FREUNDSCHAFT
CAPITOLO 3
THE WAY OF MEMORIES
La notte passò in fretta e l’alba colse Tom,
addormentato sulla spalla di Shannon, entrambi seduti sulle poltroncine del
salottino comune.
Il 18enne aveva pianto tutta la
notte.
Era stato complicato
calmarlo.
Ma soprattutto
consolarlo.
Per fortuna, dopo aver pianto tutte le sue
lacrime, si era addormentato.
Aveva bisogno di
riposare.
Silenzioso, Shannon s’alzò dalla poltrona,
cercando di non svegliarlo e si diresse a passo sostenuto verso le camere. Bussò
alla porta di quella dei tre ragazzi
tedeschi.
Tempo qualche minuto e udì dei passi
strascicati, sentì il chiavistello scattare e comparve l’espressione assonnata
di Gustav, gli occhi gonfi.
“Ah, sei tu Shan. Credevo fosse Tom.. L’hai
visto? Non è rientrato stanotte.” affermò lui, si vedeva chiaramente che aveva
passato una notte pessima anche lui, “Era con me… Senti, vieni ad aiutarmi a
portarlo in camera? S’è addormentato sulla poltrona in sala comune e non so come
fare a riportarlo qui senza svegliarlo.” spiegò a bassa voce il più
grande.
Subito, il batterista si svegliò del tutto:
“Si, eccomi”, disse, e lo seguì, socchiudendo la porta alle sue spalle, dove
ancora Georg dormiva della grossa.
Arrivarono nella saletta e trovarono il ragazzo
raggomitolato sulla poltrona, i capelli scompigliati e spettinati, la maglia
tutta sformata che cadeva come un vestito sul petto e sulle
gambe.
Con delicatezza, Gustav lo prese in braccio e
lo riportò in camera: “Grazie Shan.” Disse solo, prima di rientrare, “Nulla, ci
vediamo tra un po’ di sotto.”, lo salutò veloce, prima di rientrare nella sua
stanza, dove Tomo e Tim dormivano della
grossa.
Ormai la seconda settimana aveva avuto
inizio.
E il cuore del moro californiano era sempre più
pesante.
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Intanto….
“Ben, forza!!! Vieni ad aiutarmi! Tutto deve
essere perfetto per stasera!”.
La testolina mora di Thom sbucò da dietro il
fienile, rivolta all’amico, che stava riempiendo d’acqua alcuni secchi alla
pompa; il più grande sospirò e s’asciugò la fronte, “Uff, si, arrivo
subito!”.
Era una bella giornata di sole, l’alba era già
sorta da un pezzo oltre le montagne e il villaggio era avvolto dal tiepido
calore del sole.
Quella sera ci sarebbe stata una piccola festa
per la loro integrazione nella comunità e tutto, per ordine di Andrea, doveva
essere organizzato per tempo.
I due ragazzi, perciò, si stavano prodigando a
montare le luci.
Dopotutto, era quasi Natale, e gli addobbi
erano d’obbligo.
Un grande albero era stato issato nel centro
della piazza, e decorato con la collaborazione di tutti, grandi, e soprattutto
piccini.
Era una gioia per Ben e Thom vedere quei visini
sorridenti, ridere stentatamente mentre mettevano le
palline.
Era una gioia per loro aiutarli a
decorarlo.
Sentivano una grande serenità nel
farlo.
“Forza, dobbiamo mettere il puntale! Allora,
chi lo mette? Tu o io?” affermò Thom, poggiando la scala a terra, “Mettilo su
te, io reggo la scala. Così, se cadi, ti posso prendere al volo! È sicuramente
più facile per me prender te, che tu prender me, no?” sorrise Ben, ravvivandosi
la folta chioma color ala di corvo.
Il minore annuì e s’arrampicò sveltamente sino
in cima e pose al suo posto la
decorazione.
Come adorava decorare
l’albero….
“Anche
da bambino, assieme a Tomi”, sussurrò
lui d’impulso, sorridendo e cercando di tenerla
dritta.
All’improvviso, si bloccò.
“Un
momento….”
Cosa aveva appena
detto?
Tomi….
Tomi…
C’era qualcosa di
familiare…
Quel
nome….
I suoi ricordi scattarono con la forza di una
molla: “Ma sì! Da bambini, io e Tomi adoravamo fare l’albero, e anche da
grandi.. Assieme a Georg e Gustav!! Come ho potuto scordarmi dei miei amici?
Della mia famiglia?” si chiese, stringendo i
pugni
Ecco perché di quel nome così
familiare!!!
Perché era il nome di suo
fratello!
Il nome del suo
gemello.
Improvvisamente, tutto gli fu
chiaro.
Gli fu chiara la sua origine, gli fu chiaro chi
era.
Gli fu chiaro cosa fosse
successo.
“Thomas, scendi, Andrea ci vuole in casa!”, la
voce di Benno da sotto lo riscosse dai suoi
pensieri.
“Aspetta, scendo subito!” urlò il ragazzo,
sistemando meglio la decorazione; finito, fece per scendere, quando la sua
attenzione fu attirata dalle montagne, non le aveva mai viste così splendenti
del riflesso della neve.
Si era perciò attardato un momento ad ammirare
il panorama.
Era
fantastico.
Il cielo era azzurro, le montagne mandavano
bagliori di luce intensa.
Troppo
intensa.
Un improvviso lampo gli ferì gli occhi, e si
coprì istintivamente il viso, cercando di indietreggiare, non udendo minimamente
le urla disperate dell’amico sotto di lui: “Thomas, non muoverti!!! Non
muoverti!!!” continuava a gridare.
Ma era tutto
inutile.
Il ragazzo cadde all’indietro e
scivolò.
Subito Ben mollò la scala, che cadde al suolo
con un tonfo sordo, e prese al volo l’amico, cadendo entrambi per
terra.
Rotolarono per un paio di metri nel fango, fino
a fermarsi.
“Thom, Thomas! Tutto ok?” si preoccupò subito
il moro, rizzandosi in piedi; il minore si mise seduto, e scosse ripetutamente
la testa, come per schiarirsi le idee, poi cercò di
muoversi.
“Ghh, mi fa male la gamba…” si lamentò il
ragazzino, aggrappandosi al braccio del più grande, che lo sorreggeva, “Fa
attenzione, potrebbe essersi slogata la caviglia.. Forza, entriamo, Andrea la
controllerà meglio. Ce la fai a stare in piedi?” gli chiese, passandosi un suo
braccio dietro le spalle e dirigendosi verso casa, “Non tanto… Senti, mettimi
giù, devo parlarti di una cosa importante!” affermò
deciso.
“Che c’è?” chiese lui, fermandosi a metà strada
e fissandolo, “Ho capito chi siamo.” disse
lui.
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Un elicottero, nel frattempo, era partito dal
paese, dirigendosi verso le montagne.
Il comandante stava parlando con Tom e Shannon
nel piazzale prima del decollo: “Oggi è il primo giorno utile per cercarli anche
oltre le vette, nelle valli tedesche. Il tempo è splendido, non avremmo
problemi. Per qualsiasi cosa, resteremo in contatto via radio.”, spiegò, era un
giovane uomo di circa 23-24 anni, dalla parlatina veloce e dal cervello fino,
“Grazie…” sospirò a capo chino il più
piccolo.
“Vedrete, li
troveremo.”.
L’elicottero s’alzò in aria, dirigendosi verso
nord, mentre una squadra di supporto a terra, coi cani, avrebbe battuto le piste
dei grandi ghiacciai.
FINALMENTE SONO TORNATA!!! Allora, avevo in programma di farla
terminare più avanti, ma ciò non è possibile perché vorrei finirla in tempo per
il 5 luglio.
Vi chiederete cosa succederà il 5 Luglio di così importante,
vero?
Ma è lampante!
LA SOTTOSCRITTA SARà AL SUO PRIMO CONCERTO (si spera non ultimo..)
DEI TOKIO HOTEL!!!!!
Perciò, la fic deve finire prima di quella data, così da potermi
concentrare maggiormente sul concerto e sulla
“caccia”!
Dopo lo sclero mattutino, ringraziamo KAULITZ92 per il suo supporto
e la sua amicizia!
Mi dispiace, ma questo è il penultimo capitolo. So che la storia
non è delle migliori, ma è la mia prima sui Tokio e devo fare ancora
gavetta!
Ma prometto che per il concerto ne posterò una
nuova!!!
UN BACIONE!!!
SHUN