It’s
all the small and tiny things you do for me
that
I will always remember
“Molly.”
“Scherzi? Quella si è ripassata tutto il reparto!”
“E allora? Tutti tranne me? E poi mi hai chiesto tu chi mi farei…”
“Sì ma pensavo avessi più buon gusto…”
L’animata e profonda discussione filosofica attorno al fuoco non si placa nemmeno all’arrivo del maggiore Mustang e del capitano Hughes.
“Oh, certo! Come se la tua scelta fosse meglio: quello scorfano di Ariel te lo lascio volentieri…”
“Ragazzi, su…”
“Se avevi voglia di fare a botte potevi dirlo subito!”
“Due razioni di rancio su Harry!”
“Ci sto.”
“No, niente botte, che arriva il colonnello…”
“E la cecchina? L’avete mai vista bene da vicino?”
Un uomo normale – in pieno possesso delle sue facoltà fisiche e mentali - avrebbe capito subito dall’espressione molto poco amichevole di Roy, che non tirava l’aria ideale per simili affermazioni.
“Perché? E’ carina?”
“Carina? E’ bellissima: giovane, certo, ma ha tutte le curve al posto giusto. Ieri ero di ronda vicino alla sua tenda e accidentalmente l’ho vista mentre si cambiava…”
Se Roy si strozza con il tè bollente, non è così abile nel non darlo a vedere.
Maes guarda pietrificato la scena, indeciso se andare alla ricerca di un estintore o lasciare che il soldato semplice Jones concluda il suo suicidio da solo.
“Sì, ma è sempre così seria…”
“Tutta apparenza. Deve essere quel genere di ragazza che a letto si scioglie e diventa una gattina…”
Siamo qui riuniti oggi per porgere l’estremo saluto al soldato semplice Jones …bofonchia Maes, tanto per portarsi avanti con il lavoro.
Persino Roy è sorpreso di non essere ancora saltato al collo del subordinato. Ciò non gli impedisce di accarezzare con le dita il suo guanto incendiario, piegato con cura nella tasca.
“E poi saprei io come toglierle dalla faccia quell’aria da sfinge frigida… non so se mi spiego.”
Gli occhi di tutti sono ormai fissi su di Roy, che pare poter incendiare l’incauto collega da un momento all’altro senza nemmeno schioccare le dita, rendendo l’autocombustione umana un pericolo reale.
Maes comincia a valutare quale posizione sia la più indicata per sfuggire alla fiammata improvvisa.
Ma invece che il suono secco della dita dell’alchimista, qualcos’altro gli arriva alle orecchie.
“Soldato semplice Jones!”
Il ragazzo scatta in piedi, portandosi la mano alla tempia.
“Signore!”
Roy Mustang stringe la tazza di tè come se volesse stritolarla, ma rimane stranamente calmo. Fin troppo calmo.
E quel sorrisetto malefico, riflette Maes, non senza una punta di terrore, non mi piace per niente…
“Che ha fatto Harry?” chiederà Riza, la sera dopo.
“Chi?” risponderà un Roy indaffarato ad accarezzarle lo stomaco, alzando la maglietta di volta in volta impercettibilmente – sa che lei sa che lui sa che lo sta lasciando fare di proposito, come se non se ne fosse accorta.
“Harry. Harry Jones. E’ nel tuo reparto.”
“Ah sì? Perché, che ha fatto?”
Ignora il fatto che per ben due volte abbia risposto alle sue domande cn altrettanti punti interrogativi.
“Eravamo di ronda insieme, stamattina. Non si è presentato.”
“Che strano… E perchè lo stai chiedendo a me? Io cosa c’entro?”
Riza sospira – Roy vede la sua stessa mano abbassarsi con il suo petto, mentre bacia la sua pancia appena sopra l’ombelico, trasformando quel sospiro in una risata sommessa, provocata dal solletico.
“Mi hanno detto che eri con lui…”
“Ah sì?”
“… e che parlavate di me.”
“Come fai a saperlo?”
Domanda stupida e superflua - e Riza legge negli occhi dell’uomo davanti a sé, le risate che non hanno ancora ricordato come fare. Esaurisce le ultime energie della giornata tirando i muscoli della mascella: un sorriso che c’è – si sente – ma non si vede.
Ma l’espressione seria del suo amante, a pochi centimetri dal viso, glielo congela sul più bello.
“Ti ha chiamato ‘sfinge frigida’…”
Gli risponde con gli occhi: non
importa.
“Ha detto di averti visto, nella tua tenda…”
Con le dita, lungo la sua guancia mal rasata: non darti pena, non importa – è lei che scandisce la punteggiatura di quei brevi discorsi con i suoi silenzi, con i suoi impercettibili movimenti e isuoi sorrisi invisibili ad occhio nudo.
“Ha detto che ci avrebbe pensato lui a…”
“A fare quello che mi stai facendo tu ora?”
“Ehm… sì…”
Non l’avrebbe fatto altrettanto bene, conclude lei, non senza vergognarsi di quel pensiero ben poco puritano, e rischiando di esplicitarlo in un sospiro che di puritano non ha proprio un bel niente.
“Posso benissimo difendere il mio onore da sola.”
“Lo so.” Risponde lui, le parole attutite contro la pelle calda del suo collo.
“Ma lascia che sia io a difendere te. Almeno una volta, almeno così…”
Riza nasconde il sorriso più dolce – quello che affiora una volta ogni mille anni, quando la neve ricopre il deserto di bianco - lo affonda tra i suoi capelli neri, accarezzandogli il capo, mentre lascia che le cose seguano il loro naturale corso – un sospiro, un altro, un altro ancora, il brivido familiare in fondo allo stomaco, la pelle d’oca lungo la scia fresca che i suoi baci le lasciano sull’incavo dei seni.
“D’accordo.” sussurra appena, poco prima di addormentarsi aggrovigliata a lui – un nodo che non può e non sa più disfare.
Con un bacio sulla sua tempia appena sudata – il punto finale: grazie.
Come dicevo
ieri l’altro,
ho fatto una fatica bestiale a rendere questo capitolo
“ironico-ma-non-troppo”
per non rovinare l’atmosfera (depressiva, sempre e comunque,
anche se di
recente ha qualche sfumatura rosea ^^”).
Mi sono
ispirata a
quei discorsi da “spogliatoio” (se li facevamo noi
ragazzine – ok, non con
questi toni. NON con questi termini… E soprattutto con molti
più sospiri alla
Via col vento e sguardi persi nel vuoto – ai tempi della
pallavolo, figurarsi i
signori maschietti!) che in un campo militare con netta maggioranza
maschile
(da che mondo è mondo, reale e non) non potevano certo
mancare. E ho pensato
prima a Roy e ai suoi scatti di gelosia, che da qualche parte dovranno
essere
pure cominciati, poi però la cosa ha preso una piega
diversa… Visto che nello
scorso capitolo si parlava di “proteggere” e
“difendere”… questo potrebbe
essere un modo come un altro per farlo: nelle piccole cose di tutti i
giorni,
come un commento un po’ troppo spinto sulla propria ragazza.
Il titolo
era una
scritta che ho trovato tempo fa su una fanart (trovata su Photobucket,
chissà
dov’è… mi metterò a
cercarla: c’era Roy versione dolce e un p’
stilizzata con
la testa inclinata e gli occhi chiusi… e questa frase: che
tenerezza!) e visto
che secondo me è una verità sacrosanta e mi era
pure rimasta in testa, mi sono
altamente infischiata della lunghezza e … ecco qui il titolo.
Eh…
mo’ vado a nanna:
ho la schiena a pezzi. Fare la hostess è carino (e
sì, in qualche è una divisa,
anche se sono praticamente vestita da funerale fatta eccezione per un
foulard
giallo stile tovaglia che mi strozza per bene per dieci ore
consecutive… ma per
qualche dindino in più, va anche bene! ^^” Domani
è l’ultimo giorno… Se
sopravvivo! Vabbuò…
Un bacione a
tutte,
buonanotte! XD