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Autore: Giulia23    25/01/2014    10 recensioni
SEGUITO DELLA FANFICTION "TIMELESS" DA ME SCRITTA e senza la quale non capirete poi molto =)! Non posso scrivere molto della trama senza spoilerare la prima parte, ma spero che questo vi piaccia e vi invogli a leggere la storia : < Devi smetterla, devi smetterla di metterti in mezzo.> le ringhiò contro Klaus, afferrandola rudemente per un braccio e portandola contro di sé. Era furioso con lei, ma il desiderio di stringerla tra le braccia era sempre stato più forte di qualsiasi turbamento, qualsiasi furibonda discussione.
< Volevo aiutarti, non volevo mettermi in mezzo ma se è questo che pensi, puoi stare tranquillo! Non entrerò più nella tua vita!> urlò per tutta risposta Caroline mentre si dimenava furiosamente tra le braccia di Klaus, ma una fitta alla schiena la fece tremare sulle sue stesse gambe. Klaus accorse a sorreggerla prontamente e la cullò contro di sé e chiuse gli occhi nel tentativo di cancellare la visione della sua Caroline così sofferente.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ragazze, che dire…settimana emozionante per noi klaroline =)! Spero di riuscire a stupirvi come la Plec ha fatto con noi, con questo nuovo capitolo anche un po’ rivelatore. La “trama” portante è un’altra ma ve ne parlerò a fine storia! Grazie per il vostro MAGNIFICO supporto, siete degli angeli e come sempre… sono aperta a qualsiasi critica, buona lettura mie care ;)!
 
 
 
 
 
Aveva indossato di nuovo quel vestito bello quanto inquietante. Era stato inutile cercare di mandare via le macchie di sangue. Era solo riuscita ad annacquarle un po’ e farle espandere. Magnifico!
Caroline osservò il suo riflesso, guardarla. Non sembrava nemmeno lei. Forse per via di quello specchio mal messo ed incrinato ma la sensazione di vuoto che provava nel petto era reale e la faceva sentire uno schifo.
Voleva essere sicura che Tatia stesse bene, se gli Spiriti l’avessero scoperta un’altra volta non osava immaginare cosa le avrebbero potuto fare. Ed era assurdo il fatto che nemmeno Tatia fosse a conoscenza di tutti gli aspetti della maledizione che gravava sulla sua testa e su quella di Klaus.
Informazioni secretate … si stupì di quanto quegli esseri fossero stati crudeli contro di lei. Aveva commesso un unico peccato ai loro occhi. Innamorarsi dell’ibrido che aveva messo in ridicolo le loro leggi, l’equilibrio e per questo erano stati entrambi condannati alla peggiore delle torture…doversi dire addio, sempre. Erano stati condannati ad un’eternità di separazione, di dolore.
Un sorriso apparve in maniera del tutto inaspettato sulle sue labbra.
 < Sono sempre tornata da lui.> sussurrò Caroline, beandosi di quel pensiero. Nulla aveva potuto realmente impedirgli di incontrarsi di nuovo. Aveva infranto le leggi della Natura per trovarlo, pur non serbando alcun ricordo di lui.
Era strano ,ma suonava come una conferma alle sue orecchie. Una dolce conferma. Aveva preso la scelta giusta, scegliendo Klaus.
Eppure… lo aveva davvero odiato all’inizio, pensò Caroline rabbuiandosi. Nella sua vita “attuale”, quella realmente sua, lei aveva dovuto combattere contro il rancore, la paura, persino il disprezzo che provava per Klaus prima di capire che non poteva in alcun modo resistergli.
E se il suo ragionamento non era sbagliato… non doveva essere stato così le volte precedenti. Per lo meno non lo era ora.
 Così come in quel campo di battaglia era riuscita a scagliare una freccia nel costato di quel soldato ed aveva saputo usare tanto bene la spada, così come era riuscita a consolare suo “padre” raccontandogli quell’aneddoto…Caroline sapeva che la se stessa di quell’epoca era viva e vigile dentro di lei. Sapeva che in uno strano modo non stava facendo altro che rivivere la vita che aveva già vissuto nel dodicesimo secolo.
In fondo non era andata nel passato per cambiare gli eventi, glielo aveva fatto capire proprio Tatia, si trovava lì per capire, non per agire.
 < Da questa parte.> la voce scontrosa di Anne la riportò alla realtà. I suoi muscoli indolenziti che grazie al bagno caldo di poco prima si erano finalmente rilassati, tornarono a contrarsi immediatamente. Klaus la stava aspettando. Cosa doveva fare?
Per il momento si sarebbe accontentata di seguire Anne lungo quella ripida scalinata di mattoni. Avrebbe pensato al resto una volta che si sarebbe trovava in quella situazione. Guardò fuori da una delle piccole finestre che decoravano il corridoio e notò che il sole stava tramontando. Era troppo presto per ritirarsi nelle proprie stanze … Allora dove voleva condurla Anne?
 < Ann…> ma la voce le si strozzò in gola.
“ Caroline” la voce di Tatia le risuonò nella testa, facendola girare su se stessa alla ricerca della sorella.
 “ Non ho molto tempo, devi ascoltarmi! Gli Spiriti si sono insospettiti, sto cercando di tenerli lontano da te … ma è difficile.” Caroline si portò una mano sul petto, il cuore aveva cominciato a galopparle all’impazzata. C’era qualcosa di sbagliato in tutto quello. La voce di Tatia era roca, quasi lontana e tremendamente preoccupata, urgente.
 < Avanti madamigella!> Anne la chiamò, mostrandole la porta spalancata proprio alla fine delle scale. La guardava con aria scocciata e Caroline mosse un altro passo nel tentativo di raggiungerla. Non poteva far capire nulla di quello che stava accadendo nella sua testa.
 “ Devo, ho bisogno di fare un incantesimo e la cosa non ti piacerà, ma Caroline… potrebbe essere l’ultima volta che ci sentiamo.”
 < No!> al suono di quelle parole Caroline non potè più trattenersi, si resse alla leggera ringhiera in ferro battuto e cominciò ad ansimare. Non le importava se Anne avesse sentito non poteva lasciare che Tatia si sacrificasse per lei. Sua sorella non lo aveva detto a chiare lettere ma era evidente che quello fosse il significato delle sue parole.
 < Non fare quell’incantesimo Tatia, ti scopriranno di sicuro.>  sibilò con urgenza Caroline  mentre la voce indistinta di Anne la richiamava alla realtà.
 “ Mi hanno già scoperta Care! Non posso lasciare che tutto si ripeta un’altra volta! Morirai di nuovo nel ventunesimo secolo e con te il bambino che porti in grembo e solo per ripetere questo folle teatrino tra quanto? Cinquanta, duecento anni? No Caroline, sono rimasta impotente a guardare per troppo tempo, corrosa dalla gelosia e dalla paura, dai loro stessi timori. Ho capito adesso, tu e Klaus dovete stare assieme! Mi dispiace, ti voglio bene Caroline anche se tu non ricordi. Sei mia sorella, non c’è nulla che non farei per te.” La voce di Tatia si affievolì, rotta dal pianto e da qualcosa di sinistro che persino Caroline riuscì a percepire. Tatia si era spinta a comunicare con lei in pieno giorno, senza nascondersi in un sogno o inviandole una visione. La situazione doveva davvero essere tragica.
 < No Tatia! Ti voglio bene!> urlò in un momento di pura follia. La testa aveva cominciato a girarle, avrebbe voluto  minacciare gli Spiriti, implorare Tatia di scappare, ma l’unica cosa che veramente importava era uscita dalle sue labbra alla fine … doveva dirle che l’amava come Tatia aveva dimostrato di amare lei.
Caroline sentì una mano afferrarla per il braccio e di colpo si ritrovò su un largo balcone. Il viso arrabbiato di Anne si parò davanti alla sua faccia e Caroline non riuscì più a trattenere le lacrime. Era riuscita distintamente a percepire l’attimo in cui Tatia era stata strappata via da lei, l’attimo in cui la sua essenza era svanita sotto il peso di una forza maggiore, violenta.
 < Perfetto! Una psicopatica! Klaus si troverà molto bene con voi, vi capirete alla grande!> sbottò Anne mentre si portava le mani tra i capelli. Quella giornata doveva finire e all’istante! Vedere Klaus portare a corte fila e fila di giovani e seducenti donne dai capelli biondi e gli occhi azzurri la atterriva ogni volta, ma con questa stupida nobildonna… l’irritazione era mille volte maggiore. Klaus sembrava rispettarla, non aveva fatto del male al suo stupido padre che era andato ad implorare il suo rilascio e le aveva ordinato di trattarla con tutti gli onori della casa almeno cinque volte quel giorno. Poteva consolarsi al pensiero che dopo quella notte avrebbe trovato Caroline a pulire i pavimenti, con le altre.
Caroline si coprì il viso con le mani, ormai singhiozzante. Non poteva perdere l’unica persona che l’aveva concretamente aiutata in tutto quel casino, la persona che nel bene e nel male le era sempre stata affianco.
 
 < Tatia aspetta! > le urlò dietro Caroline, col sorriso sulle labbra. Sua sorella correva tra gli alberi rilasciando in quella magica foresta il suono più dolce che possedeva. La sua eterea risata.
Caroline sollevò la lunga veste per correre con più agilità ed acciuffare finalmente quella scema di Tatia che si nascondeva dietro alberi e cespugli.
 < Non riuscirai mai a prendermi, lumaca!> la canzonò Tatia prima di fare una giravolta su se stessa e ricominciare a correre.
Caroline sorrise e scrollò la testa. Giocavano ancora tra gli alberi come facevano sempre da piccole, dopo la gravidanza di Tatia ed il loro trasferimento nelle Americhe erano stati pochi i momenti in cui avevano potuto ridere così.
Caroline compì un balzo felino, superando un tronco che le ostruiva la strada ed afferrò Tatia per la vita, facendole  cadere a terra, tra le foglie ed il fango.
Scoppiarono a ridere e Caroline pulì le sue mani sporche di fango sul viso della sorella.
 < No, Care!> si lamentò sorridendo Tatia.
 < A volte sei più infantile di tuo figlio.> sussurrò Caroline sorridendo.
Un rumore che provenne davanti a loro, attirò l’attenzione delle sorelle. Erano stese a terra e poterono solo vedere due paia di alti stivali di cuoio materializzati dal nulla.
Le ragazze sollevarono il viso, incuriosite.
Un Klaus impettito  le stava fissando, mentre un sorriso malizioso gli incurvava l’angolo della bocca. Al suo fianco c’era Elijah, elegante nonostante i suoi lunghi capelli castani.
 < Guarda fratello, ci siamo imbattuti in due fate.> disse con fare malizioso Klaus prima di porgere la sua mano alle ragazze, pronto ad aiutarle .
 
 
 
Quel ricordo svanì come nebbia dalla sua mente e Caroline non potè far altro che sorridere mentre altre lacrime le rigavano il viso. Si appoggiò al muro dietro di lei e cercò di asciugare le sue guance.
 < Grazie.> sussurrò, sperando che Tatia avesse potuto sentirla. Era stato un bellissimo dono, per dirle addio.
 < Caroline?> la voce preoccupata di Klaus la costrinse ad alzare la testa. Dopo aver scorto lo sguardo corrucciato dell’ibrido mentre a grandi falcate la stava raggiungendo, Caroline voltò il viso di scatto e cercò di scacciare via le lacrime che si ostinavano a sgorgare, col dorso della mano.
 < Caroline, che succede?> domandò allarmato l’ibrido prima di afferrarla per le spalle e pararsi davanti a lei, senza curarsi di Anne che dovette indietreggiare per fargli spazio.
 < Nulla, scusate.> sussurrò coprendosi il viso con le mani e continuando a guardare altrove.
 < La ferita al braccio o alla guancia vi fa male?> domandò con maggiore urgenza. Prese il viso della ragazza tra le mani, attento a non toccare il suo livido ed inchiodò a lui gli occhi arrossati di Caroline. Fu strano, ma vederla così addolorata lo addolorava a sua volta.
Anne incrociò le braccia al petto e li fissò furente. Chiuse gli occhi, cercando di cancellare dalla sua mente il viso preoccupato di Klaus, era preoccupato per quella sciacquetta.
 < No, no. Non preoccupatevi.> disse con voce tremolante Caroline mentre sentiva le carezze dell’ibrido asciugare il suo viso. Ma non riusciva a sostenere quello sguardo, si sentiva svuotata. Si sentiva sola. Ed una tremenda sensazione si era sedimentata al centro esatto del suo cuore. Non sapeva di cosa si trattasse, ma sapeva che era qualcosa di mostruoso. Ormai era diventata brava a prevedere le tempeste.
Anne si voltò, stizzita e con tutta l’intenzione di andarsene.
 < Dove credi di andare Anne?> sibilò iracondo Klaus. La donna si immobilizzò e persino Caroline potè notare che il suo corpo cominciò a tremare. Klaus si allontanò da lei e si avvicinò ad Anne.
 < Voltati.> ordinò con voce severa. Anne si voltò ma nulla della paura evidente nel suo corpo, era percepibile nello sguardo fiero che stava puntando proprio negli occhi di Klaus.
 < Cosa le hai fatto?> domandò con tono sadico prima di incenerirla con lo sguardo.
 < No, lei non..> ma Caroline non potè finire la sua frase.
 < State zitta Caroline. Anne, non sarebbe la prima volta che decidi di rendere la permanenza in questo castello invivibile a donne di mio gradimento.> osservò Klaus, facendo un passo verso la donna, portando le mani dietro la schiena. Era tremendo quanto, anche Caroline, si sentisse scossa dal suo astio.
< Non sono una bambina! Non mi lascio intimorire da una ragazza inacidita! Lei non mi ha fatto niente! > sbottò Caroline senza allontanarsi dal muro che in quel momento stava permettendo alle sue ginocchia di non cedere.
Klaus voltò la faccia, evidentemente sorpreso ed irritato. Anne la fissò, spalancando la bocca e scrollando impercettibilmente la testa.
L’Originale fu davanti a lei in un secondo ed Anne si gettò per fermarlo.  <  Non ucciderla!> urlò, convinta che l’ibrido avrebbe uccido quella stupida ragazza che aveva preso le sue difese.
 < Mia sorella… mia sorella è morta. Era una strega e mi ha appena detto addio, mi è … mi ha parlato. Nella mia testa, non so come spiegarlo. Piangevo per quello.> si spiegò balbettando la ragazza, ad occhi chiusi. Una mezza verità che poteva salvarle la vita.
Sentì il respiro accelerato di Klaus contro il suo collo farsi pian, piano più calmo.
 < Mi dispiace per vostra sorella. > sussurrò con voce triste, provata.  Caroline trovò il coraggio di aprire gli occhi e lo sguardo addolorato dell’ibrido la fece sentire… amata.
 < Anne non essere spilorcia col cibo. Caroline deve rifocillarsi. Devo uscire per degli affari irrisolti, avrei … > ma la sicurezza di Klaus scemò all’improvviso.  “Avrei cenato con voi volentieri, altrimenti.” Ma non disse quelle parole. Doveva capire cosa quella giovane sconosciuta stesse facendo al suo cuore.
Klaus scomparve in un secondo e dopo che Anne e Caroline si furono fissate con aria sconvolta il giusto tempo per risentire l’ossigeno nei polmoni, Anne prese Caroline per le spalle e la guidò verso la cucina.
 < Vieni … pazza.> sussurrò con tono incredulo Anne, facendo sorridere la ragazza. Forse, alla fine sarebbe riuscita ad andare d’accordo con quella versione più anziana di sé.
 
 
 
 
 
 
Caroline gettò fuori un profondo sospiro. Si sentiva nervosa, si sentiva… tesa e dolorante. Si voltò per l’ennesima volta ad osservare le due guardie che l’avevano scortata fino alla stanza di Klaus.
Doveva farsi coraggio, tanto non sarebbe potuta fuggire. O forse sì, considerando le qualità di guerriera che sembrava avere in quell’epoca.
 “ Caroline… smettila e bussa a questa maledetta porta. “ si incitò mentalmente la ragazza. Non poteva fuggire, la sua stupida missione in quell’epoca era fare sì che la morte di Tatia non fosse stata invano.
Bussò alla pesante porta di legno scuro, con mano tremolate.
 < Prego.> sentì la voce roca di Klaus invitarla ad entrare ed immediatamente fu percossa da un lungo brivido. Piacere misto a terrore, un mix che solo Klaus era in rado di farle provare.
Socchiuse la porta e prese un altro profondo respiro prima di scivolare con eleganza dentro la stanza e richiude la porta dietro di sé.
La camera da letto di Klaus era spaziosa, elegante. Il marrone scuro del mobilio e del soffitto ed il rosso dei tendaggi e della lenzuola del letto a baldacchino erano i colori predominanti. Un grande camino era situato al lato destro del letto, scoppiettava invitante.
Klaus era vicino ad un alto lavabo colmo d’acqua. Stava asciugando le mani in uno piccolo pezzo di stoffa bianco, si voltò per guardarla e sospirò pesantemente prima di farle cenno con la testa di accomodarsi.
Caroline fece un passo avanti e si sentì quasi svenire. Nulla della pesante armatura era rimasto a coprire il corpo dell’ibrido. Solo una leggera e trasparente camicia di lino, dalle maniche larghe e dei pantaloni beige, aderenti.
Klaus gettò il piccolo asciugamano sul letto e si avvicinò a lei, facendo scivolare il suo sguardo lungo la figura di Caroline.
La ragazza osservò il suo vestito malandato e chiuse gli occhi nell’istante preciso in cui Klaus si portò dietro di lei. In quel momento si pentì amaramente di aver raccolto i fin troppo lunghi capelli in uno chignon. Si sentiva scoperta.
 < Non preoccupatevi. Non voglio farvi del male.> sussurrò con voce calma prima di cominciare a camminare attorno a lei.
Caroline piantò gli occhi in quelli dell’ibrido nel breve tempo in cui le passò davanti e non disse nulla. Deglutì rumorosamente, ben cosciente di essere in balia degli eventi.
 < Potete immaginare perché vi ho voluta qui?> domandò con voce roca, seducente contro un suo orecchio. Caroline rabbrividì ma non si scompose.
 < Non credo per nulla di onorevole.> sussurrò sentendo immediatamente la gola secca. Era assurdo, si sentiva nervosa e terrorizzata come se quella …fosse la prima volta  in cui si trovava da sola con uomo.
 < Questo si vedrà …> rispose piccato, guardingo.
 < Da cosa?> domandò con voce tremante la ragazza.
 < Da quanto sarete disposta ad onorare il vostro patto.> scherzò con voce suadente l’ibrido, rivolgendole un sorriso sghembo. Era riuscita ad irritarlo, ma lui stava ancora cercando di metterla a suo agio. Era onorevole da parte dell’ibrido.
 < Credevo dipendesse da quanto voi foste un uomo buono e rispettabile.> osservò stizzita Caroline prima di ritrovarsi a fissare le labbra carnose e umide di quel seduttore. Klaus soffocò una risata nervosa e si portò dietro di lei.
 < Allora siete una donna spacciata.> disse con voce saccente, ma velatamente disperata. Osservò la nuca della fanciulla che si ergeva fiera davanti a lui. La pelle inviante delle sue spalle, la curva della sua schiena. Era bellissima, ammaliante in ogni suo modo di fare. Ed era proprio quel coraggio a renderlo così sicuro e spavaldo con lei. Sembrava aver trovato una donna forte, una donna … di cui sentiva di potersi preoccupare.
  < Siete un’aristocratica.> sussurrò Klaus in tono lascivo contro la sua pelle. Posò un leggero bacio sul suo collo e riprese a girarle attorno con lentezza. La ragazza rabbrividì, non seppe se di piacere o terrore, ma non si mosse.
 < Coma fate a dedurlo?> domandò Caroline con il respiro mozzato ed ogni parte del suo corpo tesa fino all’inverosimile.
 < Doveva essere davvero un bel vestito prima che lo macchiaste del sangue dei miei soldati. Per non parlare della vostra lingua lunga. > osservò Klaus accennando un sorriso sbarazzino e divertito. A quanto pareva si stava divertendo da morire ad umiliarla e farla andare su tutte le furie.
 < Non ho avuto molta altra scelta, mentre credo che mandare un esercito a sterminare un villaggio di contadini potesse essere evitato. > rispose stizzita la ragazza, senza muoversi di un millimetro o distogliere il suo sguardo dal quadro raffigurante un intrigante paesaggio boschivo, che si trovava proprio sopra il mastodontico letto a baldacchino.
Klaus che ormai si trovava alle sue spalle, prese tra le dita una lunga ciocca che era sfuggita dall’acconciatura ormai malandata che raccoglieva i boccoli dorati della ragazza.
Se la rigirò tra le dita e sfiorò lascivamente la parte superiore della schiena di Caroline, lasciata scoperta dal vestito.
 < Sapete cosa sono?> domandò all’improvviso, respirando contro la pelle perlacea della ragazza.   < Vostra sorella era una strega avete detto, deduco che non siate all’oscuro dell’esistenza … di altre razze.>
 < Si.> disse in un soffio Caroline.  < Un ibrido.>
 < Avete paura?> chiese mentre si portava davanti a lei, ancora con la ciocca tra le dita.
 < No.> rispose sicura la ragazza, senza abbassare lo sguardo.
 < Dovete essere o molto coraggioso o molto sciocca allora.> disse Klaus, alzando un sopracciglio e colmando del tutto il poco spazio che li divideva.
 < So che non mi farete del male, mi fido di voi.> “Ah davvero? Questa non la sapevo! “ domandò immediatamente la parte razionale che era in lei?
“Zitta vocina fastidiosa! Cerco di essere credibile qui, io! Ci sto salvando la pellaccia!”
Ma la verità era che Caroline nonostante temesse quel Klaus sconosciuto e privo di ogni rimorso o di una coscienza vera e propria, in cuor suo sapeva che lui non le avrebbe mai fatto del male.
 Il loro amore aveva affrontato le barriere del tempo, si erano trovati ogni volta e sapeva, sapeva che ogni volta non avevano potuto far nulla se non amarsi.
Klaus la fissò con aria sorpresa. Fece un passo indietro e la guardò come se Caroline fosse diventata improvvisamente pazza.
 < Vi sbagliate. Ho ferito molte persone prima di voi, è nella mia natura.> sputò fuori, quasi disgustato da se stesso e da quella ragazzina che dimostrava tanta fiducia in lui.
 < Non metto in dubbio che non lo abbiate fatto, ma non lo farete con me. Lo so, lo sento. Nulla vi avrebbe impedito di comportarvi … da barbaro con me, ora o persino stamattina, ma non lo avete fatto. State cercando di conversare con me, di farmi sentire a mio agio. Lo avverto e ve ne sono grata, nonostante non siate in grado di intrattenere una conversazione civile e priva di insulti o frecciatine per più di cinque minuti.> disse con voce sicura la ragazza, facendo un passo verso la sua direzione. Klaus la aiutò a colmare il restante vuoto tra loro, in modo quasi  istantaneo, istintivo e donò a Caroline uno sguardo perso, ma sorpreso che la fece sorridere.
Klaus sollevò una mano e la posò con delicatezza sul viso di Caroline, portandosi a fissare il brutto livido che aveva sulla guancia.
 < Non sono il gentiluomo che vi ostinate a credere ma vi ringrazio per la vostra fiducia. > sussurrò con fare seducente contro l’orecchio di Caroline prima di afferrarle entrambe le mani con dolcezza e condurla assieme a lui verso il letto.
Caroline sentì il cuore pompare così forte da risuonarle nelle orecchie. Le sue gambe si mossero in maniera meccanica mentre non riusciva ad allontanare gli occhi da quelli di Klaus che la stavano fissando, rassicurandola.
La fece sedere sul letto e si voltò dandole le spalle, per prendere qualcosa da un cassetto.
L’ibrido si sedette affianco a lei e le mostrò la boccetta di unguento che le aveva preso con la forza. Quella che Adam le aveva dato.
L’ibrido se ne versò un po’ sui polpastrelli e sollevò lo sguardo, fisso sulla ferita che le turbava il volto.
Massaggiò con delicatezza l’olio sullo zigomo di Caroline ed era così concentrato da non notare il sorriso sognante che apparve sul viso della ragazza.
 < Non siete così male, come vi ostinate a volermi far pensare.> osservò Caroline con un pizzico di ironia.
Klaus la guardò finalmente negli occhi e si stupì di vederla sorridergli. Continuò il suo lavoro puntiglioso e le rivolse uno sguardo triste.
 < Mi prendo cura delle mie proprietà.> spiegò con tono quasi triste. Caroline lo fissò sconcertata. Se quella voleva essere una provocazione di certo lo stato d’animo dell’ibrido era sbagliato.
 < Cosa state cercando di dirmi? Che non devo illudermi? > domandò piccata la ragazza.
Klaus sospirò spazientito e richiuse la lozione.  <  Esattamente. Mi sto comportando gentilmente con voi, temo di non riuscire nemmeno io a capirne il motivo ma questo non significa che stasera non sarete mia. >
Caroline sbarrò gli occhi e si sollevò di scatto dal letto. Il respiro era accelerato e gli occhi quasi lucidi ma non avrebbe ceduto.
 Un bacio si posò contro l’attaccatura del suo collo e le grandi mani di Klaus corsero a cingerle la vita.
 < Questo non vuol dire che non voglia che sia piacevole anche per voi. Vi voglio, dannatamente. Dal primo momento che vi ho vista.> bisbigliò ad un suo orecchio con voce roca, tra un bacio e un morso.
Caroline si sentì immediatamente sopraffatta dallo charme di quell’uomo. Solo lui riusciva a farle perdere la testa in  quel modo.
 < E mi volete così, per via di un patto?> domandò Caroline con il fiatone, mentre socchiudeva gli occhi felice che Klaus non potesse vedere il turbamento che stava creando in lei.
Un altro bacio sul collo e Caroline potè avvertire distintamente le mani dell’ibrido armeggiare con i fili del suo corsetto.
 < Sono abituato a prendere tutto quello che voglio. Voglio voi adesso.> Caroline avvertì la tensione del corsetto farsi meno acuta e le calde mani di Klaus si posarono sulle sue spalle per far scivolare lungo le braccia la parte superiore del vestito.
 < Anche se … anche se io non volessi?>  domandò Caroline, insicura su ciò che avrebbe dovuto fare. Se foste stato per lei, si sarebbe gettata tra le braccia di Klaus in quel preciso momento. Lo voleva, lo amava e nonostante tutto Klaus le era mancato. Tanti cavoli se quello fosse stato un “altro” Klaus. Di certo non si poteva considerare tradimento!
 Ma cosa avrebbe fatto la Caroline del dodicesimo secolo? In quel momento non riusciva a capirlo. Le mani di Klaus sulla sua pelle non la facevano ragionare con lucidità.
 < Perché non volere Caroline? Siete una donna intelligente, potreste ricavare un’esperienza piacevole da questa situazione oppure … no.> osservò serio mentre la afferrava per la vita e con uno strattone la faceva voltare verso di lui.
Oh al diavolo tutto! Anche una Caroline pudica e medievale sarebbe saltata al collo di quel seduttore!
Caroline sollevò la mano, per accarezzare il viso di Klaus ed annuì. Lasciandolo interdetto. Chiuse gli occhi e si avvicinò a lui, pronta a lasciare che tutto ciò che era già successo, riaccadesse ma poco prima che le loro labbra entrassero in contatto qualcuno bussò con urgenza alla porta.
Klaus e Caroline si voltarono di scatto e mentre la ragazza afferrava il suo corsetto ormai disceso, per coprirsi meglio che poteva, l’ibrido emise un basso ringhio. Infastidito da quella interruzione.
Afferrò la parte superiore delle maniche del vestito di Caroline ed in un gesto possessivo le tirò sù, coprendola maggiormente. La portò dietro di lui, oscurandone la vista e gridò di entrare.
 < Mio Signore mi dispiace interrompervi, ma c’è stata una rivolta tra i contadini. Ci servono ordini.> disse Marcus facendo un passo nella stanza per poi fermarsi, fiero, eretto. Un vero soldato.
 < Maledizione.> sbottò Klaus furente prima di afferrare la giacca di velluto che aveva posato sulla poltrona ed indossarla frettolosamente.
Caroline notò che il naso di Marcus si era gonfiato visibilmente da quando quella mattina lei glielo aveva amabilmente rotto e rabbrividì allo sguardo d’odio che il soldato le rivolse, di sottecchi. Ma c’era qualcosa di più che la fece sentire … sporca. Lo sguardo di Marcus aveva vagato su di lei con lussuria mal celata ed aria di giudizio.
Caroline strinse contro il suo corpo il vestito, ormai slacciato e sostenne lo sguardo di quel mostro.
Klaus afferrò una sacca di cuoi ed indossò in fretta gli stivali, senza notare nulla di quello che stava avvenendo nella stanza.
Si voltò senza preavviso verso Caroline e le posò una mano sul braccio.
 < Mettetevi a dormire, non so quanto tempo ci vorrà.> le disse con aria preoccupata, apprensiva prima di voltarsi e scomparire seguito da Marcus, senza lasciarle il tempo di dirgli nemmeno grazie.
Quando la porta si richiuse, Caroline gettò fuori un profondo sospiro di sollievo e scosse la testa, incredula.
Si morse un labbro e pensò che forse era andata meglio così, si era salvata dal fare un terribile sbaglio.
Fece scivolare a terra il vestito e rimase coperta di una sottoveste di lino, lunga sino alle ginocchia. Non poteva gettarsi su quel letto invitante ancora vestita. Ed era stanca, tremendamente stanca, adesso che la tensione era svanita con Klaus, poteva avvertirlo con chiarezza. Aveva persino rischiato di addormentarsi nella vasca da bagno prima e morire affogata, tanto si sentiva stordita.
Liberò i lunghi boccoli, che ricaddero selvaggi sino al suo fondoschiena e quando si voltò per posare sul comodino il fermaglio, notò un piccolo scrigno. Era chiuso male, evidentemente era stato chiuso di fretta poiché le due parti del cofanetto non coincidevano perfettamente.
Non seppe perché, ma si sentì attratta da quel semplice oggetto, come una falena alla fiamma. Voleva conoscere di più di quell’uomo misterioso e ferito che era Klaus in quell’epoca.
Dovette esercitare una leggera pressione per far scattare la parte del lucchetto che era stata chiusa per bene e pochi pezzi di carta apparvero ben ripiegati nel fondo dello scrigno. Solo uno era più stropicciato degli altri, si trovava in alto ed inspiegabilmente Caroline ne fu attratta più che da qualunque altro.
Afferrò il pezzo di carta e tremolante, lo aprì.
 
 
 
 
L’anima immortale dell’uomo è sempre miserabile nel corpo,
In esso dorme, sogna, delira e soffre,
Ed è colmo di nostalgia senza pace,
Che soddisferà infine soltanto quando tornerà là, donde è venuta.
 
 
 
Non c’era alcuna firma, neppure un’iniziale, ma oltre alla calligrafia, Caroline, poteva riconoscervi l’animo straziato del mostro che ostinava a definirsi tale.
Sentì la pesante porta della camera di Klaus aprirsi. Poteva immaginarselo, fermo sul ciglio della porta con l’espressione concentrata, irritata. Forse persino sorpresa.
 < Avete cercato di uccidervi.> sussurrò senza voce la ragazza. Non trovava la forza di alzare gli occhi da quel foglio, da quella calligrafia tremolante, ma veloce. Non riusciva a pensare a nulla che non fosse la profonda disperazione che lui aveva dovuto provare l’attimo in cui aveva scritto quella lettera.
Anche lei aveva sofferto, molto nella sua pur breve vita e quelle stesse sofferenze l’avevano atterrita al punto tale da farle pensare che non potesse esserci alcuna ragione per tutto quel dolore, che non valeva la pena vivere se significava stare così male.
Ma mai aveva perso la speranza, mai un amico non l’aveva aiutata a ritrovare la sua strada, mai sua madre le aveva negato il suo aiuto. Era sempre riuscita a trovare la forza, proprio da quelle stesse esperienze, tutto quel dolore alla fine dei conti le aveva fatto bene.
C’era sempre stato qualcosa per cui continuare a combattere alla fine, anche se per un po’ tutto le era sembrato sommerso dalle tenebre.
Klaus invece aveva persino  smesso di lottare, se non per uno scopo, almeno per se stesso. Aveva perso ogni bagliore di speranza.
Capì in un attimo che era stata la sua assenza a renderlo l’uomo crudele che era diventato. Ricordava perfettamente che nel ‘500 era riuscita ad innamorarsi di lui proprio perché il suo animo era meno segnato, più gentile… la cosa poteva avere senso solo se il ricordo di lei aveva cominciato a scemare col tempo. 
La cosa non poteva non ferirla, eppure … Klaus aveva dimostrato di ricordare “qualcosa” nel ventunesimo secolo seppure in forma inconscia. Forse era il dolore per la sua morte e quella del bambino che portava in grembo nel 900, quello era il ricordo che tutt’ora lo logorava e che col tempo era riuscito ad attenuare. Magari per merito, molto meglio dire a causa, degli Spiriti …
< Conoscete la storia di Narciso, Caroline?> domandò senza preavviso l’ibrido, con voce calma. Chiuse la porta dietro di sé ed entrò nella stanza. Si tolse la giacca e la guardò in attesa di una risposta. Ma Caroline sentiva la gola troppo secca ed il cuore troppo distrutto per proferire parola mentre Klaus ostentava serenità, ma il suo sguardo era di fuoco.
 < Rifiutò per superbia i giuramenti d’eterno amore profusigli dai suoi innumerevoli amanti, causando persino la morte della ninfa Eco, straziata dal dolore per via del suo rifiuto. Si narra che di lei non rimase altro che la sua voce … la si può udire nelle selve, nei boschi, nei luoghi più sperduti. Gli dei allora decisero di punirlo …  avrebbe amato e sarebbe stato rifiutato a sua volta. Non avrebbe potuto toccare l’oggetto del suo desiderio, fu condannato ad innamorarsi dell’unica persona che lo meritava, se stesso.> continuò l’ibrido mentre si toglieva gli stivali e si avvicinava a lei, con aria autoritaria.
 < È una storia affascinante a mio dire, che va molto oltre una semplice fiaba d’amore respinto. Anche dopo aver scoperto l’inganno trattogli dal suo riflesso nel lago, Narciso non smise di amare quel giovinetto che aveva capito in realtà essere lui stesso e si lasciò morire sulle sponde di quel fiume.> Klaus afferrò il pezzo di carta che ancora Caroline teneva tra le mani e lo rispose nello scrigno, prima di voltarsi per guardarla negli occhi con aria forzatamente serena, ma seria.
 < Parla dunque di inganni, di superbia e d’amore. > rispose Caroline, senza riuscire a capire dove l’ibrido volesse andare a parare.
 < Parla della potenza dell’amore e delle follie a cui conduce. Di come Narciso avesse desiderato in preda al suo delirio di poter allontanarsi da sé stesso, di potersi duplicare. Due anime in un corpo solo, soggette ed oggetto d’amore. Sapere di amare senza poter trovare l’altro.> sussurrò Klaus posandole una mano sul viso e strattonandola a sé con l’altra. Il suo sguardo di fuoco sembrò volerle leggerle l’anima come poco prima lei aveva fatto con lui.
 < Mi sono sentito così per lungo tempo Caroline. Sono in cerca di qualcosa che so già di possedere, ma che non riesco a trovare, a toccare. Poi siete arrivata voi …> confessò accennando un sorriso forzato, ma sincero. Intrecciò le dita tra i capelli alla base della nuca di Caroline e con forza le fece reclinare il capo all’indietro, per posare le sue labbra sul collo della ragazza.
 < Così mi tentate. Avrei voluto essere un gentiluomo, ma … siete mezza nuda, con i vostri splendidi capelli al vento e per di più avete messo il naso nei miei affari … > bisbigliò ad occhi chiusi mentre faceva scivolare le sue labbra morbide lungo il collo della ragazza che fremeva sotto il loro tocco. Sembrava aver parlato più con se stesso che con lei, bisbigliò sottovoce, autoritario prima di riprendere il filo del suo discorso.
<  È come vagare nel buio Caroline. Vagare all’impazzata alla ricerca di qualcosa che sai essere vicino a te, ma che non puoi trovare. Sentire il desiderio di rispondere a quel richiamo senza sapere da dove provenga, che cosa significhi. È una ricerca senza fine amore, una ricerca senza nome e apparentemente significato. È estenuante, ma significa tutto ed è solo la speranza di trovare un giorno la fonte di ogni mia disperazione che mi spinge a lottare, ad andare sempre avanti.> concluse e con gentilezza questa volta, riportando il viso di Caroline davanti al suo.
Una fitta al cuore lo trafisse quando la vide sul punto di piangere. Lasciò andare la rude presa sui suoi capelli e le posò entrambe le mani sul viso, allarmato.
Era sciocco da parte sua, ma … riusciva a sentire tutto il dolore che aveva afflitto Klaus dal momento in cui l’aveva persa. Lei sapeva cosa l’ibrido si stesse affannando a cercare con così tanta disperazione… era lei, e la cosa non poteva non farla sentire sul punto di morire.
Aveva voglia di urlare agli Spiriti che erano dei maledetti farabutti, che nessuno meritava tutto quel dolore! Era colpa loro se Klaus era diventato il mostro che tanto si affannavano a voler punire! Lo avevano spezzato, distrutto e continuavano a farlo ancora e ancora.
 < Caroline, non piangete … > sussurrò con voce triste Klaus, contro le sue labbra.
Caroline posò le mani su quelle di Klaus e tentò di sorridergli.
 < Tutto questo dolore vi ha reso l’uomo che tanto odiate in voi stesso, ma … mi dispiace Klaus. Mi dispiace di non essere riuscita a … a … fare nulla per aiutarvi. Io … se per voi conta qualcosa, sarei morta dal dolore se vi foste tolto la vita. Mi dispiace, mi … dispiace davvero.> balbettò Caroline mentre lacrime silenziose le solcavano il viso.
Klaus la guardò con aria preoccupata. Non riusciva a capire il senso delle sue parole.
 < Non è colpa vostra. Non vi conoscevo prima di oggi, come avreste potuto … aiutarmi?> domandò seccato, lasciando andare quella ragazza che cominciava a significare già così tanto per lui. In maniera assurda e totalmente irrazionale.
 < Non … non lo so. > disse in un soffio, mentre asciugava le sue lacrime. Aveva detto troppo, era stata stupida ma … non era riuscita a sopportare di vederlo così triste a causa della sua perdita. A causa di quella maledizione spietata.
 < Non ho bisogno della vostra compassione.> ringhiò fuori l’ibrido prima di gettare a terra il lavabo colmo d’acqua.
Caroline sobbalzò per lo spavento e si portò le mani alla bocca.
 < E non l’avete. Non è compassione la mia è … empatia.> amore. Amore, amore, amore. Maledizione, perché non poteva dirglielo?
Klaus si voltò a guardarla e scrollò la testa.
 < Provate empatia per l’uomo che ha conquistato il vostro villaggio e che vi ha reso prigioniera? L’uomo che ha tutte le intenzioni di approfittarsi di voi stasera?> disse con aria crudele mentre l’afferrava per un polso e la strattonava a sé, al centro della stanza.
 < Chi vi ha detto che mi concederò a voi?> gli domandò con aria stizzita Caroline mentre le sue braccia venivano immobilizzate dall’abbraccio possessivo di Klaus. Era in gabbia.
 < Un’amante appassionato non dovrebbe mai essere respinto. O volete farmi perire come la povera Eco?> le sussurrò l’ibrido contro le labbra, accennando un sorriso malizioso, nascondendo la rabbia che lo aveva fatto reagire in quel modo.
 < Sarebbe odioso se di voi non restasse altro che la vostra irritante voce.> non seppe come, ma Caroline trovò la forza di ironizzare, ancor meglio di provocarlo. Doveva seguire il corso degli eventi, non poteva cambiare quel passato. Anche se … si, ogni parte di lei gli diceva di tirargli un bel ceffone, peccato che fosse immobilizzata in quel momento.
  < Siete innamorata di voi stessa, come Narciso?> le domandò Klaus con evidente sarcasmo.
 < No, ma questo non vuol dire che acconsentirò al vostro desiderio senza … non so bene cosa. Ma sono una donna indipendente se è questo che volete dire.>  osservò piccata Caroline prima che la stretta di Klaus si facesse con uno strattone più ferrea e l’ibrido la sollevasse da terra, allineando perfettamente il viso di Caroline al suo.
 < Vorreste sentirvi dire che non è solo desiderio quello che provo per voi? > domandò ancora sorridente mentre posava le sue labbra contro il mento della ragazza, facendole accelerare il battito.
< Avete sbirciato tra le mie cose e siete ancora viva. Non è una prova lampante amore?> domandò mentre era intento a far scivolare le sue labbra fino all’orecchio di Caroline, percorrendo la lunghezza della sua mascella.
 < Se davvero teneste a me, mi lascereste decidere e non sareste accecato dalla bramosia.> osservò Caroline, ormai col respiro affannato. Era stranamente eccitante giocare così con lui, tenergli testa mentre avvertiva il desiderio di Klaus. L’aveva cercata per più di cento anni ed ora che l’aveva finalmente trovata, la passione e la gioia latente lo stavano consumando.
Klaus la lasciò andare, senza alcun preavviso ed incatenò i suoi magnetici occhi blu a quelli di lei. Le sorrise e  posò una mano sulla spallina della leggera sottoveste di Caroline. Giocherellandoci con le dita.
 < L’amore è sempre desiderio Caroline, ma non sempre il desiderio è amore.> disse con aria così concentrata e sicura da farla tremare.
In quell’istante l’altra mano di Klaus corse alla restante spallina e con un movimento fluido fece scivolare la sottoveste di Caroline a terra, lasciandola completamente nuda. Una scintilla di lussuria si accese negli occhi dell’ibrido che le rivolse un sorriso ammaliatore.
 Caroline rimase immobile, nervosa, col fiato corto e le ginocchia che le tremavano a causa delle emozioni contrastanti che stava provando in quel momento. 
 < Baciatemi.> ordinò con voce dolce, rassicurante l’ibrido mentre la guardava come se Caroline fosse stata la più bella tra le dee.
 < Il vostro patto ricordate?> le domandò l’ibrido facendo scivolare una mano lungo il braccio di Caroline che si sentiva abbagliata, frastornata da quell’uomo e non riusciva a muovere un muscolo.
Klaus strinse le mani di Caroline tra le sue e le depositò dietro la sua nuca, facendola  avvicinare a lui. Le sorrise dolcemente mentre le accarezzava le braccia.
 < Voglio che sia piacevole anche per voi, quindi … lasciate che vi guidi.> sussurrò con aria apprensiva, ma romantica.
 < Baciatemi.>  ripetè quell’ordine mentre i suoi occhi blu si facevano più caldi, quasi liquidi.
“ Lasciare che mi guidi?” al pensiero di quelle parole, Caroline riuscì a tornare alla realtà. Scoppiò quasi a ridere.
 Non aveva davvero bisogno di essere guidata in nulla di tutto quello!
Sapeva come fare l’amore e soprattutto sapeva come farlo impazzire. Conosceva ogni parte di lui, il modo in cui riusciva a fargli perdere il controllo quando lo baciava proprio sotto l’orecchio, tra il collo e la mascella. Il basso ringhio che riusciva a far scappare dalle sue labbra quando posava la bocca sull’addome scolpito dell’Originale risalendo fino al torace. Non aveva bisogno di una guida, ma la cosa le sembrava maledettamente giusta, maledettamente sexy.
 Quando le loro labbra si toccarono, entrambi furono percorsi da un tremito infinito. L’ossigeno sembrò tornare a pompare nelle loro vene come mai aveva fatto prima d’allora. Il mondo sembrò tingersi di nuovi colori mentre non esisteva altro che loro due. 
Staccarsi da quelle labbra sembrava impossibile. Era stato come bere un sorso d’acqua chiara e cristallina dopo secoli trascorsi nel deserto, sotto il sole più cocente.
Era stato rifocillante, era stato l’attimo preciso in cui entrambi erano tornati a vivere, a vedere, a capire.
Le mani di Klaus corsero con foga alla sua vita e con uno strattone violento fece aderire il corpo di Caroline al proprio mentre insinuava la lingua nella bocca della ragazza. Caroline afferrò l’orlo della sua camicia e con una mossa fluida la sfilò dalle spalle dell’ibrido, che tornò subito dopo a prendere il viso di Caroline tra le mani e trascinarlo contro le sue labbra voraci, bramose del prezioso nettare che era quella ragazza.
Caroline si sentiva sopraffatta da tutta quella foga quasi animalesca, un ardore che sembrava provenire dalle viscere dell’ibrido. Si sentiva amata, desiderata. Si sentiva sua.
Le labbra di Klaus corsero a baciare il suo collo mentre una mano scivolava sul suo seno e l’altra sulla sua natica. La stava marchiando a fuoco.
Caroline afferrò bruscamente i riccioli di Klaus e lo costrinse a tornare alla sua bocca. L’ibrido ringhiò in risposta al dolore ma le sue mani si strinsero automaticamente attorno alla schiena di Caroline e l’abbracciarono così stretta da farle mancare il respiro. Ma non si sarebbe lamentata, non si sarebbe lamentata per nulla al mondo.
Tirò con foga il laccio dei pantaloni di Klaus e l’ibrido sembrò percorso da un tremito inatteso, a velocità vampiresca si portò dietro di lei, le afferrò rudemente i capelli per spostarle la testa di lato e lasciare una scia di piccoli morsi lungo il collo scoperto della ragazza mentre l’altra mano vagava sul suo corpo scolpito e le trasmetteva emozioni familiari quanto elettrizzanti. Lo voleva, aveva bisogno di Klaus, del suo tocco, di quella labbra carnose e di quel viso simmetrico e perfetto.
 < Siete … perfetta.> sussurrò  Klaus con voce roca, quasi severa facendola sorridere di un sorriso lussurioso e felice. Lo stava pensando anche lui.
Sobbalzò per lo spavento quando non sentì più la terra sotto i piedi, le sue mani corsero al collo di Klaus che riuscì a rassicurarla e farla andare in fiamme con uno solo, profondo sguardo. L’aveva presa in braccio.
Si avvicinò a passo lento verso il letto. Scostò la leggera tenda, in pizzo bianco del baldacchino e la depositò dolcemente sul materasso. Non aveva mai smesso di mangiarla con gli occhi. Le sorrise malizioso e seducente e si portò sopra di lei, attento a non schiacciarla col suo peso.
Non seppe perché ma in quel momento tutte le membra di Caroline si irrigidirono all’istante. Si sentiva impacciata, tremante … quello sguardo, le mani di Klaus che correvano dolcemente lungo le sue gambe fino ai suoi fianchi, il lato del seno, il suo collo per poi intrecciarsi ai suoi capelli. Era stata sopraffatta dalla devozione di Klaus.
Era ormai sopra di lei, la stava fissando negli occhi e stranamente perse quel sorriso eccitato che in quel momento donava così bene al viso di quell’anima tormentata.
Sembrò concentrarsi su qualcosa … gli occhi di lei.
 < Respirate … non vi farò del male.> le sussurrò con aria triste. Caroline lo guardò stralunata. Aveva smesso di respirare? Non se ne era nemmeno accorta.
 < Dovete smetterla di ripeterlo, io lo so.> disse la ragazza con tutta la convinzione che sentiva dentro prima di far scivolare lentamente i pantaloni di Klaus.
L’ibrido la guardò con aria smarrita ed allontanando una sola mano dalla cascata d’oro dei capelli di Caroline la aiutò a sfilarli. Non riusciva a smettere di guardarla negli occhi, voleva cogliere ogni minimo turbamento, ogni tentennamento, ogni pensiero che le frullava nella testa. Quella ragazza era un vero enigma … e per quella sera avrebbe fatto di tutto pur di risolverlo.
 < Cosa mi avete fatto?> domandò più a se stesso che a lei, ma Caroline si illuminò lo stesso di un sorriso solare prima di boccheggiare alla ricerca d’aria. Tutto il suo corpo si era inarcato all’indietro e le sue mani avevano afferrato con foga le lenzuola di seta rossa, fino a strizzarle. Klaus era entrato dentro di lei senza preavviso, potente, inebriante, suo.
L’ibrido sollevò il viso e chiuse gli occhi emettendo un gemito di soddisfazione prima di chinare la testa e baciare la spalla di Caroline, in un gesto affettuoso. Voleva rassicurarla.
Quando cominciò a muoversi dentro di lei, Caroline afferrò le toniche braccia di Klaus e schiantò le labbra contro quelle di lui che risposero con bruciante passione.
Prese a muoversi con grazia calcolata, con movimenti lenti ma profondi mentre saggiava tutto di lei. Il sapore della sua pelle, il suo odore di rose selvatiche, la consistenza soffice della sua cerna …
Caroline afferrò il viso di Klaus tra le mani e alzò il suo per baciarlo, ma l’ibrido la prese per le spalle e la inchiodò di nuovo al letto. La ragazza lo guardò allarmata, il respiro accelerato come quello di lui e le guance rosse.
Klaus sembrò fulminarla con lo sguardo, poi accennò un sorriso agli angoli della bocca.
 < Siete insaziabile …  siete una vera sorpresa.> confessò con aria serena l’ibrido. Le posò un bacio sul mento mentre una mano andava ad afferrarle il seno.
Le baciò la guancia, l’angolo della bocca mentre le sue spinte si facevano sempre maggiori.
Forse era in quel modo che voleva farla sua, senza giochi, senza fretta. Voleva marchiarle a fuoco anima e corpo… e ci stava riuscendo, lei era già sua, lo era sempre stata ma quella disperazione… Caroline poteva sentirne il peso. Poteva tastare con mano l’alone di pena e tormento che senza saperne in perché, lo affliggevano. Anche lei si sarebbe sentita così, se mai le avessero portato via il ricordo di Klaus.
Una lacrima silenziosa le solcò il viso. Perché? Perché farli soffrire così?
Sentì la calda mano di Klaus avvolgerle completamente la guancia e riuscì finalmente a guardarlo, riaprendo gli occhi.
Si sentì mancare il respiro quando quei profondi oceani tormentati, che erano gli occhi di Klaus, la incatenarono a lui. Lo sentì fermarsi e stringerle la vita, prima di socchiudere le labbra e corrugare la fronte. Sembrava in difficoltà.
 < Caroline …?> domandò in un sussurro che suonò alle orecchie della ragazza come una supplica, un’apologia.
 < Mi dispiace … credevo che …> sussurrò l’ibrido ritraendosi da lei con aria arrabbiata e ferita.
Caroline sgranò gli occhi e si alzò sui gomiti per poi afferrare un braccio teso di Klaus e pretendere la sua attenzione.
 < Non piangevo perché … Klaus.> sussurrò il suo nome accarezzandolo con la lingua, in un turbinio sensuale. L’ibrido si voltò a guardarla, nulla della preoccupazione di prima era sparita ma in compenso era guardingo.
 < Non vorrei essere da nessun altra parte se non qui.> confessò in un soffio Caroline. Klaus piegò la testa, come per studiarla meglio. Caroline non seppe mai cosa riuscì a vedere dipinto nel suo viso, ma Klaus le sorrise … di un sorriso nuovo, felice, completo. La afferrò per la vita e la trascinò contro il suo corpo febbricitante prima di  aiutarla a scivolare su di lui.
Erano di nuovo intrecciati. Caroline rise, una risata genuina, di quelle che escono dal fondo della pancia. Reclinò la testa indietro e si strinse al collo di Klaus. Lo sentì sorridere e sbuffare contro il suo collo prima di scendere a baciare la sua clavicola, lo sterno, il suo seno.
 < Siete mia.> disse Klaus obbligandola a guardarlo a causa della presa possessiva che aveva stretto attorno alla sua faccia.
Non era un ordine o una sorta di imposizione. Era … desiderio, passione, ardore …amore.
Si, erano stati creati per completarsi, per vivere in attesa dell’altro, per amarsi… lei non avrebbe mai smesso di tornare per lui. Mai, ne era certa.
 
 
 
 
 
 
Caroline si stiracchiò leggermente mentre cominciava a percepire di nuovo i rumori attorno a lei. Aveva dormito come un angelo, a dir poco beatamente. Era distesa su un fianco e quando non percepì la presenza delle mani di Klaus attorno a lei, corrugò la fronte, irritata.
 < Cosa c’è amore? Stavi sognando me?> la voce roca e più sensuale del mondo la fece sorridere, ancora ad occhi chiusi. Non se ne era andato, era rimasto con lei.
Caroline aprì un solo occhio e rimase abbagliata da tanta bellezza. Non poteva credere di essere stata così fortunata, Niklaus Mikaelson era suo, l’aveva scelta, la voleva, l’amava, la adorava … Non avrebbero buttato nulla di tutto quello.
Se era certa di una cosa dopo quel nuovo viaggio nel tempo era proprio che lei gli apparteneva, come lui apparteneva a lei.
 < In quel caso mi sarei svegliata borbottando qualche insulto contro di te.> scherzò Caroline con voce ancora impastata.
Klaus si illuminò in un sorriso solare, ammaliante. Due invitanti fossette si formarono al lato della sua bocca e si passò la lingua tra le labbra. Una cosa che l’aveva sempre eccitata da morire.
Era nudo, coperto dalle lenzuola fino alla vita, un braccio piegato dove aveva adagiato la sua guancia e la stava guardando… la stava spogliando con gli occhi. Ah … era già nuda, beh non si sarebbe mai abituata a quello sguardo, riusciva a farle dimenticare ogni cosa.
 < Ti irrito anche mentre dormi…> sussurrò lui mentre si sporgeva verso di lei per afferrarle rudemente il bacino e strattonarla verso di lui. Caroline scoppiò a ridere, divertita dal fatto che aveva portato con sé anche tutte le lenzuola. Klaus sorrise della sua felicità e chinò il viso per baciarle il petto per metà scoperto. Afferrò le lenzuola di seta con la bocca e scendendo la scoprì. Depose il lenzuolo sulle ginocchia di Caroline e baciò il suo interno coscia mentre le sue mani vagano per la lunghezza delle gambe della ragazza.
Caroline rimase incantata ed eccitata a guardarlo. Klaus non la smetteva di fissarla, sorridente, accattivante e malizioso. Le sorrise prima di affondare tra le cosce di Caroline e la ragazza gemette di piacere portandosi entrambe le mani sulla fronte.
 Lo sentì sorridere. Si, quando lui la toccava non riusciva a restarsene zitta o gemere mantenendo un po’ di contegno, era sempre stato così. Al diavolo la dignità!
Quando fu sul punto di ripetere l’elettrizzante esperienza della sera prima, Klaus alzò la testa e le rivolse un sorriso vittorioso e sadico. Caroline si mise a sedere e lo afferrò per i capelli portandolo sopra di lei con poca grazia.
Klaus rise e la baciò con foga, affondando la sua lingua nella bocca di Caroline, voleva sentirla sua in ogni modo possibile. Affondò dentro di lei e digrignò la bocca per assorbire il piacere che solo  Caroline era in grado di donargli.
  Qualcuno bussò alla porta, ma Klaus ruggì contrariato per tutta risposta. Baciò il collo di Caroline e continuò a fare la cosa che gli usciva meglio. Compiacerla.
Un altro rumore insistente. Chiunque fosse la persona che li stava disturbando se ne sarebbe pentita amaramente.
 < Ah! Che schifo Nik! Smettetela o mi verrà da vomitare! Ah!> le urla di disgusto di Rebekah li fecero immobilizzare. Klaus sbuffò irritato.
 < Va via Rebekah!> tuonò iracondo mentre Caroline gli posava le mani sulle spalle e lo guardava dubbioso. Adam aveva detto che nessuno degli Originale risiedeva al castello. Forse si era sbagliato.
 < Nik dobbiamo parlare di una cosa importante! Riguarda Mikael!> urlò la ragazza, quasi infuriata.   < Ti assicuro che altrimenti avrei preferito perdermi questa scenetta!>
Caroline scoppiò a ridere. Le era mancata la sua amica.
 < Va …> sussurrò Caroline contro l’orecchio di Klaus. L’ibrido la incenerì con il blu dei suoi occhi, ma subito dopo la baciò con così tanta foga da farle affondare la testa tra i cuscini.
 < Tornerò da te il prima possibile.> rispose Klaus mentre si alzava dal letto, scocciato. Si rivestì in fretta sotto lo sguardo attento di Caroline che non si lasciò sfuggire neppure un particolare del corpo marmoreo del suo amante e pensò che Klaus le aveva dato del “tu”. Beh forse dopo una notte di passione come era stata la loro, il “tu” ci stava tutto!
 Con la super velocità Klaus apparve davanti a lei, la avvolse amorevolmente nelle lenzuola e la baciò con tenerezza prima di rivolgerle un sorriso complice e schizzare fuori dalla porta.
Mikael … quell’uomo sapeva essere una vera piaga, in qualsiasi epoca.
Caroline si alzò dal letto e si mise in cerca del suo vestito, ma non ce n’era traccia. Strano.
Si avvicinò all’armadio in noce, dall’altro lato della stanza e lo socchiuse. Forse Klaus lo aveva riposto. Cosa bizzarra, ma …
Caroline rimase a bocca aperta davanti alla considerevole quantità di vestiti femminili che lo riempivano. Sentì una stretta al cuore. Klaus doveva essere avvezzo ad accogliere amanti nella sua stanza. Aveva persino vestiti pronti per impacchettarle e spedirle a casa.
Si sentì quasi furiosa. Non voleva indossare uno di quegli abiti, ma del suo vestito malandato non c’era davvero traccia.
Prese tra le mani le maniche del vestito più modesto che ci fosse nell’armadio e la strinse fino a far diventare le sue mani bianche. Stupida. Si era concessa a lui con troppa facilità, sicuramente come facevano tutte le sciacquette che si portava a letto.
 < Caroline.> la ragazza sobbalzò per lo spavento e si portò le mani al petto. Si voltò di scatto e quello che sembrava il fantasma di Bonnie le sorrise, con aria provata.
 < Oddio, Bon! Mi hai fatto prendere un colpo! Aspetta un attimo, non sei morta vero?> domandò alla velocità della luce la ragazza mentre si avvicinava all’amica. Bonnie accennò un sorriso triste e scrollò la testa.
 < Sta attenta, Tatia è...  ma la riporterò indietro, non preoccuparti. > disse solo quello prima di scomparire nel vuoto.
 < Indietro?> sussurrò Caroline con voce tremante. Si portò una mano al petto e premette forte nel tentativo di colmare il vuoto che sentiva dilagarvi. Perché Bonnie aveva rischiato tanto per dirle che… per dirle che sua sorella era morta? Voleva dire che senza Tatia era bloccata nel passato?
Un panico senza precedenti si impossessò di lei e stranamente solo una fu la paura che la investì in pieno.
Questo voleva dire che il piccoletto non sarebbe mai nato?
Caroline scrollò la testa e cercò di respirare normalmente. Troppe informazioni devastanti in meno di cinque minuti! Afferrò il vestito color rosa antico e lo indossò in fretta e furia prima di uscire a tutta velocità da quella stanza.
 
 
Aveva evitato Marcus come la peste, per non parlare di Anne, ma grazie al cielo era riuscita a trovare Adam.
 < Vivete qui per caso? > gli domandò Caroline mentre usciva assieme a lui nel cortile del castello.
Adam le sorrise e le porse il braccio, da vero gentiluomo. La ragazza accettò con un sorriso e lo seguì.
 < Si da quando il Duca mi ha praticamente ordinato di vegliare su di voi.>rise Adam prima di posare la sua borsa di cuoio su uno dei sedili in pietra che decoravano la facciata del castello.
 < Ah una guardia del corpo in grado di rimettermi insieme nel caso cada vittima della mia stupidità?> domandò  la ragazza tra lo scocciato ed il forzatamente ironico.
Adam abbassò lo sguardo, colpevole e si voltò al suono di un rumore sordo, ma forte. Una giovane donna era caduta  a terra sotto il peso dei grossi ciocchi di legno che stava portando dentro il castello.
Caroline e Adam si gettarono subito su di lei, nel tentativo di aiutarla.
Era giovane e molto gracile … ed era bionda, ovviamente con gli occhi azzurri. Ma Caroline si impose di non pensare a quello.
Adam e lei la aiutarono ad alzarsi.
 < Vi ringrazio ma devo portare le legna dentro. Marcus si arrabbierà se non arrivo subito.> piagnucolò la giovane. Caroline osservò il vestito macchiato di sangue della ragazza e scambiò uno sguardo preoccupato con Adam.
 < Non se ne parla. Sei ferita, Adam ti medicherà, tranquilla.> la rassicurò Caroline mentre la depositavano sul sedile.
 < No, no non capite. Marcus mi farà frustare!> disse con voce rotta dal pianto. Caroline provò una pena profonda per quella giovane sconosciuta e si chinò per guardarla negli occhi.
 < Ci penso io, ok? Porterò io la legna dentro, ma tu ti lascerai curare da Adam. Siamo s’accordo?> le domandò con gentilezza. La ragazza annuì, sorridendole e lasciò che Adam le alzasse la gonna per curarle la ferita alla gamba.
 < Caroline non credo che…> ma la ragazza non lo fece finire.  <  Curatela, io penso al resto. O volete che se ne vada in giro a sollevare pesi con quel taglio? Portatela dentro, qui fuori si gela.> ordinò con tono autoritario la ragazza, facendo sbuffare l’amico, che diligentemente seguì il suo “consiglio”.
Caroline afferrò le pesanti legna e  le dispose in modo goffo sulle sue braccia. Erano troppe per una semplice persona, ma ce l’avrebbe fatta.
Si indirizzò verso l’ingresso che conduceva alla cucina, ma qualcosa le oscurò la visuale.
 < Cosa pensi di fare?> la voce bassa e iraconda di Klaus la fece fermare, catturata da quello sguardo iracondo che gli scuriva il viso. 
Caroline lo guardò stranita e cercò di superarlo, ma Klaus l’afferrò per un braccio e senza darle il tempo di domandargli cosa stesse facendo, le tolse dalle mani il suo carico, depositandolo a terra.
 < Sto portando le legna dentro? Cosa c’è, non si può?> domandò stizzita la ragazza mentre si chinava per raccogliere il suo prezioso, si ora lo era diventato, carico.
Klaus la prese per il gomito e con uno strattone la riportò eretta, contro di lui.
 < Caroline non stuzzicarmi. Non è un lavoro adatto alla tua condizione!> tuonò iracondo mentre la presa contro il suo gomito si faceva più ferrea.
 < Di quale condizione parli? Una delle tue tante concubine non può abbassarsi a fare lavori da serva? A quanto vedo dopo che ti sei divertito con loro, è la fine che fanno! Sto solo accelerando i tempi!> sputò fuori con tono avvelenato la ragazza. Si scrollò di dosso la presa di Klaus e si incamminò verso il grande cancello d’ingresso del castello.
Klaus fu di nuovo davanti a lei, in un secondo.
 < Non fare la stupida Caroline, sai che non è quello che intendevo. > sibilò Klaus, fulminandolo con gli occhi.
 < Non mi interessa cosa intendevi! > borbottò la ragazza prima di superarlo.
 < Dove credi di andare?> la cantilenò quasi Klaus, afferrandola per la vita, facendo aderire la schiena della ragazza al suo petto.
Caroline gettò fuori un sospiro elettrizzato. Non valeva passare alle maniere “fisiche”!
 < A fare un giro nel villaggio, entro lo mura. O non posso fare nemmeno questo?> domandò con voce stizzita ma roca.
< Sai che puoi farlo. Ti ho dato il permesso settimane fa. Ma con Robert e Marcus come guardie del corpo.> le sussurrò dolcemente Klaus contro un orecchio mentre faceva scivolare le sue mani sulla pancia della vampira. Seducente, maledettamente seducente.
Settimane?
Caroline si voltò a guardarlo con aria sconvolta e sorpresa.
 < Settimane?> domandò, corrugando la fronte.
 < Nik!> l’urlo terrorizzato di Rebekah riecheggiò nell’intero cortile. Klaus e Caroline si voltarono per osservare l’Originale contratta in una smorfia di dolore, venire gettata dalla balconata. Precipitò a terra, senza neppure tentare di difendersi.
L’ibrido afferrò Caroline e la portò dietro di lui senza staccare lo sguardo dalla donna dai lunghi capelli corvini che stava scendendo le scale, con un sorriso divertito sulle labbra.
 < Rebekah!> urlò Caroline quando notò una quantità consistente di sangue macchiare il terreno sabbioso. Era svenuta, molto probabilmente una brutta ferita alla testa l’aveva messa fuori gioco. Fu più forte di lei, corse verso la sua amica nel tentativo di difenderla.
Klaus si gettò dietro di lei e l’afferrò per le spalle con sguardo terrorizzato. Non poteva far capire a quella strega che Caroline contasse qualcosa per lui, ma la sua compagna si stava gettando a capofitto nel bel mezzo del problema.
 < Sta bene. Sta ferma.> sussurrò lapidario, prima di spintonarla senza grazia di lato, facendola cadere a terra.
 < Non mi serve l’aiuto di una serva.> bofonchiò con aria superba mentre fissava la strega che ormai si era avvicinata al corpo senza vita della sorella. Aveva osservato con interesse Caroline, ma ora che Klaus l’aveva letteralmente gettata tra la polvere sembrava essere tornata a far gravitare la sua attenzione su di lui. L’ibrido tirò fuori un sospiro di sollievo.
 < Finalmente … il grande Niklaus Mikaelson. > disse la strega prima di spezzare una gamba all’Originale che si era già gettato contro di lei.
Afferrò Rebekah per i capelli e la strattonò in alto avvicinando al suo cuore un paletto.
Caroline gemette, completamente terrorizzata alla vista di quale paletto fosse. Altre donne sbucarono allora dall’ombra. Stavano cantilenando qualcosa che sembrava incatenare Klaus a terra, in ginocchio.
 < Hai distrutto i nostri villaggi. Hai ucciso mia sorella. La mia mi sembra una giusta vendetta … anche se la chiamerei giustizia. O forse…> disse con voce eccitata la donna, rigettando a terra il corpo di Rebekah.
 < Non toccarla.> ringhiò a bassa voce Klaus mentre in cuor suo sperava con tutte le forze che Caroline fosse fuggita il più lontano possibile da lì.
 < Perché no? Voglio darti una scelta … quella che non hai dato a me. Vediamo se il grande ibrido cattivo, ha un cuore. Scegli … la tua vita o quella di tua sorella?> domandò con aria sadica la strega mentre si avvicinava all’ibrido.
Klaus digrignò i dento e urlò. Un urlo che uscì dalle viscere del suo essere. Un urlo rabbioso, primordiale.
Caroline si ritrovò a strisciare per terra. Era vicina a Klaus, ma doveva avvicinarsi di più. Per fare cosa? Non lo sapeva. Cosa avrebbe potuto fare contro un clan di streghe? Streghe che avevano tatuata sul collo una vistosa “M”.
Erano le streghe di Mikael.
Aveva evidentemente perso le ultime settimane trascorse con Klaus in quell’epoca, ma era riuscita a mettere insieme i pezzi. Forse proprio in quello consisteva l’incantesimo di Tatia, velocizzare il momento della verità.
La comparsa di Rebekah, sbucata evidentemente non dal nulla. Tutti quegli abiti nell’armadio di Klaus, la confidenza che l’ibrido si era preso nei suoi riguardi. Con molte probabilità lei stessa aveva convinto Klaus ad estrarre il pugnale dal cuore della sorella, in un modo o nell’atro; quegli abiti dovevano essere i suoi e beh la confidenza … dopo non sapeva quanto tempo a fare l’amore, quella arriva.
Se le sue supposizioni erano giuste, aveva assoluto bisogno di capire.
La strega fece cenno ad una delle sue compagne di portarle il corpo di Rebekah e venne esaudita senza bisogno di parlare.
Klaus guardò la sorella con occhi lucidi. Cercò di voltarsi per guardare Caroline, ma persino la sua testa era immobilizzata.
 < Va bene. Vorrà dire che uccideremo lei!> osservò con leggerezza ostentata la strega, pronta ad affondare il paletto di quercia bianca nel petto di Rebekah.
 < No! Uccidi me! Me… sadica bastarda!> gli ringhiò contro Klaus, senza perdere la maestosità che lo caratterizzava.
La donna accennò un sorriso vittorioso e fu pronta a colpire.
Quando il paletto affondò in quella carne morbida, quasi croccante la strega fu percossa da un tremito di gioia assoluta. Il sangue colava sulle sua mani candide, elettrizzandola.
 < Caroline.> la voce di un fantasma la risvegliò dal suo delirio di onnipotenza. Aprì gli occhi e notò con orrore che la carne nella quale quell’arma letale era affondata, era quella della serva che poco prima Klaus aveva gettato nel fango.
Caroline la fissò con occhi sgranati dalla sofferenza mentre un rivolo di sangue le scorreva lungo il mento. Ma non poteva mollare in quel momento, nonostante il dolore allo stomaco fosse lancinante. Doveva concludere quello che aveva iniziato.
Afferrò il paletto con entrambe le mani e lo estrasse dal suo corpo, in un gemito di dolore. Nulla avrebbe potuto fermarla. Sentì la voce di Klaus chiamarla, ma decise di ignorarla. Di ignorare i suoi “no” , di ignorare il tono devastato dal dolore con cui continuava d  invocare il suo nome. Doveva agire in fretta, sfruttando la sorpresa che leggeva negli occhi della strega.
Affondò il paletto nel petto della donna con una mossa veloce, violenta. Non sapeva nemmeno come era riuscita a mettersi in piedi, era tutto semplicemente successo. E lei aveva una mira decisamente migliore di quella stronza che capitolò ai suoi piedi senza vita. In quell’istante anche le altre streghe caddero a terra, ricordandole con un brivido la notte in cui la stessa cosa era accaduta, per salvare Bonnie. Ma questa volta un brivido diverso le percorse la spina dorsale. Un brivido di vittoria, di eccitazione, appagamento. Nessun rimorso, nessun dolore. Aveva fatto quello che doveva fare per difendere Klaus. La sua unica famiglia.
Il piano di Mikael era stato intelligente, collegare il potere di tutte quelle streghe così da permettere loro di fronteggiare l’ibrido immortale, ma non aveva pensato ad un imprevisto. Lei.
Caroline cadde in ginocchio ma le mani di Klaus corsero ad afferrarla, facendola stendere sulle sue cosce. Sentiva la voce ovattata di Klaus chiamarla. Urlava forse, ma alle sue orecchie quel suono sembrava ormai lontano. Lo sentiva passarle le mani sporche di sangue sul viso, tra i capelli. Aveva persino smesso di premere con forza contro la sua profonda e sanguinante ferita che le dilaniava lo stomaco, era davvero spacciata … stava per morire.
Sentì le lacrime di Klaus bagnarle il viso e quel dolore fu mille volte più intenso di quello inflittogli dalla strega. Avrebbe tanto voluto dirgli che andava tutto bene, che si sarebbero rincontrati di nuovo ma tutto quello che riusciva ancora a fare era tenere gli occhi aperti. Appannati dalle lacrime e dall’oblio che sentiva, stava per inghiottirla.
 < Ti amo.> gemette l’ibrido, tra le lacrime.
Caroline sorrise. Erano delle perfette ultime parole da sentire prima di morire.
 
 
 
 
 
 
 
 
Cos’era quel senso di vertigine? Gli occhi erano così pesanti da farla sentire quasi vicina a non riaprirli più. Aveva la bocca secca e le faceva male … beh tutto.
Caroline riuscì con sforzo ad aprire gli occhi, ma tutto le apparve come una macchia incolore.
Perlomeno era viva.
In un istante tutto sembrò tornare alla normalità. La vista tornò perfetta, gli odori forti, i suoni quasi troppo acuti per le sue orecchie sovrannaturali.
L’ossigeno inondò i suoi polmoni e riuscì a sentire benissimo il suo cuore tornare a pompare, frenetico.
Si guardò attorno. Era a casa Salvatore, nel luogo esatto dove Tatia l’aveva prelevata di peso e spedita nel passato.
Un odore inconfondibile le riempì le narici. Si voltò in direzione della porta d’ingresso  e lì, in piedi, bello come il sole, c’era Klaus. La maglietta grigia, le sue collane in bella vita, quei jeans stretti e quello sguardo.
Delle profonde occhiaie solcavano il suo viso e la barba era più lunga del solito, ma agli occhi di  Caroline non poteva apparire più perfetto.
Con la ritrovata super velocità si alzò dal pavimento e si gettò contro di lui mentre Klaus faceva lo stesso.
Si incontrarono al centro del salone, i loro corpi si schiantarono letteralmente l’uno contro l’altro e le braccia di Klaus l’avvolsero come solo loro sapevano fare. Un braccio attorno alla sua vita, per premerla possessivamente contro di lui e l’altro lungo la sua spina dorsale fino ad affondare la mano tra i boccoli di Caroline.
Le loro lingue vennero immediatamente in contatto, le loro labbra agognanti sembravano non essersi toccate da mesi. Caroline fece scivolare le mani sulla barba di Klaus sorridendo della sensazione familiare sotto le dita.
 < Caroline.> sussurrò con devozione e felicità infinita Klaus, contro le sue labbra.
Fu un bacio eterno, un bacio in grado di rimarginare qualsiasi ferita.
Si, era finalmente tornata a casa.
Klaus Mikaelson era la sua casa, non importava in quale dannata epoca si trovasse.
 
 
 
 
 
Emh… avrete visto anche voi la puntata presumo quindi … volete biasimarmi per le innumerevoli scene hot? No perché o lo scrivevo così il capitolo, visto che non pensavo ad altro che a quei due spalmati contro l’albero o non lo scrivevo proprio =)! Detto questo… svelo anche molte piccole cose all’interno del capitolo e ci sono svariati indizi! Chissà chi di voi li avrà saputi interpretare? Buona klaroline week ragazze, due capitoli in una settimana! Questo è il mio regalo! Bisogna festeggiare! ;) Un bacio grande, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Giulia.
  
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