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Autore: koopafreak    21/01/2014    4 recensioni
Una stagione è trascorsa senza un solo sequestro di fanciulla ed il Re Koopa sembra essere sulla buona strada per non ricadere nei vecchi vizi. I legami tra vicini iniziano a consolidarsi, la vita nel Regno dei Funghi evolve per il meglio e grandi rivelazioni emergono in questo periodo di pace che minaccia di reggere assai più a lungo delle previsioni. Eppure un singolare sortilegio nascosto in un dono innocente è tutto ciò che occorre per riportare finalmente una sana dose di caos ed unire la volontà di due sovrani opposti nell'ardua ricerca della soluzione di quello scherzo del destino, fino a dover saldare i conti con un passato lontano.
Nel frattempo dovranno abituarsi alle loro nuove sembianze, con relativi pro e contro. E non saranno da soli.
[Seguito de “L'ultimo rapimento”] Come sempre, rischio di eventuale BowserxPeach.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Peach
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Uffa, niente letti a castello » constatò Junior deluso trascinando la sua valigia nella camera che aveva scelto con Larry.

I letti erano separati e paralleli con gli oblò proprio sopra la testiera contro la parete da cui filtrava un cono di luce sulle coperte. Nel complesso non era malaccio, sebbene piuttosto spoglia. Non c'era nemmeno un televisore...

« Chissà com'è questo Jones di persona. Mama Peach ha promesso di raccontarci di lui prima di andare a letto. » Larry tirò fuori la sua roba dal trolley per sistemarla nella cassettiera.

« Perché loro conoscono tipi tanto interessanti e poi nemmeno ce lo dicono? Quando ci sono le avventure più belle noi finiamo sempre per perdercele. » Junior non vedeva l'ora di ascoltare la storia, ma avrebbe atteso paziente fino a sera quando Mama Peach lo avrebbe preso in braccio ed avrebbe cominciato a rivelargli del terribile capitano squalo sotto le stelle.

I due bowserotti si trovavano piuttosto bene insieme non solo perché avevano quasi la stessa età, ma il loro carattere combaciava su molti punti di vista e poi andavano certamente più d'accordo tra loro rispetto che con qualunque altro dei loro fratelli, per cui non vi era tutta questa scelta. Un altro fattore comune che avevano scoperto di recente era stata la mammite insaziabile che si era risvegliata più forte che mai non appena avevano visto Mama Peach entrare nella sala del castello. Forse perché la trasformazione le aveva dato tutto l'aspetto della figura materna che cercavano in lei; forse perché nella mente di un bambino i genitori vengono sempre mitizzati e, ora che era diventata grande e forte come una vera koopa, sapeva infondere quel senso di protezione e sicurezza che prima ricevevano unicamente da loro padre; forse perché adesso tra i due era proprio lei a suscitarli maggiormente... Per tutte le ragioni citate sia Junior che Larry sentivano il crescente bisogno di averla accanto ed erano ben decisi a sfruttare al meglio i giorni da passare insieme finché le cose non fossero tornate al loro posto.

« Speriamo di vedere qualcosa di eccezionale. Voglio fare delle foto per il progetto di fine anno. » Larry mostrò al fratellino la fotocamera che si era portato con tanto di laccio per tenerla al collo e portarsela ovunque.

Junior arricciò il naso deluso di non averci pensato anche lui. Era la prima volta che facevano un viaggio insieme a Mama Peach e avrebbe voluto immortalare qualche ricordo da stringere tra le mani una volta a casa.


Iggy aveva sempre trovato in Lemmy il compagno di giochi e stramberie perfetto da quando erano piccoli, nonostante la leggera differenza di età: lui aveva il genio e le capacità per cominciare ed il fratello aveva... Non che Lemmy fosse indispensabile per portare a termine i suoi piani, ma con lui era tutto più divertente. Iggy era abbastanza pazzo da gettarsi a capofitto in qualsiasi progetto rischioso gli balenasse per la mente e Lemmy era abbastanza pazzo da seguirlo senza neanche dover chiedere ed insieme ne avevano combinate così tante, fuori e dentro il collegio, che avrebbero finito per stendere un libro a volerle citare tutte. Probabilmente, senza la presenza del fratello più grande a spalleggiarlo, nemmeno la metà di quelle follie sarebbero mai state scritte ed i loro compagni di scuola avrebbero avuto una vita noiosamente tranquilla in fin dei conti. E Bowser avrebbe staccato meno assegni per risarcire il conto dei danni che immancabilmente si ritrovava sulla scrivania ad illuminargli la mattinata.

Lemmy saltava sul materasso eseguendo piroette contorte con la lunga mohawk che sfiorava il soffitto, fischiettando un motivetto allegro mentre la stanza gli girava intorno e Iggy si preoccupava di mettere a posto anche la sua roba. Non che lo stesse facendo per cortesia o cosa, ma semplicemente per placare la sua mania dell'ordine. Presto o tardi però il bowserotto cogli occhiali si sarebbe stancato di sbrigare pure le faccende del fratello, abbandonando allo stato brado l'altra metà della stanza finché le cose di Lemmy non avrebbero tracciato per terra un confine preciso dalla sua.

« Come fai ad essere così calmo? » gli chiese quest'ultimo non senza una nota d'irritazione.

D'accordo che suo fratello aveva il dono di stare disconnesso dalla realtà finché voleva e ben poco poteva tangere il suo innato buon umore, ma se neanche perdere il suo corpo riusciva a scomporlo allora Iggy non sapeva davvero cos'altro ci sarebbe voluto.

« Se non lo sono, cambia qualcosa? » replicò con un sorriso eseguendo una ruota perfetta in aria.

« No... ma non capisco come fai a comportarti come se nulla fosse. Non so se hai controllato di recente, quindi permettimi di aggiornarti: siamo umani! Homo sapiens, ominidi, mammiferi similprimati, quello che ti pare. Niente fuoco, niente guscio, niente squame, solo per sei dita in più. Non dirmi che nemmeno di fronte a questo non provi niente perché non ci credo. »

Lemmy incrociò le gambe a testa ingiù, rimbalzò sulla schiena ed atterrò in equilibrio sul posteriore con una capriola. « Io voglio tornare koopa come tutti quanti, ma intanto così non è la fine del mondo. » Allargò le braccia con le maniche perennemente penzolanti.

« Scherzi?! »

« No, perché? » Il fratello inclinò la testa.

« Perché è tutto diverso! » esclamò spazientito Iggy pensando a certi particolari del suo corpo che ancora gli provocavano imbarazzo.

« E va be'. Ora siamo umani, ma restiamo sempre noi. Mica questo t'impedisce di fare quello che facevi anche prima. »

Iggy tacque di fronte a uno dei suoi sporadici momenti di logica applicata. E il bello era che non aveva tutti i torti in fondo. Dopo la sua ultima uscita sensata della giornata, Lemmy risalì leggiadro tra le nuvole e riprese con le sue acrobazie da dove aveva lasciato.


Generalmente bastava un solo minuto in compagnia di Morton per denotare l'evidente assenza di un filtro tra il cervello e la bocca.

« [...] E poi è strano quando mi specchio, perché prima la mia faccia era bicromatica, se ti ricordi bene, mi piaceva in quel modo, era la mia faccia, adesso invece è monocromatica. E mi pare che questo corpo mi faccia sembrare grasso! Dici che c'entra il karma? Ne ho fatte di cattiverie, me ne vanto, mi pare giusto, ma me lo merito davvero questo? Ah, in quale letto vuoi stare? Credevo fossero a castello, peccato. Ammazza però, non c'è niente qui. Un materasso e un armadio a testa: scialo. Mi sembra di stare in cella. Ci passeranno la sbobba da sotto la porta? E quando è prevista l'ora d'aria? Certo che potevano metterci qualcosa di carino per ravvivare l'ambiente. Che so, un bonsai, un lampadario, uno specchio... Anzi no, lo specchio no. Un orologio a cucù magari, quelli mi mettono allegria. Ohe, che letto vuoi allora? Per me è uguale, ma secondo il feng shui... » Il bowserotto entrò nella camera spingendo la sua valigia e trainandosi dietro quella di Wendy senza che lo sforzo minimo, grazie alla sua robusta costituzione, gli impedisse di continuare il suo incessante monologo.

La sorella lo aveva preceduto mascherando qualsiasi verso da lui originato con la musica del suo mp3, scelse l'armadio più lontano dalla porta e cominciò a disporvi in silenzio i suoi indumenti gettando di tanto in tanto un occhio sul fratello ed accertandosi che il movimento della sua mandibola non dava cenni di fermarsi. Sarebbe stata un'impresa ardua anche per i suoi nervi, ma per fortuna in quel locale senza nemmeno l'ombra di buon gusto c'era una presa per ricaricare la sua unica arma di difesa contro il peggior caso di logorrea di tutti i tempi.

Il rapporto fraterno tra Wendy e Morton non era il più roseo e idilliaco della complicata progenie Koopa, ma molto di rado erano giunti al punto di soccombere al desiderio di sbranarsi a vicenda e danzare sui loro resti. Il fratellino non era né attaccabrighe né prepotente e forse si poteva definire il più tranquillo dei sette maschi dopo Ludwig, poiché entrambi preferivano coltivare i loro interessi piuttosto che seminare gratuitamente panico e devastazione per il puro piacere di farlo, a meno che non fossero aizzati da un certo qualcuno. L'unico problema era che, a differenza del maggiore, Morton era insopportabilmente rumoroso.

« [...] Non c'è neanche una televisione a bordo! E che si fa tutto il giorno? Ci raccontiamo storie e ci mettiamo lo smalto? Allora voglio il verde muschio, perché s'intona coi miei occhi. E ti ricordi quella cosa di toccarmi il naso con la lingua che prima sapevo fare? Adesso non ci riesco più! 'edi, 'edi? Ma mi ascolti? Non è carino ignorare. È da ignoranti. Anzi, screanzati. Non dimenticare che il denaro ti fa ricco, ma l'educazione ti fa signore. Nel tuo specifico signora. Non è questo il modo giusto di cominciare il viaggio, no proprio. Dovremmo redigere un regolamento di bordo ed includerci anche qualche postilla sulle buone maniere, tanto per non scordarcele. Che ne dici? Punto primo: in caso di naufragio, i beni dei deceduti passeranno per diritto ereditario ai sopravvissuti e i morenti, se ce la fanno, potranno stendere un testamento veloce prima di andarsene oppure lo detteranno a chi può ancora scrivere. Qui ci starebbe bene una clausola sul cannibalismo... »

« Morton, devi riempire di parole proprio ogni secondo della tua vita? » Wendy interruppe esasperata il flusso di ciarle sconclusionate alla sua sinistra togliendosi una cuffietta. Aveva chiesto ad Iggy anni fa di progettarle, senza successo purtroppo, un telecomando con un tasto di silenziamento per la boccaccia del fratello.

Finalmente questi ammutolì, sorpreso dalla domanda brusca come una secchiata di gelida verità.

La sorella si pentì immediatamente dello sfogo testimoniando un broncio delinearsi inclemente davanti a lei.

Morton era offeso. E quando era offeso diventava polemico. E quando diventava polemico parlava di più.

Wendy chiuse gli occhi sospirando affranta e già preparandosi a porgere le sue sentitissime scuse mentre il soliloquio riprendeva più spedito di prima e con una nuova punta di stizza, questa volta incentrato sulla sua educazione. Cioè sulla relativa carenza.


Roy non sopportava Ludwig e Ludwig non sopportava Roy. L'ineluttabile verità si fermava qui.

Appena il minore era entrato nella loro camera aveva rivendicato il possesso del letto più vicino buttandocisi di peso e mollando la sua valigia in mezzo al passaggio, dove era sicuro che avrebbe impicciato di più. Ludwig la scansò lentamente con un piede e si accinse a sistemare la propria roba mentre l'altro oziava sul materasso con gli stivaletti abbinati ai suoi appariscenti pantaloni da cross sopra le coperte. Anche quando non proferiva sillaba, Roy trovava sempre il modo di rendersi irritante.

Accuratamente riposti tra i cambi del vestiario affinché le pagine ancora incontaminate dall'inchiostro non si spiegazzassero, spuntarono un paio di comodi block-notes sui quali sarebbero stati incisi nuovi pezzi musicali per mettere a frutto le lunghe ore di viaggio. Il fratello biondo scorse disgustato anche qualche libro fare capolino tra stoffe e cianfrusaglie. Il solito secchione.

Sostanzialmente i due bowserotti appartenevano a due universi opposti che sovente non potevano sottrarsi dall'entrare in collisione: Ludwig apprezzava la calma e Roy non tollerava il silenzio e l'immobilità; Ludwig era riflessivo e Roy seguiva l'istinto, la violenza come reazione più spontanea; Ludwig, seppur distaccato dalle questioni che non lo riguardavano, palesava uno spirito dominante quando sorgeva la necessità di richiamare all'ordine i fratelli scalmanati e Roy, a differenza degli altri che riconoscevano la sua maturità ed il suo ruolo di fratello maggiore, non si faceva problemi a sfidarlo apertamente ove avesse provato a mettersi sulla sua strada. Negli ultimi anni il rapporto tra i due era divenuto così conflittuale che gran parte del tempo Ludwig preferiva evitare Roy e lasciare che questa fase del suo carattere all'apice della turbolenza transitasse il più in fretta possibile, ma quando il minore passava il segno con le sue bravate sentiva sua la responsabilità di intervenire se loro padre fosse stato troppo occupato o lontano per pensarci personalmente.

Eppure, malgrado l'impegno e la costanza dimostrati nel voler tirarlo a tutti i costi giù nell'arena, Ludwig non aveva ancora ceduto alle ripetute provocazioni e Roy non aspettava altro che uno scontro diretto per liberarsi della sua autorità e, con l'occasione, spodestare l'elemento più forte tra i bowserotti. Con questi presupposti, non si prospettava certo una coesistenza paradisiaca.

Il sottoscritto doveva aver notato il fugace sguardo sui suoi vestiti quando Ludwig gli camminò vicino, conscio della linea di pensiero al riguardo e storse le labbra in un ghigno di sfida sotto cappuccio e occhiali.

« Mi ricordi tanto uno che ho visto in un film. »

Ludwig non reagì, già pronosticando come il fratello avrebbe esordito.

« Stava dentro una bara. »

Il solito primitivo. Non lo degnò di una replica. Una volta finito di sistemare se ne andò sovraccoperta con la granitica certezza che la valigia di Roy sarebbe rimasta lì almeno fino alla mattina seguente. Incrociò Wendy per strada e si scambiarono un'occhiata convenendo che sarebbe stata un viaggio molto, molto lungo per entrambi.

« Quando mi trascineranno via a scontare l'ergastolo, di' a tutti che dovevo farlo » sussurrò la sorella salendo i gradini fianco a fianco.

« Se non avranno trascinato via me per primo. »


Nonostante la stanza fosse alquanto spartana, era abbastanza spaziosa affinché potesse muoversi senza intoppi e, il dettaglio migliore, aveva al centro un lettone delle dimensioni più che giuste dove poteva persino stendercisi completamente senza il timore di cadere o sfondarlo oppure prima sfondarlo e poi cadere. Anche lei aveva il suo piccolo carico di effetti personali da sistemare: cose per la cura personale perlopiù, dato che per l'abbigliamento le bastavano qualche paia di guanti di ricambio, ma fatte su misura per lei così da non dover più temere di ritrovarsi poi a stringerne i moncherini come era già successo al pettine e al suo spazzolino.

Questa volta non ci sarà Mario a risolvere i tuoi problemi. È la tua ultima occasione per capire veramente che regina diventerai e se sarai mai all'altezza.

Aver tagliato fuori colui che occupava un posto speciale nella sua vita costituiva un rimorso che continuava a minare costantemente la sua determinazione, ma il solo pensiero che avesse potuto anch'egli testimoniare il suo nuovo aspetto era mille volte peggio di qualche giorno di distacco. Piuttosto avrebbe attraversato il mare a bracciate per trovare Jones.

Portò le mani vicino al muso puntandosi addosso le grinfie ricurve, il tratto acquisito che più la colpiva, così resistenti che era necessaria una lima in acciaio per poterle scalfire. No, non avrebbe mai accettato di sentire anche il peso del suo sguardo, dei suoi pensieri che avrebbe nascosto dietro un sorriso compassionevole per la sua cattiva sorte e per la quale avrebbe senz'altro additato Bowser. Mario possedeva la dote del perdono ed aveva un cuore grande, ma anche il suo animo per quanto generoso tracciava i propri limiti quando toccava a lei la parte della vittima ed aveva nutrito remore sull'alleanza dall'inizio, temendo che l'inaffidabilità del Re incorreggibile avrebbe concluso col ferirla. Tuttavia restava comunque un incidente e Bowser in fin dei conti non aveva realmente colpa, considerato che anche lui condivideva un fardello simile adesso.

A proposito di quel drago pasticcione a cui stava stretta la propria umanità quanto a lei stava ingombrante la natura di koopa... Era quasi buffo osservare che anche in un corpo diverso sarebbe stata capacissima di riconoscerlo senza il minimo sforzo: lo stesso naso aquilino, la fronte spaziosa, quel sorriso inconfondibile. Era come se il maleficio avesse passato Bowser per un colino e rimosso il primo strato spesso di squame e spuntoni. Avvertì le labbra arricciarsi involontariamente. Perfino con l'imprevisto della magia le cose tra loro sembravano destinate a restare le stesse nonostante i loro poli si fossero invertiti. Non si sarebbero mai trovati sullo stesso piano, entrambi koopa o entrambi umani.

Sfiorò distrattamente lo zaffiro al collo con la punta di un artiglio ripensando anche ai numerosi complimenti elargiti dalle frotte accalcate tra i merli e sporgendosi dalle finestre del castello durante la partenza. In nessun caso prima di allora uno solo dei soldati di Bowser le aveva rivolto un singolo elogio o, come il piccolo koopa che le aveva consegnato i doni o l'Hammer Bro. della scorta, le aveva mostrato apertamente di apprezzare la sua presenza, esteticamente parlando. Nello specifico tra coloro più vicini alla specie del loro Re che, tuttavia, aveva dichiarato da lungo tempo il proprio interesse nei suoi confronti. Peach non era una sempliciotta e non fingeva di ignorare che molti l'avevano definita come una delle principesse più affascinanti e raffinate dei regni conosciuti, per cui questa scoperta bizzarra le diede anche da riflettere.

De gustibus. O così avrebbe detto Mastro Toad.

Guardò fuori da uno dei due oblò che la dividevano dal cielo aperto sopra uno specchio d'acqua altrettanto vasto. Uno strano senso di libertà che credeva di aver dimenticato si risvegliò in lei, sorprendendola ogni volta che era lontana da casa e nessuno le stava più appresso a ricordarle il suo ruolo, i doveri e l'etichetta. Poteva smettere di immortalare l'emblema della grazia e della rigidezza protocollare per vivere egoisticamente secondo se stessa. Tò, qualcuno le aveva lasciato un cioccolatino sopra il cuscino.


Bowser si stiracchiò testando le giunture elastiche della sua corazza anatomica grugnendo soddisfatto. Non era il massimo, ma almeno non gli impicciava nei movimenti e finalmente si sentiva meno esposto a pericoli. Era troppo bello per essere vero: insieme a Peach sulla stessa nave senza idraulici o toad piagnucolanti tra i piedi. Le loro situazioni inverse grazie all'imprevedibile umorismo del destino, ma comunque da soli e in pace da tutti una volta tanto. Immediatamente la fervida immaginazione del Re partì per la tangente, dipingendo nei dettagli la scena precisa che continuava a fluttuargli per la testa da qualche minuto:

Cena al lume di candela sotto un tetto di stelle ed il riflesso della notte gemmata sull'oceano, un vino rosso corposo sulla punta della lingua e le iridi cristalline di Peach che gli sondavano l'anima sopra il sorriso più desiderabile che preservava il suono di molte promesse.

« Come ho fatto a non notarti prima, Bowser? » domandò avendo finalmente realizzato il suo errore dopo anni di voluta cecità.

« Non è colpa tua, Peachy » la confortò comprensivo poggiando un braccio sul tavolo per mettere in risalto la muscolatura, osservando compiaciuto l'effetto che aveva su di lei. « Non eravamo ancora in sintonia e con quell'allocco di Mario a fare di tutto per ostacolarci, come avresti potuto? » Prese con delicatezza un bocciolo di rosa dal centrotavola e lo rigirò distrattamente tra le dita.

« Ma lui non è qui adesso » la sua voce si fece vellutata come le fusa di un gatto.

« Ti dispiace? » le chiese fingendo di mantenere l'attenzione sul fiore reciso.

« Non è mai stato niente per me. »

I loro sguardi si incontrarono di nuovo e Bowser le portò una mano al viso per sistemarle il minuto ornamento tra i capelli. Peach piegò il collo affusolato per lasciarlo fare e premette la gota contro il palmo liscio socchiudendo gli occhi limpidi.

« Forse questo sortilegio è stato una spinta voluta del fato per unirci » le sussurrò lambendo i lineamenti gentili, gli stessi di sempre impressi nelle scaglie rosee e avorio che solo lui sapeva riconoscere.

« Lo credo anch'io » assentì lei dolcemente permettendo che le dita prive di artigli la carezzassero con quella tenerezza che le aveva sempre riservato quando era lui a possederli tra loro due. « Solo adesso ho capito quanto ci tenessi a me e quanto siamo fatti l'uno per l'altro. »

« È sempre stato così. E nulla farà la differenza. »

Il volto della Principessa si illuminò di una gioia così grande che ne venne sopraffatto a sua volta e per Bowser non fu mai stata più bella, koopa o umana non aveva importanza. Lentamente Peach chinò il capo in avanti senza mostrare più traccia di incertezza e lui si mosse in sincronia, alzando la testa per giungerle incontro ad accettare quel dono che aveva sognato da troppo tempo suggellando i loro destini. Inspirò il profumo leggero riscaldargli il sangue ed avvertì il suo respiro scorrergli sul viso e provocargli un brivido delizioso, portando le loro labbra a pochi centimetri dal congiungersi...

« Padre? »

Argh! « Uhm... Emozionati, ragazzi? » Si riscosse piombando di botto nella realtà.

« Lievemente conturbati dato che la ruota del timone è in mano vostra ed avevate un'aria piuttosto trasognata » rispose Ludwig osservandolo imperscrutabile con Wendy vicino intenta a controllarsi la chioma con uno specchietto. Da quanto erano lì?

« Stavo progettando la rotta migliore per il viaggio. » E una cena da organizzare il prima possibile.

« Sorridevate per questo? »

« Ehi, il vostro vecchio ha condotto flotte intere e guidato viaggi molto più ardui e pericolosi di questo. Non esiste capitano più capace sulla faccia del pianeta. » Gonfiò il petto mascherando in fondo l'imbarazzo.

« Quanto ci vorrà prima di trovare questo Jonathan Jones? » volle informarsi la sorellina per fare un calcolo approssimativo di quante volte avrebbe dovuto riascoltare il repertorio del suo lettore musicale prima di cominciare a odiare tutte le canzoni.

« Non posso stabilirlo con certezza. Più ci spingiamo a largo e più il tempo sarà capriccioso ma, se ogni cosa fila al suo posto, direi una settimana al massimo. »

Per allora Wendy immaginò di star già brancolando verso la soglia dell'autismo.

« Sarà bendisposto verso di noi o dovremo tenerci preparati ad un eventuale scontro? » domandò il fratello previdente.

« Ci siamo perfino presi la briga di riportargli il suo tesoro e mi pare che gli stiamo facendo un favore considerevole, ma non penso che ci riconoscerà all'inizio ed il furto lo avrà lasciato parecchio contrariato, quindi una baruffa ci può stare prima che saremo riusciti a chiarirci. Li avete portati i vostri scettri, vero? »

« Certamente. »

« Bravi i miei figlioli. » Bowser sorrise compiaciuto. Nessuno avrebbe mai potuto definire i Koopa degli sprovveduti.

Dalla poppa della nave individuò la sua principessa passeggiare sul ponte coi riflessi del suo gioiello che guizzavano veloci come pesciolini sulla superficie del legno levigato. Si perse di nuovo nell'ammirare la figura armoniosa poggiare lo sguardo sulle onde sottostanti e l'emozione di quella che purtroppo era stata solo una delle sue fantasie si riaccese con forte nostalgia. I dubbi e le frustrazioni perdevano improvvisamente di importanza quando c'era lei a distrarlo con la sua presenza che da sola sapeva offrire tanto sollievo quanto nemmeno lei stessa immaginava. Amava osservarla quasi disinvolta nel suo nuovo aspetto di cui non sospettava l'attrazione che ispirava, la grazia che al contempo portava con sé e che non aveva mai smarrito. Avrebbe trovato il momento giusto per confidarglielo prima o poi...

Ludwig e Wendy rividero quell'espressione vagamente inebetita fare ritorno sulla faccia del padre e bastò loro seguire dove puntasse per comprenderne la ragione. La sorellina sfoggiò un sorriso volpino mettendo in moto la sua mente macchinatrice per tessere un piano o due in aiuto del genitore nell'altra impresa, quella personale, nella quale si stava cimentando tuttora senza grandi esiti. Ludwig si trattenne per qualche secondo prima di far notare che avevano iniziato a pendere troppo verso sinistra e che fosse il caso di riaggiustare la rotta.

Se era stata prevista inizialmente una coabitazione difficile, fu chiaro già dal secondo giorno di viaggio ininterrotto che la questione sfiorava il limite della sopportazione. Litigi e risse non mancavano mai a riempire il silenzio tra le nuvole cotonose ed entrambi gli adulti si trovarono costretti ad intervenire di persona diverse volte per sedarle, quando nemmeno Ludwig aveva più la pazienza di rimporre la disciplina. Scoppiavano all'improvviso per un nonnulla, spesso e volentieri dovute alla noia che aveva un pessimo effetto sulla propensione bellicosa dei bowserotti ora costretti in uno spazio dove era impossibile evitarsi a lungo e le distrazioni non abbondavano.

Quando non era lui stesso ad accendere la miccia, Roy era l'elemento costante che offriva con un inspiegabile senso del dovere il suo contributo alle gazzarre come benzina sul fuoco. Ai rimproveri si aggiunsero le punizioni e ai responsabili di turno toccava sbrigare le faccende più scomode tra cui lucidare la nave da cima a fondo, oppure eseguire esercizi come flessioni o piegamenti finché non stramazzavano e la voglia di alzare i toni passava almeno per un po'.

Persino Wendy perse il controllo un paio di volte e l'unico capace di trascinarla nella mischia era sempre e solo il suddetto provocatore che le aveva trovato un nuovo nomignolo da aggiungere al suo catalogo.

« Ehilà, Miss Piggy. »

« Vattene dalla mia camera! » E lei non lo sopportava.

« Sembrate gemelle, siete pure dello stesso colore. No, aspetta! Ora stai diventando rossa. È una strategia difensiva? »

« Fuori! »

« Miiiii. Mo' esplode. » Il fratello pestifero schizzò via ridendosela di gusto mentre una manciata di oggetti personali si schiantava sul punto preciso della parete che occupava mezzo secondo fa.

Sicuramente Bowser era abituato a un'atmosfera tanto procellosa, ma per Peach le cose si stavano facendo parecchio frustranti. Non aveva mai visto una famiglia così litigiosa e chiassosa in tutta la sua vita e, ora che doveva starci a stretto a contatto giorno e notte, si poté rendere pienamente conto di quanto sembrava impossibile trovare uno straccio di tranquillità al centro di quella corrida sempiterna. Erano semplicemente incontrollabili e, nonostante le ramanzine e i ripetuti tentativi di placare gli animi, la nascita di almeno una disputa ogni due ore pareva inevitabile.

Era legittimo ricordare che il padre ci aveva messo anche del suo però, citando nel particolare la colazione del secondo giorno quando intavolò dieci muffin di cui uno solo era al cioccolato: l'esca perfetta. Peach sapeva già cosa sarebbe successo non appena scorse desolata il dolcetto semi nascosto tra gli altri meno ambiti alla vaniglia e il ghigno del genitore che lo aveva fatto apposta attendendo il successo della trappola. Di certo non restò deluso.

Ludwig e la sorellina erano troppo svegli per cascarci e, come Peach, rivolsero un'occhiata di rimprovero al padre che teneva i gomiti sul tavolo e non ci faceva caso. Immediatamente tutti gli altri sguardi conversero sull'unico oggetto del desiderio e fu solo questione di pochi secondi prima dello scontro, scavalcandosi l'uno sull'altro ed in breve trasformando il tavolo in un campo di battaglia.

« Perché vuoi istigarli se già si fatica a tenerli buoni? » lo sgridò Peach sull'orlo dell'esasperazione.

« A volte li trovo piuttosto spassosi » ammise Bowser notando come Junior e Larry si erano alleati per tenere testa ai fratelli più grandi.

« Tu hai architettato questa caricatura del pomo della discordia e tu la sistemi adesso. » Gli puntò contro l'indice facendo ticchettare l'artiglio sulla lorica squamata che gli copriva il busto.

« Era solo per ridere. » Alzò le spalle afferrando con nonchalance il dolcetto da sotto il capannello di bowserotti in conflitto e se lo mangiò tra la delusione generale. Problema risolto.

Tuttavia, i primi veri ostacoli sorsero il quarto giorno quando divenne definitivamente chiaro che gli effetti collaterali della metamorfosi non avevano risparmiato proprio nessuno.

« Non c'è altro? » chiese Morton guardando il suo pezzo di bistecca fumante.

Non sapeva spiegarselo, ma come l'aroma dell'arrosto era emerso dalla cambusa aveva sentito la gola chiudersi in rifiuto di mangiare unicamente carne per la settima volta di seguito sia a pranzo che a cena da quando erano stati trasformati. Il fatto che Bowser la sapesse cucinare in un modo solo non aveva di certo aiutato.

« Come no. Ci sono braciole, hamburger, hot dog, costolette... » rispose il Re avvicinandogli il vassoio.

Il sestogenito non era l'unico a condividere lo stesso curioso dilemma e anche per i fratelli ingoiare il boccone stava diventando sempre più difficile. A differenza di Peach che si trovava a suo agio col menu ripetitivo e che soddisfaceva pienamente il suo appetito sia per gusti che per porzioni, tutti loro avevano ormai intuito che qualcosa non funzionava più con la solita dieta da koopa.

« Altro che non sia carne? » mormorò Morton con un velo di speranza, vocalizzando la domanda che non era il solo a pensare.

Tutti tranne Bowser che corrugò la fronte perplesso. « Come sarebbe? Ti sbafavi almeno tre di queste ogni volta e adesso che ti prende? »

« Se mando giù un altro pezzetto di carne, giuro che darò di stomaco » annunciò dolente Iggy allontanando la sedia dal piatto. Gli altri convennero con un flaccido cenno del capo, distogliendo lo sguardo dalle portate ancora mezze piene.

Il sovrano squadrò i suoi figli sorpreso. « Vi siete beccati un virus o cosa? »

« È una reazione perfettamente naturale. Ora che siete umani non è più l'unico alimento di cui sentite il bisogno » spiegò Peach, segretamente impressionata che tutti avessero resistito così a lungo senza variare con l'eccezione della colazione.

Purtroppo la Principessa aveva commesso l'errore di aver lasciato a Bowser il compito di occuparsi degli approvvigionamenti per il viaggio e questi, non di vasta lungimiranza, aveva riempito il deposito dei viveri secondo i suoi vecchi criteri alimentari tenendo in conto inoltre le giuste quantità per Peach che li aveva subito adottati come se fossero sempre stati suoi. Proprio di fronte a tale esempio avrebbe dovuto invece considerare la concreta possibilità che anche gli altri compagni di viaggio, compreso lui stesso, avrebbero allo stesso modo variato con l'alimentazione in base al corpo che si ritrovavano.

« Di umano abbiamo solo l'aspetto, noi siamo koopa » fu la replica di chi si ostinava a non voler accettare ancora la completa e triste realtà.

« Bowser, non continuare a negare perché sono sicura che te ne sia reso conto già da un po'. Il nostro modo di vivere sta cambiando e presto nemmeno tu riuscirai a tirare avanti solo a bistecche. » E soprattutto questo minacciava di aggiungere altro stress ai principini già stressati (con lei inclusa) e complicare ulteriormente la vita a bordo.

« E di cos'altro avremmo bisogno? »

« Hai presente i quattro principali gruppi alimentari? » Le parve di impartire lezioni a un bambino testardo.

« No. » Dal tono suonò come se le avesse risposto così per dispetto.

« Possibile che in tutti gli anni che ci siamo frequentati non hai imparato niente? »

« Sciocchezze » sbottò seccato il Re con un gesto della mano. « Forse stare troppo tempo sulla nave non gli ha fatto bene perché non ci sono abituati, tutto qua. Abbiamo sempre fatto così da quando siamo nati e non cambieremo dall'oggi al domani. Noi siamo koopa e i koopa sono carnivori. »

« Infatti lo sto sperimentando di persona, se non hai notato. » Tentò di mantenere il tono di voce ad un livello accettabile. « Senti, non mi interessa quanto ti serve ancora per capirlo sulla tua pelle che così non può andare per nessuno di voi. Attracchiamo al prossimo porto e differenziamo coi viveri prima di spingerci troppo a largo » affermò perentoria passandogli la bottiglietta di tabasco.

Bowser l'arraffò senza ringraziare e, come era solito fare quando era nervoso, vi innaffiò abbondantemente la sua porzione prima di mettersi una forchettata in bocca recitando ostentato gradimento poiché era una delle sue salse preferite che consumava in quantità industriali senza battere ciglio. Finché era ancora un drago. Le lacrime che sgorgarono libere confermarono definitivamente la tesi della Principessa e sostarono al primo scalo marittimo sulla rotta.

« Non ti pare troppo caro? » ringhiò il Re scrutando il controllore come un tagliaborse in chiesa.

« Messer Browser... »

« BOWser! » abbaiò il sottoscritto doppiamente irritato.

« Messere, la vostra modesta imbarcazione occupa ben quattro posti e mezzo riservati ai turisti » rispose l'addetto alla riscossione con la mano ancora tesa esigendo le sue cinque monete sonanti con un'impassibilità da ammirare di fronte ad un tizio tanto minaccioso quanto l'ex koopa.

Peach gli scoccò un'occhiata significativa e Bowser sganciò senza più obbiettare.

« Visto il prezzo mi aspetto che la zona sia almeno controllata. »

« Il servizio di ormeggio e custodia della nave non si assume la responsabilità di eventuale sottrazione indebita di beni a bordo. Per quello è previsto un costo aggiuntivo. »

« E sarebbe? »

« Cinque danari. »

Junior osservò affascinato una tempia del padre cominciare a pulsare prima di consegnargli con deliberata lentezza il resto dell'importo.

« È meglio per te che non manchi un solo chiodo quando torno. »

« Li ritroverete tutti a tenere ferme le assi dove li avete piantati, non temete » rispose quasi annoiato il controllore sistemandosi gli occhiali sul becco adunco.

« Bowser, sarà davvero il caso di lasciare incustodito il carico di Jones? » chiese ragionevole la Principessa. Il loro vascello spiccava vistosamente in mezzo alla schiera di barchette ormeggiate e qualunque malintenzionato avrebbe potuto cedere alla tentazione.

Il Re vi ponderò meglio. « Non hai tutti i torti. Meglio se uno di noi resta di guardia al bottino. Ragazzi? » Spostò gli occhi sui suoi otto figli di cui zero si offrirono volontari, rinunciando così alla possibilità di farsi un giretto dopo giorni interi passati a mal sopportarsi vicini-vicini.

Li guardò uno ad uno in attesa di sentire gli “io, io” che si accavallavano nell'impazienza di rendersi utili.

Lemmy sbadigliò senza coprirsi la bocca.

Basta.

I bowserotti non erano in vena di collaborare e Peach era l'unica che aveva le idee chiare sul necessario da prendere al mercato portuario in prossimità, per cui propose la soluzione più scontata.

« Facciamo così: i ragazzi ed io andiamo a fare provviste mentre tu ci aspetti qui e ti assicuri che ogni cosa rimanga al suo posto. »

Il resto della comitiva eccetto il diretto interessato assentì con entusiasmo.

« Faremo presto » lo rassicurò prima di incamminarsi col nugolo di ragazzini ad orbitarle armoniosamente intorno.

Bowser non era per niente felice, ma ormai erano partiti lasciandolo lì e obiettare non avrebbe cambiato nulla.

« Se le cose stanno così rivoglio indietro i miei soldi. » Si voltò di scatto solo per accorgersi che il sorvegliante scroccone se l'era già svignata con tutta la grana.

Peach udì in lontananza l'imprecazione che ne seguì e la coprì svelta con un discreto colpo di tosse, contemporaneamente a Wendy e Ludwig che avevano avuto la stessa prontezza.

Il mercato distava una breve passeggiata dalla zona riservata all'ormeggio e più si avvicinavano più il flusso di passanti da ambo i lati della strada si infittiva: chi tornava con casse e sacchi pieni di ogni cosa e chi invece era ancora pronto a spendere fino agli ultimi spiccioli tra le numerosissime bancarelle di merci da ogni parte del mondo.

La cosa che subito le saltò all'occhio erano gli sguardi che saettavano guardinghi nella loro direzione, cioè nella sua, e quell'aureola di spazio vuoto intorno che si manteneva costante indipendentemente dalla quantità sempre più spropositata di compratori sul piede di guerra che si accalcavano e si spingevano nell'urgenza di andarsi ad accaparrare l'acquisto migliore della giornata. Nessuno dei bowserotti vicino a lei parve farci caso, forse abituati a quello che poteva anche passare come un segno di riverenza, ma si sentiva come se stesse camminando sotto il cono di luce di un riflettore. I dubbi iniziali sull'aver deciso di scendere dalla nave si moltiplicarono per mitosi ad ogni passo verso l'entrata del mercato. Forse avrebbe decisamente fatto meglio a scrivere una lista da lasciare a Bowser e restare lei a bordo invece... Si era preparata all'idea di trovare gente in un mercato, ovviamente, ma non così tanta, troppa, troppe occhiate su di lei tutte insieme. Ormai era tardi. Erano lì. Erano arrivati. Non le restava altro da fare che andare avanti fingendo di ignorare l'alone di diffidenza e sospetto che le avevano gettato addosso come un velo invisibile.

Una volta giunti di fronte all'ingresso divenne presto evidente la ragione di tanta ressa solo per entrarci: il mercato era immenso. Era così esteso che i tendoni colorati di ogni bancarella sommati insieme formavano un vero e proprio paesino costiero con ogni quartiere diviso a seconda della natura della mercanzia venduta: uno per gli acquisti ortofrutticoli; uno per quelli di estetica; un altro per il vestiario... E in tutti gli incroci vi erano cartelli ad indicare quale direzione prendere per trovare la classe di prodotti che si cercava.

« Wow. Qui uno ci può passare la vita » fu Morton il primo ad esternare la sorpresa collettiva e gli altri annuirono in assenso.

L'immagine del solito mercatello coi soliti banchetti dei soliti generi alimentari, con qualche chincaglieria per variare e l'eterno ombrello aperto ed affisso a rovescio con dentro calzini e collant da due soldi, il tutto aspramente conteso tra grappoli di vecchiette millantanti esperienza veterana nell'arte della contrattazione, era stato stracciato, accartocciato e bidonato.

In mezzo a quel caos e tutte le distrazioni che offriva sarebbe stato un lavoraccio tenere buoni i principini che già scalpitavano e si guardavano intorno flettendo le dita sovreccitati. Fece una stima approssimativa di quanto tempo le sarebbe servito per racimolare il necessario aiutandosi coi cartelli per orientarsi. Bowser avrebbe dovuto attenderli al porto più del previsto.

« Ci rivediamo qua davanti all'ingresso tra un paio d'ore. Non andate in giro da soli » si raccomandò.

« Morton, tu vieni con me. » Wendy aveva già in mente di indirizzare il suo spirito di esplorazione nell'ala del mercato dove stava confluendo la stragrande maggioranza femminile dei passanti. E a giudicare dalla fretta il bottino sembrava essere promettente.

Non suonò propriamente come una cortese richiesta di compagnia, ma il fratello non aveva nulla in contrario e forse avrebbe trovato qualcosa di ancora più comodo da tenere addosso della sua tuta. Lemmy e Iggy erano maturi abbastanza per badare a loro stessi e Peach si auspicò almeno che se ne sarebbero rimasti lontani dai guai per oggi. Larry e Junior non avrebbero seguito la sorella di loro volontà e gli altri due si erano già persi nella folla. Riuscì a scorgere il lungo ciuffo verde del più spilungone allontanarsi di corsa prima di disperdersi tra i colori della fiera, per cui ricadde su Ludwig.

« Preferisco restare con voi » rispose il più anziano della progenie, indifferente all'opzione di andarsene a zonzo senza una meta precisa.

« Roy, vai tu coi tuoi fratellini » fu dunque il compromesso.

Il suddetto bowserotto non sembrò affatto entusiasta all'idea, ma non mostrò intenzione di contraddirla ed acconsentì con un cenno del capo recependo l'ordine. Forse anche lui come gli altri stava risentendo del nuovo aspetto della Principessa e dell'autorità che ora ispirava più forte che mai. Di fatto, che accettasse di soddisfare una richiesta che non gli piaceva era uno spettacolo raro che si poteva testimoniare soltanto quando era loro padre a rivolgerglisi.

« Morton, pedala! O per quando saremo arrivati si saranno prese il meglio. » Wendy agganciò il fratello per il polso con la morsa di un boa constrictor e lo trascinò nella mischia, inciampando dietro di lei per tenere a fatica il passo mentre facevano lo slalom tra le altre concorrenti e rientravano in gara.

« Quella lì diventa psicotica quando si tratta di shopping. »

« A me fa paura. »

« Al ritorno Morton sarà carico come un mulo » concluse Roy seguendo Larry e Junior che avevano preso una direzione a caso tra le bancarelle rumorose.

« Sicuro di non voler andare con loro? » Peach abbassò lo sguardo sull'unico rimasto. In realtà avere qualcuno accanto in mezzo a tutta quella gente era una sorta di conforto, ma non voleva che Ludwig rinunciasse ad una passeggiata meritata per assistere lei e le sue insicurezze.

« Se la caveranno » rispose con la massima tranquillità. « Avete già deciso da dove cominciare? »

« Sì, il quartiere della frutta e verdura è il più vicino. Direi di partire da là. »

« Molto bene. » Il bowserotto si diresse a passo deciso verso un banchetto e chiamò l'attenzione del venditore che stava terminando di scaricare dei tappeti lussuosissimi da un carro. Ludwig fece un'offerta per il mezzo. Il mercante scandì il suo prezzo senza nemmeno girarsi continuando ad indirizzargli irrispettosamente le spalle. Ludwig lo rifiutò. Il mercante si ripeté assumendo un tono sprezzante. Ludwig rifiutò di nuovo. Il mercante si indispettì e finalmente si voltò per ribattere, sbiancando non appena incontrò lo sguardo del bowserotto irremovibile. Il prezzo proposto all'inizio fu accettato senza ulteriori indugi e Ludwig estrasse lo scettro per spostare il carico restante con la magia sopra il venditore, lanciandogli poi la sua moneta d'oro in cima alla pira di tappeti che lo avevano sommerso.

« Fate pure strada » la invitò con un cenno garbato del braccio mentre le ruote del carro giravano grazie al flusso magico convogliato nella sfera incastonata all'estremità della bacchetta.

Peach batté le palpebre un paio di volte all'accortezza del maggiore nel rendersi utile restando piacevolmente impressionata da quanto si dimostrasse volonteroso nei suoi confronti. Ludwig, con ben sette fratellini più piccoli da controllare, aveva sviluppato un forte senso di responsabilità che non risparmiava nemmeno lei e non aveva bisogno di ricevere direttive per capire quando poteva fare qualcosa. E poi non era un segreto che nutrisse delle simpatie per la Principessa come ella ne aveva per lui ed il resto della scalmanata combriccola, per cui il suo atteggiamento risultava semplicemente naturale.

« Camminate come se neanche vedeste chi avete davanti. Voi andrete sempre dritta e saranno gli altri a spostarsi quando passerete » le sussurrò procedendo di fianco, ma appena due passi indietro.

« Perché? » Peach lo adocchiò sorpresa. Il flusso dei passanti intorno a loro si tagliava con la disinvoltura dell'acqua incanalata in un bivio mentre incedeva fingendo di non farci caso.

« Perché siete una koopa » si limitò a rispondere, come se tutto quello che vi era da comprendere stava nell'ultima parola, né più né meno.

Ludwig non dormiva in piedi e sapeva cogliere dettagli che troppi non avevano la capacità di carpire: aveva notato da quando avevano messo piede a terra il suo disagio in pubblico, il suo rifuggire gli sguardi, il costante senso di inadeguatezza che si sforzava di nascondere dietro squame ed artigli e che finiva per tradire dall'irrequietezza trapelante nei suoi occhi e nei movimenti più impercettibili delle dita (e anche della coda, ma Peach non se ne era ancora avveduta e confidarglielo adesso l'avrebbe solamente fatta sprofondare nell'imbarazzo). Il bowserotto la stava spronando per mostrarla forte. Per renderla forte. Per proteggerla dal vespaio di complessi che si risvegliava brulicante quando quella nuova immagine di sé veniva gettata in pasto all'attenzione altrui. Un'immagine di cui lei neppure intuiva il potenziale, la forza che conteneva e la deferenza che faceva sbocciare nell'animo di chiunque le si sarebbe trovato davanti.

Era una koopa e non una koopa qualunque, se il grande zaffiro legato al collo non era un segnale più che chiaro. Anche l'eleganza e la sicurezza nel muoversi avevano una parte fondamentale perché, come le avevano ripetuto all'infinito durante le lezioni di portamento sorbite da bambina, non era solo la corona a fare di una signorina una principessa.

Comunque, allo stesso modo in cui lei ignorava la sua figura in pubblico, anche lo spirito d'osservazione del bowserotto doveva aver sorprendentemente fatto cilecca con un particolare del quale Peach si era invece accorta già da un po': Ludwig appariva beatamente all'oscuro delle occhiate interessate che continuavano ad arrivargli da direzioni diverse.

La prima a debuttare senza perdere l'occasione fu una giovane con una lunga piuma vaporosa sul cappellino ed un ventaglio di pizzo abbinato al suo parasole, che ricorse al vecchio trucco del fazzoletto a terra non appena il bersaglio le passò vicino. Come previsto, Ludwig si fermò e si abbassò per raccogliere il prezioso pezzo di stoffa e restituirlo alla proprietaria “sbadata”, non prima di averlo pulito dalla polvere e ripiegato in un triangolino composto che le rioffrì sul palmo della mano. La giovane batté le lunghe ciglia estasiata ed il suo sorriso si ampliò di fronte ad una galanteria tanto raffinata, sfiorandogli intenzionalmente le dita con le proprie mentre riprendeva il fazzoletto per portarselo al petto come se fosse stato un animaletto salvato dalle fiamme. Dal linguaggio del corpo non vi erano dubbi che stesse apertamente civettando con lui: il modo in cui muoveva il collo e le spalle, come increspava le labbra e quell'espressione quasi comica di eterna riconoscenza. Anche un'ameba lo avrebbe capito.

Ora Peach era proprio curiosa.

La fanciulla aprì bocca per attaccare bottone, ma Ludwig fu più veloce. Il suo dovere era stato compiuto, si chinò in una leggera riverenza per porgerle i suoi rispettosi omaggi e si girò senza neanche darle il tempo di guardarlo negli occhi un'ultima volta, lasciandosi addietro molta delusione ed un flirt eluso e rispedito al mittente. Tutto nel contegno più impeccabile.

La Principessa si trattene a stento.

« Scusatemi. Un piccolo contrattempo. » Si riportò al suo fianco.

« Ma non te ne sei proprio accorto? »

Ludwig alzò il mento confuso. « Del fazzoletto? »

Peach crollò.

« Cosa trovate di così esilarante? »

A parte quel simpatico episodio che doveva aver demoralizzato più di una pretendente, l'approvvigionamento continuò senza interruzioni seguendo il solito ritmo: Peach si avvicinava ai banchetti con ciò che cercava per decidere quale merce acquistare e Ludwig caricava veloce la spesa imbustata sul carro con un minuto cenno del suo scettro.

« Almeno lascia che sia io a pagare » insistette di nuovo la Principessa con una punta di benevola esasperazione. Essere gentili okay, ma qui si esagerava.

« Sono sicuro che mio padre avrebbe voluto così. E poi l'errore è stato suo, quindi sta a noi rimediare » replicò Ludwig serafico indirizzando di nascosto un cipiglio truce al proprietario che continuava a fissarla di sottecchi. Una volta scoperto regalò loro altri tre chili di patate e si rintanò dietro il banco più terrorizzato da lui che dalla dragonessa dai colori preziosi.

« Direi che abbiamo finito » decretò Peach sollevata. « Forse gli altri ci staranno già aspettando. Purtroppo ho perso la concezione del tempo. »

« No, siamo in anticipo » la rassicurò il bowserotto facendo muovere il carro ormai pieno dietro di loro, come legato ad un filo invisibile al suo scettro.

« Oh. » Le labbra della Principessa si stesero in un sorriso. « Allora ti va di andare da qualche parte? »

Ludwig ci pensò su. « Non c'è nulla che mi interessi qui. »

« Al ladro! » urla concitate si levarono in fondo alla strada, dove la folla allarmata non permetteva di localizzare la ragione. Peach invece fu avvantaggiata grazie alla sua altezza.

Spintonando e sibilando minacce, un ruboniglio si faceva strada con prepotenza filando dritto verso di loro con un sacco in spalla da cui strabordavano perle e gioielli scintillanti alla luce del sole. Sotto il peso notevole del malloppo, il delinquente si spingeva a forza tra la gente e chi non faceva in tempo ad evitarlo veniva scaraventato a terra. La Principessa tese d'istinto i muscoli preparandosi a scattare per porre fine alla sua corsa non appena le fosse stato abbastanza vicino, ma Ludwig reagì per primo e con una prontezza di riflessi che prima non gli apparteneva fu addosso al fuggitivo. Un agile salto sopra la testa dei presenti che si stavano per spostare bastò ad annullare la distanza tra i due e in un secondo il ruboniglio si riscoprì con la schiena nella polvere mentre il bowserotto lo teneva giù con una mano sola e con l'altra reggeva lo scettro che iniziò a caricarsi di magia sfolgorante.

« Fermo » ordinò in un sussurro arricciando leggermente le labbra con una ferocia predatrice innescatasi come aveva ghermito la gola del ladro.

Il ruboniglio poté scorgerla meglio di chiunque altro ed il sangue gli si gelò all'istante nelle vene. Quello lì non era un tizio con cui scherzare, lo sentiva dalla morsa che lo schiacciava a terra come un'ancora se quegli occhi senza fondo non parlavano abbastanza. Le grandi pupille si spostarono dal viso minaccioso sopra di lui e si incrociarono sulla punta dell'arma a pochi centimetri dalla faccia dandogli un'espressione istupidita. Lentamente alzò le mani mollando la presa sul bottino. L'autoconservazione aveva avuto la meglio sull'avidità.

La folla si era disposta intorno bisbigliando con interesse. Qualcuno si congratulò e qualcun altro passò avanti una volta finito lo spettacolo.

Peach si riempì d'orgoglio per il bowserotto. Quando questi alzò lo sguardo nella sua direzione, gli rivolse un'espressione di approvazione a cui rispose con cenno del capo.

« Dev'essere senz'altro un cavaliere. È troppo valoroso per un semplice valletto » udì a bassa voce dietro di lei.

Valletto? Volse appena il muso ed il cicaleccio si spense immediatamente lasciando che fosse il silenzio timoroso a farle capire quale opinione di loro stessi avevano dato agli occhi degli altri.

Una guardia insieme ad un individuo curiosamente vestito li raggiunsero col fiatone ed increduli di trovare il delinquente già sistemato ed il maltolto recuperato. Il mercante con la testa avvolta da un turbante bulboso si sperticò in inchini e ringraziamenti parlando una lingua dal suono tagliente che Peach non aveva mai udito prima. Tuttavia quello che la lasciò assolutamente sconcertata fu che tutta la gratitudine che doveva essere mostrata al bowserotto era invece diversa su di lei, una volta compreso che la accompagnasse. Gli lanciò un'occhiata interrogativa ma Ludwig scosse impercettibilmente la testa.

Accompagnatore, guardia del corpo, chaperon, paggio, qualunque cosa lo reputassero erroneamente, non meritava di ricevere la giusta riconoscenza per un suo gesto altruista. Eppure il sottoscritto non parve affatto irritato o si premurò almeno di correggere il grosso malinteso. Anzi, dopo aver finito di risistemarsi le maniche della camicia, raccolse il sacco della refurtiva come se contenesse piume e lo porse al commerciante che lo guardò stizzito per essere stato interrotto così rudemente nei suoi salamelecchi, solo per considerare un elemento inferiore che di considerazione non ne meritava una goccia di fronte a sangue nobile. Ludwig rispose con un sorriso amabile, agitando lievemente il sacco tintinnante per esortarlo a riprendersi la sua roba e levarsi di torno. Il mercante alzò il naso oltraggiato e poi cascò in avanti quando il carico ricadde sulle braccia grasse e incapaci di reggerne da sole il peso, ingannato dalla forza insospettabile di quell'energumeno sfrontato.

Qualcuno intorno ridacchiò. Un gruppetto di ragazze si strinse cinguettando tra di loro ed indicandolo dietro i ventagli che si sventolavano sul viso eccitate.

« Perché non glielo hai detto? » gli chiese non appena ebbero ripreso il loro cammino.

« Aveva riavuto la sua merce. Il resto non era importante. »

« Ma non è giusto per te. Avrei dovuto spiegargli la situazione invece. »

« Non stava a voi intervenire. »

« Non avrei dovuto indignarmi per te o non avrei dovuto fermare il ruboniglio? »

« Prima l'una e poi l'altra cosa. »

« Come sarebbe? » Peach era davvero confusa sulla confacente condotta da koopa.

Ludwig alzò gli occhi scuri sul suo muso senza uscire dal suo insondabile aplomb. « Nessuna koopa, men che meno una del vostro rango, si immischierebbe di persona in affari popolani. »

« Sarebbe stato semplice dovere civile, indifferentemente da chi io sia. Ora che sono anche più forte non vedo ragione di far finta di niente in circostanze simili. Volevo aiutare un venditore derubato. » Sebbene alla fine si era rivelato un individuo criticabile che, come tutti là in mezzo, aveva seguito la logica implicita che Ludwig le stava sinteticamente esponendo, visto che era proprio lei la sola infatti a non averla carpita.

« L'ho fatto io per voi » concluse il bowserotto.

Peach aveva molto ancora di cui discutere su questa etica, tuttavia non insistette oltre e rimase col dubbio se quello di Ludwig fosse stato davvero un gesto mosso da generosità oppure per non farla “sfigurare”. Restava comunque che un crimine era stato sventato grazie a lui.

Finalmente di ritorno al punto di partenza constatarono di essere i primi.

« Me lo aspettavo » commentò il fratello maggiore a braccia conserte con una nota di disappunto.

« Arriveranno a momenti » sdrammatizzò Peach.

Dopo qualche minuto di attesa fermi a contemplare la relatività del tempo un rumore sospetto spezzò il silenzio e Ludwig, per la prima volta nella sua vita, arrossì.

« Ti va uno spuntino? » chiese la Principessa pescando dai viveri nel carro. Dopotutto poteva considerarsi l'unica ad essersi alzata da tavola piacevolmente sazia.

« Sì, grazie » il bowserotto accettò composto tentando di dissimulare l'imbarazzo malgrado il tenue rossore affluito sul suo volto. Si ritrovò a scrutare perplesso la mela che la Principessa gli aveva messo in mano.

« Prova » lo incoraggiò con un'espressione che a Ludwig parve fin troppo ottimista.

Ne osservò la buccia lucida senza riscontrare alcun odore invitante all'olfatto. Il sapore della frutta non era una novità per lui, ma era sempre stato attenuato dagli altri ingredienti che l'accompagnavano: dolcetti, snack e qualche volta anche carne. Adesso invece ci sarebbe stato quello e basta. Non era sicuro del tentativo, ma piuttosto che mandare giù un altro pezzetto di bistecca era pronto a correre il rischio e lentamente vi affondò i denti già immaginando che sarebbe stato un flop. Un vago senso di appagamento lo colpì nel sentire la polpa scrocchiare e immediatamente la lingua assorbì il succo dolciastro. Si prese un momento per ponderarvi, masticando adagio con un'aria cogitabonda.

« Cosa ne pensi? »

« Mi piace » fu il verdetto finale. Ludwig era genuinamente sorpreso.

Lemmy e Iggy rispuntarono poco dopo pimpanti come sempre e di ottimo umore. Fu poi il turno di Wendy infinitamente soddisfatta dei propri acquisti e Morton che, come predetto, era effettivamente carico come una bestia da soma e riusciva a malapena a vedere dove metteva i piedi. Curiosamente furono gli altri tre a tardare e Peach si sentì in pensiero. Forse avrei dovuto portarli con me.

Proprio quando cominciò sul serio a preoccuparsi, li scorse fare capolino tra la calca e tirò un sospiro di sollievo sciogliendosi della tensione.

« Alla buonora » si complimentò Ludwig.

« Si faticava a passare » si giustificò Larry con la macchina fotografica al collo.

« Ma che hai fatto alla testa? » domandò Iggy guardando strano i ciuffi biondi di Roy che adesso erano completamente appiattiti tracciando la superficie del cranio. Sembrava che ci fosse passata sopra una lucidatrice.

« Chiamasi gel. » Il fratello sotto esame scandì la risposta come se si stesse rivolgendo ad un menomato mentale. Stringeva vittorioso una cassa intera di quel prodotto portentoso e gli avevano pure dato un pettine in omaggio: l'investimento del secolo insomma.

« Quindi stasera si cena per davvero! » esclamò Junior entusiasta. Anche il suo pancino aveva brontolato per tutto il pomeriggio e non era il solo a sbavare di fronte all'aspettativa.

Una volta rientrati in porto si arrestarono alla presenza di una curiosa montagnola proprio davanti la loro imbarcazione, composta dalla somma di tutti gli avventurosi che avevano tentato di profanare il vascello nella speranza di uscirne con le tasche piene. L'ultimo dei furbacchioni tracciò un arco perfetto in aria dal ponte della nave al cocuzzolo della piramide vivente, levando una serie di gemiti patetici al suo atterraggio con ancora l'impronta dello stivale di Bowser fresca sul fondoschiena.

« Servizio di sicurezza i miei regali bastimenti » si udì un borbottio scocciato da sopra.

Almeno non si è annoiato. Peach si consolò.

Morton sbuffò con un senso di liberazione non appena appoggiò finalmente le cianfrusaglie non sue sulle assi, provocando uno strillo orripilato da parte della sorella perché: « Così li sporchi, razza di ruspa! ».

Il fratello ormai stanco di sfacchinare la ignorò stringendo le spalle e sussultò incappando con lo sguardo sulla testa inspiegabilmente liscia di Roy che non aveva visto prima a causa del nuovo guardaroba di Wendy premuto sulla faccia.

Il maggiore si indispettì di fronte alla seconda espressione circospetta puntata addosso, facendolo sentire un fenomeno da baraccone. « Se un pipistrillo finisce sui tuoi capelli non ne esce vivo. »

« E sui tuoi ci pattina. »

Il vascello riprese il volo sopra il mare e Bowser impostò di nuovo la rotta. « Sapete, mentre vi aspettavo ho avuto modo di rivedere parecchie cose del mio stile di lotta. Direi che ci farebbe bene a tutti un po' di allenamento per tenerci preparati. Soprattutto tu, Peachy » considerò il Re con gravità scrocchiandosi le nocche.

« Magari dopo » rispose la Principessa che non faceva faville all'idea di una sfida amichevole. Specialmente ora che rischiava di ferire sul serio qualcuno se non ci stava attenta.

« Coraggio, Peachy. » Un guizzo serpeggiò nelle iridi cremisi a ricordarle che sotto quella pelle umana si nascondeva un drago in attesa di uscire. Bowser piegò leggermente le gambe e la invitò a farsi avanti flettendo le dita e scoprendo appena i denti in un sorriso spavaldo. « Attaccami. »


Nota d'autrice:

C'è una cosa importante che avrei dovuto fare ben 2 capitoli fa e per questo porgo le mie scuse alla diretta interessata.

§ Ringrazio bulmasanzo che con la sua fanfiction, “La 'meravigliosa' avventura”, la mia preferita in assoluto su Super Mario sia qui che in qualunque altro sito, mi ha dato ispirazione con una sua idea e naturalmente consiglio a tutti coloro che sono arrivati fino a queste note di leggere il suo lavoro. È stata lei la prima a menzionare l'ipotesi di trasformare Peach in koopa nella sua storia, io ho provato a darle forma nella mia. Mi scuso ancora con lei che avrebbe dovuto trovare questo avviso da un pezzo ed è sempre stata carina a non farmi notare tale sgarbo non intenzionale, ma dovuto a superficialità da parte mia. Di nuovo, spero che chiunque interessato ad una fanfiction su Super Mario che sappia emozionare e sorprendere, scritta egregiamente con un tocco di deliziosa ironia, legga la sua fantastica avventura e possa apprezzarla quanto me. §

Queste note sono state inserite anche nel secondo capitolo in cui la sua idea prende vita tra le mie righe.

N.B. L'ipotetico pipistrillo citato da Roy non è una svista di battitura. È proprio uno degli animaletti del mondo dei Mario Bros. :]



  
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