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Autore: Hermes    01/02/2014    3 recensioni
Lanes of memory paved by sweet frozen moments
Attenzione!: diretto prequel di DOR ed è il punto di inizio dei Nightwish così come li ho concepiti nella mia precedente storia.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dreams of Reality'
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3. I Can't Lie...

30 Marzo 2003, ore 1 e 15
Finlandia, Joeensu

Il gig con i ragazzi era andato più che bene ed avevamo ripiegato su uno dei pub ancora aperti per proteggerci dal freddo pungente della serata e per fare quattro risate in santa pace.
Non ero riuscito a toccare una bottiglia per tutto il concerto e stavo per mettere mano alla birra che era appena arrivata quando il telefono vibrò in tasca.
Scocciato per l’ora, lo ignorai per un po’.
La vibrazione non mollava ed alla fine – incuriosito – guardai chi mi stava cercando con tanta urgenza…per poco gli occhi non mi uscirono fuori dalle orbite.
Anette?!
All’una di notte?!

Ci volle qualche attimo prima che reagissi allo shock ma accettai la chiamata, sgomitando per trovare un angolo appartato, mentre dentro qualcosa mi si torceva dalla preoccupazione.
Sì, certo. Ci eravamo scambiati i numeri qualche settimana prima – tanto per una questione puramente tecnica eh… - ma lei non m’aveva mai chiamato.
Angosciante che la prima telefonata fosse nel cuore della notte.
Non ero riuscito a dire ‘pronto’ che-
Tuomas!!!” chiamò lei sollevata.
“Cos-”
“Ti prego dimmi che sei nei dintorni di Kitee!”
“Ehm…cosa è successo, Anette?!” ora ero sensibilmente in panico, e stavo pensando al peggio.
“Sono ad una festa con una mia amica…Sonia ha bevuto troppo e penso ci fosse anche qualcosa in quel bicchiere, poi ha fumato, non riesco a svegliarla…qui sono tutti partiti!” riepilogò lei, isterica.
Rimasi a bocca aperta per un attimo, ma che acciderbolina di festa era quella?! Stavano davvero parlando di quel buco di Kitee?!
Quando ero adolescente io, il massimo della trasgressione era una bottiglia di Chivas Regal sgraffignata da un negozio di liquori e qualche sigaretta!
Strappandomi dalle mie rimuginazioni traumatiche, cercai di esserle d’aiuto, tastando con una mano le tasche del giubbotto e dei jeans in cerca delle chiavi dell’auto. Le parole mi uscivano a raffica
“Stai calma, An! Dov’è tuo fratello? Hai bevuto anche tu?”
“Carl è partito per la Polonia ieri! Non posso chiamare casa, verrebbe fuori un casino! Non dovrei nemmeno essere qui…!”
Marco Hietala comparì, facendomi un cenno.
“Ok, ok…ascolta. Se la tua amica non si riprende, distendila faccia al soffitto e tienile in alto le gambe, bagnale la faccia con dell’acqua gelida. Dammi l’indirizzo.”
“Palo-oja, conosci la fattoria dei Rikonnen, quella sul lago che affitta anche le camere?”
“Sì, tranquilla…parto adesso ed arrivo appena posso.”
“Grazie!”
Chiusi la comunicazione con un “Porca vacca…” masticato fra i denti.
“Le mie potenti capacità divinatorie mi permettono di capire che c’è bisogno d’aiuto.” disse il biondo musicista, gesticolando con la bottiglia in mano.
“Hai voglia d’accompagnarmi, Marco?” chiesi con un sorriso forzato “Missione di salvataggio delicata.”
“Sono sempre pronto a dare una mano, bello mio!” esclamò lui, posandomi una mano sulla spalla.
“Ti ricordi di Carl? Il ragazzo che suonava il basso al posto di Tapio quando l’anno scorso si è rotto la spalla?” Marco annuì “Sua sorella è nei casini.”
“Ma io sono nato per soccorrere le donzelle in difficoltà!” e chissà perché il biondo in versione cavaliere scintillante non m’ispirava molto…
“Dai andiamo! C’è un mucchio di strada da fare.”

30 Marzo 2002, ore 2 e 37
Finlandia, Kiteelahtie, Palo-oja

“Sonia, per le chiappe di Merlino, sta sveglia!” Anette disse a voce soffocata, tenendo un braccio attorno ad una ragazza bionda dall’aspetto cadaverico. Quest’ultima era mezza sdraiata su un divano mentre l’amica mora sudava freddo dall’ansia. La stanza era mal illuminata e praticamente nessuno si poteva dire lucido quanto lei anche se il fumo delle sigarette permeava la stanza ed iniziava ad andarle alla testa.
Dette un’occhiata alle lancette fosforescenti dell’orologio dell’amica, pregando che qualcuno arrivasse a salvarle.
Possibilmente presto.
~
La porta dell’ingresso si aprì.
“Sicuro che non stiamo infrangendo il domicilio sbagliato?!”
“Dal tanfo d’erba che emana questo posto penso proprio di no!” risposi, entrando dietro al biondo ed evitando con una smorfia disgustata una pozza di liquido non meglio identificato “Qui qualcuno si è dimenticato dov’era il bagno…puih!”
“Tuomas, sei tu?” domandò Anette.
“Certo che siamo noi, bambola!” rispose Marco, guadagnandosi un calcio negli stinchi.
“Smettila di fare il deficiente, Marco!” sbottai stizzito, poi mi rivolsi ad Anette con uno sguardo duro “Ci credo che non si riprende qua dentro! Perché non l’hai portata fuori, a respirare?!”
La ragazza non era proprio in vena di sgridate perché mi squadrò e replicò “L’hai vista bene quanto è alta?! Non riesco a sorreggerla da sola!!!”
“C’hai almeno provato?!”
“Cosa vorresti insinuare!?”
“OKAY, Okay! Abbassiamo un po’ i toni o facciamo mattina!” s’intromise Marco, mettendo distanza fra di noi “Dammi una mano Tuommi che la portiamo fuori, tu bella mettile il cappotto o ci diventa uno stoccafisso!”
Tre minuti dopo stavamo trascinando di peso l’amica d’Anette, uscendo nell’aria gelida di Marzo.
Non avevamo percorso mezzo vialetto d’ingresso che Sonia tremò, si divincolò dalla nostra presa e cadde in ginocchio nella neve, iniziando a vomitare in un cespuglio.
Marco la teneva per le spalle, sfregandole la schiena “Brava piccola…meglio fuori che dentro, dico sempre!”
Intanto avevo raggiunto il van di mio padre, lasciato col motore in folle ed accesi gli anabbaglianti per vederci almeno qualcosa.
“Senti un po’, hai un posto tranquillo per far svernare la tua amica, qui?” chiese Marco con gentilezza.
“No…dovevamo passare la notte a dormire da lei ma non posso portarla a casa in questo stato-”
“Capito tutto, bellezza. Vi metterebbero ai ferri per la vita…” Marco le strizzò l’occhio poi si voltò verso di me che mi stavo avvicinando con una coperta, passandola ad Anette “Abbiamo un problema.”
“Questa serata è un problema!” replico con un sospiro rassegnato.
Il biondo mi spiegò la situazione e m’infilai le mani in tasca, rassegnato “Possiamo stare in casa mia. I miei sono in Russia per le solite serate benefiche, torneranno domani sul tardi. Susanna è tornata per il weekend.”
Prendiamo di nuovo Sonia in due, la ragazza si stava riprendendo lentamente ma non era ancora tornata sulla terra. Cinque minuti dopo ero di nuovo al volante, facendo in retromarcia il vialetto della casa. Dallo specchietto vedevo Anette che abbracciava Sonia.
“Dite che si riprende?” domandò la giovane, scostando i capelli biondi dell’amica dalla fronte sudata.
“Tranquilla, la sorella di Tuomas si è appena laureata in medicina!” mormorò Marco, guardando dietro.
Mezz’ora dopo eravamo arrivati a casa Holopainen.
Susanna aveva dato un’occhiata alla ragazza, illuminandole le pupille con una pila e facendosi raccontare la storia da Anette. Alla fine aveva confermato la teoria del biondo e così l’avevamo messa a letto nella stanza di Petri, il nostro fratello maggiore, ormai in disuso da qualche anno dato che aveva messo su famiglia.
Anette aveva telefonato ai genitori dell’amica, cercando di tranquillizzarli con una balla credibile, poi aveva aiutato Sonia ad infilarsi un pigiama di Susanna ed era rimasta con lei fino a quando per poco non ci scontravamo nel corridoio mentre usciva dalla camera e si strofinava gli occhi stanca.
“Si è addormentata adesso…” mormora lei piano con un piccolo sorriso, sembrava dovesse crollare da un momento all’altro “Grazie, Tuomas. Davvero, non sapevo che fare…sono in debito con te!”
“Non fasciarti la testa, Anette…vieni giù che ci facciamo qualcosa di caldo.”
Lei annuisce e mi segue nella microscopica cucina, mentre cerco qualcosa di commestibile in giro.
Dopo un po’ siamo seduti al tavolo davanti ad un insolito spuntino di mezzanotte composto da sottaceti, formaggio, avanzi di pollo allo spiedo e due tazze di caffè bollente, nel suo caso allungato con del latte.
“Dov’è finito il tuo amico?” domanda Anette.
“Si sarà accampato sul divano…Marco è un tipo di poche pretese.”
“Siete stati grandi alla festa!”
“Non adularmi troppo che potrei montarmi la testa…comunque è vero che sono più vecchio di te…” ecco bravo Tuomas, metti i puntini sulle ‘i’ e già che ci sei datti una barottata in testa e finisci il lavoro!
Anette mi fa una linguaccia, protestando “Non trattarmi come una bambina!”
Sorrido mentre la guardo piluccare il pollo freddo “Come ci sei finita in quel postaccio, Nettan?”
Arriccia il naso all’uso del diminutivo ma risponde “Sonia voleva andarci ad ogni costo, ha una cotta per il figlio del padrone di casa, non potevo lasciarla andare da sola così…”
“…l’hai accompagnata.” concludo con un sospiro, grattandomi la nuca “Confesso che mi è venuto un colpo quando ho visto il tuo nome sul display…”
“Sono mortificata, dav-”
“Basta scuse, Nettan. Questa volta ti copro perché ogni tanto può capitare, solo se mi prometti che non frequenterai mai più feste del genere!”
Anette mi tende il mignolo della mano destra ma poi lo tira via con aria furbetta “Lo prometto solo se la smetti di chiamarmi Nettan!”
La guardo di sbieco ed Anette ridacchia, lasciando che incroci il mignolo con il suo, la differenza è tragicomica. “Giurin Giuretto, croce sul petto!” esclama quindi, solennemente.
Mi portai alle labbra la tazza mentre aspetto che Anette finisca di mangiare.
Mi ritrovo a fissarla incantato mentre pilucca lo spuntino. In fondo è proprio carina…
Scossi la testa, bevendo il resto del caffè.
Quando Anette ebbe finito, mi propose di passare il resto della notte sull’altro divano nel salotto ma l’afferrai per un braccio “Non ti faccio dormire lì…non ci riusciresti con Marco che russa!”
“Allora vado da Sonia…”
“La tua amica dormirà come un ghiro fino a mezzogiorno ed è meglio lasciarla in pace, ti lascio il mio letto.”
Anette arrossisce come una fiamma “E-e tu?”
Eravamo arrivati in soffitta ed aprii la porta della mia stanza, accendendo una lampada lì vicino “Il letto è soppalcato, sotto c’è un divano, mi arrangerò in qualche modo non preoccuparti.”
“Ti sto creando un sacco di problemi…”
“Gli amici servono per questo, no? Adesso sali e fa attenzione a non battere la testa contro il soffitto.”
Appena la vidi seduta, mi attivai alla ricerca di una coperta.
“Tuom…” mormora Anette dall’alto.
“Sì?” risposi senza guardarla, frugando nel mio armadio minuscolo.
“Ehm…credo d’aver battuto la testa…vedo paperi dappertutto!”
“Se stai prendendo in giro la mia adorata collezione Disney, accomodati pure, non sei la prima.” rispondo, chiudendo l’anta e voltandomi. Per un attimo sono faccia a faccia con Anette che si è messa a testa in giù per vedermi.
“È fantastica!”
“Così ti andrà il sangue alla testa…tirati su.”
“Che c’è di male ad avere una passione per i paperi?” domanda lei “Io colleziono francobolli, non sarà esotico ma è divertente!”
“Non l’avrei mai detto…” stavo facendo spazio sul divano ma si stava rivelando un tentativo disperato…ed anche Anette se n’era accorta.
“Tuom…quassù c’è spazio per tutti e due…” dice lei quieta.
“Sicura che domani mattina non urlerai alla tentata violenza?” avevo alzato uno sguardo scettico nella sua direzione. Anette sorride, stando al gioco.
“Penso di no, non ti voglio vedere stile colabrodo…papà tiene un fucile da caccia grossa nello sgabuzzino.”
“Splendido.” lasciai perdere il giaciglio di fortuna, spensi l’abat-jour di Paperino e salii sul letto con abilità consumata, mormorai scherzoso “Vedrò di tenere le mani a posto sennò chi lo sente il tuo caro paparino.”
Anette ridacchia.
“Perché collezioni francobolli?”
“In realtà la collezione era di mio nonno…l’ha lasciata a me. Mi piace, chissà magari un giorno andrò in almeno qualcuno di quei posti!” vedo i suoi occhi indaco sognanti, brillano alla luce della radiosveglia lì vicino.
“Sicuramente, Anette.” mi ritrovo a rispondere, con l’amaro in bocca “Tu farai tanta strada, davvero. Hai la stoffa e si sente.”
Si è voltata verso di me “Dal tuo tono si capisce che tu e l’Uni siete ai ferri corti…”
“Penso che chiederò il divorzio in effetti.”
La sua risposta non arriva subito, una mano mi accarezza timidamente i capelli - che avevo lasciato crescere - in un gesto privo di malizia.
Mi dispiace.
Era una frase comune, sfruttata e banale.
Ma quella sera mi toccò direttamente dentro.
Una sottile crepa si era creata nelle lenti da fratello maggiore con le quali la guardavo…era il principio di qualcosa di nuovo.
Quella certezza mi spaventava a morte.

Recall the night you melted my ugliness away?
[…]
Remember, beauty is found within.
Nightwish ~ Beauty and the Beast

~~~

Ciao a tutti!
Oggi vi porto il terzo pezzettino e finalmente rivediamo Marco Hietala, che avrà una sua particina nella storia d'ora in poi anche se qui manca la sua trademark biforcuta ma noi al bassista paciocco gli vogliamo bene lo stesso! xD
Prossimo capitolo sarà un po' più lungo e Tuomas si rende conto dei suoi 'feels' per una certa cantante...glom...perché a scriverlo sento odore di tragedia all'orizzonte?
Tuomas: Perché sei malefica!
Ecco infatti! LoL
Ovviamente ringrazio CrystalRose e Petitecherie per le loro recensioni al capitolo precedente, non ho muffini a portata di mano ma sappiate che ve li lancerei volentieri! xD
Come al solito ci rivediamo tra una settimana!
Io torno a spalar neve...
Hermes

  
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