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Autore: fredlove    27/01/2014    5 recensioni
«Cambiando discorso. In ufficio, sembri diversa.»
«Come?»
«Diversa. C’è qualcosa che non va?»
«Nulla. » ingoiò un sorso di vino, sperando che lui non andasse oltre con il discorso.
Ma la speranza è vana, specie se si tratta di Oliver Queen e la sua testardaggine.
«Nulla, dici? Nulla a che vedere con le voci di corridoio? Con il modo di fare della Rochev. Nulla di nulla?»
Lei deglutì. «Non so dove vuoi andare a parare, ma lascia perdere. Okay?» lo guardò.« Intendo nulla. Fermo. Non fare niente.»
Oliver la guardò serio.«Posso..»
«No. Nulla,» poi cambiò tono di voce.
Da perentorio, era diventata dolce. «Non c’è bisogno. Non sono la ‘donzella in pericolo‘. So gestire i tuoi sbalzi d’umore, quindi una cosa simile è più facile.»
Lo sguardo scioccato di lui, la fece scoppiare a ridere.

[...]
Ho tentato.
Ma non so, nemmeno farmelo piacere.
Non riesco con Oliver e Felicity. Come se temessi di uscire troppo dai personaggi.
Leggete e ditemi se vi aggrada.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le nostre cicatrici hanno il potere di ricordarci che il passato è reale.
Red Dragon. 







 

  
 

 
Felicity sobbalzò, quando Oliver aveva posato l’arco al rientro dalla missione.
Quando si voltò, poté notargli una smorfia di dolore ben visibile sul viso, e successivamente  uno squarcio sul fianco della giacca di pelle.
Corse da lui, preoccupata. Allungando istintivamente la mano.
«Oliver, di nuovo!» gli spinse il cappuccio all’indietro. «Perché diavolo non stai attento?!»
Lui non disse nulla, nemmeno quando lei gli tolse la giacca rivelando quel taglio sul fianco sinistro.
«Sarà una cicatrice come un’altra!» borbottò, nervoso.
«Siediti.» gli disse perentoria, mentre apriva un cassetto con l’occorrente per un primo soccorso.
Diggle non c’era in quel momento, impegnato a seguire una pista che poteva portare al vero mandante di chi aveva fatto uccidere il fratello.
«Nel mio contratto di lavoro non c’era la voce – “ricucire il capo ad ogni ritorno di missione”. »
Lui fece una smorfia mentre Felicity continuava a parlare.
«Ora sarei miliardaria, se per ogni volta che ti ‘ricucio’ , avrei ricevuto un importo.»
Oliver sorrise.
Sapeva che era il suo modo frenetico e senza senso di parlare, quando era nervosa.
Si tolse la camicia, per poterle consentire un lavoro migliore.
Trasalì quando lei gli toccò parte dell’addome.
«Scusa.»
«No. Hai la mano… fredda.» ammise.
«Sto ferma davanti al computer tutto il tempo. E qui sotto fa freddo, procurami una stufa la prossima volta, e non una nuova ferita. Con questa sono trenta cicatrici. Non che io abbia perso tempo a contarle, perché altrimenti..»
Lui la guardò interrogativo, mentre lei cercava di non balbettare.
«Non che io stia ferma a guardarti ogni volta che ti alleni.»
Oliver sorrise ed emise uno sbuffo. «Bugiarda. Hai lasciato la barra, di proposito.»
L’occhiataccia che lei gli lanciò lo fece ridere, almeno finché una fitta di dolore non lo fece smettere.
«Ti fa male? Certo che domanda stupida. A volte dovrei solo stare zitta, non so perché il cervello…» si fermò, perché Oliver le aveva posato un dito sulle labbra rosse.
«Okay, sto zitta.»
«No. Felicity, amo quando parli in questo modo.»
Lei finì di medicarlo, prima di allontanarsi per mettere a posto bende e disinfettante.
Emettendo un sospiro, quasi frustrato.
«A volte … vorrei davvero chiederti come te li sei procurate, la maggior parte di queste cicatrici. Vorrei capire cosa hai passato su quell’isola. … » disse sincera, tornandogli vicino «Ma.. ammetto che una parte di me, è come se ha paura di come potrei reagire. Così evito di chiedertelo.»
Oliver la guardò, curioso. Notandole il labbro tremulo, e gli occhi lucidi nonostante il vetro degli occhiali.
«Non posso dirtelo, Fel.» le prese la mano che prima l’aveva curato. «Non perché non mi fidi. Ti affido la mia vita ogni notte, mentre sono lì fuori. Ma dirti tutto ciò che ho passato sull’isola, è troppo.»
«Non voglio sapere tutto. E se non parli, ci sarà un motivo. » si azzardò a passare i polpastrelli della mano libera, su un’altra cicatrice. Quella sul petto. Ed ancora vicino alla spalla.
Una parte di lei, le diceva di frenarsi.
Era sempre il suo capo, quel corpo che stava accarezzando!
Solo quando si accorse di star piangendo, davanti ad Oliver, si allontanò. Come scottata.
«Felicity…» le prese le mani, togliendole dal viso che stava coprendo, e la tirò a sé. «No.»
«Scusa, non.. so perché …. Non sono molto emotiva, lo sai. Ma tu rendi tutto così..» cercò di guardarlo, tra le lacrime.
«Ehi, quando sono con te… dimentico tutto. » le baciò i palmi delle mani. «Quello sull’isola, è parte del mio passato ormai. Ora respira.»
Lei annuì, prima di trovarsi avvolta dalle braccia di Oliver.
Era uno di quei momenti, rari, in cui Oliver si lasciava andare.
«Mi dispiace, Oliver.»
«Non importa.»
Inspirò il suo profumo, mentre poggiava il mento contro il collo. Chiudendo gli occhi.

Ti amo, Felicity. Ed è per questo che non posso dirti nulla dell’isola. Il peso ti schiaccerebbe, e non potrei perdonarmelo.
 

 
 
 

 
   
 
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