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Autore: feddurr    21/01/2014    3 recensioni
Questa è una storia delle più insolite che mai leggerete. Può darsi invece che siate così pratici da ritenerla una storia piena di clichè e cose già viste e lette. Come può darsi pure che la troviate semplicemente una storia orribile, senza futuro né senso. Ebbene, io ne sono il narratore, il mio unico scopo è rendervi partecipi, che voi siate d’accordo o no.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Premessa.
Questa è una storia delle più insolite che mai leggerete. Può darsi invece che siate così pratici da ritenerla una storia piena di clichè e cose già viste e lette. Come può darsi pure che la troviate semplicemente una storia orribile, senza futuro né senso. Ebbene, io ne sono il narratore, il mio unico scopo è rendervi partecipi, che voi siate d’accordo o no. Le opinioni mi interessano poco, in quanto il mio mestiere è appunto narrare una storia che un giorno mi è spuntata nella mente e che mai avrei pensato potesse suscitare così tanta ispirazione. Si sa, ogni storia ha i suoi sostenitori come ha i suoi critici, come ogni persona ha pregi e difetti. Piuttosto, sono qui per il puro piacere di esserci, sono qui perché vorrei condividere una storia, sono qui perché, ovviamente, spero mi arrivino dei complimenti come degli insulti. Non ho paura di tutto ciò. Ho solo voglia di essere altruista e questo sentimento mi spinge a mettere nero su bianco una storia. Chissà come andrà a finire, chissà come comincerà, chissà se si svilupperà. Per ora posso dirvi che io la ritengo una storia insolita e presto anche voi capirete il perché. Ma tanto, l’opinione del narratore l’ascoltano tutti, ma nessuno ci fa mai caso. Io inizio a raccontare, a vostro rischio e pericolo. Tanto, non potete fermarmi.




CAPITOLO I.
Provate ad immaginare una mattina fredda e pungente, un sole che nasce per l’ennesima volta e un cielo che si rischiara per accoglierlo. Immaginate il mare che inizia a brillare contemporaneamente al sole, come se volesse imitare la sua naturale luminosità. Immaginate questo scenario così comune eppure così bello, quasi magico, incorniciato dai raggi di quel sole onnipresente. Una parte del mondo si risveglia, mentre la luna si dirige verso l’altra parte, pronta a fare il suo lavoro. Io, che mi trovo nella metà quasi del tutto in piedi, osservo la natura e il suo ridestarsi lento ma potente, parliamo di alberi che sembrano ingrandire, di uccelli che si schiariscono la voce e animali che salutano famiglie, che si preparano per cacciare, per correre, per vivere. Certo è magia quella che aleggia nell’aria mattutina. Ed è di magia che continueremo a parlare, perché qui si racconterà della famosa scuola di Hogwarts, dei suoi studenti e di due studentesse in particolare che, guarda caso, sono diverse come l’alba e il tramonto, ma unite da qualcosa di potente come i grandi astri dello spazio.

Forse vi sarete fatti un’idea dell’immensità del castello di Hogwarts, dei sui tetti volti a superare il cielo, dei suoi cancelli antichi come il mondo, delle sue finestre alte e maestose come la fama della scuola che illuminano e dei suoi corridoi lunghi, che sembrano non finire mai. Ebbene, io voglio portare la vostra attenzione proprio lì, in uno di quei corridoi, perché una delle protagoniste cerca di percorrerne uno in pochi minuti, correndo più che può. Dannazione, dannazione, dannazione! La mancanza di fiato quasi la fa cadere a terra, ma la ragazza continua imperterrita. Un’altra volta! E’ successo un’altra volta! Perché non posso essere puntuale? Perché i miei sogni sono così invitanti e fanno passare la voglia di svegliarmi? I capelli lunghi e ricci ostacolano la sua vista e adesso la ragazza corre tenendosi i capelli con una mano. E poi, mi chiedo, perché tutto questo succede quando la mattina ho lezione di Aritmanzia? La odio, la odio ma mio fratello mi ucciderebbe se saltassi una lezione! Sono questi i pensieri che turbinano nella mente della studentessa Agnes Moore, del quinto anno, Tassorosso e in ritardo. Sono questi i pensieri che la fanno andare a sbattere contro un’altra persona, facendola risvegliare con una bella botta contro il marmo del pavimento. -E guarda un po’ dove vai.- sono le uniche parole che Agnes percepisce prima che l’altra vittima sparisca. Adesso ho meno tempo! Non pensarci, non pensarci! Finalmente, si alza e ricomincia a correre, stavolta con il suo obiettivo ben fisso nella mente. Arrivo in classe, cerco di non farmi sbranare e dopo la lezione, se ne esco, giuro sul giardino di mia nonna che aggiusto la sveglia! Sembra che la classe sia proprio di fronte a lei, perché Agnes sospira. E spingendo con la spalla, apre la massiccia porta per andare incontro al suo destino. Tutto gli occhi sono puntati su di lei. Tutta la classe, persino il prof, con occhi di rimprovero, la squadra dalla testa ai piedi. Solo una persona le dà le spalle, ma sembra che abbia una mano sul viso. -…Buongiorno…a tutti?- E’ tutto qui quello che sai fare? Pensaci e ritenta! Il suo sguardo vaga per tutta l’aula mentre i meccanismi del suo cervello vanno a fuoco in cerca di una scusa plausibile. -Ho…ehm…- Dai che ce la fai, dai!    -Avevo…ehm…Avevoilmantelloinlavanderiaesonoandataaritirarlo!- Dice tutto d’un fiato. Silenzio. Agnes cerca n segno dal prof, da qualcuno, da chiunque! Un rumore, uno scricchiolio, un mormorio, qualcosa! Ed eccolo lì. Una risata. Una risata silenziosa, leggera, trattenuta. Dalla persona che ancora le dà le spalle. Stavolta ti uccido Des, sarà l’ultima cosa che faccio! pensa la povera Agnes, mentre si dirige sospirando con rassegnazione al suo banco. Appena seduta guarda alla sua sinistra, dov’è seduta la sua amica Des, con la mano sulle labbra, occupata a trattenere un sorriso. Agnes la guarda, dapprima con costernazione, ma poi non ce la fa e sorride anche lei.
  
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