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Autore: Naif    28/01/2014    2 recensioni
C’è una linea sottile tra essere vivi e vivere la vita. Ad Effie non è ben chiaro questo concetto fino a quando la perdita della madre non la mette davanti ad una scelta: restare in Spagna, completamente sola, o tornare in Argentina dal fratello Pablo, recuperando un rapporto che è stato quasi inesistente nei suoi diciassette anni di vita. Lì, a Buenos Aires precisamente, c’è ad attendere Effie un gruppo di persone, ancora ignare del fatto che porteranno un uragano (positivo, si intende) nella vita della ragazza, facendole capire che vivere la vita non è affatto difficile. Basta solo trovare un nuovo inizio, poi sarà un gioco di ragazzi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Nuovo personaggio, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse avevo dormito per quasi tutta la durata del viaggio, il che era stato un bene: d’altronde in tal modo avevo occupato del tempo che altrimenti avrei passato per rimuginare sul momento in cui avrei rivisto Pablo dopo anni. Forse, dire dopo anni era esagerato, ma quegli incontri sporadici tra Buenos Aires e Madrid che erano avvenuti quando io e la mamma vivevamo ancora in Spagna non avevano di certo contribuito a tessere un rapporto che, in fin dei conti, allora era quasi inesistente.
Tra Pablo e mia madre non ci fu alcun allontanamento particolare: dopo la morte di mio padre, mia madre, che era di origini spagnole, sentiva il bisogno di ritornare nella sua città ed io, ancora troppo piccola, la seguii. Pablo, invece, che era già maggiorenne ed aveva già un lavoro ad uno studio di musica e danza della città, aveva deciso di rimanere, non prima di aver ottenuto il consenso di nostra madre; sarebbe rimasto a Buenos Aires a lavorare ed avrebbe potuto contare non solo su Antonio, il suo datore di lavoro che era per lui più di un mentore, ma anche su Angelica, cara amica di nostra madre. Nonostante sapessi che sarebbe stato in buone mani, nonostante dovessi sapere che Pablo si stava costruendo una vita, presi quella sua decisione come un tradimento, convinta che a lui non importasse poi molto vederci partire per una destinazione oltreoceano. Col senno di poi, avrei pensato che il mio distacco nei suoi confronti era stato forse un po’ troppo drastico, ma continuavo a ritenere valide le mie ragioni: la sensazione di essere stata in un certo senso tradita non si era affievolita negli anni. Io, che da piccola guardavo con ammirazione Pablo, che lo seguivo in giro per la casa e mi divertivo a cantare mentre lui suonava il piano, avevo bisogno di mio fratello con me, visto che non avevo nella mia vita la presenza di un padre.
Per quanta rabbia serbassi nei confronti di Pablo, sapevo di non provare alcun tipo di odio: in fondo, sapevo anche che l’affetto immenso che provavo nei suoi confronti era ancora lì, al suo posto nel mio cuore. Ed era pur sempre uno dei motivi per cui avevo accettato di tornare da lui: infatti, non era solo per pura necessità di vivere che avevo accolto il suo invito. Mia madre, prima di morire, era riuscita a strapparmi la promessa che avrei accantonato qualsiasi tipo di risentimento per provare a recuperare, per quanto possibile, il rapporto con mio fratello: non voleva sapermi sola, una volta dopo la sua – inevitabile, vista la malattia – morte.
Recuperato il bagaglio, mi diressi verso l’uscita dell’aeroporto di Buenos Aires e incominciai a cercare con lo sguardo mio fratello: ora che il momento dell’incontro con lui si faceva vicino, iniziavano a venirmi tutti quei dubbi che grazie al sonno non mi avevano assillato durante il viaggio. Sbuffando, tra un misto di impazienza e preoccupazione, mi sedetti sul trolley e iniziai a picchiettare ritmicamente le dita sulle gambe: mi estraniai a creare quel ritmo a tal punto che non senti qualcuno arrivare al mio fianco.
«Efel?». Mi girai, consapevole che soltanto una persona mi chiamava in quel modo. In realtà, era il solo a cui fosse mai venuto in mente, perché chiunque trovava Effie più immediato come diminutivo del mio nome.
«Pablo» riuscii a dire prima di essere travolta da un abbraccio di mio fratello. Rimasi un attimo colpita, poi mi decisi a ricambiare l’abbraccio. Benché dovessimo chiarire un po’ di cose, quell’abbraccio sapeva di casa: i pensieri e le preoccupazioni avrebbero potuto aspettare.
«Che gioia poterti riabbracciare, sorellina» esclamò Pablo sciogliendo l’abbraccio. Non era cambiato di molto, se non per qualche rughetta solitaria.
«Potrei spiazzarti dicendoti che lo stesso vale per me» gli confessai, sorridendo. Ricambiò il mio sorriso con occhi lucidi: solo lui poteva capire quanto mi costasse ammettere quelle cose.
«E per ora mi basta, Efel, per ora mi basta» mi disse, continuando a sorridere e prendendo le mie mani tra le sue.
«Le tue mani continuano ad essere più grandi delle mie» constatai ridendo, ripensando a quando, da piccoli, lo prendevo in giro perché, al suo confronto, sembrava che lui avesse le mani di un gigante.
«Io noto che persiste, sul tuo volto, il motivo per cui ti chiami Efelide» mi rimbeccò lui, indicando quella lentiggine che aveva ispirato il mio nome. Tra l’altro, efelide e lentiggine non erano propriamente sinonimi, quindi per essere precisi avrei dovuto chiamarmi… Lentiggine? In ogni caso, non ho mai scoperto se Efelide fosse un nome effettivamente diffuso o se fosse nato esclusivamente dalla follia dei miei genitori; fatto sta che quasi nessuno mi chiamava per intero, anzi tutti accettavano di buon grado di chiamarmi Effie, tutti eccetto Pablo.
«Ed io invece noto che continui a ricordarmi il mio nome folle e inusuale» gli feci il verso, imitando il suo tono di voce. Scoppiammo a ridere come due bambini lì, all’ingresso dell’aeroporto, fino a quando qualcosa, o meglio qualcuno, interruppe quel momento di ritrovata serenità: il cellulare di Pablo prese a squillare e mi chiesi se non fosse già il lavoro a dividerci, di nuovo; mi meravigliai, però, perché rispondendo capii che effettivamente era un collega di mio fratello ma lui, prontamente, ricordò della sua giornata di ferie e riattaccò.
«Allora, ragazzetta, che dici se ci dirigiamo a casa e ti sistemi? Dopo, se ti va, potremmo andare a fare un giro in città, che ne pensi?». Apprezzai sinceramente il suo tentativo di restare con me per tutto il giorno ma non potevo fare a meno di notare che sembrava agitato per qualche motivo, forse per la telefonata ricevuta un istante prima.
«Che dici se invece dopo che mi sono sistemata andiamo a questo famoso studio On Beat? Così tu vedi per quale motivo il tuo collega aveva bisogno di te ed io inizio a conoscere un pezzetto della tua vita» proposi io, mettendo a tacere la vocina egoista che dentro di me mi ripeteva che avevo il diritto di reclamare la giornata fratello-sorella. Lo stesso Pablo iniziò a guardarmi stranito ed io cercai di sorridere per rassicurarlo.
«Sei sicura di ciò che hai proposto?» chiese ancora titubante.
«Sicura» risposi annuendo. Avrei recuperato il rapporto che avevo con mio fratello un tempo e lo avrei fatto iniziando a conoscere quel posto che, insieme alla musica, per lui era vita.
Seguii mio fratello, che mi precedeva col trolley, e tolsi la lettera di mia madre dalla tasca del jeans per infilarla in borsa. O almeno, pensavo di averla riposta in borsa: peccato che, distratta dalla conversazione con Pablo, non mi accorsi che la lettera era scivolata fuori della borsa e che qualcuno stesse cercando di catturare la mia attenzione per riconsegnarmela. 







Il cantuccio di Naif
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Rieccomi gente! :D Ho pensato di pubblicare già oggi perchè il primo capitolo è abbastanza breve e poi il prologo si sentiva solo soletto, reclamava compagnia... (No, non sono pazza. xD)
Ecco a voi Effie, con i suoi pensieri e la sua leggera incoerenza: probabilmente si nota che ha le idee un po' confuse, appena vede Pablo la rabbia che provava perde forza, a tal punto che la ragazza si mostra disposta a rinunciare ad una giornata in giro per Buenos Aires. Ma chissà che la rabbia di effie non faccia capolino nei prossimi tempi... *si guarda intorno, con nonchalance u.u*
Comunque, dal prossimo capitolo i tempi di aggiornamento saranno più lunghi, non so ancora di quanto ma spero non troppo. Se vi va, fatemi sapere cosa pensate della storia e segnalatemi pure gli errori, io sono qui. :)
A presto e buona puntata per stasera ;)
Naif
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