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Autore: risakoizumi    02/02/2014    2 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Scuoto la testa ma un sorriso mi aleggia sulle labbra mentre cammino verso la riva, ormai lontana dalla profondità del mare. Alex è alla mia destra e mi guarda con la coda dell’occhio.
<< Perché sorridi? >> mi chiede, girando il viso per guardarmi meglio.
<< Perché tutto questo è assurdo >>.
<< Intendi buttarsi dal Golden Gate Bridge? Nah, ti assicuro che lo fanno in molti >>.
<< Certo, per suicidarsi >>.
<< Ognuno ha le sue motivazioni >>.
Arriviamo alla riva, siamo zuppi di acqua, i vestiti sono appiccicati alla mia pelle.
<< Non senti freddo, vero? >>.
Con la mano gli stringo un braccio per mettere la sua pelle a contatto con la mia, mentre continuiamo a camminare. << Come potrei sentire freddo? Abbiamo quasi la stessa temperatura, ricordi? >>.
<< Le nostre specie hanno molte cose in comune. Magari siamo parenti >>.
<< Alla lontana, spero >>.
<< Io ho il pollice opponibile quando mi trasformo, tu ce l’hai? >>.
<< Non ne ho bisogno >>.
<< La volpe e l’uva >>.
Gli do uno spintone che lo fa spostare di poco e il suo sorriso si allarga.
<< Odioso >>.
<< Gelosa >> dice, mostrandomi il pollice e muovendolo.
Ridiamo e finalmente giungiamo nella strada e ci dirigiamo verso casa.
<< Come mai sei diventata così silenziosa? >>.
<< Pensavo >>.
<< Non credevo che ne fossi capace >>.
<< Sei tu quello senza neuroni >>.
Alex ride.
<< Ti sei scusato con quella povera cameriera? >>.
<< Sì, è tutto sistemato >> risponde, sorpreso.
<< Bene >>.
<< Non capisco perché ti importi così tanto >>.
<< Perché non è giusto trattare la gente in questo modo >>.
Alex annuisce, aggrottando la fronte.
<< Sai, è strano >> dico dopo un po’.
<< Cosa? >>.
<< Stare qui con te. Ci conosciamo da poco tempo, eppure mi sembra che sia passata un’eternità >>.
<< Mi stai dicendo che il tempo con me passa molto lentamente? >> chiede fingendosi offeso.
<< No, smettila di scherzare. Voglio dire che io non ho mai avuto un amico >>.
Alzo lo sguardo su di lui. I suoi occhi blu mi stanno scrutando.
<< Perché mi fissi? Guarda la strada >> lo rimprovero, un po’ a disagio.
<< Non ne ho bisogno, i miei sensi sono molto affinati >>.
<< Smettila lo stesso, mi inquieti quando mi guardi così >>.
<< Così come? >> chiede, fissandomi.
Esito. << Così e basta>>. Distolgo lo sguardo.
<< Mi fa piacere sapere che ho il potere di metterti in soggezione >> dice, soddisfatto.
<< Chiunque si sentirebbe a disagio, se lo guardassi così intensamente >>.
Alex si ferma e si piazza davanti a me, mettendomi le mani sulle spalle. << Intendi così? >> chiede serio, fissandomi dritto negli occhi.
Restiamo in silenzio per qualche secondo, non riesco a muovermi. Sento una sensazione strana, guardandolo. E’ così vicino. Alcune ciocche dei suoi ricci neri e bagnati sono appiccicate sulla sua fronte. Senza pensarci alzo la mano e glieli sposto, distogliendo lo sguardo per concentrarmi su quelle ciocche setose e sfiorando la pelle calda della sua fronte. Sento ancora il suo sguardo fisso su di me. Poi faccio per abbassare la mano ma lui me la prende e se la poggia sulla guancia, tenendo la sua mano sulla mia con una presa salda.
<< Leah, davvero non hai mai avuto un amico? >>.
<< Ecco, c’è Jake che è mio amico, penso, però, non so, ehm… >> rispondo con voce bassa e incerta.
<< Jake? Intendi il tuo alfa che ha avuto l’imprinting con la mezza vampira? E poi? >>.
<< Sì >>. Il palmo della mia mano sta diventando caldo a contatto con la pelle della sua guancia. E’ ruvida, gli sta ricrescendo la barba. Per un umano la sua pelle sarebbe bollente, ma per me ha una temperatura normale.
<< Mio fratello. Lui non mi abbandonerà mai. Provi compassione per me? >> chiedo schietta.
<< Un po’ si >>.
<< Non farlo. Non essere mio amico per compassione >> dico brusca, arrabbiandomi.
<< Non lo faccio, Leah. Sto diventando tuo amico perché mi piaci >>.
Sbarro gli occhi, allarmata.
<< Ehi, non intendevo in quel senso. Mi piace stare con te, essere tuo amico e non lo faccio certamente per compassione >>.
Lascia la mia mano libera, posso toglierla dalla sua guancia, se voglio. La trattengo per qualche altro istante, gli accarezzo la pelle quasi sfiorandolo, lievemente e poi la tolgo; un sorriso mi addolcisce i lineamenti.
<< Grazie, Alex >> dico sincera. << Non fare niente per compassione per me perché mi faresti solo arrabbiare >> aggiungo poi con tono tagliente.
Alex sorride. << Andiamo, lupacchiotta >> dice scompigliandomi i capelli.
<< Non chiamarmi così, è terribile >>.
<< Lupacchiotta? >>.
<< Sì! >> rispondo con foga.
<< Ok… lupacchiotta >>. Faccio per dargli un calcio ma lui indietreggia, sghignazzando.
All’improvviso qualcuno mi salta addosso e mi atterra a pancia in giù, talmente in fretta che non ho il tempo di fare alcunché. La puzza è inconfondibile, come ho fatto a non accorgermene? Non ho percepito la scia del succhiasangue. E’ sopra di me, ringhia, sento che sta per mordermi. Faccio per alzarmi per scrollarmelo di dosso, ma quello aumenta la sua presa salda. Alzo la testa e non vedo più Alex, ma un mostro su due zampe: ha il pelo nero come la pece, il muso lungo, le zanne spaventose e ringhia. Ah già, ha anche i pollici opponibili. Una specie di lupo semiumano su due grosse zampe, leggermente incurvato. Viene verso di me a velocità sovrumana e subito dopo non sento più alcun peso sulla schiena. Istantaneamente un calore familiare mi avvolge i visceri, parte dalla mia colonna vertebrale e si irradia per tutto il mio corpo che sembra andare a pezzi. La mia pelle umana lascia il posto a quella lupesca. Immediatamente la mia testa viene invasa e addio privacy; tuttavia quasi non sento le flebili voci nel mio cervello, sono troppo occupata per la situazione in cui mi trovo.
<< Che cos’è? >>.
<< Ci sono dei vampiri qui? >>.
<< Dobbiamo avvertire Jake! >>.

Dicono voci sconosciute.
<< Idioti, quella è mia sorella, non è a Forks. Sparite adesso >>. Questa è la voce di Seth. Cerco di concentrarmi su quello che ho davanti: Alex sta avendo la meglio sul succhiasangue che mi aveva attaccato, ma mi accorgo che ce ne sono altri due che sono arrivati ora e stanno per scagliarsi su di lui. Salto e mi metto tra lui e i due e li faccio cadere a terra con tutto il mio corpo. Alex ha già fatto a pezzi il succhiasangue che mi aveva attaccato mentre io cerco di temporeggiare con i due nuovi arrivati. Sono tutti neonati, i loro occhi sono iniettati di un colore rosso particolarmente acceso e la loro forza è bruta. Ringhiano, incapaci di controllarsi. Sfortunatamente in quel momento passa un povero senzatetto. I due neonati mi ignorano e si schiantano su di lui. Alex ed io non siamo abbastanza veloci, quei due lo mordono, famelici, assetati, senza controllo, sul collo e sul braccio. Sentono che siamo alle loro spalle e si girano a ringhiarci, combattuti tra il desiderio del sangue e la l’istinto di sopravvivenza. Il licantropo ed io agiamo in fretta, senza esitare. In pochi istanti li riduciamo in brandelli puzzolenti. L’uomo, un poveraccio, è in preda a dolori atroci e inizia a emettere urla strazianti. Il suo sangue imbratta i suoi vestiti sporchi e strappati. Alex ed io ci guardiamo, comunicando in silenzio: so cosa mi stanno dicendo i suoi occhi. Così Alex, con le unghie delle zampe anteriori, taglia la testa all’uomo e io ululo per il dolore. Una vita umana che non sono riuscita a salvare.
<< Leah! Leah! >> mi chiama mio fratello nella mia testa.
Sento un mormorio in sottofondo, ma non riesco a distinguere cosa dice quel coro di voci.
<< Va tutto bene, Seth, tre neonati ci hanno attaccato, niente di serio >>.
Mi concentro per riassumere la mia forma umana, percependo le familiari sensazioni della trasformazione. Poi mi accascio sulle ginocchia, accanto a quella strage di corpi puzzolenti e di sangue. Il licantropo accanto a me mi da una musata. Poi si allontana di qualche centimetro e torna in forma umana: adesso è Alex. Si avvicina, mettendomi un braccio attorno alle spalle, mentre io contemplo il cadavere immerso nella pozza di sangue.
<< Leah, mi dispiace >> sussurra Alex.
<< So che era necessario o si sarebbe trasformato, ma non è giusto. Io esisto per evitare che umani innocenti muoiano e stasera ho fallito >> dico infuriata.
<< Non è colpa tua >> cerca di rincuorarmi Alex con voce spezzata.
<< Lo so >> sospiro pesantemente, trattenendo la frustrazione. << E’ normale che ci siano tutti questi neonati? >>.
Alex esita. << No. Non ne ho mai incontrati così di frequente. Però non so cosa sia successo negli ultimi anni in cui sono mancato >>.
<< Dovresti informarti >>.
<< Lo farò >>.
<< Dobbiamo bruciare tutto >> dico con voce atona.
Alex si alza dal mio fianco e riunisce tutti quei pezzi di braccia, gambe, tronco e teste in un mucchietto. Fortunatamente siamo in una stradina poco illuminata e deserta. Mi afferra la spalla e mi fa mettere in piedi.
<< Tornerò dopo per appiccare il fuoco, ora andiamo >>.
<< Siamo nudi >> osservo. I nostri vestiti sono irrecuperabili.
Alex spoglia il cadavere del povero senzatetto e si mette i pantaloni azzurri sporchi di sangue, mentre io prendo la maglietta grigia che indossava sotto il logoro giubbotto. Non si è sporcata quasi per niente e mi arriva fino alle cosce. Così conciati, ci dirigiamo in hotel.
<< Tra borseggiatori, molestatori ubriachi e succhiasangue non ci si annoia mai qua, vero? >>.
<< E’ stata una lunga serata >> è l’unico commento che fa Alex sovrappensiero.
Arriviamo in hotel in silenzio. Quando sono finalmente da sola in camera mia mi sdraio, afflitta, sul letto. Il senso di libertà che avevo provato buttandomi dal ponte è sparito in fretta.
                                                                                       ***
Una settimana dopo, mentre sono china a terra a sfregare il pavimento del quinto piano, vedo Alex comparire accanto a me.
<< Leah, ti stavo cercando! >>.
<< Che succede? >> chiedo, asciugando il sudore dalla fronte con il braccio.
Alex fa una smorfia di disgusto.
<< Che c’è, tu non sudi mai? >> lo aggredisco.
<< Che schifo >>.
Mi avvicino e afferro un lembo del colletto della sua camicia, tirandolo verso di me. << Ripetilo >> sussurro, minacciosa. Gli salta un bottone.
<< Guarda che posso spogliarmi anche da solo >> dice sghignazzando. << Inoltre non ho paura di te. Sono un licantropo >>. Mi sta prendendo in giro. Farmi arrabbiare sta diventando il suo nuovo hobby. Accidenti a lui! Devo restare calma.
Lascio perdere la sua camicia e mi rimetto a pulire con indifferenza.
<< Che cosa volevi dirmi? >> chiedo gentilmente.
<< Non sei più arrabbiata? >>. E’ contrariato.
<< No >>.
<< Mi piace quando ti arrabbi >> confessa.
<< L’avevo intuito. Non provocarmi Alex, potresti trovarti con la testa staccata dal corpo >> lo minaccio.
<< Prima mi salvi e poi mi uccidi? Non penso proprio >>.
Con un salto lo spingo a terra, lo faccio cadere sulla schiena e lo tengo inchiodato sotto di me.
<< Non mettermi alla prova >> mormoro a pochi centimetri dal suo viso.
<< Non potresti mai staccare la mia bella testa dal mio prezioso collo. Primo: sono forte e non lo permetterei. Secondo: faresti un torto al mondo intero privandolo di me. Terzo: se tratti così i tuoi amici capisco perché non ne hai >> risponde lui con un sorrisetto da schiaffi.
<< Primo: la forza non è tutto, non lo sai? Non contare troppo solo su quella. Secondo: credimi, se mi liberassi di te, il mondo mi ringrazierebbe. Terzo: non ho bisogno di amici che si lasciano intimorire da una povera ragazzina come me perché non sanno come gestirla >>.
<< Se c’è una cosa che ormai ho capito è che tu potresti essere tutto tranne che una povera ragazzina >> ridacchia Alex. << Ora, se non ti dispiace, vorrei alzarmi >>. Mi spinge via bruscamente e si alza. Mi metto in piedi anche io.
<< Premuroso come sempre >> borbotto, tornando a lavorare.
Alex scrolla le spalle. << Ero venuto per farti una richiesta. Stasera vado a cena con degli amici, ti andrebbe di venire con me? >>.
<< Ok >> accetto, continuando a pulire il pavimento.
<< Davvero verrai? >> chiede incredulo Alex.
<< Sì, perché? >>.
<< Di solito non vuoi uscire con me >>.
<< Ho provato ad uscire con te e mi sono ritrovata con i vestiti fradici e dei succhiasangue sulla schiena. Tuttavia questa volta è solo una cena tra amici, no? Quindi credo di poter fare questo sacrificio >> scherzo.
<< Sei tu che porti sfortuna. Ci vediamo alle venti davanti alla tua camera, allora. Vestiti elegante >>.
<< Ok! Ora sparisci, devo lavorare, o Camille me la farà pagare! >>.
Alex fa un cenno di saluto e se ne va. Nell’ultima settimana non abbiamo parlato molto dei neonati, però ho sentito che lui e Thomas ne discutevano. A quanto pare non ci sono mai stati molti neonati a San Francisco, è sempre stato più un territorio di licantropi, quindi sono un po’ sospettosi. Finalmente quando finisco di lavorare mi preparo, ma prima faccio la solita chiamata a quel paranoico di mio fratello, che è sempre più apprensivo dall’ultimo attacco dei neonati. Le voci che non ho riconosciuto quando mi sono trasformata appartenevano alle nuove reclute del branco. Alle venti in punto sono pronta e esco dalla mia suite; indosso un semplice vestito bianco corto e un paio di sandali neri: fortunatamente ho fatto un po’ di shopping in questi giorni. Alex esce dalla sua suite proprio due secondi dopo di me. E’ molto elegante, indossa uno smoking blu ma non ha la cravatta.
<< Ti dà fastidio la cravatta? >> chiedo scrutandolo.
<< Abbastanza. Vedo che ti sei vestita elegante. Sei strana >>.
<< Mi sbaglio o mi avevi detto tu di vestirmi così? Comunque grazie, i tuoi complimenti sono ambigui, come sempre >>.
<< Prego, Leah >>.
Mentre ci dirigiamo verso l’ascensore incontriamo Thomas, che fischia ammirato vedendoci.
<< Leah, sei uno schianto! >>.
Sorrido. << Grazie, Tom >>.
<< Alex, attento a tenere i ragazzi lontani dalla nostra Leah >>.
<< Sarò un’ottima guardia del corpo, non temere, papà >>.
Arrivati al piano di sotto una macchina ci aspetta: è una Mercedes gialla, molto appariscente. Dall’auto scendono tre persone, due uomini e una donna. Dei due uomini uno è molto più alto di me, l’altro è della mia stessa altezza: sono entrambi mori, il più alto ha dei lineamenti quasi esotici mentre il secondo ha la carnagione chiara. La donna, un po’ più bassa di me, bionda, tiene i capelli sciolti in morbidi boccoli; ha gli occhi verdi  ed è molto bella.
<< Non posso crederci. Alex! >> esclama la bionda, abbracciando Alex.
<< Ehi >>. Alex ricambia l’abbraccio, con un sorriso felice. Poi saluta anche gli altri due, con affetto, come se fossero amici di vecchia data.
<< E quella chi è? La tua attuale fiamma? >> chiede la donna facendo un cenno verso di me.
Alex sorride. << No, Beatrix, questa è la mia amica, Leah. Leah, ti presento i miei carissimi amici Beatrix, William e Edgar >>.
<< Piacere >> dico, stringendo le loro mani.
<< Ha un odore strano >> dichiara il più basso dei due uomini, Edgar, arricciando il naso.
<< Certo, è una mutaforma >> risponde Alex.
<< Cosa? >> esclama Beatrix.
<< Una bellissima mutaforma, direi >> dice William, il più alto, guardandomi sfrontatamente dalla testa ai piedi.
Alex alza gli occhi al cielo. << Entriamo in macchina e andiamo mentre parliamo? >>.
Così saliamo e mi ritrovo seduta sul sedile posteriore tra William e Alex.
<< Non ho mai incontrato un mutaforma >> esordisce William.
<< Credevo che non ci fossero donne tra i mutaforma >> continua Edgar, seduto al posto di guida. Partiamo.
<< Bè, io sono un’eccezione, infatti. Immagino invece che voi siate tutti dei licantropi >> ribatto.
<< Sente il nostro odore >> sussurra Alex fingendo di non volersi farsi sentire da me.
<< Se senti puzza, sappi che non è normale ma è colpa di Edgar e della sua scarsa igiene >>.
<< Beatrix, ti ucciderò un giorno o l’altro >>la  minaccia Edgar.
<< Provaci >>. Gli fa una linguaccia.
<< Non temere, alla prossima luna piena farai bene a cercarti un buon nascondiglio >>.
<< Non ho paura di te, lo sai >>.
<< Vedo che i vostri litigi sono sempre gli stessi >> commenta Alex, divertito.
<< Alex! Hai così tante cose da raccontarci! >> dice William, mentre Edgar e Beatrix continuano a battibeccare.
<< Stasera non voglio immergermi nel passato, vorrei solo passare una serata piacevole con i miei migliori amici, come ai vecchi tempi >>.
Beatrix smette di discutere con Edgar e volta la testa verso il sedile posteriore; tende la mano e stringe quella di Alex, con affetto. William fa lo stesso, mettendo la sua sopra quella di Beatrix. Mi sento un po’ a disagio, un’intrusa in mezzo a una riunione intima.
<< Ok, rimanderemo l’interrogatorio sui tuoi ultimi otto anni alla prossima volta >> concede William, togliendo la mano.
<< Ci sei mancato, Alex >> mormora Beatrix con un sorriso, prima di tornare a guardare in avanti.
Alex sorride, con gli occhi lucidi.
<< Non dirmi che stai per metterti a piangere >> scherzo, cercando di alleggerire l’atmosfera.
<< Mai, i veri uomini non piangono mai >> dice Alex solennemente.
<< Che scemo >> dico pianissimo, strappandogli un sorriso.
<< Allora, dove andiamo? >> chiede Edgar.
<< Al ristorante di mio padre, come ai vecchi tempi >> risponde Alex. Avrei dovuto immaginarlo che hanno anche dei ristoranti sparsi per la città. Ricconi dei miei stivali.
<< C’è qualcosa che non possiedi in questa città, Alex? >> chiedo disgustata.
La macchina si muove veloce per le strade della città e le luci si riflettono sui finestrini. Scendiamo dopo un po’, in un magnifico ristorante di lusso che si trova quasi alla riva del mare, fatto di tavole di legno e di luci soffuse. Entriamo e il gestore riconosce subito il gruppetto.
<< Ragazzi, è da anni che non vi vedo! >> esclama.
Dopo averlo salutato ci sediamo a un tavolo. I camerieri iniziano a servirci, tutti in livrea, puliti, perfetti. Non sono mai stata in un posto così sofisticato. Sono seduta tra William e Alex, mentre Beatrix e Edgar sono seduti di fronte a noi; siamo a un tavolo rettangolare.
<< Alex, sei un testone! Sei qui … da quanto? Un mese? E non ce l’hai detto subito! >> esclama Beatrix.
<< Avevo bisogno di tempo >> borbotta Alex giocando con una forchetta.
<< Questo non ti giustifica! >> continua Beatrix scuotendo la testa.
<< Te l’ho detto una settimana fa che ero qui, non ero poi così in ritardo >>.
Beatrix gli tira un bicchiere addosso e Alex lo afferra prontamente con una mano. Edgar ridacchia e William scuote la testa.
<< E poi voi non abitate a San Francisco, non sareste potuti venire subito >> continua a giustificarsi Alex.
Beatrix prende un altro bicchiere ma Edgar la ferma appena in tempo.
<< Non posso fare a meno di pensare all’ultima volta che ci siamo visti >> mormora Alex, fissando il bicchiere tra le sue mani. << Perdonatemi >>.
<< Non c’è niente di cui farsi perdonare, lo sai >> dice Edgar. << Noi siamo tuoi amici e lo saremo sempre, qualsiasi cosa accada >>.
<< Già, persino se scompari per otto anni >> borbotta Beatrix.
<< Ci hai mandato delle belle lettere >> dice William pacatamente, iniziando a fumare un sigaro.
<< Scommetto che la tua preferita è stata quella in cui parlava delle ballerine russe >> dice Beatrix con tono di disapprovazione e scoccandogli un’occhiataccia.
William sorride, cercando di fare una faccia innocente.
Poi all’improvviso Beatrix si mette le mani sulle guance. << Leah, scusaci ti stiamo escludendo! Cosa c’è tra te e Alex allora? Non lo sappiamo perché, come avrai certamente capito, non abbiamo parlato molto da quando è arrivato, diciamo che ha solo fatto una telefonata una settimana fa per darci la notizia del suo ritorno, ci diceva più cose tramite le lettere che ci mandava che ora che è qui, forse stando a San Francisco ha dimenticato di avere degli amici e… >>.
<< Beatrix, smettila su! >>.
<< Ok, Edgar, lo sapete che in fondo ho un cuore tenero e l’ho già perdonato! Allora, stavo dicendo… ah sì, Leah, sei la ragazza di Alex allora? Ecco perché non ci ha chiamati subito, aveva da fare >> esclama la bionda, enfatizzando l’ultima parola.
<< Certo, Leah ed io ci siamo dati molto da fare in queste settimane >> dice Alex mettendomi un braccio attorno alle spalle.
Prendo il suo braccio e lo tolgo. << Ti sbagli Beatrix, noi siamo solo amici, forse >>.
<< Leah, togli il forse! >> dice offeso Alex.
<< Come vi siete incontrati? >> chiede William.
<< Non ci crederete mai >> inizia Alex, entusiasta << mi sono imbattuto in alcuni neonati >>.
<< Cosa? Neonati? Dove? A San Francisco? >> chiede William, stupito.
<< Sì, ultimamente ne abbiamo incontrati un po’. Dunque, stavo dicendo che avevo a che fare con dei neonati, erano parecchi, diciamo che non stavo avendo la meglio … >>.
<< Diciamo che stavano per ammazzarti >> dico interrompendolo.
<< Come sei pignola. Allora diciamo che stavano per uccidermi quando arriva un grosso lupo in mio aiuto >>.
<< Leah, davvero hai salvato Alex? Non posso crederci, otto anni in giro per il mondo e poi si lascia ammazzare nella sua città, tipico da lui. Grazie per averlo salvato! >> dice Beatrix, infervorata.
<< Avreste dovuto vederla, un essere lupesco dallo strano odore mi salva e poi lo vedo trasformarsi in una ragazza! Ero allibito. Allora si accovaccia a terra e mi sembra dolorante, così mi trasformo per aiutarla, ma lei, come se niente fosse, si aggiusta delle costole rotte da sola e poi si alza e mi guarda con aria di sfida, come se non fossimo entrambi due essere sovrannaturali sconosciuti e nudi in un vicolo e attorniati da resti di succhiasangue! Mi chiede che cosa sono e quasi si arrabbia quando non le rispondo subito. Mi rendo conto che deve essere una mutaforma donna, una rarità >>.
<< Grazie Alex, adesso mi hai fatto diventare un fenomeno da baraccone >> dico scherzando.
<< Ti sbagli, Leah, avevi tutta la mia ammirazione in quel momento >>.
<< Una mutaforma donna, ancora non posso crederci. E’ incredibile >> dice Edgar.
<< Aspetta, ma eravate nudi? >> chiede William.
<< Non fare il pervertito! >> lo rimprovera Beatrix.
<< Non posso cambiare la mia natura >> ribatte quello ridendo. << Quindi che avete fatto dopo? >>.
<< Niente di quello che pensi William. Le ho offerto un posto in albergo, ha insistito per lavorare, e da allora siamo diventati buoni amici, vero Leah? >>.
<< E io mi sono ritrovata con una ciocca di capelli viola e poi sul parapetto del Golden Gate Bridge. Non ci si annoia mai a essere suoi amici, vero? >> chiedo.
William ride. << Mai Leah, mai >>.
<< Suvvia Leah, questo non è niente! Dopotutto il viola ti sta bene, non pensi? >>.
<< In realtà me ne sono pentita nel momento stesso in cui l’ho fatta >> borbotto.
<< Hai bisogno di goderti l’immortalità! >> insiste Alex.
<< Alex sa fin troppo bene come godersela, vero? >> chiede in tono tagliente Beatrix.
<< Abbastanza, direi >> interviene Edgar.
<< Se non fosse stato per Emma saresti finito in prigione in continuazione >> dice William, spegnendo il sigaro.
L’espressione di Alex cambia e abbassa lo sguardo. Il suo viso esprime una tristezza indicibile. Beatrix lancia uno sguardo esasperato a William, che appoggia una mano sulla spalla di Alex, passando il braccio davanti al mio viso.
<< Scusami >> dice in un sussurro, con espressione seria.
<< Va tutto bene. E’ difficile superare la morte della donna che hai amato per quasi tutta la vita >> risponde, voltando la testa verso William.
Veniamo interrotti dai camerieri che ci portano la cena. Ci sono pietanze di ogni tipo, dalla carne al pesce, dalla verdura agli ortaggi. E’ abbastanza evidente che a noi sia riservato un trattamento particolare.
<< Ricordi quella volta in cui hai preso a calci la Ferrari di un tizio dell’hotel solo perché aveva osato dire che tua moglie era uno schianto? >> chiede Edgar a Alex con tono nostalgico, sorridendo, appena i camerieri si allontanano.
Alex lo guarda, gli angoli della bocca leggermente incurvati in alto. I suoi occhi però restano tristi. << Come dimenticarlo. Emma mi costrinse a scusarmi quasi in ginocchio, dovetti regalargli il soggiorno in hotel e riparargli l’auto >>.
Lo guardo con la bocca aperta. << Alex, non credevo che fossi un tipo geloso! >>.
<< Leah, è geloso e possessivo, non so come Emma facesse a sopportarlo >> ridacchia Beatrix.
<< L’amore è cieco >> aggiunge William.
<< Era troppo buona e paziente con me. Ho sempre saputo di non meritarla >>.
<< Non dire sciocchezze Alex, voi eravate fatti per stare insieme, non ho mai visto nessuno amarsi come voi. A parte me ed Edgar ovviamente, vero caro? >> dice Beatrix.
<< Voi state insieme? >> chiedo stupita.
<< Siamo sposati da cento anni >> risponde Edgar.
<< Io sono single, se ti interessa >> interviene William scherzando.
<< Non le interessa William, mi occupo io di trovare dei ragazzi per Leah >> ribatte Alex.
<< Alex, sono sicura che se volessi potrei trovarli da sola, non ho bisogno del tuo aiuto! >> esclamo infastidita.
Alex ridacchia. << Certo, certo >>.
<< Piuttosto dov’è Max? >> chiede Beatrix.
<< E’ partito due giorni fa. Sarà fuori città per un po’, è andato a trovare Margaret >> spiega Alex.
<< Non lo vediamo da un mese >> dice William.
<< Margaret è sua figlia >> mi spiega Alex mentre gli altri continuano a parlare di Max.
<< Cosa? Potete avere dei figli? >> chiedo sorpresa.
<< Gli uomini possono, le donne no >>.
<< L’ennesima ingiustizia nei confronti delle donne >> borbotto, di malumore.
<< Voi potete averne? >> chiede Beatrix, che aveva sentito la conversazione.
<< I mutaforma possono avere dei figli, anzi, devono averli per garantire la trasmissione del gene >>.
<< Anche tu? >> interviene Alex, curioso.
<< No, io no >> dico con voce atona.
<< Possiamo avere dei figli solo con donne umane >> aggiunge William << per questo dobbiamo stare attenti, giusto Alex? >>.
<< Esattamente >>.
<< Caspita, spero che la sua famiglia possegga anche una fabbrica di profilattici, considerando i suoi ritmi >> dico tra me e me. Tuttavia tutti mi sentono e scoppiano a ridere. Giusto, sono licantropi: udito eccezionale.
<< Purtroppo non ne possediamo >> dice Alex, con tono serio e falsamente dispiaciuto.
<< E i bambini sono umani? >>.
<< Certo che lo sono, la licantropia si trasmette solo con il potente veleno del nostro morso >> risponde Beatrix sorridendo a trentadue denti.
<< Chissà cosa accadrebbe se un licantropo mordesse un mutaforma >> si chiede Alex, fissandomi e avvicinandosi a me.
<< Ehi non ho intenzione di diventare la tua cavia, allontanati >> dico, allontanandolo dalle spalle.
<< Adesso basta parlare di noi, parlaci un po’ di te, Leah. Da dove vieni? >> chiede Beatrix.
<< Come mai sei stata così sfortunata da arrivare qui e conoscere Alex? >> aggiunge William.
Alex emette una specie di ringhio.
<< Forks. Stato di Washington. Sono andata via da casa per esplorare il mondo >> mento.
<< Almeno questa è la versione ufficiale. In realtà è fuggita >>.
<< Alex! >> lo rimprovero.
<< A causa di un uomo >> aggiunge, fissandomi.
<< E’ sempre loro la colpa, ti capisco >> dice Beatrix, comprensiva.
<< Non sono scappata a causa di un uomo >> esclamo infuriata.
<< Davvero? E allora chi ti ha chiamata la sera in cui ci siamo buttati dal ponte? Chi era, Leah? >>.
<< Non ti riguarda >>.
<< Era lui? >>. Scommetto che è da quando è successo che muore dalla voglia di chiedermelo.
Non rispondo.
<< Dai, Alex, lasciala stare >> interviene Edgar.
Ma Alex non desiste. << Ti ha scaricata? >>. Prende un bicchiere di vino e lo sorseggia, senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
<< Ti sembra il momento di parlarne? >> chiedo, cercando di contenere la rabbia. La voce mi esce soffocata. Sto pensando alla telefonata di Sam e più ci penso e più vorrei tornare a Forks per strangolarlo con le mie stesse mani. Spacco il bicchiere e mi sanguina la mano.
<< Scusate, non volevo. Vado un attimo in bagno >> mi alzo, con la mano sanguinante e vado nel bagno delle signore. Metto la mano sotto l’acqua, lavandola. Le ferite si sono già rimarginate.
<< Leah >> dice qualcuno alle mie spalle. Alzo lo sguardo e nello specchio vedo Alex.
<< Che ci fai nel bagno delle donne? >> sbotto.
<< La mano è guarita? >> chiede, avvicinandosi a me.
<< Sì >>. Mi afferra il braccio e osserva la mano. Non c’è neanche la cicatrice. Mi libero lentamente dalla sua presa e mi volto verso di lui, con le braccia incrociate al petto.
<< Ti ho seguita per chiederti scusa >>.
<< Un uomo che chiede scusa. Stai prendendo punti, Alex >> dico sarcastica.
<< Non avrei dovuto chiederti quelle cose davanti ai miei amici. Sono stato davvero uno stupido, non so cosa mi abbia preso. Spesso agisco così, impulsivamente, è uno dei miei difetti >>.
<< Ottimo. Lo aggiungerò alla lista “Difetti di Alex” che sto stilando da quando ti ho conosciuto. Penso che diventerà un libro >>.
<< Scusami, Leah >>. Leggo il dispiacere nei suoi begli occhi.
<< Scuse accettate >> dico amaramente.
<< E’ solo che non posso dimenticare la tua espressione quando hai ricevuto quella chiamata. Mi ha ricordato tanto … me e il mio dolore >> sussurra, avvicinandosi di più a me.
<< La vita fa schifo a volte, dovresti saperlo meglio di me, tu che sei vecchio >>.
<< Già. Il fatto è che non aveva mai fatto così schifo prima d’ora. Credo di aver raggiunto il fondo >> dice passandosi nervosamente le mani tra i capelli, con un sorriso triste, distogliendo lo sguardo.
<< Ehi >>. Gli stringo le braccia con le mani e cerco di guardarlo negli occhi. << Non puoi risalire se prima non tocchi il fondo, giusto? >>.
<< Questa è una frase fatta, da te non me lo sarei mai aspettato >>. Che sollievo, l’atmosfera si è alleggerita.
<< Si adatta alla situazione >>.
<< Credo che dovremmo tornare dagli altri >>.
<< Credo di sì, o Beatrix continuerà a farsi strane idee su di noi >>.
<< Non vorrei mai rovinare la vostra reputazione, Lady Clearwater >>.
<< Davvero prima parlavate così? >> chiedo, divertita.
<< Ahimè, sì. Periodi terribili! >> dice melodrammatico. << Sai che i miei amici hanno dei poteri come me? >>.
<< Davvero? Quali? >>. Sono curiosa.
<< Lascerò che siano loro a mostrarteli >> dichiara Alex solennemente.
<< Spero non siano dolorosi >> dico allarmata, facendolo ridere.
Alex inizia a uscire dal bagno e fisso la sua schiena, incerta. Lo seguo veloce e gli metto una mano sulla spalla per fermarlo, e lui si gira, guardandomi interrogativo.
<< Sam >> dico in un soffio, fissandomi le scarpe.
<< Cosa? >>.
<< Sam. E’ il nome di chi mi ha spezzato il cuore >> sussurro.
Poi esco dalla porta del bagno e lui mi segue dopo qualche secondo, sbalordito da questa mia piccola confessione. Io stessa sono stupita. Credo, quasi sicuramente, di poter dire che siamo amici, senza forse.
   
 
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