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Autore: Tomoko_chan    02/02/2014    6 recensioni
Una tradizione lega Naruto e Hinata fin da quando erano piccoli. Si ritrovano, ogni anno, mentre cade la prima neve dell'inverno su Konoha, per osservare l'unico fiore che continua a crescere testardo nonostante le intemperie: l'Elleboro, la rosa di Natale, un fiore che significa liberazione, liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita. Un fiore che li accomuna, che li vedrà conoscersi, innamorarsi, invecchiare.
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Quando cade la neve, tutto viene coperto dal silenzio. E’ il modo di zittirci della Natura. Ferma e guarda silenziosa, ci dice, gettando questa coperta bianca sul paesaggio. E’ l’unico fenomeno davvero silenzioso, la neve: il fulmine esplode in un boato, la pioggia scandisce il tempo, il vento sussurra, mentre la neve ci abbraccia col suo silenzio assordante.
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Prima classificata al contest "Winter Contest {NaruHina}" indetto da Dolcemente Complicata sul Forum di EFP, e vincitrice dei premi "Miglior Hinata", "Migliore grammatica", "Premio Originalità".

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Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
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Elleboro - Forza e Rinascita
 
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.
 
Capitolo 2, La forza della neve.
 
Ogni anno, un rituale particolare avveniva appena la neve cadeva: un ragazzo e una ragazza, fin da quando erano bambini, spinti da una forza sconosciuta, s'incontravano e condividevano quel momento speciale e tanto caro, lontano da occhi indiscreti.
Quel periodo dell’anno, a Konoha, era il più freddo e il più difficile. Le giornate finivano prima, il freddo stancava, allenarsi era più arduo, così come le missioni.
Con tutto quello che era successo quell’autunno, per giunta, Hinata temeva che quella tradizione potesse spezzarsi. Non che fosse una cosa che avessero stabilito insieme, certo, ma per lei era davvero importante. Così, nonostante avesse questo brutto pensiero nella mente, la ragazza, tredici anni appena compiuti, si era incamminata sulla strada innevata, avvolta nel suo cappotto rosa pallido.
Aveva osservato il candore della neve appena caduta con estrema meraviglia; il suo profumo, delicato eppure pungente, la inebriava; la sua morbidezza, passo dopo passo, la tranquillizzava.
Ogni tanto si fermava, osservando le orme appena lasciate su quel manto delicato, simbolo del suo movimento, della sua crescita: nonostante tutto, lei stava percorrendo una strada, interiore ed esteriore, e stava andando avanti imperterrita.
Camminava, Hinata, per poi inoltrarsi nel bosco innevato. Ammirava estasiata ogni singolo ramo coperto di neve, ogni sempreverde, ogni angolo, tutto era diventato bianco e puro.
Poveri alberi! Pensava da piccola, quando tutto le faceva paura, devono sentire tanto freddo!
Sorrise, a quel ricordo, mentre tutto intorno cadeva la neve. E pensare che adesso amava così tanto quel periodo dell’anno, il mese in cui era nata, dove il tempo sembrava fermarsi, frenando ogni cosa e portando quel silenzio dolce che lei tanto adorava.
Il rumore evanescente della neve che cade, ecco che cosa amava. Quel candore delicato seppur forte, capace di zittire ogni cosa, di fermare il tempo, di impedire ai fiori di crescere.
Ecco, cos’altro amava: era strano a dirsi, ma Hinata venerava il modo in cui la Natura stessa si arrestasse davanti al potere della neve candida. Non crescevano fiori, né piante; non si vedevano nemmeno molti animali in giro. Esisteva solo la neve, il suo pallore, il suo silenzio. Erano una certezza. Tutto si bloccava, tutto era reso intramontabile, fino allo sciogliersi della neve.
Tutto, tranne una cosa.
Hinata aveva percorso il solito tragitto all’interno del bosco, fino a ritrovare il cespuglio che in primavera si colorava di fiori rosa, accanto a quell’albero biforcuto, tutto inarcato, che, da quanto ricordava, non era mai cambiato. Proprio lì, ai piedi di quell’albero, crescevano dei fiori che Hinata aveva avuto il piacere di ammirare solo d’inverno, in quella settimana di metà Dicembre.
Sbocciavano in mezzo alla neve, quei fiori candidi sporcati di rosa: lottavano contro il freddo, contro le intemperie, contro Dicembre e Gennaio, ed erano fiori vittoriosi, poiché non si arrendevano, continuando imperterriti a crescere.
Si era inginocchiata, sfiorando con le ginocchia la neve ormai alta, per osservare da più vicino quei fiori bellissimi. Le foglie, verdi e longilinee, nascondevano gli steli alti; cinque petali bianchi, leggermente rosa verso il centro, formavano un meraviglioso calice illuminato all’interno da un bel po’ di giallo, che rendeva quel fiore più allegro e colorato.
Forte, bello, perfetto: tutto ciò che lei stessa avrebbe voluto essere era raccolto lì, davanti ai suoi occhi, in quell’esempio vivo di Arte Naturalistica.
<< Hinata-chan. >>
La mora trasalì, stupita, sentendo quella voce tanto adorata quanto conosciuta richiamarla.
Non lo aveva sentito arrivare e quando si voltò per guardarlo, non ebbe il tempo di arrossire per l’imbarazzo, poiché le si mozzò il fiato alla visione di un Naruto tanto malandato e triste.
Ed ecco che i ricordi, insieme al suo viso, le tornarono davanti agli occhi lesti e violenti.
Sasuke aveva tradito la foglia, scappando per mettersi al servizio di Orochimaru, abbandonando Naruto e tutto il team sette. Il biondo, che lo aveva seguito, aveva avuto un brutto scontro con l’amico, causa delle ferite riportate.
Il suo viso adesso era rattristato, gli occhi azzurri e solitamente brillanti di gioia adesso erano due pozze scure, profonde e misteriose quanto la notte. Naruto aveva la testa fasciata, le mani e le braccia ricoperte da garze, il camice azzurro dell’ospedale addosso. Non indossava cappotti, né qualcosa che potesse davvero coprirlo, così Hinata scattò in piedi, aprendo veloce lo zaino per porgergli una coperta che aveva portato con sé, per ogni evenienza.  Il biondo le sorrise gentile, ringraziandola.
Insieme si sedettero ai piedi di quel grande albero, con l’intenzione di assistere, come tutti gli anni, a quello spettacolo meraviglioso che era la Natura.
Il biondo si coprì con la coperta, facendo attenzione a sistemarla anche su Hinata, che sulle prime rifiutò, rossa in viso.
<< Fa freddo! >> aveva obbiettato lui, mostrando i denti bianchissimi con un gran sorriso.
Presto il calore arrivò a entrambi, il tepore dei loro corpi vicini sotto il plaid, che però ancora non si sfioravano.
Era raro per loro scambiarsi qualche parola, mentre entrambi guardavano la neve fioccare, ma c’era come un tacito accordo che li legava: ritrovarsi sempre lì, tutti gli anni, per condividere qualcosa che amavano entrambi allo stesso modo. Eppure, per la prima volta, Hinata sentiva che quel silenzio andava interrotto, perché era troppo pesante: aveva visto Naruto piuttosto amareggiato, sconfitto nell’animo, deluso. Non poteva rimanere inerte, guardare senza fare niente.
<< Cre..credevo che non saresti venuto, Na..Naruto-kun. >> mormorò allora, non sapendo bene che altro dire, per poi arrossire, già pentita di quello che aveva detto.
<< E perché mai? >> chiese lui, voltandosi verso di lei << Non mi perderei mai questo spettacolo! >>
<< Sei… sei scappato dall’ospedale? >> chiese allora lei, sinceramente preoccupata.
<< Sì! >> annuì vigorosamente, fiero della sua bravata << Probabilmente Sakura mi ucciderà! >>
Hinata gli sorrise docilmente, tornando a guardare la neve. Piombò nuovamente il silenzio, così cominciò a sentirsi inutile, a pensare che non riusciva mai a fare niente per lui, per dargli una mano. Non era capace di farlo sfogare ed era quasi innaturale che fosse Naruto ad aver bisogno di lei e non il contrario.
Fu distratta da quei pensieri tristi quando lui si schiarì la voce, per poi guardarla.
<< Sai, Hinata… In primavera, partirò con Jiraya-sensei. Ho bisogno di allenarmi. >> lo vide tornare a guardare la neve, il volto corrucciato in un’espressione incredibilmente seria, mentre lui stesso le apriva il suo cuore  << Non so quanto starò via. Tutto il tempo necessario per diventare abbastanza forte da riportare Sasuke indietro. L’ho promesso, devo riuscirci. >>
La ragazza rimase senza parole. Naruto sarebbe partito per allenarsi, probabilmente per molto tempo non avrebbero goduto di quei momenti soltanto loro. Tante emozioni si affollarono dentro di lei: paura di rimanere sola, timore che lui si dimenticasse di lei, di quei momenti, fiducia nei propri sentimenti, ammirazione verso quel ragazzo che non si arrendeva mai.
Lei non sarebbe stata da meno. Nel tempo che lui avrebbe trascorso lontano da Konoha, lei sarebbe diventata più forte e sicura di sé, in modo da affiancarlo quando avrebbero riportato Sasuke a casa.
<< Hinata. >> si sentì nuovamente richiamare ed incontrò gli occhi azzurri di Naruto guardarli seri, tanto da farlo sembrare molto più grande e maturo << Pensi che ci riuscirò? >>
La ragazza gli sorrise ancora, sinceramente fiduciosa.
<< Certo. >>  disse, cercando di non balbettare, in modo da apparire più sicura possibile << Perché tu sei già forte. Forte e tenace come questi fiori, che continuano a crescere anche se la neve tenta di fermarli. >>





 

Ed eccomi qui, sono tornata con un nuovo capitolo
di questa storia che mi ha fruttato tanta allegria
e che spero possa piacere anche a voi n.n
Ringrazio naruhinafra e Puffin che hanno recensito
lo scorso capitolo n.n
Spero che mi lascerete una recensione!
A presto, 

Tomoko.

 
   
 
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