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Autore: Paradichlorobenzene_    28/01/2014    2 recensioni
Angel e Devil si scontrano da secoli per custodire o tentare le anime dei terreni a loro affidati. Ma com'è davvero la vita di questi poveri stagisti? Cosa dovranno affrontare alla Golden School, prima di diventare Guardiani? Certamente, la prospettiva di vivere in eterno non è per loro una cosa allettante ... Almeno per ora.
Tratto dal Prologo:
3#
Lui, che non se n’era accorto, guardò lo strappo all’altezza del ginocchio con orrore. I suoi eleganti pantaloni ottocenteschi erano stati irrimediabilmente rovinati, era un affronto quasi peggiore del mignolino.
Lysandre si schiarì la voce per vocalizzare con precisione e, sorridendo, scandì bene le seguenti parole:
“Vaffanculo, Castiel”.
Genere: Demenziale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Airplanes - B.o.B ft. Hayley Williams (of Paramore)

Per favore, abbiate pietà di me se, dopo la mia imperdonabile assenza, vi rifilo le note del capitolo addirittura prima del capitolo stesso. Lo faccio soprattutto per precisare una cosa: D'ora in poi tutti i capitoli - o quasi, dipende dall'ispirazione del momento - avranno come titolo quello di una canzone. Questo è ispirato a "Airplanes" di B.o.B e Hayley Williams. Ci tengo inoltre a specificare che l'idea è tratta dalla storia "Le carnet perdu" (vi prego ditemi che l'ho scritto giusto) di Euphoria_.

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#1
 
Claire, che continuava a rigirarsi nel letto ormai sfatto, non riusciva a prendere sonno.
Non pensava a nulla in particolare, non provava rabbia, gelosia o risentimento, nei confronti di Alexiel. Non era nemmeno stanca. L’apatia che la contraddistingueva in quel minuto come in tutte le situazioni di quel genere le dava la capacità di estraniarsi, come se fosse semplicemente vuota. Dopo due ore di tentativi falliti decise di alzarsi, mettersi la vestaglia per stare al caldo e scendere a scaldarsi una tazza di latte. In fondo erano ormai le quattro e trentasette del mattino del venticinque dicembre, alias niente scuola.
Nessuno le impediva di bersi il suo caffellatte, incurante dei corti capelli castani spettinati e delle occhiaie dovute alla notte passata in bianco, non quella mattina. Il display del cellulare lasciato in camera si illuminava, rimanendo però silenzioso, all’arrivo del quarto messaggio della giornata.
Il primo era di Charlie, ansioso di sapere se la ragazza fosse tornata a casa sana e salva, poiché lui abitava circa due isolati prima di lei. I due seguenti erano di Armin, la buonanotte da parte sua il primo, del fratello il secondo. Il quarto era il buongiorno di Kim, che non rinunciava agli allenamenti nemmeno in pieno inverno. Due chiamate perse, entrambe di Alexiel, facevano capolino dalla sidebar del cellulare, come fossero due notifiche. Le ignorò, non voleva sentire nessuno. Prese il suo mp3 per non sprecare la batteria del cellulare e mise gli auricolari, impostando la modalità casuale, mentre mangiava latte e biscotti davanti ad un programma che non poteva sentire.
“There comes a time where you fade to the blackness, and when you’re staring at that phone in your lap …”
 
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#2
 
Lysandre non si sentiva  affatto in colpa .
Non stava giocando, la situazione non lo divertiva e, in fondo, non ne traeva alcun vantaggio. Era un demone promettente, sapeva manipolare le persone, aveva carisma e sapeva di averlo. Quella mattina stava correndo come al solito, ma aveva cambiato percorso. Al posto di andare alla pista apposita a poche centinaia di metri da casa sua, aveva deciso di deviare per il lungomare.
Quella mattina, con il cielo terso e il mare in tempesta anche in assenza di vento, Lysandre si sentiva leggero.  I suoi occhi erano assenti ma neanche lui pensava a nulla, era solo incantato. Guardava fisso le onde infrangersi contro gli scogli in mille frammenti di schiuma bianca e poi dissolversi nell’acqua, e gli ricordò tanto le sue speranze. Era un demone e doveva essere cattivo, eppure a volte si sentiva così profondamente fuori posto!
“If I don’t make that then I’ll switch my flight and I’ll be right back at it by the end of night!”
 
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#3
 
Pareva che la notte avesse  lasciato tutti, ma proprio tutti in banco. Anche Alexiel, soddisfatta delle sue due ore scarsissime di sonno, si era alzata ed era andata in soffitta per guardare l’alba. Si era seduta sulla rientranza della finestra, su un cuscino raccattato tra le torri immense di scatoloni e libri polverosi.  Tra quelli gli album delle sue foto di bambina giocavano a nascondino con le tragedie Shakespeariane ed Ernest Hemingway, tra Tolstoj e Primo Levi. Umani, ma meritevoli. Guardava le ultime stelle del cielo sparire poco a poco, quasi una per una, mentre il cielo stingeva nelle tonalità del giallo e dell’azzurro.  Lei, al contrario degli altri, era preoccupata per i risvolti che questa situazione avrebbe portato nelle loro vite. Si sa, tutti sanno che le storie d’amore dei Sempiterni non sono come quelle degli esseri umani, futili svaghi periodici. Eppure, un sempiterno ha le stesse debolezze di un essere umano, e le stesse malattie, solo con la sofferenza più grande: non poter rifuggire la vita. Anche lei mise gli auricolari, scegliendo la canzone.
Un aeroplano al decollo si stagliò nel cielo dividendolo in due con una linea bianca, simile alle nuvole.  Fuori, a parte che per al linea dell’orizzonte, era ancora buio.
“Can we pretend that airplanes in the night sky Are like shooting stars, I could really use a wish right now, wish right now, wish right now…”
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#4
 
Castiel invece, stanco com’era della sera precedente, era crollato a letto e in poco tempo dormiva come un sasso, riaprì gli occhi solo in tarda mattinata. La sua sveglia lo aveva lentamente portato ad odiare una delle pochissime canzoni Rap che sopportava, ma quella volta si limitò a sbattere violentemente la mano sul povero aggeggio, il quarto del mese. Benché il sonno gli fosse ormai passato, non aveva la minima voglia di alzarsi dal letto. Odiava tutto, odiava tutti. Voleva solo sparire, ferito com’era stato sia dal suo migliore amico sia dalla ragazza che amava. Si tirò le coperte fin sopra le orecchie per ripararsi dalla luce e dai rumori della città, troppo caotica alle undici del mattino. Una volta gli avevano detto che, svegliandosi a quell’orario, si perdeva la parte migliore del giorno. A Castiel, occhiaie profonde e sguardo cereo, non importava nulla.
“So here I stand and then again I say: I’m hoping we can make some whishes outta airplanes?” 




   
 
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