-NIENTE APPA! Perché una volta tanto non ammetti quello che fai!? Non sei più un bambino, Jonghyun!-, lo zitti papà, facendo quasi tremare la casa.
Li guardai truce tutti quanti, perché Jong continuò a rispondere e la discussione continuò per qualche minuto. Quando fui stufa, strillai: -BASTA! FATELA FINITA!-.
Un silenzio innaturale cadde nella stanza e li guardai con odio, trafiggendoli. Jong guardava furioso papà che contraccambiava il suo guardo; Hongki invece era impegnato a guardarmi con aria preoccupata.
-Me ne vado a fare quattro passi. Tenete d’occhio voi Nanà. Non ho voglia di vedervi-, sentenziai torva in volto, prendendo il cappotto e infilandomelo.
-Bocciolo, io…-, biascicò papà prima che uscissi.
-Appa…-, lo ammonii fermandomi sulla porta, senza girarmi.
Non disse nulla, consapevole del fatto che se avesse continuato avrebbe aggravato ancor di più la situazione. Una volta fuori da casa, sentii le loro urla riprendere, ma me le lasciai alle spalle e mi avviai a piedi, in strada, con l’-ipod nelle orecchie, per raggiungere il prima possibile un po’ abbastanza tranquillo da calmare i miei bollenti spiriti.
 
*°*°*°*°*
Quella mattina mi alzai abbastanza tardi per i miei standard, perché la sveglia non aveva suonato, ma non mi persi d’animo e m’infilai una tuta comoda invernale e, messa una kefia, scesi in cucina dove trovai mia madre intenta a fare colazione.
-Ciao, mamma!-, esclamai appena la vidi e le schioccai un sonoro bacio sulla guancia.
Aprii il frigorifero e ne tirai fuori un cartone di choco-milk, ne versai un po’ in un bicchiere e lo sorseggiai velocemente.
-Come mai di così buon umore?-, domandò mia madre, mentre mi squadrava di sottecchi, trattenendo a forza un sorriso felice.
-Mmh? –chiesi- Ehm… non so. Mi sono svegliato così questa mattina. Vado a correre, non credo di tornare per pranzo, perché Kyu Jong mi ha invitato a mangiare da lui-, dissi mentre riponevo la tazza nel lavello.
-Sei sicuro che sia solo questo?-, chiese ancora titubante.
-Certo!-, dissi sorridendo con ovvietà.
-Kim Hyun Joong, sta mentendo. Ti conosco bene…-, continuò imperterrita con un sorrisetto malizioso.
-Mamma… -cominciai avvicinandomi lentamente a lei- come potrei mentirti?-, domandai con un viso finto d’angelo.
-Come tutti i figli del mondo-, osservò alzando un sopracciglio furbamente.
-Sputa il rospo-, continuò.
-No-, dissi fermo.
-Hyun Joong! Dimmelo subito o mi costringerai a non farti uscire!-, strillò.
-Allora acchiappami!-, scherzai e corsi via lasciandomi dietro le sue urla divertite dal mio comportamento.
Scesi per le scale velocemente e m’infilai i guanti strada facendo. Quella mattina mi sentivo felice, perché proprio la sera prima avevo preso una decisione. Una decisione che sapevo poteva essere catastrofica, ma quello che sentivo dentro ormai l’avevo capito e non potevo ignorarlo ancora a lungo.
Mi misi in strada e corsi a passo serrato verso il parco; era una bella giornata e avrei potuto correre per intere ore senza sosta.
 
“Hyun Joong… l’hai ignorata per tutto il santo giorno. E ciò ti ha infastidito non poco. Ti sei innervosito perché non hai potuto incrociare il suo sguardo e quasi avresti ucciso Kibum per averla abbracciata così calorosamente! Dici sempre che è lei a essersi innamorata, ma a quanto pare chi è cotto qui sei tu! Prendi una decisione!”, pensai facendo zapping in tv. Mamma si sedette accanto a me e il film che avevamo scelto insieme partì.
“Allora? Sta sera è alla festa di quella sua amica… come si chiama? Federica… bah. Mi ricorda vagamente qualcuno. Come ti senti? Uno schifo perché vorresti stare li a sorvegliarla e a vedere quello che combina. Questo non è un comportamento da persona menefreghista, è un comportamento da persona gelosa!”, continuai a pensare.
-Popcorn?-, chiese mamma offrendomi la ciotola. Scossi la testa e le sorrisi, passandole un braccio sulle spalle e lei si rifugiò sul mio petto.
-E’ bello avere un figlio come te, Joong…-, sospirò.
Le diedi un bacio sulla nuca e sorrisi dolcemente: -Ti voglio bene, mamma-.
“INSOMMA! Vuoi darti una decisione!? Prima la torturi, poi la ignori, poi fai il carino e poi torni a torturarla! POVERA PICCOLA MARTIRE! Chissà come staresti al posto suo!?”, pensai.
Mi strinsi a mia madre e guardai altrove: “Beh… quello che provo è ormai chiaro a tutti. I SS501 hanno ragione, è chiaro come l’acqua… mi sono innamorato. E pensare che non l’avrei mai detto… Provare non costa nulla no? L’ho talmente assillata che ormai se cambio di nuovo umore non ci farà nemmeno più caso”, continuai.
-Tesoro che succede? Sei distratto-, osservò mia madre guardandomi.
-Come mamma?-, chiesi.
-Sei… assorto in qualche pensiero. A cosa pensi?-, domandò.
-A nulla, mamma, sono solo un po’ stanco-, risposi senza troppe emozioni.
- Allora va a dormire-, consigliò.
-No, resto a farti compagnia. Domani posso dormire. Torna a guardare il film-, sorrisi e così fece.
“Ma non posso corteggiarla da un momento all’altro, lo capirebbe subito! E se invece di comportarmi male con lei, non cominciassi semplicemente a essere un po’ meno sgarbato? In questo modo non l’allontanerei, no? Negli ultimi giorni ho fatto di tutto pur di farmi odiare e ho la sensazione che ci sia riuscito; senza contare quando le ho detto che non m’interessava affatto una come lei… Ebbene sarà così! Da domani cambierò completamente”, pensai deciso, subito dopo però fui preso dallo sconforto: “Ma come?”.
Mi veniva da piangere per la disperazione, perché non avevo nessuna idea di come poter cambiare senza risultare un completo idiota, ma poi all’improvviso arrivò l’illuminazione, che poteva essere abbastanza innocua e da me: “Non voglio corteggiarla, sarebbe troppo evidente. Aspetterò che la situazione si freddi un po’… per il momento rimarrò neutro, senza darle troppo fastidio”.
In quel momento il mio cuore si sentì più leggero, come se da tanto tempo non aspettasse altro che togliersi almeno un piccolo peso e a tutti quei pensieri, lo sentii galoppare più velocemente. Sorrisi e strinsi mamma fra le mie braccia, immaginando che fosse lei.
-Mmh? –mugolò mia madre- Joong perché mi stringi così? Sei sicuro che vada tutto bene?-, domandò.
-Sì, mamma. Tutto bene-, sussurrai e tornai a guardare il film.
 
Appena arrivato nel parco non mi fermai, ma continuai a correre sulla pista senza sosta, guardando le famigliole felici, passeggiare tutti insieme. In quel momento mi chiesi quanto tempo era passato da quando mio padre mi aveva portato a giocare in quel parco e m’irritai a morte, pensando che erano passati più di quattordici anni. Rallentai la corsa, fino a camminare e cercai di togliermi dalla testa quei pensieri, concentrandomi sul motivo della mia felicità quella mattina. Non solo avevo deciso di smetterla d’infastidirla, ma avevo pensato anche che magari così facendo anche le altre persone avrebbero smesso di guardarmi con odio. Da un po’ di tempo i miei comportamenti da cattivo ragazzo mi stavano stancando e desideravo ardentemente tornare com’ero. Vedevo che anche ai SS501 mancava il loro vecchio, pazzo, scherzoso leader; i miei modi infastidivano soprattutto Jun, che da quando mio padre era partito era quello che mi era rimasto più vicino, anche dopo il litigio per Yaya.
Ripresi a correre, dirigendomi verso la fontana, ma in lontananza vidi una sagoma bene conosciuta. Era lei. Se ne stava seduta sul ferro che circondava la struttura fontanile, con uno sguardo perso nel vuoto e mi chiesi perché fosse così triste. La raggiunsi silenziosamente correndo e frenai il mio passo a poco a poco, perché avrei voluto sedermi accanto a lei, ma quando vidi che qualcuno si stava avvicinando prima di me, mi bloccai, restando a guardare chi fosse. Era di spalle, perciò non capii subito di chi si trattasse; solo quando si sedette accanto a lei, riconobbi la chioma rossa di Young Saeng. In quel momento un attacco di pura gelosia mi colpì in pieno petto. Benché fosse Saeng e che non le avrebbe fatto nulla di male, mi dava fastidio che fosse arrivato prima. Mi sedetti su una panchina nei paraggi e li osservai da lontano, speranzoso che se ne andasse presto.
 “Il mio umore è destinato ad andarsi benedire anche questa mattina”, pensai con una punta d’odio.
 
*°*°*°*°*
Avevo camminato tanto per le vie si Seoul, in cerca di un posto tranquillo in cui poter riacquistare un po’ di lucidità per pensare in modo decente a ciò che mi circondava. Le cuffie alle orecchie mi avevano tenuto compagnia fino a quel momento, mentre i piedi mi avevano portato fino al parco, dove sempre una domenica Hyung Jun mi aveva invitato a cena fuori.
Arrivata, mi guardai intorno e tutto sembrava tranquillo, con le famiglie a spasso e i bambini che ancora giocavano a palle di neve, o facevano pupazzi con i papà; alcune persone anziane se ne stavano sedute sulle panchine a parlare, ma di ragazzi non se ne vedeva nemmeno l’ombra, probabilmente tutti in coma nei rispettivi letti per qualche festa del sabato sera. Mi diressi così alla fontana, che nonostante fosse febbraio, era l’unica in tutta Seoul che non fosse completamente ghiacciata. Alcuni zampilli d’acqua uscivano a fatica, anche se la vasca era cristallina, un perfetto ghiacciolo.
Mi sedetti sulla sponda di ferro che circondava la fontana e osservai le piccole stallatiti che pendevano dai bordi: "Appa… perdona il mio comportamento impulsivo e la mia reazione esagerata. Lo so che non avrei dovuto arrabbiarmi così e se mi avete nascosto questo segreto è per una buona causa, ma sai bene che odio non conoscere le cose, specialmente se sono così importanti. Perdonami anche perché me ne sono andata via su due piedi, ma non avevo voglia di prolungare quella discussione…”.
Sospirai sonoramente e la canzone che stavo ascoltando finì; abbassai lo sguardo per cambiare, ma la mia attenzione fu attirata da qualcuno che si avvicinava a me, così rialzai la testa e vidi Young Saeng arrivare con un grande sorriso sulle labbra. Almeno lui era felice!
Mi tolsi le cuffie e gli sorrisi a mia, volta aspettando che si sedesse accanto a me: -Guarda chi si rivede!-, esclamò.
-Ciao, Sumbae-, lo salutai chinando il capo educatamente.
-Come stai?-, mi chiese.
-Bene, e tu?-, domandai. Young Saeng non era cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto, aveva ancora i capelli rossi, con qualche ricrescita qui e là, ma stava comunque bene. Assomigliava molto ad una lontra e il viso rotondo e paffuto era molto rassicurante.
-Molto bene. E’ un po’ che non ti vedo in giro… a parte le prove-, osservò.
-Già, come hai passato il Natale? So che stavi lavorando insieme ai SS501-, dissi curiosa.
-Sì, ero con loro e ci siamo divertiti lassù in albergo. E so che c’eri anche tu con noi!-, disse malizioso, facendomi arrossire. Il suo sorrisino furbo mi divertì, perché in fondo non c’era cattiveria nelle sue parole, anzi… era piuttosto piacevole stare in sua compagnia.
-Già… c’ero anch’io-, dissi rattristandomi un po’, ripensando a Hyun Joong, ma senza smettere di sorridere.
Saeng mi guardò attentamente, studiandomi, poi disse: -Mmm… e come mai quel musino triste?-.
-Non sono triste, Sumbae!-, obbiettai.
Il ragazzo si portò le braccia al petto, incrociandole, e mi guardò in tono di sfida, ma al contempo divertito: -Ma davvero?-.
-Si! –dissi convinta, ma poi cambiai idea- No…-, commentai.
-Posso immaginare perché, ma non ti farò nessuna domanda. Credo che tu ne abbia abbastanza, no?-, domandò, pizzicandomi scherzosamente una guancia.
Annuii lentamente, guardando a terra, e poi sentii chiedere: -Come mai sei sola, soletta qui?-.
-Ho litigato con i miei… cioè in realtà sono venuta a sapere di una cosa, ma non mi va di parlarne. Ero qui proprio per non pensarci tanto, perché avevo bisogno di calmare i miei nervi. E tu?-, risposi per poi chiedere con curiosità.
-Devo andare a prelevare Jun a casa sua, così facciamo uscire Jung Min. Sono secoli che se ne rimane rintanato in casa. Andiamo a mangiare fuori!-, disse ridendo.
-Interessante… -commentai divertita- Beh… e con… con Tiffany com’è andata a finire?-, domandai subito dopo. Era strano parlare di nuovo della mia ex migliore amica dopo secoli, ma in fondo m’importava ben poco di lei ormai, dopo tutto quello che aveva combinato. Ero curiosa però di sapere come fossero andate le cose fra lei e Saeng.
Young Saeng abbassò il capo, rattristato, ma subito dopo mi guardò negli occhi e scrollò le spalle: -E’ andata... Dopo quello che mi avevi detto le ho parlato e prima di partire diciamo che… ci siamo “lasciati”-, rispose mimando con le dita le virgolette sull’ultima parola.
Annuii e sospirai dispiaciuta per lui. Capivo come si sentisse, perché Tiffany all’apparenza sembrava una brava ragazza e magari lui se n’era innamorato, ma in era meglio battere il ferro quand’era ancora caldo; per questo gli avevo detto senza esitazioni quello che realmente era.
-Ne troverai una molto meglio di lei!-, dissi sorridendo per incoraggiarlo.
-Senza dubbio! Grazie per la dritta su Tiffany… Senza di te, quel giorno al Paradise Caffè non so davvero come sarebbe andato a finire-, disse.
-Dovere-, commentai scrollando le spalle, sorridendo.
-E Minho? Come sta?-, domandò.
-Non sapevo t’interessassi di lui!-, esclamai sorpresa e divertita.
-No, però siamo stati compagni in questa storia no?-, rise.
-Si è ripreso e, come ti ho appena augurato, anche lui ha trovato una ragazza migliore di Tiffany. Si chiama Amber. La conosci?-, domandai.
Young Saeng ci pensò un po’ su, poi annuì: -Sì, faceva parte di un gruppo femminile che ha partecipato alle audizioni della scuola-.
-Capisco…-, dissi.
Guardai l’orologi sul display dell’i-pod ancora acceso e lessi che erano le undici e mezzo. Sospirai  e lo guardai: -Per me è giunta l’ora di tornare a casa-, annunciai.
-Va bene. Ti accompagno-, disse.
-No, Sumbae… ti ho già fatto perdere tempo, è meglio che tu vada-, risposi.
-Non se ne parla, io vengo con te. E se continui a polemizzare in questo modo, arriverò sempre più in ritardo-, commentò, alzandosi e mi scompigliò la frangia sulla fronte.
-Già… non ci avevo pensato…-, borbottai fra me, mentre lui avanzava.
-Allora andiamo?-, chiese già a metà strada.
-Eh? Sì, arrivo!-, urlai e gli corsi in contro.
Young Saeng era una personcina molto gentile. In vacanza, su in montagna, mi ero ritrovata spesso a osservarlo in mezzo agli altri SS501 e lui sembrava l’unico che spiccasse meno degli altri. Molto più timido e riservato, ma alla fine era molto dolce e pieno di energie anche lui, proprio come dimostrava quando saliva sul palco.
Mi accompagnò fino a casa e con un ultimo sorriso andò via, per raggiungere i suoi amici. Quel piacevole incontro mi aveva procurato buon umore e perciò fui grata a Saeng. Non lo conoscevo molto come Hyung Jun, ma mi era simpatico!
 
*°*°*°*°*
L’aveva riaccompagnata a casa! A CASA!  Mi sembrava d’impazzire! Avrei voluto alzarmi, andare da loro e prenderla per un braccio, trascinandola via con me, ma i miei muscoli non avevano risposto a nessun segnale, lasciandomi rodere lo stomaco dalla gelosia, mentre li vedevo andar via. Sorrideva! Sorrideva a Young Saeng! Un ragazzo a cui non aveva mai rivolto la parola! Possibile!?
Mi alzai di scatto, stizzito e irritato, dirigendomi a passo pesante a casa di Kyu Jong per il pranzo e in poco tempo arrivai, dato che era molto vicino al parco.
Suonai il campanello con insistenza, aspettando impaziente che Kyu Jong aprisse e una volta dentro il cortile, corsi su per le scale. Non ci fu bisogno di bussare, perché la porta era già aperta e mi precipitai dentro casa, sbattendola per chiudere.
-Io non posso continuare a vivere così! Impazzirò! Anzi no, sono già pazzo!-, strillai come se stessi in casa mia. Ero fuori di me.
Kyu Jong spuntò dalla cucina e mi guardò preoccupato dall’alto dei suoi capelli castani, asciugandosi le mani in un grembiule: -Cos’è successo?-, domandò.
-Cos’è successo!? Cos’è successo, mi domandi!? Ha incontrato Young Saeng al parco e indovina!? E’ tornata a casa con lui! STIAMO SCHERZANDO!?-, risposi strillando.
-Ma chi?-, chiese Kyu Jong non capendo.
-Ilaria, chi sennò!?-.
-Calmati, Hyung –sussurrò Kyu Jong sempre più preoccupato, lanciando uno sguardo al corridoio che dava sulla camera della madrei- Che male c’è se Saeng l’ha riaccompagnata a casa?-, domandò, poi fece una breve riflessione, guardando un punto fisso nel vuoto, e mi guardò: -Un momento, perché era con Saeng?-, chiese.
-Sì sono incontrati per caso al parco, almeno credo…-, risposi distrattamente, sedendomi sul divano.
-Allora di che ti preoccupi? Young Saeng è nostro amico…-.
-Lo so! Ma perché si parlavano con tanta confidenza!?-, strillai nuovamente nel delirio.
-Hyun Joong… -cominciò sospirando esasperato- ascolta: prima di tutto cerca di calmarti e secondo, non credo che ci sia niente d’importante fra i due. Fra l’altro so che lei l’ha aiutato nella storia con Tiffany. Credo che sia questo il motivo dell’affiatamento-, spiegò, rientrando tranquillamente in cucina.
Mi alzai e lo seguii e subito fui investito da un buon profumino di ramen. Annusai l’aria e vidi che una pentola stava bollendo: -Dov’è tua madre?-, chiesi.
-E’…-, rispose.
-Tesoro, perché strillate? E’ successo qualcosa?-, domandò una donna abbastanza giovane, entrando in cucina.
-Era solo Hyun Joong che si sfogava, mamma-, rispose Kyu Jong con estrema naturalezza, rimescolando in pentola.
Strabuzzai gli occhi subito dopo le parole di Jong, farfugliando e inchinandomi ripetutamente: -Choesong-inmida, hajungumma! Mi dispiace davvero tanto! Non credevo che f-fosse…-.
-Oh, Hyun Joong! Come sono contenta di rivederti! Non vieni quasi mai a trovarci! Sei un ragazzo così ben educato! –esclamò la signora afferrandomi per le guance e strapazzandomi come un bambolotto, mentre Kyu Jong se la rideva- Sono contenta che tu abbia accettato di venire a pranzare da noi! Kyu Jong ha persino chiesto di cucinare lui!-, disse tutta contenta come se non fosse successo nulla.
Mi lasciò le guance, guardandomi con occhi adoranti e m’inchinai di nuovo: - Choesong-hamnida…-.
-Non chiedere scusa, avrai avuto i tuoi motivi per strillare così-, sorrise e poi si rivolse al figlio: -Yha! Stai per bruciare il riso! Spegnilo!-.
-Come vedi anch’io ho molto da gridare -continuò sorridendomi nuovamente- bene ragazzi, vi lascio soli. Non combinate pasticci in mia assenza. Kyu Jong, io vado a prendere tuo padre a lavoro, la macchina non parte; cerca di non dar fuoco alla casa!-, sbraitò.
-UMMA! Non sono così stupido!-, si lamentò Kyu Jong.
-Fa come ti ho detto…. Hyun Joong, ti prego controllalo-, commentò e andò via.
Kyu Jong rimase imbronciato per un po’, ma poi tornò con il suo solito sorriso sulle labbra. Mi piaceva quel ragazzo, nonostante tutto era l’unico che non mi dava mai filo da torcere nel gruppo.
Sospirai ricomponendomi e diedi una pacca sulla schiena a Kyu Jong: -Dai, ti aiuto a cucinare -dissi sorridendo- non ci pensare-.
-Grazie-, disse e si rimise ai fornelli mentre io tagliavo qualche verdura.
Senza staccare gli occhi dalle pentole cominciò a farmi una serie di domande; ovviamente la nostra discussione non era finita: -Beh, come mai sei così sconvolto per il fatto di Saeng? In fondo, anche se ti abbiamo preso in giro, ci hai sempre detto che Ilaria non t’interessava. Non è così?-.
Smisi di affettare una carota per un attimo e ci pensai su, poggiandomi con una mano al tavolo: -Sai… forse non me ne sono reso conto, ma… magari non è come dico sempre…-, ammisi.
-Che intendi dire?-, chiese girandosi di cento ottanta gradi.
-Posso parlare sinceramente con te, Kyu Jong?-, chiesi alzando i miei occhi su di lui.
-Certo, Hyung-.
-E non andrai a spifferarlo agli altri tre, giusto?-, domandai. Avevo davvero intenzione di aprirmi con qualcuno. Tutti quei pensieri in mente mi stavano uccidendo e volevo condividerli, per capire cosa fare.
Kyu Jong scosse la testa, serio in volto, mentre aspettava una mia spiegazione. Sospirai profondamente e presi coraggi, socchiudendo per un secondo gli occhi, poi lo guardai: -Ebbene ascoltami, perché questa è la prima volta che ne parlo francamente… –cominciai- Vedi, tutto quello che voi sapete sia successo negli ultimi mesi, e cioè che ho provato in tutti i modi a conquistarla, beh ha funzionato. E’ caduta e lo vedo nel modo in cui mi parla, nel modo in cui diventa nervosa in mia presenza e nel modo in cui cerca di rispondermi, ma non ci riesce-, dissi.
-E’ fantastico, no? Non era ciò che volevi?-, chiese felice e perplesso allo stesso tempo.
-Sì, ma… tutto questo ha avuto effetti collaterali, cioè… non so se chiamarlo veramente così ma…-, esitai.
-Ma?-.
-Credo proprio di essermi innamorato anch’io-, dissi serio, vuotando il sacco.
Kyu Jong mi fissò per un lungo, interminabile attimo, in cui forse stava pensando a qualcosa da dire, o qualcosa per sdrammatizzare, o magari una parola per dire “Evviva! Allora meglio così!”, ma chiese: -E cosa pensi di fare?-.
-E’ questo il punto: non lo so. So che ogni volta che la vedo insieme ad un altro stringo i pugni e mi viene un nodo allo stomaco; ogni volta che sorride sento le farfalle nello stomaco, anche se quei sorrisi non sono rivolti a me e… non ve l’ho detto, ma quando l’ho baciata, ho sentito scariche elettriche ovunque. E’ una cosa da… non ci mangio, non ci dormo, tocco le stelle, sto per fare gol alla coppa finale del mondo!-, risposi con occhi sognanti e in quel momento la vidi davanti a me, più bella che mai.
Kyu Jong non commentò. Era pensieroso e mi fissava con uno strano sguardo fraterno, come se potesse capire il mio stato d’animo, ma non capisse i miei pensieri che non riuscivano a trovare una soluzione.
Tornò a cucinare, senza fornirmi alcun conforto, né parola, così tornai a tritare le verdure. Dopo un po’ di silenzio che era calato fra noi, chiese: -Hai intenzione di mandare avanti la farsa? O ti dichiarerai?-, domandò serio dopo un po’.
Alzai lo sguardo, ma non mi stava guardando. Era di spalle e continuava a sentire com’era la zuppa e ad aggiungere le spezie: -Non so… -dissi- vorrei riuscire a dichiararmi senza risultare un cretino. In fondo… questi giorni l’ho davvero torturata e…-.
-Perché?-, domandò interrompendomi.
-Ero stressato per casa e… geloso-, sbottai.
-Potevi tenere i tuoi problemi per te e non farli ricadere su di lei-, mi ammonì e mi sentii offeso.
-Yha… non farmi la paternale-, dissi.
-Non ti sto facendo la paternale, solo che non riesco a capirti -disse tornando a girarsi- Come fai a dire che l’ami se la tratti in quel modo?-, chiese.
-Pensi che lei mi odi, vero?-, chiesi.
-No, io penso che tu sia uno stupido innamorato e che lei sia lo stesso. Anche noi SS501 ci siamo accorti delle vostre stranezze, ma non riusciamo a capire perché non ammetti a te stesso che vuoi stare con lei! Guardati, Joong! Con lei torneresti a sorridere e a non pensare a tutti i problemi che hai!-, esclamò. Perché dovevo essere ripreso da lui che era più piccolo di me? Io ero lo Huyng! Non lui! Eppure non ribattei, piuttosto restai zitto.
-Te lo chiederò di nuovo –disse paziente e sereno- hai intenzione di corteggiarla, dichiararti? Oppure vuoi continuare a opprimerla?-.
-Voglio che sia mia, ma non so da dove cominciare. Dopo tutto questo tempo non posso cominciare a corteggiarla come se niente fosse! Mi prenderebbe per pazzo!-, risposi.
-Io credo che lei già lo pensi –commento sarcastico- ma comunque, non hai nessuna idea?-, continuò.
Scossi la testa e Kyu Jong sospirò: -Perché non provi ad essere te stesso con lei? In fondo non ti farebbe male ritornare ad essere meno cupo e più solare. Tu lo eri Joong, e lo sei ancora, solo che non vuoi far uscire quel lato di te, perché hai paura che non essendo più scontroso, soffrirai-. Era strano sentirselo dire, ma era proprio così, Kyu Jong aveva ragione!
-Che pensi che debba fare?-, domandai.
-Sii gentile con lei –disse scrollando le spalle- è una ragazza molto dolce e se anche l’hai ferita, penso che se le dimostri di essere un bravo ragazzo, si aprirà completamente a te-, rispose e si girò, scolando finalmente il riso. Lo guardai fare i piatti per un po’, poi mi unii a lui, pensando a ciò che aveva detto, e insieme li portammo in tavola.
A pranzo fui silenziosi e sorrisi e annuii a tutto ciò che la madre mi diceva, o chiedeva. Pensai seriamente che Kyu Jong avesse ragione e che il modo migliore per arrivare al suo cuore, non era continuare a essere bruto, ma cominciare a piccolo passi a essere gentile. In fondo… avrei potuto sempre rimediare.
 
*°*°*°*°*
Dopo essere stata riaccompagnata a casa da Young Saeng, il buon umore andò via quasi subito, perché avvertivo gli animi in tensione, specialmente quello di Jong che non mi rivolse la parola appena entrai. Papà era tornato a lavoro e Hongki era nella camera di Jong con Nanà. Riposi così il cappotto sull’appendi abiti e mi tolsi le scarpe, salendo così in camera mia, dove passai il resto della giornata facendo i compiti.
Alla sera papà rincasò con mamma, ma a cena nessuno fiatò, segno che papà aveva già parlato con la mamma. Ne fui felice, poiché non avevo voglia di stare a riaprire di nuovo la discussione, ma speravo che qualcuno di loro prima o poi si decidesse a spiegarmi la situazione con un po’ di garbo e gentilezza.
Il mio desiderio si realizzò soltanto dopo cena.
Mi ero già messa nel letto leggendo un libro, quando sentii bussare alla porta: -Si?-.
-Bocciolo, posso entrare?-, domandò papà.
Sospirai e chiusi il libro, rispondendo: -Vieni pure-.
Papà entrò in camera e silenziosamente si sedette sul letto accanto a me. Mi guardò per un istante negli occhi e poi sorrise: -Stavi per andare a dormire?-.
-No, leggevo…-, risposi scollando le spalle e mostrando il libro.
Papà annuì, facendosi pensieroso, come se stesse combattendo contro se stesso, ma poi tornò a sorridermi e disse: -Scusa per oggi-.
-Per cosa? Te la sei presa con Jong, ma non con me-, risposi sorridendo.
-Lo so, ma avrei dovuto mantenere la calma. Soprattutto avrei dovuto parlarti prima di questa cosa… sinceramente non so neanche perché te l’ho tenuta nascosta-, commentò parlandomi serio.
-Puoi sempre dirmi tutto adesso-, lo incoraggiai.
-Già, ed era quello che volevo fare-, disse prendendomi le mani, cominciando a giocarci.
Aspettai qualche secondo che si fece forza, perché sembrava che la cosa lo infastidisse, ma poi cominciò: -Vedi, tesoro… tu conosci Hongki da molto più tempo di quanto pensi – a quell’affermazione aggrottai la fronte non capendo-. L’hai conosciuto quando eri ancora molto piccola, ma non penso che ti ricordi molto, perché il tempo per stare insieme fu pochissimo>.
-Perché?-, lo interruppi.
-Cominciamo dal principio, ti va?-.
Annuii e continuò: -Quando Yoona morì, tu sai, che io ebbi molti problemi con Jonghyun. Una tata badava a lui tutto il giorno, mentre il lavoro mi risucchiava totalmente. Quando tornavo, non avevo la forza di giocare con lui, troppo stanco e anche troppo stupido per dedicargli un po’ d’attenzioni; così lo mettevo a letto e ci addormentavamo-.
Lo ascoltai con molta attenzione, immaginando quanti sacrifici avesse fatto papà in quel periodo e quanto impegno aveva messo per tirare avanti senza una moglie e continuò: -Jonghyun sentiva la mancanza della madre ed era triste ogni volta che la tata arrivava; piangeva in continuazione e quando dormiva ripeteva spesso “mamma” nel sonno. Tutti i giorni divennero uguali, grigi e bui, fin quando non decisi di portare Jong dai nonni, i genitori di Yoona, che tanto lo chiedevano e desideravano. Vidi mio figlio divenire ogni giorno un po’ più allegro e sorridente e tutto grazie a loro che lo tenevano occupato per non farlo pensare alla madre. Per questo devo ringraziare anche Hongki ed è per questo che ogni volta che posso lo elogio… quel ragazzo in un certo senso l’ha salvato-.
Papà aveva lo sguardo perso nel vuoto, aveva spostato la sua visuale dai miei occhi a un punto indefinito; sorrideva. Sembrava che stesse ripercorrendo quegli attimi secondo per secondo e lo lasciai continuare: -Hongki è il figlio del fratello maggiore di Yoona, lo zio di Jonghyun: Lee Kangin. Eravamo molto uniti io e lui, che spesso portava Hongki dai nonni, perché anche lui con sua moglie erano sempre fuori per lavoro. Hongki e Jong sono uniti per quei giorni che passarono insieme e per i successivi; si considerano quasi fratelli fra loro…-.
-Ma io che centro? Come ho conosciuto Hongki?-, chiesi non capendo.
-L’hai conosciuto a casa dei nonni, molto tempo dopo. Ascolta e lo saprai: quando l’offerta di lavoro in Italia arrivò, io, tua madre e Jong ci spostammo e subito dopo nacqui tu. Ma… ciò che tu non sai è che Kangin ce l’ha a morte con me-.
-Perché? Non hai detto che eravate uniti?-, chiesi stupita.
-Lo eravamo, ma quando tua madre entrò nella mai vita, lui non ne volle più sapere; già dopo la morte di Yoona i nostri rapporti cominciarono a chiudersi. Mi accusava di non essere stato mai con Jong, né con Yoona per il lavoro e che a causa di questo non mi ero accorto della sua malattia. Quando tua madre piombò sulle nostre teste, un’ondata di felicità penetrò nei nostri cuori, perché a me restituì un appoggio e cercò in tutti i modi di farmi uscire dalla depressione che stava incombendo e a Jonghyun diede di nuovo una figura materna. Kangin non l’accettava, e soprattutto non accettava il fatto che mi fossi dimenticato presto di Yoona, ma non è così. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, secondo, istante… i miei pensieri vanno a lei e, Bocciolo, non ti nascondo che mi manca tantissimo. Amo tua madre alla follia, tanto che potrei morire per lei, e per voi, ma… credo fortemente che un angelo me l’abbia mandata dal cielo-, disse. Papà si voltò, ma non mi sfuggi la lacrima che rigò il suo viso.
Sorrisi dolcemente e tesi una mano per asciugargli il viso. Cercò di trattenersi e così chiesi: -Appa… quell’angelo è Yoona per te?-.
Papà sorrise debolmente, poi continuò: -Sì, proprio così. L’offerta di lavoro in Italia arrivò presto e fummo costretti a spostarci. Jong venne separato da Hongki, perciò entrambi si rattristarono, ma dopo poco tempo nascesti tu. Per tuo fratello fu una gioia immensa, anche se all’inizio fu molto geloso di te. Non voleva che nessuno prendesse il suo posto come figlio, perché anche se tua madre gli voleva bene, Jong ricordava Yoona. Continuamente si nascondeva e ci faceva dannare, ma poi, scoperto il problema, gli parlammo come se fosse già grande; lui capì e dall’allora ti aspettò con innata impazienza. Quando nascesti, fu il primo a vederti e voleva tenerti tutto il tempo in braccio, anche se era ancora piccolo. Aveva solo tre anni…-,commentò.
Papà si rallegrò e mi rivolse un gran sorriso, tornando al presente scherzò: -Nonostante tutto questa cosa di essere geloso gli è rimasta, lo vedi anche tu come si comporta!-.
Annuii e pensai a tutte le volte che Jong mi aveva tenuto alla larga dai ragazzi, alle prime volte che si era dimostrato geloso di Feffe e ripensai a quando Krystal lo aveva lasciato. Forse era stato tanto male perché quel periodo l’aveva vissuto come una seconda perdita importante tanto quanto quella di Yoona. Dopotutto il primo amore non si scorda mai.
-E poi? E’ stato dopo che ho conosciuto Hongki?-, domandai.
-Sì, quando tornammo in Corea. Tu e Jonghyun avete vissuto intensamente i primi anni in Italia, e sono rimasti con voi. Ve lo leggo negli occhi ogni volta che guardate insieme le vecchie foto di famiglia. Ma torniamo a noi: quando tornammo qui, per un po’ di tempo portai di nuovo Jong a casa dei nonni. Lo vedevano cresciuto e in forma, e dopo tanto tempo si rivide con Hongki. I due non erano cambiati per niente e si ritrovarono uniti come e più di prima, nonostante fossero stati lontani per ben tre anni. Dopo un po’ decidemmo, io e tua madre, di portare anche te dai nonni, ma ciò durò un solo giorno, perché quel giorno Kangin quasi ti cacciò da casa. Non voleva assolutamente vederti, al contrario dei nonni che ti accettarono a ben volere; in fondo eri anche tu molto piccola. Quel giorno giocasti con Hongki e Jong felicemente, poi ti riportai a casa dopo una lite furibonda con Kangin. Da quel giorno… ho deciso che sarebbe stato meglio che tu non li vedessi più, come se per te non esistessero. Non so perché l’ho fatto, ma credo che sia stato per proteggerti da liti e qualcuno che avrebbe potuto dire cattiverie senza volerlo…-.
Rimasi in silenzio per un istante e lo fissai intensamente: era ancora immerso nei suoi pensieri e mi sentii tremendamente in colpa per il mio comportamento aggressivo e impulsivo di quella mattina. Papà aveva avuto le sue buone ragioni per tenermi all’oscuro di tutto e io mi ero comportata da bambina.
-Appa… miane…-, sussurrai con un filo di voce.
-E per cosa?-, domandò.
-Per questa mattina. Sono stata una stupida…-, risposi.
Papà si sporse e mi avvolse in un caldo abbraccio, baciandomi i capelli: -Non fa niente. Ma se vuoi davvero scusarti, fallo con Jong e Hongki. Io ci ho parlato…-, disse.
-Lo farò-, dissi.
Papà sciolse l’abbraccio e mi rimboccò le coperte: -Adesso però dormi. Domani mattina avete tutti scuola ed Hongki dovrà finire il trasloco con i suoi-.
Mi diede un ultimo bacio e poi si avviò alla porta. L’apri, ma lo fermai: -Appa…-.
-Si?-.
-Credo che potrei incontrarlo? Intendo dire… Kangin-, chiesi.
Papà tentennò, ma poi rispose: -Se vuoi, fallo. In fondo è parte della famiglia e poi… fra poco vivrà a pochi passi da casa nostra! In fondo credo che in tutti questi anni sia cambiato il suo pensiero su di te e la mamma-, rispose e fece per andarsene, ma lo fermai di nuovo.
-Appa…-.
-Dimmi-.
-Jong continuò a vedere Hongki?-, domandai curiosa.
-Sì. Quando lo portavamo dai nonni, ti abbiamo sempre detto che usciva per una passeggiata con me e in un certo senso era vero -, rispose.
-E Kangin? Non ti diceva nulla?-, domandai.
-No, portava Hongki solo dopo che io me né andavo. Non voleva vedermi. Adesso dormi. Buona notte-, rispose e poi richiuse la porta.
-Buona notte, papà-.
 
***
Il giorno dopo mi scusai con Hongki e Jong, mentre andavamo in macchina a scuola tutti insieme. Per Hongki non ci furono problemi e mi perdonò subito, con il suo solito sorrisone a trentadue denti, ma Jong continuò a tenermi il muso.
Parcheggiò la macchina nel cortile e scendemmo, dopodiché mi diressi in classe, dove Rhee ci ricordò della sospirata gita in Italia che di lì a un mese avremmo dovuto affrontare.
-Ragazzi, avete pagato tutti i bollettini per la gita, non è vero?-, chiese girando per la classe e distribuendo dei fogli con l’ordine dei giorni che avremmo trascorso.
Un comune “si”, confermò la sua domanda e subito continuò: -Molto bene, allora potremmo benissimo cominciare a vedere cosa faremo. Vi ho dato un foglio con sopra cosa dovrete portare e cosa faremo; mi raccomando che le cose non siano tanto pesanti, lì è molto più caldo di qua, ma non mi venite nemmeno a maniche corte. Partiremo il quattro marzo e torneremo il dieci a sera, perciò saremo di nuovo qui solo per il dieci in giornata. Dovrete poi parlare in inglese per farvi capire. Se qualcosa non va… -commentò e guardò nella mia direzione- chiedete alla nostra alunna italiana>.
Mi sentii addosso circa venti paia d’occhi, ma guardai Rhee: -Prof, ma è molto che non vado in Italia e non so se posso guidare gli altri quando staremo in gruppo, perciò non fate affidamento su di me-.
-Sai parlare italiano?-, chiese sorridendo.
-Abbastanza-, risposi.
-Conosci Roma?-.
-Sì, ma…-.
-Allora non avrai problemi. Più che altro tuo fratello che dovrebbe cominciare ad adoperare un po’ d’inglese sarà troppo agevolato in questo campo!-, commentò e un riso generale proruppe nella stanza. Mi unii a loro, perché Rhee aveva ragione: Jong avrebbe dovuto parlare in inglese, ma sapevo già che avrebbe fatto tutto tranne che quello.
 
Febbraio passò abbastanza in fretta e tra una cosa e un’altra, ci furono molti cambiamenti: Hongki finì presto il trasloco e tornò a vivere definitivamente con i suoi genitori e mi dispiacque non averlo più in giro per casa tutti i giorni perché mi ero abituata alla sua presenza; anche a Feffe dispiacque molto, ma casa di Hongki era proprio dietro l’angolo, perciò ci saremmo visti comunque tutte le volte che avremmo voluto. Jong non mi tenne più il muso e dopo avergli parlato per l’ennesima volta e avergli chiesto scusa, tornammo a litigare come sempre. Taemin continuò a darmi lezioni di matematica e tutte le volte che lui veniva a casa, con lui c’era Feffe che impartiva lezioni d’inglese a Jong. Entrambi, Jonghyun ed io, migliorammo nelle materie in cui avevamo carenze, così da guadagnare la fiducia di papà. Un bel giorno, quasi alla fine di febbraio, riportai a casa un otto in matematica, tondo-tondo! Papà e mamma ne furono contenti e ciò mi fece finalmente guadagnare il corso di patentino per il motorino; ma i miei vollero a tutti i costi che Taemin continuasse a farmi ripetizioni e lui accettò con piacere.
Anche a scuola le cose cominciavano a cambiare, ma questi nuovi e soprattutto strani cambiamenti, mi dettero sui nervi non poco. Hyun Joong sembrava sempre cordiale e sorridente, come se nei mesi precedenti non fosse successo nulla fra me e lui, e d’un tratto fossimo diventati amici, tanto che quando m’incontrava per i corridoi mi sorrideva (ovviamente quando nessuno poteva vedere) gentilmente. Non m’importunava più e quando poteva parlarmi lo faceva come se fosse uno dei miei migliori amici. Pensai che fosse meglio così, magari il suo era un nuovo modo d’ignorarmi e quindi potevo dimenticare più in fretta, ma i suoi atteggiamenti mi confondevano: un momento era gentile e sorridente e l’altro mi uccideva con lo sguardo mentre gli passavo davanti, anche parlando con un’altra persona.
-E’ inquietante-, sussurrò Kibum davanti a me durante l’intervallo, il primo marzo. Quel giorno non avevo nessuno con cui passare il tempo, perciò Key si era offerto di mangiare assieme a me.
-Che cosa?-, chiesi.
-Hyun Joong ti sta fissando da almeno cinque minuti e il suo sguardo non ispira cordialità-, commentò addentando il suo panino. Mi girai di tre quarti per vederlo ed effettivamente Kibum aveva ragione: Hyun Joong se ne stava seduto con i SS501 ad un tavolo, con le gambe accavallate e le braccia conserte, appoggiato allo schienale della sedia e guardando nella nostra direzione con sguardo torvo e allo stesso tempo apatico. Sembrava indifferente e nervoso nello stesso momento, e in quell’istante incrociai i suoi occhi. Mi sentii morire subito, perché mio cuore aveva preso a battere più forte.
Mi girai di nuovo e finii il mio pranzo velocemente: -Sbrigati Key, non voglio rimanere un minuto di più qui-, dissi.
Kibum mi accompagnò in classe e, quando mi lasciò per raggiungere la sua, passarono i SS501 davanti a noi per raggiungere la loro classe e l’incrociai di nuovo. Gli occhi grandi e scuri di Hyun Joong furono di nuovo nei miei per un istante. Non mi salutò, ne accennò ad un sorriso, semplicemente mi guardò come se fossi trasparente e passò oltre. Hyung Jun invece si fermò a salutarmi e annunciarmi che in gita ci sarebbe stato anche lui.
-Lo so, Jong è nella vostra stessa classe, per cui sono felice che ci sia anche lui con me-, dissi sorridendo e implorando che il mio cuore smettesse di battere così forte.
-Buona lezione, io scappo in classe-, sorrise e mi scompigliò i capelli.
-Anche a te, Sumbae-, sorrisi e rientrai.
 
Il giorno dopo fu il compleanno di Hongki e, con nostro grande stupore, fummo invitati tutti, comprese io la mamma e Nanà. Hongki fece una piccola festicciola nella sua nuova casa e oltre a noi, Feffe, Sara e gli Shinee c’era anche un gruppetto di ragazzi con cui aveva legato molto. Erano una band e Hongki mirava a entrare fra di loro come cantante. Erano simpatici e tutti come lui sorridevano sempre.
Il pomeriggio solo la mamma di Hongki fu presente, si chiamava Sooyoung e fu molto gentile con tutti noi, anche con la mamma, con cui si trovò bene a parlare e scherzare. Anche i nonni erano presenti, e papà fece ritardo a causa del lavoro, ma si fece perdonare, riportando con sé alcuno regali per Hongki da parte di ogni componente della famiglia.
-E così, Hongki è tuo cugino?-, chiese Minho a Jong, durante il taglio della torta.
-Già…-, rispose.
-Come mai non ce l’hai mai detto?-, domandò Onew che aveva ascoltato.
-Papà ha preferito che non si sapesse, in modo tale che Yaya non lo scoprisse, ma a quanto pare Hongki ha combinato un guaio ed eccoci qua. E’ una lunga storia, prima o poi ve la racconterò-, rispose Jong scrollando distrattamente le spalle, per poi sorseggiare un po’ d’aranciata.
-Federica lo sa?-, domandò Taemin preoccupato, arrivando al tavolo dove eravamo seduti con un enorme vassoio contenente ogni ben di Dio.
Jong la guardò da lontano, mentre stava cercando di far tagliare un pezzo di torta decentemente ad Hongki, e poi rispose sospirando: -No, non glie l’ho ancora detto…-.
-E che cosa aspetti? Che passi un altro mese?-, domandai sarcastica.
-No! Ma è per Hongki che ci siamo quasi lasciati, per cui…-.
-Non è stato per Hongki, e tu lo sai bene. Diglielo e non ci saranno segreti, anche perché se lo scopre da sola, poi si arrabbierà a morte con te ed io non voglio penare un’altra volta per farvi fare pace!-, lo interruppi.
Federica arrivò con due piattini ripieni di una fetta di torta e li distribuì, ma aveva sentito qualcosa, perciò chiese: -Perché dovrei arrabbiarmi?-.
Jonghyun sbiancò e deglutì, girandosi lentamente: -Amore! –sorrise come un beota che è appena stato scoperto- da quanto sei qui?-.
-Jong…-, lo ammonii alzando un sopracciglio.
Federica mi guardò non capendo, per poi spostare lo sguardo da me a Jonghyun: -Beh? Che succede?-.
-Glie lo dirà? Non si sa! Lo scopriremo solo nella prossima puntata! Signore e signori per questa sera è tutto! Linea al telegiornale della notte!-, disse Kibum imitando un qualunque telecronista.
-YHA!-, strillò Jong.
-Yha lo dico io! Che dovrei sapere!?-, urlò Feffe spuntando all'improvviso e mollando uno scappellotto sulla nuca di Jong soltanto per aver alzato la voce contro Kibum.
-Hongki è suo cugino, tutto qui-, risposi io tranquillamente. Feffe strabuzzò gli occhi, guardandomi e poi guardò Hongki che distribuiva la torta a mamma e papà e i nonni.
-Cu… cugino?-, chiese lei sorpresa. Mi sembrò che stesse sbiancando più del solito.
-Già-, confermai annuendo.
-E perché non me l’avete detto!?-, chiese incenerendo Jong.
-Perché l’abbiamo saputo da poco anche noi da poco-, rispose Taemin, salvando Jong da un omicidio.
Trattenni a una risata e Federica andò via stizzita per stare un po’ con Sara. Ero sicura che avrebbe parlato con Jong più tardi, perciò non mi curai dell’umore di mio fratello, nelle sue occhiatacce. Lo avrebbe calmato lei più tardi.
A sera, quando la festa fu quasi al termine, l’ultimo invitato arrivò appena in tempo per lo scarto dei regali. Suonarono il campanello, ma tutti erano indaffarati a guardare Hongki cosa avesse ricevuto, per cui mamma, che era impegnata a rimettere a posto qui e là insieme a Sooyoung piatti e bicchieri, mi ordinò di andare ad aprire.
Mi precipitai ad aprire e spalancai la porta con un sorriso: -Anyon…-, cominciai col dire, ma la figura che mi si presentò davanti la riconobbi subito. Erano passati tanti anni e nonostante mi ricordassi poco bene della conoscenza di Hongki, il viso di Kangin mi tornò subito in mente.
Il mio inconscio era stato stuzzicato da quell’immagine, da quell’uomo che mi fissava stupito e a bocca aperta sull’uscio della propria casa e mi faceva rivivere quel giorni a casa dei nonni come se fosse stato il giorno prima.
 
-Portala via di qua! Non voglio vederla! Né lei, né la figlia!-, urlò Kangin mentre io piangevo, spaventata da quelle grida.
-E’ una bambina e Hongki è suo cugino! Proprio come Jong!-, ribatté papà.
-Non è figlia di mia sorella! Per Hongki e me non è nessuno! E’ UN’ESTRANEA!-, continuò ad urlare Kangin e mamma mi prese fra le sue braccia.

-Kangin… sono solo dei bambini, come puoi prendertela con loro? Calmati…-, intervenne la nonna.
-Non m’interessa! Se vuole potrà portare Jong a giocare con Hongki, ma… lei. Loro lasciale a casa! Manchi di rispetto a tutti qui! Nessuno di noi vuole vederle!-, rispose duro e scuro in volto, fissando papà.
-Kangin…-, lo ammonì la nonna.
-Ajuhumma… -disse papà dispiaciuto - Perdonami se ho mancato di rispetto a voi, vostro marito che oggi non è qui e soprattutto a Yoona. Non accadrà mai più… Sono desolato-, s’inchinò.
Papà fissò Kangin per un lungo e interminabile istante, poi prese Jong in braccio e contro la sua volontà lo portò via, lasciando Hongki col padre.
 
A poco a poco il mio sorriso si spense. Ero sorpresa di averlo trovato sulla porta e non mi era venuto in mente che all’appello della famiglia mancasse solo lui, perciò restai imbambolata a fissarlo per qualche secondo.
-Tu sei…-, cominciò aggrottando le sopracciglia nel tentativo di capire.
-Ilaria… Annieong-haseyo-, dissi inchinandomi e lasciandolo passare senza staccare gli occhi da lui. Hongki gli assomigliava molto, e pensai che forse da giovane fosse stato proprio identico al figlio.
Kangin entrò, posò lentamente il cappotto, si tolse le scarpe e mi guardò pensieroso per un attimo. La mamma e Sooyoung entrarono nella stanza per vedere chi fosse e, mentre Sooyoung salutava il marito con un bacio, mamma restò attonita a guardare Kangin; sembrava che fosse sorpresa quanto me nel vederlo di nuovo.
-Ciao, tesoro-, sussurrò Kangin alla moglie e poi si volse a guardare mamma.
-Oh… anche tu qui?-, domandò sorpreso Kangin, ma non sembrava scontroso, piuttosto la guardava sbigottito.
-Allora! Perché ci mettete così tanto?-, chiese papà raggiungendo mamma. Papà notò subito Kangin e prese le mani di mamma, stringendola a sé.
-Ciao, Kangin-, disse papà. Lo guardava come se si aspettasse una qualche reazione violenta, ma Kangin, contrariamente a tutto ciò che ci aspettavamo,  sorrise.
-Ciao, Leo. –fece una pausa e poi sorrise alla mamma- Ciao… Serena. E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti-, commentò.
Papà e mamma annuirono in un cenno di convenienza per confermare, mentre io li guardavo meravigliata uno a uno.
-Come stai?-, domandò Kangin a papà.
-Bene, e tu?-, rispose quest’ultimo.
-Bene…-, rispose Kangin con un sorriso.
Sooyoung non sembrava preoccupata. Fra le braccia del marito sorrideva alla mamma e a papà. Io ero sempre più stupita e cercavo di sovrapporre il sorriso di Kangin, al viso duro che avevo visto tanti anni prima, ma con scarsi risultati.
-Questa è tua figlia?-, domandò poi Kangin, girandosi a sorridermi e mi sentii pietrificata dal suo sguardo.
-Sì, è nostra figlia-, rispose papà, marcando il “nostra” con durezza.
Kangin sorrise benevolo e comprese papà: -Non essere duro, Leo. –lo ammonì- Noi tre abbiamo da parlare tanto; questo lo so bene, ma non lo faremo oggi. In tutti questi anni ho sempre pensato di aver esagerato abbastanza, ma solo ieri, quando ho litigato con mio figlio, ho capito che ho aspettato tropo tempo per chiedere scusa-.
Papà non rispose; era apatico, con un’espressione neutra sul volto, mentre mamma si era aperta in un sorriso: -Kangin… nessuno di noi deve chiedere scusa. Possiamo ricominciare da capo e lasciarci alle spalle tutti questi anni di odio. Credo che… Yoona lo vorrebbe-, disse.
Kangin annuì: -Già…-.
Tornò a guardarmi e contemporaneamente sentii Sooyoung chiedere: -Tu ne sei d’accordo, Leo?-.
Papà sorrise: -Sì, ma come Kangin penso davvero che io e lui dobbiamo parlare seriamente un giorno di questi-.
-E lo faremo –rispose l’altro- tua figlia è cresciuta bene. Ti assomiglia molto, Serena-, commentò
fissandomi e cambiando discorso. Ringraziai Kangin per il complimento e chinai poco il capo.
Nel tempo che rimase Kangin, la mamma, papà e Sooyoung parlarono molto, ma non accennarono a riaprire i ricordi del passato. Si godettero la fine della festa e Hongki fu felice che il padre non avesse fatto scenate, ma che era contento su rivedere il cognato dopo tanto tempo. Kangin fece la conoscenza di Nanà, che subito prese confidenza e trovò simpatico lo zio. Ero felice che almeno lei non avesse problemi.
Noi ragazzi ci divertimmo a giocare con Nanà e scambiare quattro chiacchiere, fin quando gli FT Island non annunciarono che stavano per andarsene. Hongki li salutò e poi uno a uno andammo via anche noi: Taemin riaccompagnò Sara e Feffe a casa, mentre Key, Minho e Onew andarono via tutti insieme.
Gli ultimi fummo noi di famiglia: Kangin riaccompagnò a casa i nonni, mentre la famiglia Kim andò via da sola a piedi, dopo aver ringraziato per la bella serata.
-E così dopo domani mi lascerete da solo. Cugini ingrati! Voi partite per una bella gita scolastica e io niente!-, si lamentò Hongki, scherzando.
-Non ricordarmelo, Hongki. Per me sarà l’inferno dato che dovrò badare a lei-, rispose Jong.
-Yha! So badare benissimo a me stessa! Piuttosto bada a te e alla tua ragazza-, dissi irritandomi.
-Lo farò, cara, ma non ti perderò d’occhio. Sappilo-, commentò Jong incenerendomi.
Non potei ribattere, perché Hongki mi gettò le braccia al collo, urlandomi dentro un orecchio: -Cuginetta! Come mi mancheranno i vostri battibecchi all’ordine del giorno!-.
-Non partiamo per la guerra, Hongki!-, disse Jong ridendo.
-No, ma quando tornerete io sarò qui e non più a casa vostra-, rispose.
-Siamo a quattro passi da casa tua, Hongki, di che ti preoccupi?-, domandai sciogliendo l’abbraccio.
Hongki mise un finto broncio e rispose: -Mi mancherete, comunque. Mi sono divertito tanto con voi e la piccola Nanà-.
-Vieni domani ad aiutarci a fare le valige, allora-, proposi.
-Posso? Davvero?!-, chiese con un sorriso amante stelline e cuoricini.
-Sì-, risi e Jong alzò un sopracciglio annoiato.
“Antipatico”, pensai lanciandogli uno sguardo.
-Almeno tu non mi riempirai di vestiti rosa come Key-, commentai.
-Allora domani mattina alle dieci sarò da voi. Andate… gli zii vi stanno aspettando-, disse e ci scortò fino a mamma e papà.
Salutammo Kangin e Sooyoung e poi andammo via felici e contenti. Dopotutto in quei giorni erano avvenute molte cose buone.
 
***


Il giorno seguente Hongki fu di parola e si presentò a casa nostra. Ci aiutò a fare le valige, a recuperare il necessario per il viaggio e quando mancava qualcosa, non esitò a uscire per andare a comprarlo per noi.
Quanto tutto fu pronto passammo il pomeriggio insieme e la mattina dopo, prima di andare a scuola, ci passò a salutare.
-Fate buon viaggio!-.
-Grazie! E tu sta attento!-, dicemmo in coro io e Jong.
Mamma e papà ci accompagnarono all’aeroporto, assieme a Nanà, che era sinceramente dispiaciuta della partenza, perché per un po’ di tempo non avrebbe rivisto i suoi fratelloni, e aspettarono con noi e gli altri, finché Rhee, in ritardo, non arrivò.
-Fate attenzione-, disse mamma, dandoci un bacio per uno.
-Tranquilla, zia. Ci penso io!-, rispose Jong sorridendogli.
-Immagino. Tu sarai il primo a perderti, figliolo-, disse sarcastico papà e tutti scoppiammo in una fragorosa risata, inclusi gli SHINee, Feffe e Sara.
-Saranno al sicuro, signora-, commentò Rhee dopo la battuta di papà.
Era tempo di partire, così ci avvicinammo al Check-in. Kibum era al mio fianco, proprio come l’ultima volta e l’aeroporto non era affatto diverso.
I SS501 arrivarono appena in tempo, ma Rhee non li sgridò, poiché avevano avvisato che avrebbero fatto ritardo. Li vedemmo entrare con una valigia per uno a mano, molto grande, e ci raggiunsero.
Hyun Joong era in testa come suo solito, a fare da guida e quando entrò sembrava una di quella star che di solito non si vedono spesso. Tutte le ragazze della mai classe cinguettarono e chioccarono neanche avessero visto degli dèi entrare. Hyung Jun mi salutò da lontano, sorridendo felicemente, e io risposi con un cenno della mano e un sorriso. Kyu Jong, Young Saeng e Jung Min si scambiarono uno sguardo complice e intriso di sottointesi che non capii.
Arrivarono davanti a noi e Hyun Joong non mi degnò di uno sguardo, piuttosto lo vidi scambiarsi un ringhio con Kibum alle mie spalle e Jonghyun al mio fianco, il quale non staccava gli occhi di dosso a Hyun Joong. Saeng ammiccò per salutare.
Finimmo il Check-in e andammo ad aspettare la chiamata per l’aereo italiano. Eravamo pronti. L’Italia ci aspettava, ed io non vedevo l’ora di arrivare.
“To Rome with love!”, pensai con un sorriso salendo finalmente in aereo.

 
 
{Spazio Alue! :D}
Ed eccomi qui! Grazie e tutti in anticipo per essere passati come sempre e un grazie speciale alla piccola Hyumi che mi recensisce ogni volta con interi papiri XD <3 Ma questa è un'altra storia u.u Allora, piaciuto il capitolo? *^* A me tantissimo! XD Anche perché per inventarmi tutta la storia di Jong, Hongki e famiglia ho dato l'anima XD Spero di avervi commosso u.u :D 
 Hyun Joong continua ad essere il solito idiota, come d'altronde anche Jonghyun ._. ma che possiamo farci? Rassegnamoci, sono uomini <.< XD
Siamo alla gita scolasticaaa! Yeee! Ragazzi, io ve lo dico, nei prossimi capitoli si riderà parecchio XD Io mi sono divertita un casino a scriverli, perciò fatemi sapere se vi piaceranno :3 
Un bacio a tutti! <3 P.S.: non so se avete notato, ma sto andando avanti a pubblicare capitoli da un venerdì/sabato ad un altro, perciò non mancate!
  
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