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Autore: Arya Destiny98    26/01/2014    1 recensioni
Un ragazzo popolare ma solo nell'anima;una ragazza introversa,con un passato pieno di demoni:il liceo li costringerà ad incontrarsi e li catapulterà in un mondo del tutto nuovo per loro. Scopriranno l'importanza di avere qualcuno a cui dire 'A domani' prima di addormentarsi,qualcuno che li rende felici anche quando tutto sta andando a farsi fottere...
Dalla storia:
"Ti terrò stretta,tranquilla"
“Anche quando vorrò morire?”
“Ti darò una ragione per vivere o morirò con te.”
“E quando griderò per il dolore fino a non avere più voce?”
“Griderò con te e poi staremo in silenzio. Ad aspettare che le voci ritornino.”
“E se non succede?”
“Ci ameremo in silenzio.”
“Allora mi ami.”
“Sì,ti amo.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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                                  CAPITOLO VENTI        

                                                       Fear

Gabe’s POV

Natale era alle porte e io e Abi avevamo appena festeggiato il nostro  secondo mese insieme. Non stavamo più nella pelle all’idea delle vacanze perché avevamo in programma di trascorrere una settimana nello chalet di montagna dei nonni di Rebecca,insieme a lei e a William. “Gabe,sei sicuro che i nonni di Becca non abbiano problemi ad ospitarci?”Era almeno la decima volta che Abi mi poneva quella domanda. “Sì tesoro,lei mi ha assicurato che per loro non ci sono problemi”sospirai mentre mettevo in valigia una giacca pesante. Abigail se ne stava seduta sul mio letto come un gatto intanto che  io preparavo la valigia,tutto contento. “Ci divertiremo da matti piccola,non preoccuparti. Piuttosto,hai chiesto ai tuoi se puoi venire?”Divenne per un attimo scura in volto. “Beh no,ma non credo che a mia madre e a mia sorella importi se sto via per una settimana.”borbottò. Non nominava mai suo padre,forse i suoi genitori erano separati. E la sua famiglia non sembrava curarsi  di lei. Mi resi conto in quell’istante che né io né lei eravamo inclini a raccontarci del nostro passato. Dovevo parlarle,prima o poi. “Beh è tutto pronto. Domani è l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze.”annunciai chiudendo la zip della sacca da viaggio. Mi accorsi che mi tremava la voce. Lei alzò un sopracciglio. “Cosa vuoi chiedermi Gabe?Sei così nervoso …” Perché sapeva leggermi dentro in quel modo?Ero davvero tanto trasparente? “Ehem … beh … ci sarebbe una cosuccia,domani sera.”borbottai con lo sguardo fisso sul pavimento. “Di che cosuccia parli?” Presi un grandissimo respiro e guardai negli occhi la mia ragazza. “Abigail Wesley … verresti al ballo d’inverno con me?” La  richiesta la scioccò più di quanto pensassi. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di decidersi a parlare. “Ba … ballo?Tu intendi quella cosa inquietante organizzata dalla scuola dove si va a ballare e limonare?!”Fece una faccia raccapricciata. “Sì,cioè, se la parte del ballare non ti aggrada possiamo passare subito a quella del li …”Mi lanciò un cuscino in piena faccia interrompendo la mia battutina. “Gabriel!Sai benissimo che non so ballare e che odio il 99 per cento della scuola. Se è solo una scusa per portarmi a letto …”Si stava scaldando. È incredibile come le ragazze fraintendano sempre tutto. “Ma cosa dici!Non farei mai una cosa simile!”esclamai tentando di arginare quel fiume in piena. “Ah,ti faccio così schifo che non verresti mai a letto con me?!”Tra un po’ le sarebbe uscito il fumo dalle narici,come nei cartoni animati. “No!Perché diavolo …”  “Mi hai stufato,me ne vado a casa.”Così dicendo prese la sua tracolla e si dileguò scoccandomi un’occhiata invelenita. Cosa cazzo avevo fatto adesso?Le avevo semplicemente chiesto di andare a ballare con me,che c’era di male?Avrei voluto andare a prenderla di peso e costringerla ad ascoltarmi,però temevo che avrei peggiorato la situazione. Ero incazzato con il sesso femminile,necessitavo di una bella corsetta. La musica al massimo  volume e i miei piedi che toccavano il terreno ad intervalli regolari,il cuore che mi batteva forte nel petto … tutte sensazioni che mi facevano riflettere e sentire più vivo che mai. Non quel giorno però. E proprio quando credevo che non potesse andare peggio … “Gabriel!Sei tu?”Una voce familiare mi raggiunse. Per un attimo sperai che fosse Abigail e voltai la testa in direzione della voce. “Ehi!Dammi una mano,imbecille,non stare lì a guardarmi impalato.” Elizabeth Dare,la mia ex, era seduta a terra e si teneva una caviglia. “Liz,cosa hai fatto?”Mi tolsi una cuffia e andai ad aiutarla a mettersi in piedi. “Stavo correndo e ho appoggiato male questo maledetto piede!”grugnì. Io alzai gli occhi al cielo e le misi un braccio attorno alle mie spalle. “Ti porto a casa tua.” Durante il tragitto ci scambiammo delle occhiate di traverso senza mai spiccicare parola. “Da quando corri?”le domandai,quando arrivammo a destinazione. “Non da molto. Mi hanno buttata fuori dalle cheerleader quando ho definito la scuola ‘un ricettacolo di teste di cazzo ’ e allora sto cercando un altro modo per rimanere in forma.”sbuffò risentita senza guardarmi. Mi stupii:le ragazze pon pon erano state la sua vita fin dalla terza media,ma dal suo tono non si sarebbe detto,piuttosto pareva che le odiasse a morte. “Ti mancano?” I suoi occhi erano azzurri come i miei,anche se di una tonalità più scura. Quando stavamo insieme adoravo contare le pagliuzze dorate che aveva vicino alle pupille e ritrovarmici di fronte fece riaffiorare un sacco di ricordi. Io e lei nell’estate tra la terza media e il primo anno di liceo che ci baciavamo per la prima volta,sulla ruota panoramica del Luna Park; tutti i dopopartita che avevamo festeggiato assieme distesi sul cofano della macchina di suo padre a bere;I San Valentino, i Natali,i  reciproci compleanni degli ultimi tre anni mi travolsero di colpo e dovetti trattenere un sospiro. Una volta quella ragazza era la mia gravità. Tutto ruotava attorno al suo sorriso,mentre ora … eravamo poco più che due estranei. “Certo che mi mancano. Ma le cose cambiano,Gabriel. Le persone cambiano e ti deludono.” Si staccò da me con una certa amarezza e zoppicò fino alla veranda di casa sua. “Grazie per avermi accompagnata. Stammi bene,Thomas.”L’incontro mi aveva scosso più del lecito. E se la mia vecchia vita fosse ciò che realmente desideravo ?Forse avevo corso troppo,forse io e Abigail ci conoscevamo da troppo poco. Due mesi. Due mesi non erano che un battito di ciglia e già le avevo detto di amarla. Non sapevo nulla di lei,del suo passato,e lei non sapeva nulla del mio. Potevano due persone amarsi in due mesi?Poteva qualcuno dimenticare di botto un amore durato anni per una cotta di sessanta giorni?Imprecai e mi diedi del coglione. Io amavo Abi e lo sapevo dal primo giorno in cui l’avevo vista,da quando mi aveva fatto la prima smorfia. Quando mi aveva sorriso mi ero sentito completo,perché i suoi sorrisi erano solo per me. Io custodivo un tesoro enorme,il suo cuore,e non me lo sarei lasciato scappare per nulla al mondo. Corsi fino a casa sua e bussai insistentemente alla sua porta. Non venne ad aprirmi nessuno. La spinsi, vidi che era aperta e mi precipitai su per le scale; la sua camera era deserta. Poi udii la sua voce provenire dal bagno. “Zoey!Zoey ti prego svegliati!”Era disperata,perciò spalancai la porta del bagno e vidi una scena spaventosa:Abigail era china sul volto esanime di una ragazza sulla ventina,la bagnava con l’acqua fredda e la stringeva a sé singhiozzando. Avevo già visto una cosa simile,tanto tempo prima. Mi si gelò il sangue nelle vene e per poco non mi venne un attacco di panico. Lucinda. La mia madre biologica. Io,bambino di sei anni, che le stringevo la mano mentre le posavo un panno umido sulla fronte,il suo volto grigio e inespressivo. “Gabiel,ti prego aiutami!Ti prego,ti scongiuro aiutami.”strillò Abi. La sua voce angosciata mi fece rinvenire. Tolsi il cellulare dalla tasca e composi il 911 alla velocità della luce. Dissi l’indirizzo e la gravità della situazione con il cuore che minacciava di uscirmi dal petto. In breve un’ambulanza si presentò fuori da casa Wesley e la sorella di Abi fu trascinata nel veicolo con una barella. Convinsi la mia ragazza ad andare  in ospedale in moto con me. “Cosa le è successo?!”urlai per farmi sentire attraverso il pesante casco. “Non lo so!Quando sono arrivata a casa  l’ho trovata così!”La strinsi forte tra le braccia,volevo che sapesse che l’amavo e che le sarei stato vicino. Restammo in sala d’attesa per quella che mi parve un’eternità. I miei genitori ci portarono cibo e coperte,ma Abi non toccò niente:se ne stava con le gambe raccolte al corpo e un’espressione di vuoto negli occhi verdi grigi. “La signorina Wesley?”Un dottore canuto con un naso adunco ci raggiunse alle quattro del mattino. “Sono io.”Alla vista di quanto fosse piccola Abigail l’uomo impallidì. “Io … sono terribilmente spiacente. De – devo informarla che sua sorella non ce l’ha fatta.”balbettò,la voce incrinata e gli occhi lucidi. Abi spalancò gli occhi. “No.”bisbigliò. Si precipitò oltre le porte automatiche della terapia intensiva sparendo alla mia vista. Le corsi dietro,ignorando le proteste del dottore e delle infermiere, e la trovai con la mano premuta contro il vetro della sala operatoria ,in lacrime. Sua sorella giaceva lì sul lettino coperta da una stoffa bianca. Sembrava quasi che dormisse, da tanto i suoi lineamenti erano distesi e in pace. “No,no,no,no,no,no.”continuava a dire Abi. Io la abbracciai ,ma lei mi spinse via. “È tutta colpa tua!Tutta!Se solo tu non mi avessi invitata a quello stupido ballo sarei tornata dritta a casa invece di andare a sbollire al parco!L’avrei trovata prima!L’avrei salvata!”gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Io non sapevo che fare. La fissai,con la bocca spalancata. “Sai una cosa,Gabriel?!Vorrei tanto che fossi morto tu al suo posto.”sputò fra i denti. Andò via a grandi passi ed io mi lasciai cadere a terra. L’unica cosa che riuscivo a provare in quel momento era paura. Una paura talmente folle da farmi perdere i sensi.

  
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