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Autore: LadyAgnesFreiheit    31/01/2014    5 recensioni
- Arrivano oggi!-, urlò ancora Hellen.
- Diventeranno i miei fratelli!-.
- I tuoi. Non i miei, cara!-.
- Oh Hellen, magari sono dei cessi!-, rise Agnes.
- Beh….-, continuò Sofie. - Giudicando Gordon avrei SERI dubbi!-.
- Oh, perché siete tutte fissate col mio patrigno?-.
- Perché è figo!-, risposero in coro le tre.
- Okay, ammetto che se fosse vent’anni più giovane e non fosse il mio patrigno un pensierino ce lo farei, ma… Dio! Rimane il fatto che i vostri sogni erotici non mi riguardano minimamente!-.
- Fammi capire! Tu non hai MAI conosciuto i figli di Gordon?-, chiese stupita Sarah.
- Nah…-, alzò le spalle lei guardando i tipi della squadra di basket che entravano nell’aula. - E ad essere sincera non m’interessa minimamente conoscerli.-.
- Ancora questa storia!-, girò gli occhi Sofie.
- Saranno due intellettualoni del cazzo. Insomma, Gordon poteva lasciarli a Magdeburgo no?-.
- Sì, certo!-, girò gli occhi Hellen. - Quale padre lascerebbe i figli in provincia, quando ha la possibilità di sposare la più famosa stilista di Berlino, vivere in un Megavillone nel Mitte e mandare i figli a studiare al Graues Kloster? Sarebbe un pazzo!-.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Quinto capitolo
 
<< Avete capito? Tre anni ad Hamburg!!>>, Agnes sistemò violentemente la sua ultima creazione sul manichino e serrò la mandibola osservando l’abito.
Era del colore del mare, un blu profondo e lucente, impreziosito da piccoli strass e zaffiri sintetici incastrati nelle varie rouche che si aprivano in una particolare linea a sirena con il bordo di pizzo. Sulla spalla del manichino era appoggiato un boa sfumato con i colori del mare, dal blumarine all’azzurro e al collo un collier di diamanti impreziosiva il tutto.
Hellen era seduta sulla scrivania di ciliegio con le gambe accavallate ed osservava con ammirazione quel vestito che Agnes aveva finito di confezionare mentre raccontava loro della vicenda accaduta all’ora di pranzo; Sofie, tenendo il mento appoggiato sulla spalliera della sedia , guardava un’Agnes furiosa chiedendosi la vera motivazione del suo umore; Sarah era beatamente stesa sul letto a due piazze fra le lenzuola di seta rosa e nere e i cuscini degli stessi colori.
<< Sarah? Facciamo notte così.>>, strillò Agnes verso la ragazza bionda e mentre Sarah si alzava lanciando uno sguardo d’intesa alle altre due amiche, Agnes sfilò da un altro manichino un vestito rosso di tulle e raso, impreziosito da cristalli dello stesso colore.
La bionda si spogliò lasciandosi infilare quella creazione che la fasciava perfettamente: la gonna era stretta fino al ginocchio con un grande spacco che le lasciava metà gambe scoperte, lo strascico era di tulle e ricopriva almeno mezzo metro di parquet.
<< La cosa che mi fa incazzare di più….>>, sussurrò mentre stringeva i laccetti dietro la schiena alla bionda che sussultò. << …è che me l’ha nascosto! Mi ha fottutamente presa in giro, facendo lo sfigato del cazzo!>>.
Sofie la guardò inarcando il sopracciglio. << Scusa se te lo dico, mia cara, ma Bill, visto e giudicato il vostro rapporto, non aveva alcun dovere nei tuoi confronti.>>, Sofie la puntò con una penna.
Agnes inarcò il sopracciglio e la fissò dall’alto tirando i laccetti del vestito. << Solo perché vai a letto con Bill non vuol dire che te lo devi difendere in modo così sfrenato, gioia!>>.
Sofie sgranò gli occhi e Hellen la guardò sconvolta scoppiando in una fragorosa risata che coinvolse anche Sarah seppur fosse senza fiato. Agnes le guardò facendo il fiocchetto al limite del bustino ed increspò le labbra contrariata. << Che avete da ridere?>>.
Sofie posò la fronte sulle braccia ridendo forte e poi disse fra i singhiozzi un semplice: << Sei fumata già da ora?>>.
La mora sgranò gli occhi e sbatté il piede per terra. << Come scusa??>>, trillò.
Sofie si ricompose e sistemò l’orlo del maglioncino verde che la fasciava perfettamente. << Io e Bill non siamo MAI andati a letto insieme e mai ci andremo.>>, ridacchiò mentre Hellen scuoteva divertita la testa e Sarah si contemplava alla grande specchiera della cabina armadio. << Non è il mio tipo.>>, concluse schioccando la lingua con fare altezzoso.
<< Che cosa?!>>, la moretta fissò Sofie e si piegò per sistemare l’orlo dello strascico. << E quelle sere in cui uscite insieme? Quei baci sulla guancia? Non fate sesso nelle DarkRoom?>>.
Hellen girò gli occhi scambiandosi uno sguardo d’intesa con Sofie. << Agnes, non siamo te che scopi con Tom in ogni angolo nascosto dell’Adagio.>>, sussurrò ironica la ragazza afferrando una lima.
Agnes le lanciò uno sguardo da sopra le spalle sistemando l’orlo del vestito sul pavimento e fece un sorriso malizioso. << Non sarai mica gelosa, Helly!>>, si rimise dritta prendendosi il mento fra pollice ed indice mentre ammirava la sua nuova creazione addosso alla sua amica e scoprendosi piacevolmente ed impensabilmente soddisfatta.
Al contrario di quello che tutti potessero pensare, Agnes era una di quei tipi insicuri e perfezionisti. Adorava le cose fatte bene, alla perfezione e non tollerava nessun tipo di sbaglio; adorava fare tutto e bene, adorava quando qualcosa esprimeva al massimo quello per cui era stata creato.
Sorrise appena ed abbassò lo sguardo sul vestito.
Peccato che lei non facesse mai nulla alla perfezione…
<< Che cosa?!>>, Hellen la riportò alla realtà facendola voltare. La vide arrossire leggermente e lasciare la lima in un portaoggetti nero con dei fiori di ciliegio incisi sopra. << Sei TOTALMENTE fuori strada! Non mi piace Tom!>>, scrollò le spalle e incrociò le braccia al petto spostando lo sguardo fuori dalla grande portafinestra dove delle nuvole dense preannunciavano l’arrivo imminente dell’inverno.
Sofie e Sarah si lanciarono uno sguardo d’intesa e poi guardarono la ragazza che stava riordinando i pezzi di stoffa in un contenitore di metallo.
<< Okay, okay!>>, Agnes guardò Hellen inarcando il sopracciglio. << Non c’è bisogno che tu te la prenda in questo modo, è solo una considerazione.>>.
<< Non sono tutti come te, Agnes!>>, Hellen scese dalla scrivania e prese il suo soprabito blu di panno e le lanciò un’occhiata mettendo gli occhiali da sole ambrati sul naso. << Ricordalo.>>.
Agnes guardò prima Sofie e Sarah che le lanciarono un’occhiata perplessa e poi fissò Hellen. << Helly, sul serio, hai COMPLETAMENTE frainteso!>>, le andò incontro afferrandole il polso per trattenerla, mentre lei apriva la porta facendo per andarsene. << Aspetta!>>.
<< La verità è che…>>, la ragazza sospirò e guardò Agnes. << ….Ci sono persone che hanno dei sentimenti, Ag! Non tutte sono delle bambole di ghiaccio ciniche e fredde come te! Mettitelo bene in testa.>>, indossò il soprabito e cercò le chiavi della sua Audi nella sua borsa di Prada. << Devo andare, ho allenamento fra poco.>>, le guardò e sorrise appena. << Ricordate di venirmi a vedere per le selezioni della nuova squadra di Basket, io e le ragazze abbiamo preparato una coreografia degna della squadra di Cheerleader del Graues Kloster.>>, alzò la mano in segno di saluto ed uscì.
Agnes la guardò con un’espressione dispiaciuta in volto e la seguì. << Aspetta, ti accompagno alla porta…>>.
Lei si voltò e le regalò un sorriso freddo. << Non ce n’è bisogno, conosco la strada. Ciao, bambola.>>, le schioccò un bacio sulla guancia e scese le scale salutando il maggiordomo che entrava in casa dalla passeggiata pomeridiana di Cassie tenendo la cagnetta al guinzaglio. Si abbassò e le regalò una carezza, rivolgendo poi un saluto fluttuante a Sabine che si sporse per salutarla dal salone.
Fece per aprire la porta, ma si accorse che qualcuno la stava anticipando dall’esterno, per cui lasciò la maniglia vedendosi arrivare davanti un Tom infreddolito. << Hey!>>, le sorrise cortesemente aprendole la porta. << Già te ne vai?>>.
La ragazza sorrise ed uscì annuendo. << Ho allenamento, fra una settimana sarà la selezione per la squadra di basket. Dobbiamo provare.>>, abbassò lo sguardo sulle scarpe stringendosi nel caldo soprabito.
<< Oh.>>, annuì Tom. << Beh, allora ci vediamo lì! Fai il tifo per me, okay?>>, le sorrise sghembo e la ragazza sgranò gli occhi.
<< Ci sarai anche tu?>>.
Tom sorrise e si strinse nelle spalle. << Spero solo di fare una figura degna del capitano di una squadra di Basket della Provincia.>>.
La ragazza fece un passo indietro evitando per poco di cadere dallo scalino. << Bene… allora…>>, sorrise imbarazzata torturandosi le mani. << Ci vediamo lì!>>, lo salutò con la mano e scese i gradini andando verso l’auto parcheggiata nel vialetto.
<< Ci conto eh!>>, le urlò dietro il ragazzo ricevendo un okay da Hellen, prima di chiudere il portone.
Agnes osservò la scena tenendo le mani sul passamano in ciliegio e quando fu sicura che l’amica fosse uscita e che Tom si fosse ritirato in cucina a –Ne era SICURA! Lo faceva ogni sera- cercare qualcosa di ipercalorico da sgranocchiare, spostò il peso sul fianco sinistro e alzò gli occhi al cielo assumendo una posa da vera Diva. << DIO, è stracotta!>>, sbottò alle ragazze che la raggiunsero sistemando le loro cianfrusaglie.
Sofie ridacchiò e si strinse nel suo piumino color grigio fumo. << Se ne sei così sicura perché non rinunci a Tom e l’aiuti a farsi avanti, Barbie?>>.
Sara annuì guardando l’amica e si appoggiò alla ringhiera guardando Agnes che sgranava gli occhi senza saper come ribattere. << Ag, non ti starai innamorando di Tom!?>>.
La mora sgranò ancor-se possibile-di più gli occhi e portò prontamente le mani davanti al viso. << Oh, no no no, ragazze!>>, si morse le labbra colpevole. << Avete capito malissimo! Io e Tom ci divertiamo! Semplicemente questo. Sto bene insieme a lui, mi piace passare del tempo con lui sotto le coperte…>>, sogghignò ripensando alle capacità sessuali del ragazzo e si umettò maliziosamente le labbra, tossicchiando poi.<< Tutto qui! E poi è un buon amico, mi piace il modo in cui mi tratta. Ma… NO! Non mi sono AFFATTO innamorata di lui! Agnes Lorenz innamorata? Ma non scherziamo!>>, ridacchiò istericamente e si schiarì la voce guardando le due amiche che la scrutavano non convinte.
Sofie scosse il capo e sorrise teneramente come se stesse per fare un discorso ad una bambina. << Ag, arriverà anche per te, fattene una ragione. Non puoi tenere questo cuoricino segregato con una serratura antica….>>.
<< ….Come la tua camera ai gemelli!>>, continuò Sarah per lei inarcando il sopracciglio.
<< Come la tua camera ai gemelli, esatto! Voglio dire, ben presto arriverà una persona che sarà capace di distruggere quella patina di ghiaccio duro e pungente che ha avvolto il tuo cuore. Credimi, Ag. Io SENTO che presto arriverà quel giorno. E quando io sento qualcosa….>>.
<< E’ quella, sì.>>, ripetettero insieme le due ragazze facendole da coro.
<< Esattamente.>>, Sofie si strinse nelle spalle soddisfatta e prese la sua borsa nell’incavo del gomito.
La mora si morse le labbra rosse e scosse la testa.
Non sarebbe mai arrivato quel qualcuno capace di farla ricredere su quegli esseri quali sono gli UOMINI. Sono una razza inferiore, si disse.
Sono fatti per essere usati.
Per essere gettati.
Devono soffrire come loro fanno soffrire le donne, s’impose ancora.
Non avrebbe mai trovato un uomo capace di farla ricredere su quel concetto così delicato e pericoloso qual era l’amore. Nessuno ci sarebbe riuscito. Nessuno.
I suoi pensieri vennero interrotti dal rumore della serratura che si aprì e da un sonoro “Siamo a casa!” di Gordon. Alzò lo sguardo e guardò il patrigno che posava le buste della spesa all’ingresso e s’incamminava verso sua madre che lo aspettava felice con un cucchiaio di legno in mano. L’uomo le baciò dolcemente le labbra prima di assaggiare quello che la compagna gli aveva avvicinato alle labbra teneramente, tenendo una mano sotto al suo mento ed imboccandolo come se fosse un bambino in tenera età bisognoso ancora di attenzioni.
Sorrise dolcemente guardando la scena ed abbassò il viso sospirando.
Oh sì, disse una vocina nella sua testa, l’amore esiste eccome. E i suoi genitori ne erano la prova vivente.
<< Io…>>, sussurrò più a se stessa che alle amiche. Sospirò << Io non voglio nessuno…>>.
Le due ragazze si guardarono alzando lo sguardo al cielo e poi si soffermarono sul ragazzo che stava entrando infreddolito in casa tenendo fra le braccia altre buste della spesa.
<< DI’ AL TUO TOPO DI SPOSTARSI DA QUI!!!>>, urlò Bill cercando di evitare la cagnetta che gli saltava intorno scodinzolante.
Agnes, suo malgrado, sorrise. << CASSIE, vieni da mammina! Non vale la pena fare le feste ALLA PLEBE.>>.
Sofie e Sarah ridacchiarono e poi salutarono l’amica con un bacio sulla guancia commentando che se avesse continuato così sarebbe rimasta sempre una vecchia zitella acida e piena di sé.
Sara salutò con la manina Bill e sorrise uscendo dal portoncino. << Agnes non è dell’umore migliore stasera, stai attento.>>, ridacchiò raggiungendo la sua BMW grigia metallizzata.
Bill girò gli occhi esasperato e salutò la bionda guardando poi Sofie che lo abbracciò prontamente.
<< E quest’affetto improvviso?>>, chiese il ragazzo piacevolmente sorpreso dal gesto dell’amica che poteva il più delle volte sembrar diffidente da gesti affettuosi. Tuttavia le cinse la vita stringendola.
<< Mi andava.>>, sorrise staccandosi appena. << Ci vediamo domani a scuola.>>, posò le labbra sulla guancia del ragazzo schioccando un casto bacio. Guardò ancora Agnes appoggiata alla ringhiera e la salutò con la mano raggiungendo l’amica.
Bill salì le scale non degnando di uno sguardo la sorellastra che lo stava fulminando con gli occhi, appoggiata alla ringhiera e le braccia conserte. La snobbò e si diresse verso il bagno sbadigliando profondamente.
<< Come diavolo hai potuto??>>, Agnes lo squadrò con lo sguardo di odio. Gli occhi in un’espressione cattiva e il sopracciglio inarcato.
<< Mmmh?>>, Bill non si voltò e prese delle salviettine struccanti passandosele delicatamente sul viso candido e bianco.
Agnes si avvicinò osservandolo e non poté ancora una volta fare a meno di pensare che, DIO, quel fottuto ragazzo non aveva un minimo difetto. Neanche UNO!
Osservò il suo profilo che si specchiava nella grande specchiera illuminata e rifletteva un Bill intento a levare quella leggera ombra di matita che gli sottolineava quei due occhioni di cucciolo. Sgranò gli occhi e DEPENNO’ CATEGORICAMENTE il suo ultimo pensiero inarcando ancora di più in sopracciglio incattivita.
<< Sei pregato di guardarmi negli occhi quando ti parlo!>>.
Bill sospirò. << Che vuoi?>>, la guardò dallo specchio gettando le salviette sporche nella pattumiera.
<< Perché non mi hai detto che TU, orrido sfigato depresso, hai preso un diploma in quell’IMPORTANTISSIMA e pregiatissima accademia ad Hamburg?? Perché?! Non avevi il diritto di prendere in giro ME.>>, spostò il peso sulla gamba sinistra.
<< Te?! TE?! Si parla sempre e solo di TE! Non avevo nessun dovere a dirtelo, Agnes!>>, Bill prese degli asciugamani puliti ed uscì dal bagno superandola.
<< Sono una stilista anche io!>>, gli urlò dietro.
<< E QUINDI?!>>, urlò lui dalla sua stanza, prese tutto il necessario per il bagno e sfilò jeans e maglietta.
<< E quindi, DIO, GUARDAMI QUANDO TI URLO CONTRO!>>.
Bill si morse le labbra e mise un asciugamano in vita uscendo dalla sua camera. La fronteggiò guardandola dall’alto con uno sguardo incattivito ed esasperato.
Agnes lo squadrò deglutendo piano. Anche se non si vedeva, Bill aveva un fisico quasi perfetto, con i muscoli al punto giusto seppur non troppo accentuati; era pieno di tattoo e piercing, pensò notando il piercing al capezzolo, il tattoo a forma di stella nel basso ventre, un enorme tattoo che formava una B di scritte su tutto il fianco e…
Granò gli occhi.
Era il suo stesso tattoo.
Si soffermò poco su quel tattoo che conosceva bene. Era sull’avambraccio sinistro ed era molto simile a quello che aveva lei fra i baci di venere.
Freiheit.
Fece una smorfia e tornò a guardarlo negli occhi.
<< Non ho nulla da dirti, Agnes. Tu non sei NESSSUNO per me.>>, sussurrò serrando la mascella issando gli occhi in quelli della ragazza. << Sei solo una ragazzina viziata e piena di sé, a cui non importa nulla della gente altrui, a cui importa solo dell’apparenza, di quanto sia figo il giocatore di Basket da portare a letto, di quanto sia alla moda un vestito. Tu non hai NIENTE dentro, Agnes. Sei arida, fredda, vuota.>>, sussurrò mentre la ragazza sgranava gli occhi sentendosi colpita e, Dio, anche ferita da quelle parole. << Sei nata per stare sola e morirai da sola, perché… sì… perché sei troppo, TROPPO cattiva perché qualcuno ti ami davvero!>>, la puntò con un dito. << Ed io me ne andrò appena prenderò questo fottuto diploma, sì! Me ne andrò come se ne andranno tutti da te.>>, concluse con disprezzo e face un passo indietro fissandola scuotendo la testa. << E non mi dispiacerà AFFATTO.>>.
La guardò ancora con una freddezza tale da far rabbrividire chiunque, anche la stessa Agnes che tremò stando immobile.
Prima che la ragazza potesse alzare anche solo un dito per fermarlo, Bill sbatté con forza la porta del bagno.
<< Io….>>, la ragazza sentì le lacrime invaderle e pizzicarle gli occhi. << IO NON SONO SOLA!!!>>, urlò dietro la porta del bagno. << Io ho TANTI AMICI, tutti MI VOGLIONO, tutti VOGLIONO ESSERE MIEI AMICI!>>, urlò ancora sentendo le lacrime scivolarle sul viso.
Come risposta ricevette solo lo scroscio dell’acqua.
Premette le mani sul viso e corse nella sua stanza sbattendo la porta con forza. Si buttò sul letto singhiozzando piano col viso nel cuscino, per seppellire i singhiozzi.
Lo odiava.
Lo odiava con tutta se stessa.
Ed era strano, disse una vocina nella sua testa.
NESSUNO mai era riuscito a ferirla, a farla sentire così, nessuno.
Nessuno, prima di Bill.
Si morse forte le labbra ed afferrò il suo Iphone scorrendo nella rubrica.
Si asciugò le lacrime col dorso della mano e portò l’Iphone all’orecchio attendendo che una persona ben precisa rispondesse.
<< Agnes, cos’hai combinato?>>.
Si sentì subito sollevata nel sentire quella voce e sorrise dolcemente lasciando cadere altre lacrime.
<< Natalie… ho bisogno di te.>>.

Erano giorni che quell’insopportabile, arrogante sfigato non le rivolgeva la parola. Giorni che faceva finta che non esistesse. LEI!! Agnes Lorenz, ignorata in quel modo da uno sfigatello di Provincia?
Guardò Bill prendere velocemente appunti, mentre la professoressa spiegava cose incomprensibili come le funzioni, o qualcosa di simile.
Era totalmente preso, era assente da giorni ormai.
Niente più battibecchi a tavola, niente più urli per il turno del bagno, niente più litigi per Cassie; non saliva più nella sua auto da giorni, ormai… preferiva prendere la U-Bahn, diceva.
Dio MIO, pensò, la U-Bahn! Lì c’era un insopportabile odore di Curry Wurst e Kebab, unito all’indecente rumorio delle metro che arrivavano, delle metro che partivano, delle metro che venivano annunciate, dei tacchi dei passanti che si affrettavano a prendere la metro per andare a lavoro.
Sbuffò.
Roba da sfigati.
Perché preferire una metropolitana vecchia e sporca ad una Mercedes di lusso e pulita, come la sua?
Perché preferire il contatto con gli sconosciuti a….
Si morse l’interno della guancia.
…. A lei.
Si passò piano le morbide piume della sua matita sulla guancia, pensando assorta che magari aveva davvero sbagliato lei ad essere così cattiva nei suoi confronti, così invadente ed indelicata. Era già una settimana che Bill non le rivolgeva neanche uno sguardo e tre giorni che non andava in Discoteca con loro.
Preferiva rimanere a casa a leggere un libro o a videochiamarsi col suo migliore amico, diceva.
Stava SERIAMENTE pensando di chiedergli scusa, ma poi il suo orgoglio le diceva che NO! Era stato Bill a chiamarla in tanti modi orrendi, era BILL a doversi scusare!
Mise il broncio aggrottando le sopracciglia e guardò il ragazzo che fissava attento la lavagna bianca.
Quella sera sarebbe arrivata a casa la persona più importante della sua vita e né Bill, né Tom, né Gordon ne sapevano nulla.
Natalie era la sua ancora, la sua confidente più sincera, la persona che non avrebbe potuto MAI E POI MAI giudicarla, perché l’aveva vista nascere, crescere, diventare quello che era.
Adorava sua sorella maggiore. L’adorava in tutto e per tutto.
Abitava a Treptow, un quartiere nell’estremo Est di Berlin, era sposata ed aveva una bambina. Lavorava in banca e dirigeva una vita ordinaria; era tutto il contrario di Agnes, tutto.
Conosceva Gordon da due anni ed erano sin da subito andati d’accordo. Per non parlare della piccola Mia, una bimba di due anni con due grandi occhioni azzurri e i capelli a boccoli dorati; si era subito affezionata al nuovo “nonno” , anche se in quasi due anni l’aveva visto forse tre o quattro volte.
Spesso aveva parlato con Tom di sua sorella, esternando ancora una volta il lato tenero del suo carattere.
Ormai, si disse, non le importava. Tom e lei erano come due fratelli e lei si sentiva al sicuro fra le sue braccia.
Pensò che l’unico a non sapere dell’esistenza di Natalie fosse Bill ed ancora una volta il suo sguardo si rabbuiò pensando di essere stata una vera e propria stronza a trattarlo in quel modo.
Voleva farsi perdonare, in qualche modo.
DOVEVA, anche perché, doveva ammetterlo, a tavola era diventato tutto una noia mortale senza i loro litigi.

<< Sei sicura di quello che dici, Ag?>>, Tom prese le chiavi della macchina e guardò la sorellastra come se fosse un’aliena con tre occhi e cinque orecchie.
Agnes annuì sorridendo dolcemente al ragazzo. << Sicurissima.>>, strinse la cinta del suo soprabito nero di panno in vita e fece due passi indietro. << Devo fare delle commissioni. Tu va’ pure a casa con… con lo sfigato! Io mi fermo a mangiare in uno di quei ristorantini italiani, sai…>>, mosse la mano in un gesto vago e Tom annuì inarcando un sopracciglio.
<< Okay… okay! Ci vediamo a casa, allora.>>
Agnes sorrise al ragazzo e si alzò sulle punte posandogli un dolce bacio sulla guancia. << Trattami bene la mia bambina se non vuoi finire sotto la Santa Inquisizione di Sua Maestà Sabine e soprattutto se non vuoi assaggiare le MIE unghie.>>, sussurrò ammiccante guardando il fratellastro negli occhi.
Tom deglutì e poi rise. << Oh, beh…>>, passò le callose dita dietro la nuca tastandone due piccoli tagli non molto profondi ma molto, molto eccitanti. << A quelle ci sono abituato ormai, bellezza.>>.
Agnes rise e gli diede le spalle ed alzò la manina coperta dal guantino di pelle nera e ripresa con un fiocco di velluto sul dorso e mosse le dita in segno di saluto, camminando poi come una vera modella fino all’Audi bianca di Hellen, che l’aspettava parlando con le altre due amiche sui sedili posteriori.
Entrò in auto al posto del passeggero e sospirò accavallando le gambe. << Questa volta non ho assolutamente idea di cosa comprare alla mia nipotina!>>, prese dalla sua Prada nera uno specchietto e il suo rossetto Chanel delineando una linea netta sul labbro inferiore e una su quello superiore.
Hellen guidava spedita per le strade berlinesi e le due ragazze dietro osservavano Agnes truccarsi in quel modo così perfetto come solo pochi riuscivano a fare in auto.
<< Un giocattolo? Ha due anni!>>, Hellen le lanciò uno sguardo.
<< Macché! E’ piena di giochi>>, protestò Agnes chiudendo la borsa.
<< Una bella sciarpa di lana!>>, annuì fiera Sofie.
<< SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO, SOFIE.>>, Agnes la fulminò voltandosi e la ragazza si strinse nelle spalle dicendo che sarebbe stata utile!
<< Oh, Sofie! Quello che non sai di Mia è che è TOTALMENTE, INCREDIBILMENTE, FOTTUTAMENTE uguale a sua zia!>>, Sarah rise afferrando un bacio mimato per aria da Agnes e posandosi la mano sulle labbra. << E’ la sua fotocopia, ovviamene molto più piccola, con i capelli biondi e gli occhi blu, molto ma molto più tenera e bella.>>, cercò l’approvazione negli occhi di Agnes che annuì fiera di essere la zia di una bambina così bella. << E ovviamente non è TROIA come lei.>>.
Hellen e Sofie scoppiarono a ridere, mentre sul volto di Agnes si dipingeva un’espressione delusa e le labbra si increspavano in un broncio. << Heeeey!!>>.
<< Mi dispiace dirtelo, Ag, ma Sarah questa volta ci ha preso di brutto!>>, Hellen ridacchiò parcheggiando davanti ad un edificio antico dal tetto spiovente color matto.
<< Mia nipote è STUPENDA ed IO non sono troia!!>>, Agnes rise con loro afferrando la sua borsa. Scese dall’auto e tremò colpita da un vento gelido tipico Berlinese.
<< Ag…>>, Sofie le afferrò un braccio camminando con lei. << Quando tu non sarai più troia, io sarò troppo vecchia per fare concerti, Sarah troppo grassa per essere una modella ed Hellen troppo imbranata per essere una Cheerleader.>>.
Agnes rise entrando nel KDW, camminando su quei tacchi a spillo che aveva messo nel bagno della scuola, insieme ad una gonna nera a pieghe a vita alta ed una blusa bianca.
<< Ragazze, non mi dipingete come una mangia uomini, su!>>.
<< Devi semplicemente trovare chi ti farà cambiare visione del mondo e dell’amore, soprattutto.>>, Hellen si strinse nel cappotto entrando in Gucci.
Agnes abbassò il viso incupendosi per un attimo.
No. Non avrebbe trovato nessuno. Il mondo era così e l’amore non esisteva.
Fece un finto sorriso all’amica e la seguì nelle compere.

<< Ristorante italiano??>>, Sofie camminò accanto alle amiche tenendo le buste sulle braccia piegate. << Non potete immaginare la fame che ho! Potrei mangiarvi a tutte e tre!>>.
<< Sofie, la dieta non è un optional!>>, Sarah ancheggiò al suo fianco tenendo le sue buste.
Tutti gli sguardi del KDW erano rivolti a quelle quattro ragazze che ancheggiavano come se fossero su una passerella, portando con sé buste delle più grandi e costose firme che una persona normale poteva solo sognare.
<< Ti sembro grossa??>>, Sofie afferrò con due dita un lembo di pelle sul braccio dell’amica che urlettò dal dolore e si ritrasse prontamente dalla morsa letale dell’amica urlando che NON AVEVA DETTO QUESTO!
<< Dio ragazze, un po’ di contegno!>>, ridacchiò Hellen guardando le vetrine illuminate.
<< E’ colpa sua!>>, urlò Sarah indicando Sofie col dito. << Lo fa a tutti! Strano che non l’abbia fatto anche a voi! Bill ha un livido enorme sul braccio per colpa sua!>>.
Agnes, che stava camminando sorseggiando un caffè caldo, sussultò sentendo quel nome, come se la sua amica le avesse aperto gli occhi verso qualcosa di DAVVERO IMPORTANTE da fare.
Il problema era… che non sapeva cosa.
Voleva davvero farsi perdonare da Bill, ma non sapeva in che modo!
Si guardò intorno cercando delle ispirazioni e la sua mente fu attirata da un negozio che vendeva diversi cosmetici di importanti firme.
Sgranò gli occhioni come se una lampadina si fosse appena accesa sulla sua testa e un sorriso a trentadue denti si aprì sul suo viso. Gettò il cartone del caffè in una pattumiera e si avvicinò al negozio mentre le ragazze si erano già accomodate in un ristorantino italiano.
<< Agnes!>>, urlò Sofie verso di lei alzando una mano, ma vide l’amica sparire nel negozio. << Niente. E’ andata. Sicuramente avrà visto qualche rossetto Dior o Chanel che ESIGE.>>.
Mentre le amiche continuavano a fare battutine affettuose sul suo conto, Agnes cercava qualcosa di ben preciso nel reparto maschile dei profumi. Guardò minuziosamente ogni profumo, dal primo all’ultimo, anche più volte, ma non trovò ancora quello che cercava.
<< Serve aiuto?>>, una commessa col sorriso cordiale e una coda di cavallo bionda le si avvicinò.
Agnes si voltò ed assunse un’aria superiore posando la mano con le unghie laccate di nero sul fianco fasciato e sporse quest’ultimo assumendo una posa da Vera-Vip-Snob quale era.
<< Sto cercando un profumo. Per… per il mio ragazzo.>>, si morse appena l’interno delle labbra arrossendo impercettibilmente. << Wood. Di Dsquared.>>.
La commessa la squadrò dal basso con un sopracciglio inarcato –da dove stava uscendo quella Paris Hilton mora?!-e controllò su un Ipad la vendita del prodotto. << Mi dispiace, lo abbiamo terminato!>>.
Agnes sgranò gli occhi delusa. << Oh…>>, sussurrò a se stessa e poi tossicchiò tornando a guardare freddamente la donna davanti a lei. << OH. Che razza di fornitore avete?! Dean e Dan non vengono pagati per questo tipo di servizio. Valgono molto di più.>>, sussurrò snobbando la commessa –Il cliente ha sempre ragione, il cliente ha sempre ragione, il cliente ha se…- << Non metterò mai più piede qui dentro e speri che non ne parli mai con Dean e Dan in persona perché potrebbe farvi chiudere.>>, uscì ancheggiando e la donna girò gli occhi al cielo. Piccole ragazzine ricche credono di poter conquistare il mondo.
Uscita da quel negozio un forte senso di sconforto la invase e si trascinò sconsolata fino al tavolo della amiche, sedendosi e sospirando sommessamente .
<< Non hai trovato il rossetto che cercavi?>>, Hellen le porse un menu.
<< No…>>, sospirò lei afferrando il libro di cuoio nero. << Ci tenevo tanto.>>
<< Capirai!>>, ridacchiò Sofie colpendo piano il braccio dell’amica che stranamente non si ribellò. << Sarà stato un altro tuo capriccio che fra due settimane non ricorderai più!>>.
<< Una settimana!>>, precisò Sarah.
<< No. Questa volta è diverso!>>, Agnes le guardò sconsolata.
<< Lo dici sempre!>>, Sofie si attorcigliò intorno al dito una ciocca di capelli.
<< Non è vero!>>.
<< Daaaai, Ag! L’hai detto anche per la villa sul Lago di Como!>>, Sofie la indicò e lei girò gli occhi dicendo che non era poi COSI’ importante.
<< E per la sfilata a New York a Times Square in piena notte!>>.
<< E per un tigrotto bianco!>>.
<< L’hai detto persino per Cassie!>>.
<< Solo che poi Cassie l’ha ottenuta!>>.
<< Okay, OKAY, BASTA!>>, Agnes fermò le ragazze alzando le manine e le guardò esasperata. << Questa volta è diverso! E’ per un regalo!>>.
Tre paia di occhi increduli si puntarono su di lei. << Un regalo??>>, esclamarono all’unisono e Agnes annuì timidamente.
<< E per chi sarebbe questo regalo?!>>, chiese sconcertata Hellen.
<< Le uniche persone a cui fai regali sono TE e… E CASSIE!>>, protestò Sarah.
Agnes rise riconoscendo la verità nelle parole dell’amica e si morse le labbra sentendosi tremendamente in imbarazzo. Non voleva che pensassero cose strane su quel regalo, non voleva dire loro la verità.
<< E’ per… per mio cognato! Per il marito di Natalie! Sì, sapete, è sempre disponibile con me, per cui…>>, mosse le mani in gesti vaghi ed impacciati. << Solo che qui quello che cerco non c’è e… quindi, nulla! Non lo farò più!>>.
Sofie la guardò inarcando il sopracciglio. << Potresti andare a La Fayette!>>.
<< E come ci arrivo a La Fayette se non ho l’auto, genia?!>>.
<< Se prendi la U-Bahn non muori mica!>>, continuò Hellen.
<< COSA?! NON SE NE PARLA NEANCHE. QUEL MARCIUME.>>.
Sarah girò gli occhi e la puntò con la forchetta. << Se continui così non dimostrerai mai NIENTE a NESSUNO, cara mia!>>.
Agnes la guardò e poi abbassò lo sguardo. Non aveva tutti i torti.
<< Sapete che vi dico?>>, sospirò e si alzò in piedi prendendo un grande respiro. << OKAY!>>.
Le tre ragazze sgranarono gli occhi e urlarono un ‘COSA?!’.
<< Ci vediamo domani a scuola, bellezze!>>, la mora la salutò con la manina e si avviò velocemente verso l’uscita del grande centro.
Non poteva credere che stava per fare una cosa del genere. LEI. In una sudicia U-Bahn!
Si chiese più volte il perché di quella grande e scandalosa scelta e si disse che OVVIAMENTE era per lavarsi la coscienza.
Mentre scendeva le scale della U-Bahn, sentì un fastidiosissimo languorino e presto un altrettanto fastidiosissimo odore di Curry Wurst la invase facendo sì che il suo stomaco si lamentasse ancor di più.
Fece una smorfia e controllò la linea per arrivare al Mitte, scoprendo che avrebbe dovuto aspettare ancora 6 minuti.
‘Il tempo per prendere un Kebab’, le disse una vocina nella sua testa.
<< NO!>>, protestò lei guardando la bancarella di fronte. << Dio, a cosa sono arrivata!>>, mugugnò addentrandosi nella Kebaberia dove un odore di pollo la invase.
<< Prego, il prossimo!>>, un uomo scuro di carnagione, molto probabilmente turco, la guardò inarcando il sopracciglio. << Mi dica, signorina!>>.
Agnes lo guardò impacciata e guardò tutte le strane salse che c’erano nel bancone. << Ehm… un Kebab… e una coca cola. Light, per la dieta!>>.
L’uomo inarcò il sopracciglio fissando quella strana piccola principessa vestita di nero come un’aliena e poi si mise al lavoro. << Preferisce qualche salsa?!>>.
Agnes sgranò gli occhi in imbarazzo. Che imbranata, neanche sapeva di cosa fossero fatte quelle salse!
<< Ehm, no! Solo dell’insalata!>>, disse infine guardando l’uomo che metteva l’insalata nel panino imbottito di carne.
<< Ecco a lei, sono tre e cinquanta!>>, l’uomo le porse il panino insieme ad una cocacola.
Agnes estrasse dal portafoglio Dior un bigliettone da cinquanta e glielo posò sul banco prendendo le due pietanze con le manine impacciatamente e, mentre aspettava il resto, sentì la metro arrivare.
<< Oh! Tenga pure tutto!>>.
L’uomo guardò quella stramba ragazza correre sui tacchi e precipitarsi nella metro e inarcò il sopracciglio un po’ confuso. Beh, almeno aveva ottenuto cinquanta euro.

<< Io non ho ancora capito quand’è che verrai!>>, Bill mise in bocca un cucchiaino di yogurt alla fragola guardando l’amico biondo dall’altra parte del pc e si aggiustò una cuffia nell’orecchio.
<< Oh, Bill! Sei sempre il solito ripetitivo. Non so, devo solo trovare il modo e il momento per venire. Non lo so!>>, Andreas, il migliore amico dei gemelli, si passò la mano fra i capelli biondi.
<< Sì, ma a me e a Tom manchi!>>, si lamentò ancora Bill stringendosi nel piumone color arancio.
<< Devi solo aver pazienza! Verrò presto, te lo prometto! Piuttosto, non hai trovato nessuno di interessante? Sei a Berlino, amico!>>.
Bill posò il barattolo vuoto sul comodino e si strinse nelle spalle. << Lo so, ma nella mia scuola non mi ha colpito nessuno, credo.>>, scrollò le spalle. << E tu? Come va con Kathrin?>>.
Andreas rise. << Nah. Era solo una storia da una sera, non fa per me! A me piacciono le tipe solari, lo sai. >>.
Bill rise e guardò l’amico sorridere. << Quanto vorrei abbracciarti. La distanza fa schifo.>>.
<< Bill!>>, rise Andreas. << Non ci starai provando!>>.
Il ragazzo sgranò gli occhi. << Coglione!>>, lo guardò inviandogli uno Smile in Chat e sentì bussare alla porta. << Chi rompe??>>, urlò.
<< Posso entrare?>>, una voce familiare fece balzare in piedi Bill levando prontamente le cuffie ed abbassando la finestra della Video Chat nonostante le proteste dell’amico.
Corse ad aprire e si trovò sulla porta la sorellastra impeccabile nel suo completo nero. Nascondeva le mani dietro la schiena e sul volto aveva un’espressione seria.
<< Cosa vuoi?>>, Bill serrò la mascella.
<< Mi fai entrare prima che cambi idea?>>, sussurrò lei cercando di mantenere un tono freddo ed arrogante.
Bill si spostò lasciandola entrare e poi chiuse la porta guardando la sorellastra indietreggiare sui tacchi ed infine sedersi sul suo letto accavallando le gambe.
<< Forse hai sbagliato stanza, Tom non riceve qui.>>, disse lui distaccato.
<< Non ho sbagliato stanza e smettila di trattarmi come una prostituta. Non mi faccio pagare, IO.>>, Agnes lo fissò inarcando il sopracciglio.
<< Bene, allora che vuoi?>>, chiese Bill seriamente incuriosito dall’irruzione della sorellastra nella sua stanza.
<< Mi fai il favore di sederti?>>, chiese lei indicando il letto accanto a sé.
Bill la guardò ancora un po’ rigido, ma poi decise di sedersi al suo fianco e a tacere per scoprire le intenzioni di quella strana sorellastra.
<< Non vorrei che pensassi che ti sto in qualche modo dando ragione…>>, premise la ragazza fissandolo negli occhi. << Ma… ecco, credo che in fondo, MOLTO IN FONDO, mamma abbia ragione. E..>>, deglutì e guardò il ragazzo. << Non mi piace quando non mi pensi!>>, arrossì. << Non mi piace quando non ci insultiamo, quando non mi sgridi per l’educazione che ho impartito a Cassie, quando non mi chiami regina delle nevi o Samara, quando fai finta che non esisto. Siamo fratelli no?>>, lo guardò arrossendo ancor di più. << A me sta bene quando ci insultiamo, quando litighiamo in tavola, quando litighiamo ovunque, perché so che lo facciamo scherzando. Ma quelle cose che ci siamo detti quella sera, beh, quelle cose erano vere… ed erano cose… brutte.>>, sussurrò sentendosi incredibilmente piccola e fragile. << Ti chiedo scusa se sono cattiva, ti chiedo scusa se a volte ti faccio male, ma io lo faccio perché… perché sei sfigato, e sembri emo e anche un po’ frocio… ma in realtà.. ecco.. in realtà io ci tengo.>>, trattenne il respiro.
Bill la guardava con gli occhi fuori dalle orbite, non credendo alle proprie orecchie e non sapendo assolutamente che dire. La strega si stava SCUSANDO??
<< Sei senza dubbio la più viziata, snob, svampita ragazza che abbia mai conosciuto e mai mi sarei aspettato di vederti entrare da quella porta per chiedermi scusa.>>, disse sinceramente il ragazzo. << Ma.. lo apprezzo. Sul serio.>>.
Agnes annuì incerta e tirò fuori da dietro la schiena un cofanetto nero porgendoglielo timidamente.
Bill sgranò gli occhi e allungò la mano afferrandolo esitante. << Co… cos’è?>>.
<< E’ una cosa da nulla. Giusto per non venire a mani vuote.>>, deglutì lei.
Il ragazzo la guardò ancora sconvolto ed inarcò il sopracciglio scartando il pacco lentamente, come per assaporare ogni secondo di quello strano momento. Tirò fuori la confezione color sabbia con la scritta nera e sgranò gli occhi impiantandoli in quelli della sorellastra. << Ag!>>.
Lei lo guardò e gli portò prontamente due dita alle labbra per farlo tacere. << Questo è il TUO profumo, Bill. Dovevi averlo, assolutamente. Non mi piace su nessun altro se non su di te. E’ tuo.>>.
Bill la osservava con gli occhi sgranati sentendo il sangue invadergli le guance e le labbra calde sotto le sue dita ghiacciate, segno che la sorella fosse appena arrivata a casa.
<< Devi metterlo sempre.>>, continuò lei. << Sempre. Me lo prometti, Bill? Io prometto che non farò più la cattiva con te…>>, sussurrò e Bill la guardò teneramente come se fosse una bimba.
Non avrebbe MAI immaginato una scena del genere. Mai.
<< Te lo prometto…>>, disse incerto lui contro le dita fredde della ragazza.
Agnes sorrise e Bill potette giurare di non aver mai visto sino a quel momento sorriso più sincero da parte sua. << Indossalo. Voglio sentirlo addosso a te.>>, la ragazza prese la boccettina quadrata e si inginocchiò sul letto sbattendola piano.
<< Cosa…?>>, sussurrò Bill in imbarazzo premendosi contro la testata del letto.
<< Alza il collo, avanti! Te lo spruzzo.>>, Agnes sorrise e lo affiancò posando una mano sul suo petto e puntandogli la boccettina al collo.
Bill deglutì e lo inarcò piano sperando che non si accorgesse del battito accelerato del suo cuore contro la sua mano. La ragazza sorrise e spruzzò piano un po’ di profumo sul collo del ragazzo, posandovi poi il naso congelato strofinandolo.
Bill rabbrividì ancor di più e chiuse automaticamente gli occhi sentendo uno strano movimento nello stomaco. Forse era fame, forse era solo imbarazzo.
<< Mmh.>>, Agnes sorrise e alzò il viso verso quello di Bill puntando gli occhi nei suoi. << Forse ti voglio bene, Bill. In fondo sei un bravo fratello. Ma ti prego di non tentare di diventare un fratello normale, mi piaci così come sei. Mi piace litigare con te.>>, sussurrò avvicinando appena le labbra alle sue.
Bill deglutì restando immobile e inspirò il profumo della sorellastra mischiato col Wood. Incapace di rispondere delle sue azioni, sentì la testa girare vorticosamente e il cuore correre all’impazzata mentre Agnes posava dolcemente le labbra rosse su quelle del fratellastro, assaporandone la morbidezza.
Bill si sentì mancare e rimase immobile mentre lei schioccava le labbra, si allontanava e scendeva silenziosamente dal letto comunicandogli che da lì a poco sarebbero arrivati ospiti per la cena.
Rimase a guardare il vuoto mentre lei rimetteva le scarpe, prima il piede destro e poi il sinistro, osservò, mentre ancheggiava verso la porta, mentre apriva la porta, mentre usciva, mentre chiudeva la porta delicatamente, mentre sentiva il rumore dei suoi tacchi allontanarsi sempre di più…
Mentre il suo migliore amico urlava dalle cuffie. << Sei fottutamente INNAMORATO, Bill.>>.
Continuò a guardare il vuoto, sentendo ancora il calore di quelle labbra sulle sue, le dita sulle sue labbra, la mano sul suo petto e fu lì, si disse, che capì di amare Agnes.
La amava sin dal primo giorno, la amava e si sentiva in una gabbia dorata con le sbarre di fuoco, la amava e si sentiva un completo idiota.
La amava e voleva morire per questo.
   
 
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