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Autore: JunJun    01/02/2014    3 recensioni
Castiel è un essere umano e vive nel bunker insieme a Dean, Sam/Zeke e Kevin.
[Raccolta di flashfic parecchio a caso, ambientate dopo l'episodio 9x03]
[Contesto generale, ma in alcune flashfic c’è qualche richiamo alla mia fanfic “Lusus sanguinis”.]
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Kevin Tran, Sam Winchester
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Ieri pomeriggio mi sono liberata del mio esame.
(YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE  \*O*/ )
Il prossimo è a fine febbraio, per cui spero di poter approfittare di questi giorni per terminare il capitolo della mia altra fanfic su Supernatural >_ Visto che non ho scritto nulla per settimane, 
per cercare di rimettermi in carreggiata stasera ho riletto e corretto questa cosa che avevo buttato giu' qualche tempo fa.


Titolo: Il peggior compleanno di sempre
Note: Prima o poi, nel nonsense generale, spiegherò come mai Lui è ancora vivo, perché c'è un perché.
Personaggi: Dean, Catstiel, etc.
Parole: TROPPE


 *


24 gennaio 2014, ore 05:13 del mattino.
Dopo essersi rigirato un paio di volte sul suo delizioso materasso in memory foam, Dean schiuse pigramente gli occhi e si rese conto che Castiel non era lì con lui.
Non era la prima volta che succedeva: quel figlio di puttana, anche se era umano, dormiva pochissime ore, e non era raro che sgusciasse via nel cuore della notte per andare a risistemare il bunker, ad allenarsi o fare chissà cosa.
Irritato, Dean si rigirò un’ultima volta sotto le coperte, per poi rialzarsi sbuffando.
 “Cas?” chiamò, sbirciando fuori dalla porta della sua stanza. “Sammy? Kevin?”
Ma il corridoio, così come il resto del bunker, era immerso nel buio e nel silenzio più totale, per cui Dean suppose che Sam e Kevin stessero ancora dormendo e che Castiel fosse sceso nella Biblioteca a studiare uno dei grossi e pallosi tomi dei Letterati.
Incapace di riaddormentarsi, si gettò sotto la doccia e, quando ne uscì, tornò in camera per vestirsi. Dopo essersi infilato un jeans e una camicia rossa a quadri, Dean si sedette sul letto per allacciarsi le scarpe. Fu in quel momento che notò la cosa nera che giaceva sul lato in cui dormiva in genere Castiel: era una specie di pelliccia arrotolata, grossa quanto un pallone da rugby.
Dean allungò la mano per afferrarla ma, non appena la strinse, questa prese vita e balzò giù dal letto. Il cacciatore lanciò un’imprecazione sorpresa e capitombolò all’indietro.
La pelliccia si precipitò in direzione della porta, che però Dean aveva chiuso subito dopo essere uscito dal bagno; sbatté la testa contro di essa e poi, in evidente panico, si rifugiò in un angolo.
Fu in quel momento che Dean si accorse che si trattava di un maledettissimo gatto.
Ignorando il terrore dell’essere, il cacciatore fece qualche passo verso di lui e si chinò sulle ginocchia per osservarlo meglio: sì, si trattava proprio di un gatto nero, un gatto nero con gli occhi blu. Aveva un  pelo foltissimo, ma la cosa strana erano le due protuberanze ossee che sporgevano dalla sua schiena, molto simili ad ali.
Dean sbatté le palpebre. “E tu che cosa diamine sei?” pensò ad alta voce.
La creatura, nel vederlo lì vicino, parve rilassarsi un poco. Richiuse le ali e miagolò tristemente, ricambiando lo sguardo incerto del cacciatore con un’occhiata intensa e sovrannaturale.
Una terribile consapevolezza si fece largo nella mente di Dean; schiuse le labbra, incredulo: “C…Cas?” mormorò.
Al suono di quella parola, il gatto sollevò la testolina e si mosse verso di lui, cercando le sue mani per farsi accarezzare.
“Ma che… come diavolo…” Dean si passò una mano sulla bocca. Afferrò il gatto e lo sollevò da terra, portandoselo davanti alla faccia per guardarlo da vicino: era morbido come una nuvola, pulito, tranquillo e somigliava terribilmente a Castiel.
Con molta calma, Dean lo rimise sul letto, finì di allacciarsi le scarpe e poi giunse le mani in preghiera. “Cara Ariel, che dovresti essere fuori dal bunker... se mi stai sentendo…” disse, “…RAZZA DI PUTTANA!” gridò "Sei stata tu, vero?! Certo che sei stata tu! Ora vieni qui immediatamente e rimetti le cose a posto o te lo giuro, ovunque tu sia finita, vengo a cercarti e ti spenno!”
….
….
Nessuna risposta.
Dean afferrò il suo cuscino e lo scaraventò dall’altra parte della stanza.
Era stata Ariel, ne era sicuro. Non era la prima volta che quella puttanella faceva una cosa del genere.
Ariel detestava Castiel, anche se nessuno a parte lui sembrava essersene accorto. Piu’ di una volta, Dean era sicuro di averla vista fissarlo così male e così profondamente che sembrava stesse cercando di fargli esplodere il cervello con la forza del pensiero. (Ma si era presto reso conto che, per distogliere la sua attenzione da Castiel, gli bastava abbracciare teneramente Sam in sua presenza o roba del genere.)
Inoltre, solo qualche giorno prima, Dean aveva avuto il sospetto che quella sottospecie di angelo mal riuscito avesse cercato di avvelenare Castiel: infatti, nell’offrirgli una tazza del suo tè alla menta, aveva sorriso maleficamente. Terrorizzato, Dean aveva rovesciato apposta a terra le pallottole vuote che stava riempiendo di sale, e l'ex-angelo aveva abbandonato il tè sul tavolino per andare ad aiutarlo a rimettere a posto.
Ma nonostante questo, secondo Sam, era Dean che si immaginava le cose, perché era geloso delle sue amicizie.
“Io la ammazzo, giuro che stavolta la ammazzo,” ripeté il cacciatore biondo, irrompendo nel corridoio. “SAM! Sam, maledizione! Abbiamo un problema!”
La camera di Sam era vuota.
Mentre Dean malediva suo fratello e la sua mania di fare jogging a orari improponibili, Castiel trotterellò accanto a lui e si strusciò sulle sue gambe.
Lui lo ignorò e scese nella biblioteca. Dopo qualche minuto, trovati dei tomi che sembravano fare al caso suo, li tolse dagli scaffali, li gettò su una scrivania e iniziò a sfogliarli.
Mentre era chino sulle Esperienze di Metamorfosi  Animale di Gregor Samsa, Castiel gli si arrampicò addosso: quando Dean se ne rese conto, lui aveva già raggiunto la sua spalla destra.
Il gatto alato sbirciò il libro sulla scrivania, allungando una zampa per cercare di afferrare un angolo della pagina ingiallita.
“Stà buono, Cas,” esclamò Dean, togliendoselo di dosso.
Lo rimise a terra, ma pochi secondi dopo se lo ritrovò sul libro, mentre infilava la testa sotto la sua mano, cercando di rubargli una carezza.
“Cas, maledizione,” disse lui esasperato, “sto cercando un fottutissimo modo per farti ritornare normale!”
Castiel rimase immobile  a fissarlo con i suoi occhi blu e tristi, per cui alla fine Dean lo mise sulle sue gambe e, mentre con una mano continuava a sfogliare le pagine, con l’altra gli grattava goffamente la testa.
Un’ora dopo, Dean si accorse di essere crollato sul Resoconto dell’Uccisione della Strega della Metamorfosi Pànfile, scritta da un cacciatore dell’antica Grecia di nome Lucio Apuleio.
Era comunque un libro inutile, per cui lo richiuse con una manata.
Castiel gli si era addormentato in grembo. Dean immerse le mani nella sua pelliccia folta e lo sollevò di nuovo all’altezza del suo viso. Svegliatosi, dopo un momento di confusione, il gatto iniziò a fargli le fusa.
“Cas, per la miseria, dovresti essere incazzato!”
Ma Castiel non lo era. In effetti, da quando era un gatto, sin dal primo momento in cui aveva visto Dean, non aveva fatto altro che cercare lui, la sua vicinanza, le sue carezze e il suono della sua voce.
Era come se a Castiel non importasse essere un angelo, un umano o un gatto: Dean si rese conto che gli bastava stare con lui.
Lo posò delicatamente sulla scrivania e circondò il suo musetto con le mani.
“Ascolta,” gli disse, “ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola. Anche a me non mi importa se sei un gatto, se non puoi parlare o se...sei un gatto. Non so neanche se puoi capirmi ora, ma io… io non sono bravo con queste cose sentimentali, ma voglio che tu sappia che io... non ho mai provato quello che provo per te per nessun altro… essere umano, angelo o quello che è.” Deglutì. “Non mi importa che cosa sei. Tu sei… tu sei speciale, e io… io… io ti…io…” sollevò il gatto dalla scrivania e prese un grosso respiro,  “ti..ti amo,” ammise.
“Quindi è così che stanno le cose,” disse una voce profonda alle sue spalle. “Tu ami lui.”
Dean si voltò di scatto e scorse, all’ingresso della biblioteca, uno sconvolto Sam e, accanto a lui,  Castiel.
“C-Cas?!”
Dean si voltò a guardare il gatto, e poi si girò nuovamente a guardare Castiel.
“Cas, tu non sei un gatto,” constatò.
“No,” replicò lui calmo, “ma non pensavo che questo fosse un fattore limitante per la nostra relazione.”
Dean lasciò andare il gatto, che cadde a terra con un tonfo. “No, no, aspetta Cas, io…”
Castiel estrasse dalla tasca un pacchetto dorato e lo appoggiò su uno scaffale lì vicino. “Ti auguro un buon compleanno, Dean. Ma credo che ora sia meglio che io vada via da questo posto.”
“No, Cas, lascia che ti spieghi… è che questo gatto di merda è uguale a te, per cui io-”
Castiel inclinò la testa di lato e aggrottò la fronte, poi sospirò e lasciò la stanza.
“Cas aspetta, non è come pensi! E’ un malinteso! Sammy! Diglielo che è un malinteso!”
Ma Sam, che probabilmente aveva capito tutto, si era accasciato contro uno scaffale e si teneva la pancia dal ridere.
“Sam sei un idiota. Cas! CAS!”
Dean corse fuori dalla biblioteca.
Il gattino zampettò dietro di lui, seguendolo, ma non appena varcò l’uscita, due mani lo afferrarono al volo. “Oh, la mia piccola Cassy, ecco dov’eri finita,” cinguettò Balthazar. Strofinò il naso contro quello della creaturina: “Che ti hanno fatto questi scimmioni sgraziati? Che ti hanno fatto? Ora papà bello ti riporta a casa, su,” disse, e scomparvero entrambi con un frullio d’ali.


 *


PS:
Aw, i gatti alati sono bellissimi... *piange*
Quello che faceva Cassy con Dean è ciò che sono costretta a subire io ogni volta che cerco di studiare. *fissa male la sua gattina*

Winged Cat


 
  
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