Note dell'autore: Eccovi il
primo capitolo di "Frammenti di memoria", spero davvero che vi
piaccia perché ho avuto questa storia nella mia testa da un anno e tra revisioni e cambi di idee credo di averla resa come volevo.
Bando alle
ciance e buona lettura. Mi raccomando, aspetto le vostre recensioni.
Beta: Paolettazza
e Feyilin
Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non
sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi
proprietari, il mio è solo un divertimento.
Frammenti di memoria
Capitolo I
Il più grande dei segreti
River aprì un'altra fessura sulla parete.
Si ritrovarono in un'altra sala grande circolare con una
vetrata sopra le loro teste, il cielo era rossastro e il sole stava
scomparendo; tra poco si sarebbe fatto buio e per loro le cose si sarebbero
complicate ulteriormente.
"Questa è una zona sicura, tutti dentro,
svelti" disse River facendo strada. Il Dottore
tirò subito fuori il cacciavite sonico e si piegò sulle ginocchia per
controllare le ombre attorno a loro.
"Al centro, in mezzo alla luce, veloci, non fate
incrociare le ombre" disse River con urgenza, ma
Rose la ignorò e andò dritta verso il Dottore.
"Allora credi che siamo al sicuro qui?" chiese
con calma mettendosi accanto a lui.
"Non ne ho idea, ma con quel poco di luce che c'è,
dobbiamo avere pazienza" rispose, mentre tentava di usare il suo
cacciavite; non capiva perché ma non funzionava, c'era qualcosa che bloccava il
segnale.
Sentiva Rose accanto a sé molto tesa e nervosa, avrebbe
dovuto spedirla sul TARDIS senza badare ai suoi capricci.
"Manca poco al tramonto, non possiamo restare a
lungo" aggiunse River a corto di fiato … River. Quella donna lo
confondeva, ma non poteva dire di non esserne affascinato. Non riusciva
comunque a fidarsi di lei, non completamente. Scosse la testa cercando di
concentrarsi.
"Qualcosa non va?" chiese Rose accanto a lui.
"Non capisco perché il cacciavite non funzioni"
le mentì.
"Servirebbe una coscia di pollo, chi ha una coscia di pollo?" chiese ancora la riccia rivolta verso
gli altri; Dave le diede l'ultimo residuo del suo pranzo e lei lo lanciò
nell'ombra proprio come il Dottore aveva fatto in precedenza. La carne
attaccata all'osso scomparve prima ancora di toccare terra.
"Ok, ok, ce n’é una viva,
attenti ai piedi" continuò River avvicinandosi al gruppo.
"Dovremmo andarcene da qui, non credi?" suggerì
Rose.
"Non attaccheranno finché non saranno di più, ma
conoscono il nostro odore ora, arriveranno" spiegò il Dottore, poi si
voltò verso di lei.
"Avrei dovuto spedirti sul TARDIS come avevo pensato
all'inizio" disse con sincera preoccupazione, non voleva che si facesse
del male in qualche modo.
"Beh non sei tu a decidere lo sai, non potevo lasciarti da solo"
disse lei con calma senza guardarlo negli occhi. Detestava questa situazione di
continua tensione tra loro, voleva disperatamente sistemare tutto, ma aveva
lasciato correre e le cose erano peggiorate.
"Rose …" tentò di parlarle, ma lei lo guardò in
volto con sfida.
"Risolviamo questa situazione, prima che sia
tardi" disse interrompendolo.
Si rimise al lavoro con il cacciavite, tentando di capire
perché il suo fidato oggetto lo stava abbandonando, River si avvicinò a loro.
"Perché non va?" chiese una volta vicina, Rose
si alzò allontanandosi un po’.
"Capta un segnale che crea un'interferenza"
spiegò rimanendo concentrato.
"Usa il regolatore di carica" suggerì lei
togliendosi i guanti della tuta.
"Non ha un regolatore" le rispose un po’
infastidito.
"Usa il flusso magnetico" suggerì ancora una
volta lei.
"Non ha un flusso magnetico" rispose ancora una
volta infastidito.
"Un giorno li avrà" disse mostrandogli il suo
cacciavite sonico, sembrava simile a quello che aveva lui in quel momento, lo
prese in mano e si alzò. Era colpito senza dubbio, ma come faceva quella donna
ad averlo? Non era sicuro di voler conoscere la risposta.
"Quindi in un futuro non ben definito, io ti darei
il mio cacciavite" chiese guardandola fisso negli occhi, si era stancato di tutto quella situazione e voleva delle risposte.
"Già" rispose lei tranquillamente.
"E perché lo farei?" chiese ancora.
"Non l'ho preso dalla tua tasca quando sei morto, se
è questo quello che ti preoccupa" rispose a tono.
"E perché dovrei crederti?" chiese ancora lui.
"Ascoltami, hai perso la tua amica e sei arrabbiato
e lo capisco, ma devi essere meno emotivo, Dottore, meno emotivo" lo
richiamò con voce autoritaria.
"Meno emotivo? Io non lo
sono" rispose lui infastidito alzando un po’ la voce.
"Ci sono cinque persone ancora vive in questa
stanza, concentrati su questo, santo cielo, sei troppo
giovane" lo rimproverò con rabbia.
"Giovane? Ma chi sei tu?" chiese lui
esasperato.
"O santo cielo, piantatela
tutti e due" intervenne Rose infuriata.
"Sembrate una vecchia coppia sposata, dateci un
taglio" continuò lei. A quelle parole il Dottore scambiò uno sguardo
sorpreso con River, rendendosi conto che lei non era molto sorpresa da
quell'affermazione. Distolse lo sguardo e, vedendo Rose per niente divertita da
quella situazione, capì quanto tutto quello dovesse averla ferita.
"Rose, io …" tentò di spiegarsi il Dottore.
"No, Dottore, basta, qualsiasi problema abbiate voi
due, vedete di risolverlo e tirateci fuori da qui" lo fermò lei con rabbia
e gli occhi lucidi. Com'era stato così stupido da non rendersi conto di quanto
poteva ferirla in quel modo?
"Dottore" chiamò River attirando la sua
attenzione.
"Un giorno sarò una persona di cui ti fiderai
completamente, ma non posso aspettare che tu lo scopra, quindi dovrò provartelo
ora e mi dispiace, mi dispiace veramente tanto
Dottore" disse con più calma lei appoggiandogli la mano sul petto. River
si avvicinò alzandosi in punta di piedi e sussurrandogli l'unica cosa che non pensava avrebbe mai sentito dire da qualcun altro. L'unico
segreto che teneva gelosamente infondo al suo cuore,
una cosa che non avrebbe detto tanto facilmente a chiunque, persino Rose non lo
sapeva.
"Ora ti è chiaro?" chiese lei, ma lui non
poteva crederci, non lo credeva ancora possibile.
"Dottore, ora ti è chiaro?" chiese ancora lei,
fissandolo negli occhi.
"Si, si ho capito" le
rispose con un groppo in gola che tentò di mandare giù, le riconsegnò il
cacciavite e lei si allontanò. Seguendola con lo sguardo incrociò quello di
Rose, un'altra fitta gli prese i cuori quando vide che due lacrime stavano
bagnando il suo viso. La ragazza lo guardò un attimo per poi abbassare lo sguardo quasi sconfitta.
Era in ansia, erano lì fermi e del Dottore ancora nessuna
traccia, detestava quando rimaneva indietro. River con il suo cacciavite se ne
stava in disparte, piegata sulle gambe, in cerca di un'ombra viva. Detestava
tutta quella situazione, voleva andarsene da lì il
prima possibile, voleva lasciarsi tutto dietro le spalle e ricominciare.
"Trovato niente?" chiese avvicinandosi a River.
"Sembra che per adesso possiamo stare
tranquilli" rispose lei senza alzare lo sguardo, continuando ad analizzare
lo spazio attorno a loro.
"Dovremmo tornare da lui, sono sicura che si è perso in una delle sue infinite chiacchierate"
sbuffò la biondina guardando verso la zona da dove erano arrivati.
"Beh, può essere che in questo momento stia
indispettendo le ombre"scherzò River riuscendo a strapparle un sorriso.
"Beh sì, farli arrabbiare e infastidirli è quello
che gli viene meglio" scherzò di rimando Rose, le due si scambiarono uno
sguardo complice, forse per la prima volta si sentivano entrambe bene l'una
accanto all'altra, percepiva la stessa complicità che aveva provato con Sarah
Jane … oh Sarah Jane, quanto le mancava, aveva proprio bisogno di uno dei suoi saggi
consigli.
"Sai per tutta la mia vita ho
temuto tanto questo giorno" disse River guardando il cacciavite tra le
mani con lo sguardo malinconico, aveva smesso di sorridere e forse ora le stava
aprendo il suo cuore. La lasciò fare.
"Più di tutti gli alieni e le situazioni sul filo
del pericolo, la mia paura più grande è stata che lui, pur guardandomi negli
occhi, non riuscisse a riconoscermi e fa male, maledettamente male" Ammise
la donna con sincerità.
"Non avrei mai pensato che la cosa più dolorosa
sarebbe stata un'altra" disse voltandosi nella sua direzione, Rose non
capì e la guardò confusa.
"Di che parli?" chiese.
"Di voi due, del modo in
cui lui ti parla, ti cerca e si preoccupa per te" disse con gli occhi
lucidi.
"Potrò trascorrere con lui mille e mille avventure,
ma non mi guarderà mai nel modo in cui guarda te"
continuò accennando un sorriso triste.
"Fa sempre male, ma stavolta di più, perché è
difficile distinguere dove finisce lui e inizi tu" concluse
senza mai smettere di guardarla negli occhi. Fu Rose a fuggire al suo sguardo,
cacciando via le lacrime che premevano per uscire.
"Forse una volta ci avrei creduto, pensando di esser
speciale per lui, qualcosa in più oltre a un'amica da portarsi dietro, ma
River, io sono solo una di una lunghissima lista di compagne, niente di
più" disse esprimendo con sincerità ciò che le passava per la testa dalla
prima volta che aveva visto River.
"Rose, ma ..." tentò
di parlare la donna, ma la biondina la fermò.
"Va bene così River, sono felice che ci sarai tu nel
suo futuro, non voglio che resti solo" disse interrompendola e ricacciando
indietro le lacrime che bagnavano i suoi occhi.
"Vado a controllare che Anita stia bene, tieni
d'occhio la situazione" disse alzandosi, deglutì con calma e chiuse gli
occhi respirando a fondo mentre si allontanava da River.
Fine
Capitolo I