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Autore: FALLEN99    03/02/2014    5 recensioni
Fino a che punto può spingersi la passione prima di diventare oscura?
Questo Amalia Jones, appena trasferitasi dalla splendente California in un paesino ai piedi di Dublino, ancora non lo sa. Appena però incontra gli occhi funesti di Alek Bás inizia ad averne una vaga idea. La passione ti strappa la ragione e ti getta nella pazzia, ed Amalia lo sperimenterà a caro prezzo.
“Come un ago sulla bilancia, il tuo potere è in grado di favorire la luce o le tenebre. Sta solo a te decidere. Se sceglierai il bene, potrai salvare il mondo. In caso contrario, distruggerlo”
**
– Riesci sempre a metterti nei guai.– le sussurrò all’orecchio.
– Ti sbagli– gli rispose Amalia, diventando concorrente nella tacita sfida dei loro sguardi
- Cosa te lo fa credere?
-Perchè sei tu che mi metti nei guai. Tu, TU sei i miei guai
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Capitolo 11.


Il sasso rimbalzò cinque volte sull’acqua e, prima che potesse farlo una sesta, annegò dentro di essa con un rumore simile a quello che si ottiene stappando una bottiglia di cola.
Amalia battè le mani e guardò stupita Catherine che, trionfante, si erse in piedi e sollevò le mani in segno di vittoria.
–Devi proprio umiliarmi in modo così esplicito?– le chiese Amalia, seccata ed ironica.
Dei sassi che aveva lanciato, nemmeno uno era riuscito a superare la soglia dei due rimbalzi, venendo inghiottito dall’acqua del lago di Swords quasi con violenza. La ragazza si era infuriata a tal punto da gettarsi più volte alla ricerca dei sassi maggiormente lisci presenti sulle rive per poter sfruttare al meglio la loro particolare struttura, ma neanche con quelli era riuscita a battere Catherine e quello stupido numero, il due, che ininterrottamente le rimbombava in testa, tormentandola.
Catherine sbuffò. – Andiamo, Amalia, non ti sarai mica offesa?– le chiese, quasi ridendo, cosa che ad Amalia istillò non poca frustrazione.
Odiava quando qualcuno la derideva, anche per sbaglio. Ogni volta che succedeva dentro di lei scattava qualcosa che cancellava tutta la sua calma, liberando la bestia furiosa che sin da quando era bambina aveva imparato ad addomesticare. Una bestia fatta di rabbia e dolore, che era stata in grado solo di nascondere e mai di far estinguere.
In quel momento l’animale aveva cominciato ad agitarsi ed Amalia avvertiva il suo ringhio rimbalzare nelle pareti incorporee della sua mente.
– Terra chiama Amalia. C’è qualcuno?– la voce di Catherine la ridestò, facendo accorgere la ragazza che la mano dell’amica continuava ad agitarsi davanti ai suoi occhi senza che lei se ne accorgesse.
–Sì, scusa. Stavo solo pensando a quanto io sia incapace di eccellere anche in un gioco così banale...– rispose, facendo tacere la bestia con la consapevolezza che Catherine non stava ridendo di lei, bensì con lei.
Catherine scosse la testa, e la cascata di lunghi capelli castani le ondeggiò sulle spalle.
–Ti sbagli. Questo gioco non è per niente facile, anzi, tutto il contrario. Ci vuole calma e concentrazione, ogni fibra del tuo corpo deve essere in sintonia con la natura che ti circonda e prendere coscienza di essa, senza considerarla un’estranea.
Solo quando senti il vento accarezzarti le guancie e fischiarti con dolcezza nelle orecchie e fra i capelli, solo allora puoi considerarti pronta.
Amalia restò zitta, priva della capacità di comprendere quelle parole che, per una abituata ad agire impulsivamente come lei, risultavano troppo teoriche per poterle mettere in pratica.
D’un tratto una consapevolezza ovvia le balenò nella mente, spingendola ad esternarla anche a Catherine.
– Ma oggi non c’è vento.
L’amica la guardò intensamente negli occhi, sorridendo.
– Infatti. Ora capisci cosa intendo?
Amalia rise. – Che è impossibile fare questo gioco quando non c’è vento?
Catherine espresse il suo disappunto zittendola bruscamente con la mano. – No, che la sintonia con la natura è qualcosa di più profondo che il tempo.
Amalia aggrottò la fronte, perplessa. – Cosa vuoi dire?
– Che a volte la natura non è fuori, ma dentro di te.
 

Amalia guardò distratta l’orario delle lezioni e rabbrividì quando la scritta “Laboratorio di Chimica” le pizzicò le pupille. Ricordi non molto piacevoli le affiorarono alla mente, assieme all’immagine di una Shannon fuori di sé e di un denso fumo bianco che avvolgeva ogni cosa, terrorizzandola.
L’idea di passare un’altra ora con quella pazza psicopatica non le sembrava il migliore dei modi per completare il già stressante venerdì, eppure sapeva che non c’era alternativa.
Ripose quindi il foglio nell’armadietto e lo chiuse in un tonfo, attirando l’attenzione di una ragazza che le dava le spalle alla fine del corridoio e che si riscosse al sentire quel brusco rumore.
Amalia sperò di non essersi fatta odiare dall’ennesima persona e si avviò, di fretta, verso il laboratorio di Chimica, che la aspettava come un predatore ansioso di esercitare la tortura quotidiana sulla preda.
Ma quando la ragazza fece per svoltare l’angolo, una mano forte afferrò la sua e la girò verso di sé.
Amalia trattenne un grido quando gli occhi dardeggianti di Alek irruppero nei suoi, e la mano del ragazzo sulla propria non l’aiutò di certo a calmarsi.
– Devi sempre farti notare, eh, Jones?– le disse, rafforzando la presa su di lei e bloccando per un attimo il corso del suo sangue.
Amalia aspettò qualche istante prima di pestare con forza il piede contro quello di Alek, portando a termine il gesto solo quando fu certa della reazione che avrebbe destato nel giovane.
Ma quella volta non aveva fatto i conti con la sua rapidità, tanto che Alek spostò il suo piede e fece trovare sotto la suola di quello di Amalia solamente il freddo pavimento. Poi, in una frazione di secondo, lasciò la presa sul suo polso e la afferrò per la vita, portandola a stretto contatto col suo petto e schiacciandola simultaneamente al muro dietro le sue esili spalle.
Amalia ingoiò il boccone amaro che era la sconfitta e intrecciò nuovamente il suo sguardo con quello di Alek, non ancora pronta a darsi pervinta.
– Questo non è un gioco, Amalia– le disse, il tono ammonitorio.
Amalia ridacchiò, confusa. – Scusami tanto, Alek, pensavo che spiarmi mentre sono in piscina rientrasse nelle tue missioni di Risiko.– gli rispose, e la sua frecciatina velenosa destò sul volto del giovane volto il consueto sorriso che Amalia inconsciamente tanto attendeva.
– Noto che hai uno sguardo davvero affilato
– E tu un senso del gioco molto dilatato– aggiunse lei, sfidandolo nuovamente.
–  Infatti non stavo giocando. Stavo solo facendo il mio lavoro, ma la cosa non deve interessarti.– la pressione delle mani di Alek sulla sua vita si fece più intensa e, anche senza volerlo, la pelle di Amalia cominciò ad essere assalita da brividi caldi e freddi allo stesso tempo.
La ragazza tentò di ignorarlo e caricò una nuova freccia, pronta a colpirlo dritto al cuore.
– Così mi spaventa, agente Bond
Alek avvicinò repentinamente il volto al suo, ed il respiro sembrò scomparire dai suoi polmoni.
– Taci– le disse solamente, ed il suo sguardo bastò ad Amalia per farle eseguire quell’ordine a cui mai avrebbe pensato di obbedire.
Passarono diversi istanti dove regnò il silenzio quando, d’un tratto, il rumore di alcuni passi irruppe nell’aria.
Erano passi rapidi e concitati, passi che potevano appartenere solo ad una persona sicura di sé e della direzione che doveva prendere per trovare ciò che stava cercando.
E quando Amalia realizzò chi doveva essere il proprietario, lo stomaco le si strinse fine a farle male.
Alek la fissò intensamente e le sue labbra mormorarono parole che ad Amalia arrivarono come amplificate.
– Non seguirla. Mai– poi, in un lieve spostamento d’aria che le accarezzò le guance, Alek scomaparve, la sua sagoma che spariva dietro l’angolo come un’ombra risucchiata nella notte.
Amalia, ancora priva di fiato, si appiattì contro la parete, condizionata fino alle ossa dall’ultima frase di Alek, che le rimbombava nella testa lasciandola frastornata.
– Amalia? Dove sei?– la voce di Shannon contribuì a farle accellerare ulteriormente il battito del cuore.
–Coraggio, salta fuori. La lezione è iniziata e Miss Winston vuole tutte le coppie a rapporto.– disse la ragazza, ed Amalia fu sicura di scorgere la sua sagoma stagliarsi autoritaria davanti a lei per una frazione di secondo per poi scomparire.
– Non seguirla. Mai– quella frase le diede l’impulso di  muovere alcuni rapidi passi verso l’aula di Astronomia, vuota in quell’ora perchè la lezione era stata rinviata per l’improvvisa mancanza della professoressa.
Quando Amalia vi entrò, fu grata alle luci di essere guaste.
Si infilò veloce nell’oscurità che regnava nella stanza, confondendosi con essa e riuscendo a sfuggire allo sguardo di Shannon  che, quando ispezionò l’ambiente, non la trovò, accovacciata com’era sotto la cattedra.
Lì, immersa nel buio più totale, restò per la successiva ora, e solo nel momento in cui suonò la campanella  riuscì a esorcizzare l’ansia di quelle parole e uscire, avventandosi verso l’ingresso della scuola, dove un’orda informe di studenti aveva già trovato posto.
La ragazza si fece largo e, fra spintoni e insulti, arrivò nel cortile, traendo un lungo e rilassante sospiro, che le diede la capacità di ragionare lucidamente e senza quelle parole impresse a fuoco nel cranio.
Si guardò attorno e quando vide gli occhi scuri di Shannon fissarla colmi di rabbia desiderò trovarsi ovunque tranne che lì.
Si voltò e prese a correre in direzione dei pullman, ma qualcosa fra gli alberi catturò la sua attenzione.
Anzi, non qualcosa. Qualcuno.
Amalia restò senza fiato. Lui. Ancora.
– Ora che mi hai spaventata a morte sei tornato per finire l’opera?– sussurrò, consapevole che Alek non poteva nemmeno lontanamente udirla.
Il ragazzo, in risposta, sollevò il pollice e chinò il capo, facendole capire che era fiero di lei.
Amalia distolse lo sguardo e quando fissò di nuovo nello stesso punto, si accorse che Alek non c’era più.
In un amaro sorriso, ammise a se stessa che quando lo incontrava la sua vita diventava ancora più incasinata di quanto già non fosse




Angolo autore:
ho deciso di avere anche io un p'iccolo angolino dove dire la mia :)
Allora che dire a parte il fatto che questo capitolo è stato una vera impresa da partorire?
Non sapevo se avrei reso la storia troppo ricca d'azione già all'undicesimo capitolo, ma ho preferito rischiare.
Non pensate che per questo gli eventi importanti siano anticipati, anzi, ho tutta l'intenzione di approfondire prima il rapporto fra i personaggi.  ;)
VI è piaciuto il primo pezzo? Dite che è troppo misterioso o confuso?
fatemi sapere i vostri pareri, ve ne sarò grato.
 

   
 
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