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Autore: xforyoutommy    20/01/2014    5 recensioni
Una ragazza, Marianne.. Mille problemi, pochi amici, famiglia divisa, voglia di tornare alla vecchia vita, stanca di tutto. Un ragazzo, Louis.. Scontroso, amici poco fedeli, senza padre e infelice.
TRATTO DAL 5° CAPITOLO
"Aveva un'assurdo cappellino a forma di libro, una maglia lunga bianca a righe blu e un paio di pantaloni rossi con delle bretelle nere.
Continuai a ridere.
-Oh Dio mio..No non ce la faccio- dissi piegandomi in due.
-Hai finito?- disse serio
-No, non ho finito.. questa me l'ero persa! Sai dovrei farti una foto per poi postarla in tutti i social network possibili ed immaginabili! Sarebbe un bel modo per sputtanarti- dissi.
-Smettila!-
-Ma poi il tuo cappellino a forma di libro? Assolutamente di-vi-no-
-Stai rischiando di grosso-
-E quei pantaloni rossi attillatissimi da gay? Oh avanti- dissi tornando a ridere nuovamente.
-Basta cazzo! Ora stai esagerando! Ti ho detto di smetterla.- Urlò.
Entrò nella stanza un uomo sulla cinquantina abbastanza grasso e molto furioso."
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei un bastardo.- gridai per l'ennesima volta a mio padre.
Lui non mi rispose e io in un batter d'occhio mi alzai, presi il giacchetto, lo infilai e uscì di casa sbattendo la porta.
Lui riusciva a rovinare sempre tutti i nostri piani..Mi aveva promesso di tornare a Holmes Chapel per il fine settimana per incontrare mia madre e mio fratello e invece disse che non poteva per i troppi impegni e che avrebbe rimandato il nostro viaggio, faceva sempre così e lo odiavo per questo. Organizzava le cose che avremmo dovuto fare insieme e poi annullava il tutto per il suo stupidissimo lavoro. 
Lavorava costantemente in un'agenzia di viaggi ed era sempre impegnato per il calcolo di nuovi prezzi offerti dai migliori siti in collaborazione con loro.
Un tempo non era così..Un tempo abitavamo tutti insieme a Holmes Chapel, eravamo una bella famiglia, mio padre Carl, io, mio fratello Harry e mia madre Anne finchè poi un giorno decisero che dividersi era la cosa migliore da fare e si separarono così io e mio padre finimmo con il trasferirci a Londra. Inizialmente lavorava in un piccolo bar ma quando gli si presentò l'occasione di un nuovo lavoro che gli avrebbe permesso di guadagnare molti più soldi la colse al volo senza neanche pensare alle conseguenze. Avevamo promesso a mia madre che saremmo tornati almeno una volta al mese da loro ma ovviamente la promessa non fu mai mantenuta ed era da quasi 6 mesi che non li vedevo più.
Fuori tirava una leggera brezza che faceva svolazzare lentamente i miei capelli color nocciola. Mi allacciai il giacchetto e prosegui lungo la strada intenta ad andare da qualche parte che fosse stata lontana almeno 1 km da casa mia, non che odiassi la via in qui abitavo ma in quel momento odiavo il fatto di abitare in quella casa con lui, l'uomo che mi aveva portato via da tutto ciò che amavo rendendomi difficile ogni cosa che mi capitasse davanti.
Incominciai a ricordare i primi giorni a Londra.
Ricordai il primo giorno di scuola, un'enorme scuola. Ero arrivata ben 15 minuti prima che suonasse la campanella per parlare con il preside e per farmi dare gli orari delle lezioni che avrei dovuto svolgere e lui con molta gentilezza mi fece qualche domanda sulla vecchia scuola e sui corsi che frequentavo poi mi diede il foglio e io uscì dall'ufficio alla ricerca dell'aula di Storia. Quando entrai la campanella era già suonata da 10 minuti e mi scusai con la professoressa spiegandogli che ero nuova e che ero appena uscita dall'ufficio del preside ma ovviamente non poteva mancare la figuraccia del giorno, infatti quando prima di mandarmi al posto mi si presentò dicendomi "Sono la professoressa Harmer" io risposi dicendo "Piacere professoressa Hamster" scatenando una risata generale della classe per la mia sbadatagine visto che avevo sbagliato a dire il suo cognome dicendo che era un criceto. Lei mi guardò un pò perplessa e mi fece un sorriso poi riprese gli alunni dalla risata e mi presentò alla classe..."Ragazzi lei è Marianne Styles, è nuova e viene da Holmes Chapel"..non mi vergognai mai così tanto in tutta la mia vita ma nonostante tutto quel primo giorno non fu così tanto male.
Fatto sta che quando ripensai a quelle cose feci un sorriso e continuai a camminare.
Camminai fino ad arrivare ad un campetto sportivo dove c'erano dei ragazzi che giocavano a pallone. Non ci feci molto caso e mi misi seduta su una delle tre panchine che si trovavano lì intorno poi presi il mio cellulare e notai un messaggio inviatomi da mio padre, non volevo leggerlo ma come sempre la curiosità mi costrinse a farlo. 

 
"Mi dispiace, sono un pessimo padre..è vero, te lo avevo promesso ma non so proprio come fare visto che c'è sempre della clientela che richiede molto impegno, mi dispiace veramente tanto, l'ultima cosa che voglio è vederti triste e arrabbiata con me. Farò tutto il possibile per portarti da tua madre e da tuo fratello per il prossimo fine mese..te lo prometto.
Baci papà X"

Un'altra promessa alla quale non credetti. Non gli risposi e chiusi il messaggio rimettendomi in tasca il cellulare. Tutto ciò che volevo in quel momento era di poter riabbracciare le persone più importanti della mia vita, di poter ritornare da loro e invece non potevo..
A volte ripensavo a dove mi sarei trovata in quel momento e come sarei stata se fosse stato tutto normale e se non me ne fossi andata via con lui. Sarei rimasta con i miei pochi amici e avrei proseguito gli studi nella scuola che amavo, avrei potuto continuare a lavorare nella panetteria di mia madre e avrei potuto continuare ad andare al cinema con mio fratello il sabato sera..di sicuro sarebbe stato tutto più migliore di come lo era in quel momento.
A riportarmi alla realtà fù il pallone da calciò che fini proprio davanti ai miei piedi. Mi alzai lo presi e lo guardai per un paio di secondi poi alzai lo sguardo e vidi davanti a me un ragazzo abbastanza alto, dai capelli sul castano chiaro e dagli occhi celesti. 
-Potresti ridarmi il pallone perfavore?- mi disse. 
Portai in avanti le braccia e gli restituì il pallone. Mi ringraziò e si voltò per tornare dai suoi amici ma poi si fermò e si rivoltò nella mia direzione avvicinandosi nuovamente a me.
-Comunque, io mi chiamo Louis.- mi disse portando avanti la sua mano per stringere la mia.
-Io sono Marianne Styles ma chiamami pure Mary.- dissi stringendo la sua mano.
-Ok, Mary..grazie di nuovo per avermi ridato il pallone.- e dicendo così si allontanò da me tornando dai suoi amici per continuare la partita di calcio.
  
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