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Autore: BecomeWhoYouAre    30/01/2014    2 recensioni
Questa è la storia di Leila,diciotto anni,Roma.Vive con una madre allegra e intraprendente,e suo fratello.Ha un padre freddo,distaccato e lontano da lei chilometri:vive a Vienna.Tutto cambia quando il fratello tramite un agenzia di Scambi Interculturali va' in Australia e al suo posto,a casa di Leila,arriva Andy.E'un bellissimo ragazzo australiano di origini italiane.Non fatevi sconvolgere:sembra l'inizio di una storia d'amore infelice,ma invece è tutt'altro.Andy non è il ragazzo che sembra,e dopo il suo arrivo niente per lui,per Leila e per Sol sarà più come prima.
Genere: Romantico, Slice of life, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Leila

Prima di salire sull’aereo mi ha detto che ci aveva già pensato, lo spero per lui. Stiamo quasi per atterrare a Vienna e la sua mano sta stringendo ancora la mia, lui si è addormentato, il volo è durato circa un’ora. Lo sveglio, devo sapere che cosa ha in mente di fare: “Andy” lo chiamo,lo scuoto un poco e lui apre gli occhi: “Siamo arrivati?” chiede stiracchiandosi e mi lascia la mano per stropicciarsi gli occhi.

“Sì, stiamo per decollare” gli dico osservandolo

“Tra quanto?”

“Tra poco”

“Poco quanto?” chiede irritato

“Ah” sussurro; solo adesso ho capito cosa voleva dire.

“Tra quindici minuti, spegni il cellulare” annuncio schiarendomi la voce.

“Bene” mi fa lui.

“Senti, cosa hai intenzione di fare con me?” sparo: devo togliermi questo peso. Ho paura.

“Non ti preoccupare” dice con semplicità.

“Ma…” faccio per controbattere ma lui mi dice di star zitta e che avrei saputo tutto una volta arrivati a Vienna. Io mi sistemo meglio sul sedile e mi preparo ad atterrare.

Rimettiamo i piedi a terra dopo una buona mezz’ora, il tempo necessario per l’atterraggio e la fila per scendere giù di lì. Poso i piedi sulla pista d’atterraggio, dove sono parcheggiati gli aerei, siamo all’aeroporto di Schwechat IATA a pochi chilometri da Vienna. Siamo arrivati finalmente ed io non so cosa fare, Andy mi evita ed evita di rispondermi ma mi tiene sempre per mano: come se avesse paura di perdermi. Mi dice: “Seguimi” e mi porta verso l’entrata dell’aeroporto da dove partono i pullman per raggiungere il centro di Vienna. Raggiungiamo mano nella mano le panchine blu dove i passeggeri si siedono e  aspettano il loro volo, di fronte a noi c’è un bar.

“Hai fame?” mi chiede Andy

“No” dico “Perché non andiamo a prendere i nostri bagagli?” chiedo.

“Non c’è bisogno ci arriveranno direttamente nella camera dell’Hotel”.

“Ah” dico. Mi sono stancata di fare domande e di non ricevere risposte quindi annuisco e basta.

Lui controlla l’orologio e dice fra sé e sé “Dovrebbe essere arrivato già”

“Chi?” faccio io

“Lionel” risponde con semplicità Andy poi aggiunge: “Ti spiegherà tutto lui, Leila”.

 

Sono passati cinque minuti, Lionel è arrivato e si è presentato: “Lionel Floors” mi dice stringendomi la mano “Leila” rispondo. Lui mi guarda in modo strano “Come scusa?”

“Leila” dico scandendo le parole

“Leila? Non è un nome. Nessuno ha un nome così” mi dice

Rispondo scocciata: ”Beh, allora lo hai sentito adesso la prima volta…”

“Scusa non volevo offenderti” si scusa Lionel.

“No. Leila è il diminutivo” dico per argomentare.

“Di?” chiede lui

“Di Simonel.Sono Simonel Micciardi, piacere” dico, vediamo di finirla con questa stupidaggine e fammi vedere che vuole. Penso irritata dalla pagliacciata.

“Simonel? Che nome simpatico.” Controbatte lui.

“Io sono Leila e basta” “Non Simonel” dico stufa.

“Ma perché?” chiede. Che tipo insistente.

“Perché io di mio padre non voglio niente, né il nome che ha scelto per me, né il suo cognome.

Io sono Leila, basta. Leila…Prendilo come vuoi: come nome, soprannome, nome d’arte. BASTA CHE NON MI CHIAMI SIMONEL. Chiaro Lionel?” gli sto sbraitando contro.

“Oh sì, si certo” risponde Lionel “Che caratterino ,Simonel” dice. Gli lancio un’occhiataccia e lui si corregge: “Scusa, Leila”.

Chiedo: “Bene, dimmi cosa devo fare.”

Andy se n’è andato appena è arrivato Lionel “Ti lascio in buone mani” ha detto “Vengo subito”.

Siamo all’aeroporto, difronte al bar. Lui risponde: “Hai tutto?”

“Sì” dico

“Allora vai in quel bagno e camuffati. Fallo per bene”. E m’indica il bagno delle donne.

“Okay” dico. M’incammino verso il bagno, spingo la maniglia di una porta rossa con il cartellino con scritto “Woman” entro in un bagnetto e mi chiudo a chiave. Apro la mia borsa e prendo  il beauty case verde acqua, lo appoggio sul lavandino e cerco il necessario, tinta, forbici, lenti a contatto, trucchi. Ci metto due ore circa, in tutto quel lasso di tempo Lionel non si è fatto proprio sentire, è un tipo che sa aspettare.

Ho finito. Mi guardo allo specchio: niente più ricci castani lunghissimi, niente più occhi color nocciola, niente più pelle olivastra, niente più viso acqua e sapone .Il tutto ha lasciato il posto a un viso che sembra più adulto nonostante i suoi diciott’anni appena compiuti, capelli corti fino alle spalle: li ho tagliati. Ora sono biondi: li ho tinti. Sono lisci: li ho piastrati. I miei occhi sono azzurri, con le lenti a contatto e sono truccati con molto eyeliner e mascara. La pelle è pallida, le mie labbra rosse: niente più labbra rosa pallido. Il mio corpo da donna che è sempre stato nascosto sotto maglioni larghi e felpe enormi con questo travestimento ha riacquistato valore: indosso un jeans aderente e una maglietta scollata, nel complesso non sono molto male: ma dimostro dieci anni in più. Esco dal bagno, Lionel e Andy si sono addormentati sulla sedia nella hall dell’aerostazione. Li scuoto. Si svegliano. Non mi riconoscono nel dormiveglia, si alzano di scatto e mettono la mano alla cintura alla ricerca di una pistola. Fanno questo movimento spesso, perché è tutto molto meccanico. “Fermi sono Leila!” dico “Ah, Leila” dice Andy “Non ti avevamo riconosciuto…Stai bene.” Arrossisco. Lionel aggiunge: “Non stiamo scherzano stai bene bionda e soprattutto sei quasi irriconoscibile”. Non so che dire, mi sento ridicola. Rispondo con un semplice: “Grazie. Ora che devo fare?” Andy sembra ricordarsi di qualcosa: “Ah ecco! Ho chiamato il Victoria per definire le ultime cose, mi ha detto che come libero cittadino non puoi far parte della congiura o aiutarci, devi essere un assistent.” 

“Una cosa?” chiedo

“Per il Victoria, dato che si tratta di tuo padre la tua collaborazione è fondamentale. Perciò ti concede di diventare assistent, in altre parole un agente segreto “apprendista”. L’assistent è il primo grado di livello, ma dato che sei tu ,il procedimento e le pratiche saranno brevi, ma ne devi essere sicura: sarai un’agente segreto nel futuro. Sarà il tuo mestiere e non potrai tornare indietro, è una carriera rischiosa”.

“Lo so, ma che procedimento e pratiche intendi?” chiedo

“Allora le pratiche sono semplici, sono fogli di carta: documenti da compilare. Età, data di nascita ,livello d’istruzione…Poi ci sarà il giuramento, dovrai giurare di non tradire mai il Victoria e una commissione deciderà se farti entrare o no in base a come compilerai le pratiche e in base a come andrà il tuo incontro con i vari medici: psichiatri, oculisti, psicologi. Devi essere un individuo sano. Dopodiché diventerai un assistent e sarai affidata a un agente per il tirocinio, l’addestramento e tutto il resto. Il tirocinio e l’addestramento per te saranno insieme e dureranno complessivamente cinque anni. Tuo padre è molto importante per il Victoria, lo cercano da anni. Ora ce l’hanno in mano e hanno una figlia che lo odia dalla loro parte” mi spiega Lionel

“Quindi?” chiedo, devo sapere.

“T’ho detto che le pratiche, il giuramento e l’incontro con i medici saranno brevi. Come sempre. Per te dureranno cinque giorni, poi sarai affidata a Lionel per tirocinio e addestramento. Tu sei una delle poche eccezioni  che il Victoria compie da anni.”

“Lionel è qui per questo?” dico

“Si te l’ha mandato il Victoria. Sarà il tuo maestro e dovrai chiamarlo maestro”. Finisce Andy esausto e mi chiede: “Quindi? Accetti?”

A questo punto tanto vale accettare. Sarò un agente, vendicherò mia madre. Spero di esserne all’altezza, è solo questa è la mia unica preoccupazione. “Sì” rispondo infine. Andy e Lionel rispondono in coro “Grande!” e mi danno una pacca sulle spalle: “Benvenuta tra noi!” dicono. Mi sono già affezionata un po’ a entrambi

“E scusa se ti ho chiamata Simonel” dice Lionel sorridendomi

“No, non potevi saperlo. Scusami se sono così acida…ma forse ho capito perché ti piaceva il mio nome: perché fa…”

“…perché fa rima con Lionel” continua lui e mi sorride. Io ricambio il sorriso e tutti e tre ci dirigiamo verso l’uscita dello SchwechatIATA .



Ciao lettore!Se ti è piaciuta o no la storia perchè non lasci una recensione?Chiedimi quello che vuoi e se ci sono errori di ortografia segnalameli! Te ne sarò grata. Ciao a tutti e alla prossima... ! 

#BecomeWhoYouAre (Iago).
  
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