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Autore: coldcoffee    02/02/2014    9 recensioni
Da dove inizio? È difficile decidere, ma credo che sia meglio se parto da quando sono iniziate le cose strane, il che è parecchio tempo fa, quando ancora mi consideravo un comune mortale con difficoltà sociali (Sì, ho detto “mortale”, buffo, no? Io non lo sono).
Comunque, me ne stavo tranquillo nell’ultimo banco della fila alla porta dell’aula di Scienze, sforzandomi di leggere la lavagna, cosa non facile data la mia dislessia. Nel frattempo giocherellavo con qualsiasi cosa mi ritrovassi tra le mani, non riuscivo mai a stare fermo e staccare la spina, a causa della mia iperattività. I miei voti erano pessimi, me la cavavo solo col Greco Antico, inspiegabilmente. Nessuno capiva perché, visto che ero il primo della classe lì e l’ultimo in tutte le altre materie, solo mia mamma sembrava sapere da dove provenisse quell’inclinazione, ma a me aveva detto solamente che avevo preso da mio padre. Già, quell’idiota. Ero certo che fosse un coglione, perché ci aveva abbandonati appena ero nato e non si era fatto più vivo. Che razza di uomo è uno che fa così? Ben presto avrei capito che non era un uomo. Ma ci arriveremo più tardi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                          {IV}                          

Infilzo una professoressa
 

Quella fu la volta in cui capii di non essere tagliato per il tiro con l'arco. Non faceva per me. Rischiai di infilzare un paio di ragazzi e presi un satiro nelle chiappe, tutto nel giro di pochi minuti. Non potete immaginarvi che figuraccia.
Niall era accasciato in due dalle risate, sembrava colto da spasmi. Louis non commentava, ma ridacchiava tra sé. Anche Zayn tratteneva a stento il sorriso.
Io decisi che era meglio fingere un malditesta e ritirarmi, prima di accecare una ninfa degli alberi (si possono trasformare in quest'ultimi a loro piacimento).
Chirone mi dette il permesso di tornarmene nella mia capanna, perché anche lui aveva visto che ero pericoloso. Così, piuttosto sconsolato, mi feci una doccia e mi cambiai.
Andai a richiedere un'altra maglietta arancione, perché la mia era piena di bruciature e poi mi accasciai sulla spiaggia, cercando di dare delle risposte a molte domande che mi assillavano. Chi ero veramente? Perché ero lì? Qual'era il mio destino?

Tutta quella cosa dell'addestramento poteva sembrare divertente, ma era pericoloso. E pensare che quello era solo allenamento mi faceva rabbrividire, perché se mai avessi preso parte ad un'impresa, non pensavo che sarei tornato vivo. Volevo disperatamente andare da mia madre, però, in fondo, sapevo che quella era casa mia e che ero solo un po' scosso.
Feci per avviarmi verso la mensa, quando sentii qualcuno gridare. Ero certo che il suono venisse dalla foresta e, senza perdere tempo, corsi nella direzione dalla quale proveniva.
Inciampai in un paio di radici e ricevetti alcuni insulti da parte delle ninfe che mi chiamarono “sudicio onnivero” il che, dal loro punto di vista di amanti della natura, era davvero qualcosa di pesante.

Mi ritrovai di fronte ad un'orrenda donnina con il corpo di uccello che stava cercando di mangiare la testa di una ragazza.
Richiamai alla mente qualche nozione di mitologia greca e capii che quella era un'arpia. Tantissimi mezzonsangue avevano combattuto lei e le sue sorelle mostruose, ma a quanto pareva non se ne restavano buone a lungo. Feci questa riflessione nel giro di pochi secondi e sguanai la mia spada, pronto a colpirla alla schiena, però lei si girò proprio un istante prima che la prendessi in pieno e deviò il colpo con i suoi artigli.
Quando la vidi in viso dovette sforzarmi di trattenere un conato di vomito. Era orribile, con pochi capelli neri tutti unti e attaccati al cranio bitorzoluto, con la faccia piena di cicatrici e con le ali impregniate di sangue secco. Per non parlare dell'odore, sapeva di carne rancida. Pensai che assomigliasse alla mia professoressa di scienze e non potei fare a meno di ridere. Lei mi guardò con i suoi piccoli occhietti malvagi, come per dire “diventerai il mio pranzo, stupido semidio” e io capii che non potevo più tirarmi indietro. Non potevo farmi ammazzare davanti ad una ragazza, questo andava contro i miei principi, così rotolai su un fianco e tentai di affondarle Fobia nel petto, ma aveva la pelle dura e un colpo di striscio non era sufficiente. Lei mi graffiò la gamba con una zampa e avvertii una fitta di dolore in tutto il corpo. Sentivo perfettamente l'odore del sangue e per poco non svenni.
Lanciai uno sguardo alla semidea accasciata vicino all'albero, che nonostante fosse ferita capì al volo e creò un diversivo, rialzandosi e attirando verso di sé quella mostruosa professoressa unta, dandomi il tempo di saltarle sulla schiena e infilarle la spada nel collo fino all'elsa. Con un grido di dolore si dissolse in un mucchietto di cenere.
Io mi passai una mano tra i ricci, per risistemarli ed andai a sorreggere la ragazza, che riconobbi come quella che mi aveva dato del “tricheco spastico”.

– Ehi, stai bene? – Le domandai.

– No. Quella stupida arpia mi ha colta di sorpesa alle spalle. Mi serve un po' di ambrosia. Comunque grazie per avermi aiutata, ma non serviva. Me la sarei cavata benissimo da sola. Ma se ti azzardi a salvarmi di nuovo, giuro che ti uccido.

– Ehm, certo. Non c'è di che. – Riuscii a balbettare. – Io sono Harry.

– Lo so, sei quell'idiota che mi ha spinta stamattina. Sei figlio di Poseidone, eh? Il solito montato. Io sono Daphne. E non credere che sia un nome da smidollata, tipo figlia di Afrodite. Mio padre è Ares, capito? È mia madre che ha voluto darmi un nome greco.

– Già. Però io non sono un “montato”. Mi sono preso un'artigliata per salvarti. Ora per piacere chiudi il becco e appoggiati, così forse riusciamo ad arrivare all'infermeria.

– Immagino che dovrei scusarmi. Beh, mi dispiace. È che odio che le persone mi vedano come una debole. Ero venuta qui per evitare di fare un'altra noiosissima sessione di allenamento e mentre andavo alla spiaggia è saltata fuori l'arpia e poi… sei arrivato tu.

– Non importa. Possiamo ricominciare da capo. Allora... da quanto sei qui?

– Da quattro anni. Tu da un giorno e già hai sconfitto un'arpia. Dovrei sentirmi ridicola. Sai, ancora non so se mi piaci o se ti odio.

Io mi sentivo molto strano. Era come se quella ragazza mi spiazzasse ad ogni frase. Era una situazione nuova, generalmente ero un tipo dalla risposta pronta. Ma non volevo certo vantarmi di aver ucciso una vecchia professoressa puzzolente, però ero contento di averla rivista. Mi ero perso nei suoi occhi grigi.

– Non ce l'avrei fatta se tu non l'avessi distratta. Direi che è stato un lavoro di squadra. – Dissi, mentre arrancavamo attraverso il bosco. – E spero di non starti antipatico, perchè ho la sensazione che avrei una vita breve. – Scherzai, abbozzando un sorriso.

– È proprio così, non credere di essermi simpatico, però.

– Nah, neanche per idea. Fingerò che questo non sia mai successo. Immagino che sarebbe imbarazzante, per te.

– No, non preoccuparti. Però guardati la schiena, perché appena ne avrò l'occasione ti ridurrò in poltiglia.

– Allettante, davvero. – Dissi, per poi scoppiare in una fragorosa risata. Anche Daphne non potè fare a meno di ridere. Nonostante tutto, però, sentivo delle cose forti per lei. O magari ero solo rincoglionito di mio, il che, come diceva Niall, era probabile.

Quando finalmente arrivammo all'infermeria, trovai subito Louis che ci disinfettò le ferite e che ci dette un po' di nettare. La mia gamba tornò normale dopo che la strofinai con l'acqua, ma la schiena dell figlia di Ares era messa piuttosto male. Le ci sarebbero voluti un paio di giorni per riprendersi. Sembrava quasi imbarazzata, ma pensai che fosse impossibile. Dopo averci parlato una sola volta già avevo capito che tipo di ragazza era. Non una di quelle che pensano alla moda ed ai ragazzi tutto il giorno. Eppure era davvero carina, anche con la schiena piena di unghiate. La salutai e me ne andai, prima che decidesse di infilzarmi per averle rivolto la parola. Credo che saremmo potuti diventare amici, la prendevo come una sfida personale. √ Uccidere l'Idra, fatto. √ Diventare un semidio, fatto. √ Infilzare il sedere di un satiro, fatto. √ Salvare una ragazza stupenda ma decisamente pericolosa, fatto.

Dopo tutta quella fatica non mi sembrò vero poter mangiare quel bel piatto di pasta al sugo, avevo bisogno di nuova energia, infatti mangiai anche un'intera stecca di cioccolata, che sarebbe una cosa che uno potrebbe aspettarsi da Niall, ma io ero esausto. Quando ci ritrovammo tutti insieme raccontai a tutti i miei nuovi amici quello che era successo e presentai quelli che non si conoscevano agli altri. In pratica eravamo in 5, perché Ed era stato inviato da suo padre in California per tenere non so che congresso sulle vigne italiane. Fatto sta che stavamo diventando davvero uniti, sarà che combattere al fianco di qualcuno ti fa capire di chi ti puoi fidare, anche se è solo addestramento.
A quel punto Liam se ne uscì con un'idea al quanto strana.

– Ragazzi, dovremo darci dei titoli. Ovviamente in un gruppo ci sono più tipi di persone, giusto? Io sono quello intelligente. Mi sembra ragionevole. – Disse lui.

– Beh, io sono quello divertente! – Aggiunse Niall.

– Solo perché non c'è quello stupido, amico. – Replicai io.

– Zayn è quello vanitoso, ve lo giuro. – Disse Louis.

– E va bene, allora Harry è quello che flirta con le ragazze, il corteggiatore. Non è facile riuscire a parlare con Daphne senza farsi del male. – Sentenziò Zayn ed io non potei fare altro che accettare quella parte.

– Quindi rimani fuori solo tu, Louis. E siccome sei il più vecchio e ci serve un capo, tu sei il leader. Tutti d'accordo? – Conclusi io.

– Sì! – Dissero all'unisono, poi brindammo con delle Diet Coke che Niall aveva rubato dal frigo del Signor D, che avevo scoperto essere Dionisio, il dio del vino. Mi dispiaceva un po' per il mio amico Ed, suo padre mi sembrava un ubriacone. In realtà, era il dio degli ubriachi, ma sembrava comunque un tipo apposto. E poi pensavo che se avessi detto il contrario mi avrebbe fulminato senza pensarci due volte.

– Ragazzi, tra poco ci sarà la Caccia alla Bandiera. Praticamente la casa di Atena vince sempre, per forza, è la dea della strategia militare... e beh, loro sceglieranno sicuramente Apollo ed Efesto, mentre Ares ed Afrodite sono loro nemici da sempre, mettiamola così. Quindi Zayn è sicuramente contro di me e Liam, mentre voi – disse Louis alludendo a me e Niall – Non ho idea di come vi schiereranno. Perché è la prima volta che c'è un figlio di Poseidone e Demetra odia questo gioco.

– Ah. Ma in cosa consiste? – Chiese Niall.

– Ogni squadra ha una bandiera che deve nascondere e nel frattempo deve anche cercare di conquistare quella della squadra avversaria. Generalmente è proibito uccidere o ferire gravemente gli avversari, ma la casa di Ares adora fare sembrare tutto un grosso e spiacevole incidente, quindi vi consiglio di stargli alla larga. – Rispose Zayn.

– Ma non è pericoloso? Voglio dire, qui vi divertite sempre così o...? – Domandai a Liam, che, dopotutto, era “quello intelligente”.

– Sì. È un tantino strano da assimilare all'inzio, ma poi inizierete a rompervi le palle a fare sempre le solite cose e non vedrete l'ora che vi venga assegnata un'impresa, cosa che non accade quasi mai. Quindi almeno questo gioco ci fa svagare un po'. Non facciamo altro che combattere e almeno così mettiamo in pratica qualcosa, non ti pare? – Mi disse, come se fosse ovvio.

Poco dopo ci salutammo e ognuno tornò ai propri compiti, cioè a medicare qualcuno nel caso di Louis, a sistemarsi i capelli nel caso di Zayn, a lucidare armi nel caso di Liam, a mangiare germogli di soia nel caso di Niall ed a rubare carote nel mio caso.
Una volta trovato ciò che volevo, sgattaiolai furtivamente nella stalla di Mack, che trovai intento a sgranocchiare fieno distrattamente.

– Mack, amico? Ti ho portato della verdura.

«Grazie mille, Capo. Ero stufo di mangiare erba secca. Non sa di niente. Sei proprio un Capo gentile.»

– Non sono il tuo “capo”, ti prego, non chiamarmi così. – Implorai, porgendogli le carote, che lui divorò in pochi secondi.

«Certo Capo. Vuoi fare un giretto? Mi va di sgranchirmi gli zoccoli.»

– Ehm, Louis ha detto che ci avrei provato domani e poi tra poco inizierà la caccia alla bandiera, insomma, non sono certo di potermi assentare e poi io non so cavalcare.

«Sciocchezze. Sei figlio di Poseidone, ce l'hai nel sangue, Capo. Devi piantarla di blaterare, sai? Ogni tanto bisogna lasciarsi andare.»

Ci pensai su alcuni minuti, consapevole di stare per fare una grandissima cazzata, ma dopotutto io ero un esperto in quel settore. Poi nel peggiore dei casi mi sarei sfracellato al suolo e con un po' di fortuna non sarei morto. Forse poteva addirittura essere divertente.
Mack mi stava praticamente dicendo che ero un cavaliere nato (cosa alla quale stentavo a credere) e che sarebbe stato divertente. Quindi accettai, infondo ero pur sempre un semidio, se non potevo prendermi qualche rischio ogni tanto...

– Sai che ti dico? Hai ragione. Andiamo, fammi vedere come vola un vero pegaso.

Non avevo idea di come si cavalcava un pegaso, ma lui mi disse semplicemente di saltargli in groppa e di tenermi alla criniera. Aggiunse che al resto ci avrebbe pensato lui e io decisi di fidarmi, anche se non potevo nascondere un po' di preoccupazione. Non avevo neanche mai montato un cavallo e quello era decisamente fuori dagli standard.
Ma era la cosa più bella che avessi mai fatto in tutta la mia insignificante vita.
Immaginate di galoppare, però nell'aria. Era come sentirsi invincibili, eterni, forti.
Era qualcosa di indescrivibile, avevo l'aria che mi scompigliava i ricci e che mi accarezzava il viso, come se fossi nato per quello. Potevo sentire le ali di Mack aprirsi e chiudersi per seguire le correnti del vento. Dopo una decina di minuti mi sentivo abbastanza sicuro da ordinare al mio destriero di eseguire figure più complicate, come delle piroette e delle impicchiate. Non riuscivo a smettere.
Però mi resi conto che avevo sfidato fin troppo la sorte ed era meglio rientrare, prima che succedesse qualcosa di grave.
Chiesi a Mack di atterrare e, beh, quella fu la parte peggiore. Mi sentii come risucchiare i polmoni e per poco non ci schiantammo sul tetto delle stalle. Per fortuna dirottai il mio amico verso il laghetto, così entrambi non ci restammo secchi. Provai a plasmare l'acqua a mio piacimento, in modo che nessuno dei due si bagnasse. Riuscii perfino a riportarlo nel suo box prima che il corno suonasse e corsi a perdifiato giù dalla collina per arrivare in tempo all'anfiteatro, dove tutti i semidei si stavano radunando in attesa di ordini.


 

*****

 

Nota dell'autrice: 
Eccomi! Innanzitutto mi scuso per il ritardo e per la lunghezza del capitolo, lo so, è troppo corto, ma avevo terminato le idee e
preferivo non dividere la “caccia alla bandiera” tra due capitoli.
Ma parliamo delle cose positive. Abbiamo la ragazza, yeeh! Come avrete visto, non è una smidollata, è figlia di Ares e
quindi Jennifer Lawrence mi sembra perfetta per il suo ruolo.
Ah, la mia parte preferita è quella in cui loro si danno i “titoli”, come successe ad X-Factor,
non l'ho mai letto in altre fan fiction e credo che sia una bella cosa, li fa 
apparire come una vera squadra, cosa che sono a tutti gli effetti.
Mi scuso ancora se dovessero esserci errori, non ho avuto il tempo di rileggere, mi dispiace, ma la scuola mi porta via tantissimo tempo.
Volevo ringraziare particolarmente 
la_paqueter, perché è carinissima ed è stata gentilissima nel leggere tutte e 3 le mie storie,
inserendole addirittura nelle preferite *-*, grazie mille, sul serio.
Anyway, non mi dilungo oltre e vi ringrazio ancora, le vostre recensioni sono utilissime, davvero. 
A presto, Viola.


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