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Autore: Celeste9    28/01/2014    1 recensioni
“Non c’è niente di più pericoloso del demone della fantasia acquattato nell’animo femminile” (Isabel Allende).
Questa è una raccolta di OS di tutti i generi, prevalentemente romantiche, su quello che io considero il sesto membro degli One Direction.
(Da una delle storie) “La gioia che provo quando sono insieme a Josh mi fa quasi paura, non so se si tratti veramente di amore, ma, qualsiasi cosa sia, è una sensazione bellissima: mi sento come se la sua anima avesse riempito all’improvviso il vuoto che sentivo nella mia”.
CREDITS: il titolo della raccolta è un verso di “Drunk” di Ed Sheeran; i titoli delle varie OS sono quasi tutte canzoni dei Toto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josh Devine, Nuovo personaggio
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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SAVE A DRUM: BANG A DRUMMER

Mia madre aveva un negozio di abiti vintage in cui si poteva trovare di tutto; la aiutavo sempre quando era il momento di allestire gli scaffali o le vetrine anche se lei si lamentava in continuazione perché ogni volta mi prendevo i pezzi migliori. Quel giorno non protestò quando mi vide infilare in borsa una maglietta che mi aveva colpito nel momento in cui l’avevo tirata fuori dallo scatolone, evidentemente non la riteneva un buon affare; non so perché la scelsi: era una semplice T shirt rosa col disegno di una batteria e la scritta “Save a drum, bang a drummer”, pensai che fosse una frase spiritosa e decisi di indossarla quella sera stessa.

Mi ero lasciata da poco col ragazzo con cui stavo da un paio d’anni, avevo bisogno di tempo per riflettere se avevo ancora intenzione di stare con lui o se la nostra era una di quelle relazioni che vanno avanti per abitudine. Le mie amiche mi avevano convinta a uscire con loro per una serata “scacciapensieri”; mentre ci recavamo al locale, non facemmo altro che imbatterci in persone che sembravano felici, d’altronde era sabato sera, un giorno speciale per gli altri: tutti ai miei occhi parevano avere un’intesa, una meta, un programma, mentre a me il fine settimana dava solo la misura della mia solitudine. Tutto quell’entusiasmo mi mise a disagio e cercai una scusa per filarmela, ma le mie amiche me lo impedirono: una di loro si era lavorata per settimane il buttafuori del Funky Buddha che ci aveva fatte entrare nonostante fossimo quattro ragazze qualunque.

Non sembrava un locale così speciale, in fondo c’era la musica, giovani ansiosi di divertirsi e alcolici, come in mille altri posti, ma credo che la sua fama derivasse dal fatto che fosse frequentato dalle celebrità e probabilmente era per quello che tutti sembravano tanto ansiosi di mostrarsi. Le mie amiche non furono da meno e ben presto rimanemmo solo in due, Edna ed io: le altre erano state inghiottite nella bolgia, trascinate da due accompagnatori conosciuti e baciati nel giro di un minuto. A volte avrei voluto essere come loro, lasciare che le cose accadessero senza farmi troppi problemi, godermi le cose e viverle con la filosofia dell’”è stato bello finché è durato”. Invece ero ancora di quelle sciocche ragazze che credono nelle relazioni durature basate sui sentimenti e sul rispetto reciproco.

-“Di certo non troverò l’uomo della mia vita qua dentro”- trovai il tempo di pensare prima che Edna mi piantasse un gomito nel fianco e dicesse:

-Guarda quello! Non ti toglie gli occhi di dosso da almeno dieci minuti!

Lanciai una rapida occhiata al ragazzo con la canottiera attillata nera che mi stava fissando e capì l’entusiasmo della mia amica. Non era altissimo, ma era comunque proporzionato, aveva le braccia tornite su cui spiccavano tre grandi tatuaggi, lineamenti belli e regolari e due labbra carnose che si distesero in un sorriso non appena si accorse che avevo risposto al suo sguardo.

-Ti sta sorridendo: com’è carino!- cinguettò Edna stritolandomi un braccio e intensificò la stretta non appena lui venne dalla nostra parte.

-Ciao! Sono un grande sostenitore della causa della tua maglietta, che ne dici di combattere insieme per raggiungere l’obiettivo?

Ero sbigottita da tanta intraprendenza e mancanza di tatto, invece di arrabbiarmi cercai di essere ironica:

-In genere quando si sottoscrive una causa, si fornisce un documento.

Mi guardò in modo strano, come se si aspettasse che sapessi chi fosse, poi si passò la mano tra la cresta ossigenata e quasi imbarazzato, si presentò:

-Mi chiamo Josh.

-Miranda.

-Sono un batterista.

Adesso capivo il motivo del suo interesse, come dargli torto: avevo indosso una sorta di slogan in cui promettevo sesso a chiunque fosse stato in grado di reggere un paio di bacchette.

-Non cerco avventure di una notte, mi dispiace- dissi.

-Non importa- mi sorrise ancora e si allontanò.

-Idiota!- sibilò Edna- quando ti ricapita un figo del genere?

Mentre cercavo le parole giuste per risponderle, arrivò un cameriere con un drink.

-Da parte di quel ragazzo lassù nel privé.

Alzai gli occhi e vidi Josh con un cocktail identico in mano che m’invitava a un brindisi a distanza.

-Digli che sono astemia- ero decisa a non dargliela vinta: solo perché era incredibilmente carino, non aveva il diritto di dare per scontato che avrei accettato la sua proposta.

Andai in pista a ballare per sottrarmi allo sguardo di disapprovazione di Edna, dopo poco vidi che erano scesi anche Josh e i suoi amici, si mise vicino a me, ma ballava con una ragazza e non mi guardò se non distrattamente.

-“Ti sta bene Miranda: ogni lasciata è persa!”- mi dissi quasi con rabbia.

Nel momento in cui le sue mani si appoggiarono sulla minigonna di pelle dell’altra, mi allontanai dandomi della stupida: come potevo essere gelosa di una persona che non era neanche mia?

Mi sedetti al bancone del bar e ordinai un analcolico, c’era un cameriere che si lamentava per la mole di lavoro di quella sera.

-Ma quelli devono festeggiare i loro compleanni sempre qui? Non ho più mani a forza di servire alcolici nel privé.

Alzai gli occhi e vidi due membri degli One Direction, mentre giù in pista c’erano Conor Maynard e un altro ragazzo che avevo visto sui giornali, credo avesse a che fare con l’abbigliamento. E c’era Josh. Mio malgrado non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso: chissà se era famoso anche lui?

Famoso o no, ormai non mi guardava neanche più tanto era preso dalla ragazza con i capelli rosa e la minigonna di pelle che ballava di fronte a lui.

-“Stupida Miranda, avresti potuto essere tu!”

Avevo perso le mie amiche, mandai loro un messaggio dicendo che sarei tornata a casa da sola: quel posto mi aveva stufato, decisi di andare fuori e chiamare un taxi che mi portasse a casa.

Presi la felpa al guardaroba e uscii nel parcheggio, feci un bel respiro e i miei polmoni mi furono grati per essersi liberati dell’aria viziata di quel locale. E anch’io fui felice di essere scappata da quel luogo. Era una notte bellissima, con un cielo limpido e stellato: guardai l’orologio e decisi di aspettare ancora un po’ prima di rinchiudermi nel mio appartamento dove non mi aspettava nessuno se non un letto vuoto e un frigorifero pieno di porcherie. Mi sedetti sul cofano di un’auto e mi misi a guardare le stelle.

-Là dentro non si respira.

La voce di Josh mi fece sobbalzare, si sedette accanto a me, fissando nel medesimo punto in cui stavo guardando io.

-È una notte magica, non trovi? È un vero peccato sprecarla chiusi in un locale.

-Mi sembrava che tu ti stessi divertendo.

-Io mi diverto sempre.

Dal suo sorriso capì che era una di quelle persone che sono sempre felici, al contrario di me, che rovinavo la mia vita pensando troppo e che perdevo tempo e occasioni a furia di riflettere, soppesando in continuazione i pro e i contro.

Mise la mano nella tasca della felpa che aveva legata in vita e i fari dell’Audi R8 su cui eravamo seduti si accesero, mentre le frecce iniziarono a lampeggiare.

Mi sorrise ancora.

-Quante possibilità c’erano che tra le decine di auto che ci sono nel parcheggio, ti sedessi proprio sulla mia? Quando è destino è destino.

-Non credo nel destino, nella casualità- gli dissi.

-Indossare una maglia simile, andare proprio al Funky Buddha il giorno in cui il migliore amico di un batterista festeggia il suo compleanno, essere notata tra centinaia di ragazze, e sederti proprio sulla sua auto non sono sufficienti?

Scossi la testa.

-Ed essere di fronte a me giusto nel momento in cui ho voglia di baciare qualcuno?

Non feci in tempo a rispondergli perché mi appoggiò le labbra sulla bocca, chiusi gli occhi a quel contatto piacevole e inaspettato, non riuscivo a controllarmi, le mie mani tremavano e il mio respiro cresceva d’intensità: cercai con avidità quella bocca quante volte mi fu possibile e lo trovai sempre pronto a rispondere ai miei baci. Anche le nostre mani cominciarono a muoversi, vincendo le mie riserve, ci sfioravamo con desiderio e destrezza come se volessimo fare nostre tutte le parti del corpo dell’altro, che ancora non conoscevamo.

-A cosa stai pensando?- mi chiese.

-Mi vergogno a dirtelo- risposi, sentendo le guance che andavano in fiamme.

-Un’altra coincidenza- disse lui prendendomi la mano tra le sue.

Chiacchierammo a lungo, poi decidemmo di fare un giro in auto.

-E il tuo amico?

-Joey? Oh sarà così pieno di vodka che non si accorgerà neanche della mia assenza.

Più tardi, tra le lenzuola di un albergo ebbi ancora il tempo di chiedermi quale fosse lo scopo di quella serata. Avere un rapporto occasionale con un ragazzo appena conosciuto? Tutto lì?

Basta pensare, pensare sempre! Per una volta nella vita decisi di lasciarmi andare e di seguire quel desiderio incontrollabile di sentirlo dentro di me; senza dirci niente cominciammo ad amarci in quella calda notte d’agosto e fu in quel groviglio appassionato di braccia e gambe che io… io… io mi sentii viva come non lo ero mai stata.

La mattina successiva mi svegliai con la sensazione di aver vissuto un’esperienza incredibile, Josh che dormiva profondamente al mio fianco con la faccia affondata nel cuscino e i tre profilattici usati sul pavimento erano la riprova che non avevo sognato.

-“Tre volte, mai successo in vita mia”- mi dissi stupita, vergognandomi un po’- “chissà cosa avrà pensato di me”.

In fondo, però, importava poco, tanto non ci saremmo più rivisti, la nostra era stata solo una fantastica, irripetibile avventura di una notte. Recuperai i vestiti che erano sparsi per tutta la camera, ma non riuscii a trovare la mia maglietta; la cercai finché non mi accorsi che era sul letto, schiacciata tra il muscoloso corpo di Josh e il materasso. Recuperarla senza svegliarlo sembrava un’impresa impossibile, non credo sarei stata in grado di dirgli qualsiasi cosa, non avevo idea di come si salutasse un estraneo con cui si era vissuta un’esperienza tanto intima. Così infilai la felpa e uscii, capii che qualcosa era cambiato perché non mi sentii addosso gli occhi di tutti, per la prima volta non li vidi pronti a criticarmi perché indossavo un indumento tanto pesante in una calda, tarda mattinata di agosto. E se qualcuno lo fece, non me ne accorsi o non ci feci caso: era venuto il momento di prendere in mano la mia esistenza, decidere senza farmi troppe domande o preoccuparmi dell’opinione altrui, cominciare a vivere.

Tornai a casa, mi feci una doccia e chiamai il mio ex ragazzo, sei mesi più tardi ci fidanzammo in maniera ufficiale. Qualche giorno dopo la nostra serata al Funky Buddha, le mie amiche mi dissero che Josh era il batterista degli One Direction, ma non ho mai raccontato loro come fosse finita con lui.

Non so se Josh ha un ricordo bello e indelebile di quella notte d’agosto trascorsa assieme, se mi pensa ancora con un sorriso come faccio io, o con una punta di rimpianto. L’unica cosa di cui sono certa è che so a chi appartiene la maglietta rosa che tiene annodata sotto lo Hi-hat quando suona ai concerti. E ogni volta che ci ripenso, mi dico che banging a drummer sia stata la decisione più saggia della mia vita perché mi ha liberato da ogni paura e indecisione, ci ripenso e sorrido sussurrando “Grazie Josh!”.

 

  
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