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Autore: micione91    09/06/2008    1 recensioni
Una storia abbastanza triste di un ignaro umano che è sopravissuto ad un attacco da parte dii un immortale e che devo lotare contro i suoi bisogni da vampiro, cercando di far valere i propri principi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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beast inside

CAPITOLO 1


Vagai per il bosco vicino alla mia città, era notte, la più orrenda notte della mia vita, dopo aver cercato di distruggere l'essere in me - quello non ero io, non era chi amava Ary, non era chi tornava a casa tardi e veniva sgridato dalla voce stridula della madre, non era chi adorava andare a scuola solo per stare abbracciato alla propria ragazza mentre correva in sella alla sua moto verso il liceo, Non ero IO - provai a distendermi sotto un ciliegio, adoravo i sui frutti, ADORAVO. ne presi una manciata spezzando accidentalmente un intero ramo e provando a godermi quella pausa dalla realtà. Ne misi in bocca una, con mio disgusto la sputai a terra, e con altrettanta sorpresa vidi un buco profondo non meno di quindici centimetri, provai con un'altra, il risultato fu lo stesso,non potevano essere tutte marce.... Ne assaggiai un'altra ancora, dopo averla esaminata per bene, ma anche quella sapeva di spazzatura stantia. capì allora quale era il mio destino, quale era il mi nutrimento.

Dalla trasformazione in bestia non avevo ancora lavato i capelli dal sangue, allora cercai un ruscello, mi ci immersi, era tarda notte , avrei dovuto aver freddo, nudo, immerso fino al collo nell'acqua che ogni persona avrebbe trovato gelida, non sentii niente, mi sommersi del tutto. i miei lunghi capelli si muovevano seguendo il dolce , triste ritmo della corrente, quando mi accorsi che ero sotto a pensare da più di dieci minuti buoni, senza sentire ne freddo, senza sentire bisogno d'aria, senza sentire la tempia pulsare, come invece succedeva quando ero nervoso. Incuriosito, misi due dita sulla giugulare e non sentii assolutamente niente....niente, preoccupato andai al polso, ma era immobile e silenzioso come il resto del bosco, interrotto solo dal frusciare di qualche animale, e dal verso di alcuni gufi. Uscii dall'acqua sventolando i capelli al triste venticello che si era alzato da nord-ovest, mi distesi sull'erba, pensai, pensai e ripensai , Pensai a quello che i ero lasciato dietro, pensai ad Arianna, Pensai alla mia famiglia, al mio Lary, tenerissimo e dolcissimo meticcio di otto anni, Pensai.

Un voce ruppe il silenzio, al grido" Amore, sono la mamma, tesoro, dai torniamo a casa....." mi alzai di scatto e mi rimisi le vesti addosso, per quanto pulite, erano macchiate dal sangue di Lei, dal mio rimorso, dal mio dolore.

Mi sedetti e mi cingetti le ginocchia con le braccia....

NO , ANCHE LEI NO.

La sete mi bruciava la gola dolce e sinuosa, i miei denti reclamavano, vidi avvicinarsi una luce, sembrava una torcia, sentii dei passi e il latratoe di un cane,

NO non può essere... No non ora.... NO.

Con uno scatto provai a uscire dalla foresta, il richiamo era troppo forte, mi girai di colpo e vidi quella donna, sulla cinquantina, con alcune ciocche bianche, gli occhi verdi, velati dal tempo erano timorosi e speranzosi allo stesso tempo, e urlava il mio nome.

Vidi Lary per primo, invece che avvicinarsi per farmi le feste, sobbalzò indietro e ringhiò con tutto il fiato che aveva in corpo, mai madre spuntò da un cespuglio, sentii pulsare le sue arterie, sentii il suo odore, sentii la bestia in me reclamarla.

Non mi resi conto che le saltai addosso, scaraventandola per terra, le sfuggì il guinzaglio, Lary invece di scappare si avventò sulla mia gamba e tentò di mordermi un polpaccio, si distrusse l'arcata superiore e scheggiò i canini inferiori, non so come , non so perché, mi girai con il viso colmo d'odio verso quell'animale che mia aveva accompagnato nei momenti di gioia, di dolore, di rabbia, non so perché gli diedi uno schiaffo con una mano, la mascella gli saltò dall'articolazione, e il muso si intrise di sangue, il corpo del canide giaceva dieci metri più lontano morente, mi guardava con occhi dolci e con lacrime di gioia, mi aveva riconosciuto, anche sotto quell'aspetto orrendo e nefasto.

Fu allora che mi girai verso mia madre, tenuta con l'alta mano per il colletto sollevata trenta centimetri da terra, mi guardava con occhi colmi di terrore , con lo sguardo ricolmo di paura. Notai la sua espressione, mi guardò negli occhi, tra le lacrime e gli si illuminarono, allargò le bracia per stringermi a se, ma LUI fu più forte, non me ne ero accorto, ma le avevo girato il collo, in quel momento, in quell'istante in cui L'amore materno stava per vincere, Lui non l'ha permesso. Avvicinai con foga la bocca verso l'incavo del collo , e senza accorgermene sentì la gola arsa che si dissetava con una sostanza calda e dolce, il suo prezioso nettare,la sua linfa vitale, il nettare più amaro che avevo mai sentito per quanto il più dolce.

COSA AVEVO FATTO?

La donna che mi aveva donato la vita, mia madre, dissanguata da un'animale , da un mostro.

Non ce la feci a abbandonali li entrambi, sperduti, isolati dal mondo.

Li caricai in spalla. Se avessi avuto ancora una sola goccia di liquido in corpo, l'avrei versata ora, in quel momento,ma così non fu.

Lasciai le spoglie davanti a casa, fortunatamente non passò nessuno, nessuno da dilaniare e dissanguare. Lasciai i corpi sulla porta e suonai. Fuggii più veloce del vento, ma non più veloce del dolore, da cui tentavo disperatamente di sfuggire, intenzionato ad andare verso il mare.

Mio padre al sentire il campanello si svegliò e andò a controllare chi fosse, appena uno spiraglio della porta si aprì, la spalancò di colpo gli occhi incredulo, gli si gonfiarono di lacrime e cadde inerte in ginocchio sul pavimento , ad un soffio dal corpo immobile della donna .Si accasciò su di lei e iniziò un pianto lungo e silenzioso, spezzato solo da qualche singhiozzo solitario. Appena ripreso, tenette il coraggio in mano e chiamò le forze dell'ordine, che accorsero repentine alla villetta di famiglia, circondandola di accusatori e pesanti nastri gialli.

  
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