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Autore: Ninriel    03/02/2014    3 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Attenzione: si consiglia di rileggere l'ultimo capitolo, causa ultima pubblicazione avvenuta il 24 dicembre




-
Custode.. custode!- un'esclamazione esasperata risvegliò Allison dal mondo dei sogni, senza però riuscire a farle aprire gli occhi. La ragazza si rigirò sulla stuoia poggiata sul terreno, cercando di inseguire almeno nel sonno immagini di pace e tranquillità.

-Custode... Allison!- l'ennesimo richiamo spazientito la costrinse a verificare cosa fosse tutta quell'urgenza, facendola trovare ad un palmo dal viso di Lefas, cupo già di prima mattina. L'uomo si allontanò come scottato, abbandonando la posizione accovacciata che aveva preso per svegliarla. -Custode!- La richiamò, per assicurarsi che fosse sul serio sveglia.

Allison sbuffò esasperata, alzandosi in piedi e stiracchiandosi. Nel compiere quei movimenti gli diede le spalle, come a sottolineare che era lei a comandare, e non lui.

Poi si girò, con l'espressione più simile allo strafottente che avesse mai avuto.

-Come mai mi hai svegliato?- chiese.

Lefas indicò il sole, come se bastasse a giustificarlo, e quando lei gli lanciò un'occhiata perplessa si permise di sbuffare. - Il sole è già altro, custode. Ci metteremo molto più del previsto se continueremo a viaggiare con questa lentezza.- disse. -oltretutto, quelle nuvole nere non aspetteranno certo i nostri comodi. - aggiunse volgendo gli occhi verso la tempesta di pioggia che incombeva all'orizzonte. Di bene in meglio... Allison sospirò, sgranando poi gli occhi nel guardarsi intorno. La radura nel quale avevano dormito era vuota, eccetto i resti del falò e le loro quattro sacche.

Quattro sacche. Ma ora siamo solo io e Lefas. Perciò...

-Dove sono Shon e Trevor?- esclamò allarmata nel notare la loro assenza. Le tornò improvvisamente in mente la chiacchierata della sera prima con Trevor, e le salì il cuore in gola. Quel ragazzo, quel bellissimo ragazzo in preda alle gelosia avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, e lei proprio non riusciva a fare a meno di immaginarsi come sarebbe stato vedere tornare i due pieni di lividi e tagli sanguinanti. Sarebbe corsa loro incontro o li avrebbe squadrati arrabbiata?

La ragazza si rese conto che nonostante fosse ancora ferita da quello che Trevor -ormai due giorni prima- le aveva fatto, non riusciva ad essere veramente arrabbiata con lui.

Lefas si strinse nelle spalle alla sua domanda facendo una smorfia. -Li ho mandati a cercare qualcosa di fresco da mettere sotto i denti. Non facevano altro che incenerirsi a forza di occhiatacce.-

Occhiatacce? Siamo sul serio arrivati a questo livello? O mio dio.

Allison fece per replicare, solo per contraddirlo, che era impossibile si stessero sul serio lanciando occhiatacce, dato che andavano sempre d'amore e d'accordo, ma dei passi e dei fruscii la fecero girare.

I due ragazzi incriminati apparvero pezzo dopo pezzo dalle fronde di un cespuglio, borbottando parolacce. Shon fu il primo ad uscire indenne da quella che a giudicare dai loro improperi sembrava una pianta di more invece che un innocuo mirto.

-Oh ma guarda. La custode si è finalmente degnata di allietarci con la sua presenza.- disse ironico. La ragazza lo squadrò da capo a piedi, fissando lo sguardo sulle sue mani chiuse a coppa una sull'altra. -Lefas mi ha detto- inclinò la testa per osservare Trevor che usciva in quel momento dal cespuglio a mani vuote, - che siete andati a prendere qualcosa da mangiare. Non mi ha detto che eravate andati insieme-

Trevor strinse gli occhi avvicinandosi -Non doveva essere così, infatti. Ma questo cretino...-

Shon lo mise da parte con una spallata, continuando la frase. -questo cretino ha deciso che deve fare di tutto per rovinarmi la vita. Quindi ha fatto scappare tutta la selvaggina con i suoi passi. In compenso almeno io ho tenuto in considerazione che anche le bacche possono essere commestibili .- concluse orgoglioso. -Perciò ho raccolto queste.- allungò i palmi verso la ragazza, facendole vedere dei piccoli frutti rossi come il sang...

-La Sanguinaria Canadensis * (pianta realmente esistente ma senza bacche e con fiori bianchi, usata per l'omeopatia Ha effetti abortivi e contrasta alcuni farmaci come la pillola del giorno dopo. Effetti collaterali: nausea e vomito)non è commestibile. - intervenne Lefas tranquillo -Buttala via.- aggiunse dopo.

Trevor a quelle parole fece un sorrisetto. -Glielo avevo detto che non era un buona idea. Fosse per me gliele farei mangiare.- Allison ignorò le sue parole, concentrandosi sul da farsi. Guardò Lefas in cerca di consiglio, ma l'uomo scosse la testa capendo subito quale fosse la sua domanda silenziosa. -Le nuvole si avvicinano velocemente. In ogni caso non riusciremmo a raggiungere la grotta più vicina, perciò tanto vale metterci in marcia comunque... ci beccheremo solo un po' di pioggia. - disse atono.

La ragazza annuì. -Andiamo allora.- mise in spalla la propria sacca, aspettando che gli altri facessero lo stesso, poi si avviò verso il sentiero, che proseguiva nella direzione opposta dalla quale erano arrivati.


 

* * *


 

Gli alberi si succedevano senza sosta, costeggiando la stretta stradina in salita, accompagnando il loro percorso così come le nuvole grigie che incombevano minacciose dietro di loro, quasi rincorrendoli.

Allison procedeva imperterrita dietro Lefas, persa nei propri pensieri. Il silenzio era rotto solo dai tuoni in lontananza, e dai loro passi veloci, neanche Trevor e Shon avevano intenzione di interrompere quei momenti di pace.

Tutti in silenzio.

Tutto in silenzio.

La natura regnava sovrana, lassù. Anche gli animali tacevano, forse al caldo nelle loro tane in attesa che l'acqua cominciasse a cadere inclemente. La montagna che stavano scalando sembrava non finire mai, seppure fossero solo all'inizio, ed il sentiero si estendesse articolato davanti a loro, aumentando man mano di pendenza.

Intorno a loro alte cime innevate abbagliavano gli occhi, e guardando giù, l'unica cosa che si intravedeva era una fitta coltre di nebbia che copriva la vallata, e Ascabryh.

Sarebbe sembrato strano a chiunque, in quella calma piatta prima della tempesta, con le nuvole che incombevano nere e minacciose, notare quattro figure avventurarsi sul fianco dell'Ires We, la montagna più alta di cui si conoscesse l'esistenza.

Era vero quello che dicevano, aveva pensato Allison mentre cominciavano a salire. Non sembrava tanto una montagna, quanto più... un ostacolo invalicabile, posto lì proprio per scoraggiare chiunque volesse attraversare il valico e sapere cosa ci fosse al di là della montagna. Ma del resto, quale uomo sano di mente avrebbe tentato un'impresa come quella? Il pendio si faceva via via più ripido, ai semplici arbusti si sostituivano abeti possenti, temprati dalle temperature rigide, i cui rami sembravano tesi verso valle come delle mani dalle dita sottili e aguzze.

Kaa era stata senza dubbio astuta, a scappare su quella cima. Al sicuro da tutti, poiché nessuno eccetto le ninfe del posto avrebbe saputo fare il viaggio per salire lassù, eppure al contempo, era come se con quella sistemazione, dicesse “eccomi, sono qui, venite a prendermi se ne avete il coraggio”.

-Fermi- La voce di Lefas spezzò il silenzio, fredda come il vento che aveva cominciato a sferzarli già da un po', precedendo la pioggia scrosciante che di lì a poco sarebbe arrivata.

Allison si guardò intorno allarmata mentre Trevor e Shon si fermavano dietro di lei, con espressioni improvvisamente guardinghe -Cosa c'è?-

-Qualcosa ci segue. - Lefas si girò verso gli alberi che delimitavano il sentiero, alla loro sinistra. Non c'era molto spazio per agire, e comunque le azioni sarebbero state limitate sia per loro che per il misterioso nemico. Le fronde più basse dell'albero di fronte a loro si agitavano, e non a causa del vento.

Trevor lanciò un'occhiata ad Allison, che però non sembrava intimorita, anzi pareva pronta a combattere, dimentica che lei non era fatta per l'azione, che avrebbe dovuto difendersi solo in caso fosse rimasta sola di fronte al pericolo.

-Mettetevi tutti davanti alla Custode. - mormorò Lefas, e la ragazza si ritrovò schermata da tre corpi in posizione di difesa. -Io non ho ...-

-Silenzio.- L'uomo non si girò a guardarla, scattando nell'udire un ringhio feroce. Le fronde si mossero ancora, e i quattro non poterono che arretrare, trovandosi contro l'altro lato del sentiero. Improvvisamente qualcosa scattò, da dietro gli alberi fitti, rivelandosi per ciò che veramente era.

Un lupo affamato comparve dall'ombra, le zanne scoperte e le orecchie appiattite sulla nuca. I tuoni si fecero sentire più potenti quasi a voler fare da colonna sonora a quel momento di immobilità, a quell'ultimo istante prima dell'imminente attacco, e i lampi si riflessero negli occhi dell'animale ringhiante.

Non un gesto da Allison, né da Lefas, né dagli altri due ragazzi. Un silenzio quasi di attesa, mentre il lupo rimaneva lì, fermo di fronte a loro, fissandoli affamato. E senza un minimo di preavviso, saltava.

Quel movimento sembrò avvenire a rallentatore, lo scatto delle zampe muscolose, il guizzo dei muscoli tesi a causa della forte spinta, il forte ringhio coperto dai tuoni.

Fu un attimo. Poi il panico. O almeno così sembrò ad Allison, che venne catapultata di lato, e si ritrovò con la guancia che premeva contro il terreno umido.

Il lupo colpì Lefas, arrivandogli addosso con furia, gli artigli affilati che avrebbero facilmente trafitto il torace dell'uomo se non fosse stato per un getto d'acqua gelida che lo aveva disarcionato. Shon urlò qualcosa a Trevor, mentre continuava a bersagliare l'animale, che sembrava insensibile a tali attacchi. Fu subito chiaro che l'acqua non avrebbe potuto fare molto, ma i due continuarono a tenere il lupo a distanza, bloccando la sua avanzata Trevor aiutò la custode ad alzarsi, ed Allison si aggrappò a lui, osservando impotente la battaglia che si stava svolgendo sotto i suoi occhi.

Il lupo balzò di nuovo, e ancora fu Shon a respingerlo. Un ringhio, e quello scattava pur essendo stato appena colpito dai fiotti gelidi del ragazzo e di Lefas.

Allison , in piedi dietro Trevor, era come una presenza invisibile, e si sentiva tirata via a forza da quella lotta feroce ma al tempo stesso silenziosa, in cui l'unico rumore erano i righi sommessi del lupo e lo scrosciare della pioggia che stava cominciando a cadere, come avendo aspettato quel momento per tutta la giornata.
Lefas urlò qualcosa che non giunse alle sue orecchie a causa di un tuono più forte degli altri, continuando a lanciare colpi su colpi, sia magici che non.
ma non esiste fine al peggio, e a quanto pare il fatto che il terreno fosse scivoloso e causasse un notevole rallentamento di movimenti non era abbastanza per qualunque divinità o entità che avesse deciso quello scontro.
-Attento!- un altro lupo comparve dal sottobosco, e fu solo grazie al grido di Shon che Lefas riuscì a scansarsi in tempo.
Il nuovo animale che era più massiccio e in carne del primo, si gettò contro foga contro i due.
In quello spazio ristretto ogni minimo movimento era impedito da qualcosa, che fosse un sasso, un albero o semplicemente il terriccio cedevole. Shon e Lefas combattevano ciascuno contro un'animale, ma erano in netto svantaggio. I lupi avevano zanne e artigli, una velocità e una ferocia non indifferente, e sicuramente una resistenza maggiore... e loro? Loro avevano getti d'acqua che si perdevano sotto la pioggia, e che colpivano con un quarto della potenza di partenza.
Allison si sporse preoccupata da dietro la schiena di Trevor nell'udire un gemito di dolore, e l'unica cosa che scorse fu il Shon che stringeva i denti e contrattaccava per l'ennesima volta, senza badare al dolore delle membra, senza girarsi verso di lei per paura di essere colpito, come anche Lefas. Il guerriero di Kaa sembrava messo meglio, ma solo grazie alla sua statura più massiccia. Allison si chiese come mai le ninfe non portassero armi, come mai confidassero su un potere, quello dell'acqua, che non sempre era in grado di proteggerli.

-Andate via!- gridò Shon cercando di scostare dalla fronte i capelli bagnati, sbattendo le palpebre per eliminare le gocce di pioggia che gli appannavano la vista. Allison scosse con forza la testa, anche se loro non poteva vederla, sorprendendosi delle sue parole. Davvero credevano che li avrebbero lasciato lì a combattere da soli e sarebbero scappati come se nulla fosse?
scosse con forza la spalla del suo guardiano -Trevor devo andare ad aiutarli! Con quell'acqua non concluderanno mai nulla!- ma il ragazzo rimase fermo stringendo i pugni. -non posso lasciarti andare- disse con la mascella contratta -sei sotto la mia protezione... e se tu venissi colpita...- Le strinse il polso con una mano, impedendole di scappare. Era combattuto, si vedeva, ma cercava di rimanere lucido, e di ignorare tutto se non il suo ruolo.
Un'imprecazione venata di dolore lo fece irrigidire ancora, e Allison lo guardò implorante -non ce la faranno mai da soli!- alle sue parole Trevor guardò Shon, che ansimava sotto la pioggia mentre dal suo braccio colava una scia scarlatta, il cui colore sbiadiva a causa delle gocce di pioggia, e Lefas, con il mantello ormai fradicio come i loro vestiti che gli si appiccicava al corpo, appesantendolo e rallentandolo.
Allison indurì lo sguardo, lottando contro la pioggia e il freddo, il vento e la paura... e il verde di quello sguardo che tante volte l'aveva persuasa ad abbandonando qualunque idea avesse avuto. Non si sarebbe resa responsabile della morte di due persone, né avrebbe ascoltato le sue parole a costo poi di dover sorbire le occhiate irate di Shon e Lefas... lei era la custode, e a lei toccava proteggere il suo popolo... si erse in tutta la sua statura (che più che imponente poteva apparire al massimo flessuosa e aggraziata) cercando per una volta di far valere quel ruolo che fino ad allora non le aveva causato che problemi. Guardò Trevor decisa, e gli parlò con la stessa durezza, ignorando la pioggia che scendeva fitta, sopprimendo il rumore dei colpi e dei versi rabbiosi degli animali. -Ti ordino di lasciarmi-

Il ragazzo la guardò disorientato -Non ...-

-Lasciami, Trevor. - ripeté Allison seria.

Un colpo, e un gemito le fecero irrigidire il viso, rigato da gocce d'acqua che sembravano lacrime.

-Allison... ragiona... non puoi correre questo rischio...-

Un ringhio.

La voce di Lefas.

Un altro ringhio.

Per quanto avrebbero potuto resistere?

-Sono la custode, e questo basta. Non posso proteggere un popolo intero, se non riesco a salvare neanche due persone. -

La pioggia continuava a cadere. Lui scosse la testa -Questo non è mai stato il tuo ruolo. Non hanno mai detto che ti saresti dovuta sacrificare per...- si bloccò quando la presa salda di Alliste lo fece voltare verso Shon e Lefas, avvinghiati agli animali che lottavano sul terreno, scambiandosi colpi troppo velocemente perché ci potesse essere un reale vantaggio per una delle due parti.

La Custode li indicò -Per loro? Sono io che voglio farlo Trevor! Io! É mio dovere aiutarli, e anche se non fossero in difficoltà lo farei... perciò lasciami! Lasciami diamine! Lasciami!- Imprecò con veemenza quando il ragazzo non accennò a mollare il suo polso. -Mi dispiace... la tua vita vale più della loro, non posso farti rischiare. - le disse stringendo il suo corpo bagnato tra le braccia, impedendole di scappare nonostante si dibattesse tanto.

-Trevor! Lasciami!- la ragazza sentì il proprio corpo riscaldarsi mentre tentava di liberarsi, e lasciò che quel potere prorompente le scorresse nelle vene, attingendo energia dalla sua rabbia e dalla sua frustrazione, crescendo grazie alla forza sconosciuta che il suo corpo e le sua mente celavano.

Non c'era più nulla intorno a lei, se non il fuoco. Un fuoco che scaldava tutto e infondeva coraggio, che sarebbe stato la loro salvezza.

Trevor non poté notarlo avendo il petto incollato alla sua schiena, ma le iridi della ragazza erano diventate vermiglie e rilucevano sotto l'acqua scrosciante, unica luce nell'oscurità delle nuvole portatrici di tempesta.

Il guardiano non accennò a lasciarla fino a quando il calore del suo corpo sottile non diventò insopportabile, quando le gocce di pioggia cominciarono a evaporare ancor prima di toccare la pelle chiara della Custode.

Alliste si divincolò un'ultima volta, sfuggendo dalle braccia muscolose di Trevor, che non riuscì a trattenerla ancora. La ragazza agì con precisione meccanica, tendendo le mani verso il suo obbiettivo con un movimento talmente fluido e veloce che forse neanche lei si rese subito conto di aver compiuto. Il suo corpo scattò, ed i suoi occhi risplendettero, così come le sue ali, che però rimasero solo disegni immobili sulla sua pelle.

E poi, venne il fuoco.


 

Pov Lefas.

Maledetto il giorno in cui questa custode è nata. Maledetto il fato che ha fatto sì che fossi io a doverla incontrare. Maledetto...

Il mio braccio calò fulmineo sul corpo possente del lupo, riuscendo a sferrargli un colpo, mentre la mia mente continuava a escogitare alti modi per maledire la custode e tutto ciò che la riguardava.

Non era tanto il fatto di trovarmi sotto la pioggia ad infastidirmi, né le continue ferite che l'animale ringhiante di fronte a me continuava ad infliggermi poiché Se fossi stato sottomesso da un semplice lupo, non sarei durato due minuti nell'esercito di Kaa.

Più che altro, era il fatto di dover subire tutto ciò, compreso il fastidio e la fatica dovuti alla scomoda situazione, a causa di una custode giovane ed inesperta.

Ma era stata Kaa, ad ordinarmelo, perciò mi trovavo lì, a combattere insieme ad un ragazzino altrettanto inesperto due lupi ringhianti. Ed il suddetto ragazzino, era anche il figlio del Quy'ohz di Ascabryh.

Fantastico.

Dovevo ammettere, però, che si stava dimostrando coraggioso, e stava resistendo agli attacchi abbastanza bene, considerato che lo faceva per proteggere una ragazza che sarebbe diventata sua moglie, ma non gli avrebbe mai offerto nulla di più del proprio corpo.

Ammesso che glielo desse.

Ringhiai frustrato, girando su me stesso, e trovandomi schiena contro schiena con Shon, a sua volta impegnato a contrattaccare. L'acqua che potevamo creare era pressoché inutile sotto la pioggia scrosciante, e sin dall'inizio, gli animali avevano capito che i nostri attacchi magici si sarebbero fermati a quei getti che a malapena li spostavano.

Puntai il palmo verso uno dei lupi, con l'intenzione di colpirlo mentre saltava, ma la distanza ravvicinata mi costrinse comunque a ricorrere al corpo a corpo. Mi gettai a terra insieme all'animale, senza badare alle imprecazioni di Shon, considerandole solo come un avviso che lui fosse ancora vivo. Non importava in quali condizioni, purché il suo cuore avesse continuato a battere. Kaa mi ucciderebbe se qualcuno di noi morisse durante il viaggio.

Rotolai insieme al lupo senza riuscire a predominare, scivolando sul terreno ormai trasformatosi in fanghiglia appiccicosa. Se mi fossi trovato sotto una cascata avrei potuto direzionare il getto in modo che non mi cadesse addosso, ma quelle microscopiche e fastidiose gocce di pioggia erano tante, e troppo sfuggenti per poter fare lo stesso. Cercai di rialzarmi dopo aver tirato un calcio sul ventre di quell'irritante bestiaccia che non si decideva a mollare la presa, spargendo rivoli di bava puzzolente sulla stoffa dei miei vestiti che teneva tra le fauci serrate.

Era ridicolo che per sconfiggere una simile creatura ci stessi mettendo tutto quel tempo, ma continuai a sferrare colpi su colpi, incurante di capire se andassero a segno o meno, certo di aver colpito un albero almeno due volte su tre.

E poi questa cazzo di pioggia. Ma per la Dea, non poteva esserci un bel sole caldo? O delle innocenti nuvolette bianche, tanto per intenderci.

Le mie braccia cominciarono a formicolare, mentre i muscoli si tendevano e contraevano spasmodicamente nel tentativo di eseguire i comandi che gli inviavo, sferrando colpi che però, quasi impercettibilmente, cominciavano a calare di potenza.

Buttai lo sguardo a Shon per un'istante, e notai che lui non era messo meglio di me. Il sangue delle ferite veniva velocemente sciacquato via, e quasi sembrava che i molteplici tagli visibili sulle sue braccia fossero vecchie cicatrici ormai rimarginate.

Sentii un improvviso bruciore allo sterno, e sbattei le palpebre mentre colpivo l'animale agganciato al mio corpo con gli artigli.

E poi, venne il fuoco.


 

Pov Allison

Nulla era paragonabile a quello che provai. I fuoco scaturì dai miei palmi aperti come sgorgando da un fonte inesauribile.

La mia rabbia, la mia frustrazione, erano concentrate in quella fiammata vermiglia che neanche il vento, la pioggia e i tuoni riuscivano a intimorire.

Il lupo che sovrastava Lefas venne colpito in pieno dal mio attacco, ed il suo corpo fu scaraventato lontano tra gli alberi. Probabilmente se non fosse stato per la pioggia scrosciante, le fiamme si sarebbero propagate in fretta sulla sterpaglia secca.

Scagliai un'altra fiammata, intenzionata a colpire l'animale che stava attaccando Shon, ma il mio colpo lo colpì solo di striscio, mentre si dileguava tra le frasche.

Mi sentii potente, capace di qualunque cosa. Non ero più la ragazza che aveva attraversato una dimensione, credendo di trovare rose e fiori, ero l'incarnazione della dea. E io per prima, me ne rendevo conto.

Non mi serviva più scorgere negli occhi di chi mi osservava la paura reverenziale dovuta ai miei poteri, io stessa mi sentivo diversa. Percepivo e riuscivo a dominare l'enorme quantità di potere che mi scorreva nelle vene.

Avrei dovuto sentire freddo, essere scossa da brividi di stanchezza, ma non provavo nulla di tutto ciò. Ero viva.


 

* * *

-Allison! - La ragazza si riscosse sentendo la voce decisa di Trevor che la chiamava. Era ferma in mezzo al sentiero, con gli occhi spalancati ed i palmi ancora roventi, in preda ai postumi delle sconvolgenti sensazioni appena provate. Tutto quel potere... tutto nelle sue mani... ora capiva come mai Kaa avesse ceduto al suo dolce richiamo.

Sbattè le palpebre per scacciare l'acqua delle lunghe ciglia. La pioggia si era fatta più tenue, ma era ugualmente fitta, e la figure di Trevor Shon e Lefas apparivano indistinte.

La Custode si avvicinò a loro, improvvisamente inquieta. -... State bene?- chiese preoccupata. Shon si teneva una mano premuta sulla spalla, ma a causa della pioggia il sangue della ferita che probabilmente aveva, non faceva in tempo ad accumularsi, e veniva subito diluito in scie rosate. Il ragazzo fece una smorfia. -Starei meglio se potessimo rifugiarci in un luogo asciutto.- imprecò tra i denti, quando una fitta lo colpì. Lefas sembrava messo meglio, ed anche se le sue vesti erano ridotte a brandelli, assunse un cipiglio severo rivolto a Trevor.

-Dovevi tenerla lontana dalla battaglia- lo rimproverò con veemenza. -Avrebbe potuto farsi uccidere!-

Il ragazzo fece per ribattere, ma venne preceduto da Allison, la quale gli si pose davanti, con espressione stizzita. -Gli unici che stavano per essere uccisi eravate voi! E se non fossi intervenuta io, forse a quest'ora sareste inginocchiati nel fango, in attesa del morso finale... Quindi no, non mi aspetto che mi ringraziate, ma un poco di razionalità sarebbe gradita!- esclamò arrabbiata. -E ora Lefas, dato che sei l'unico che sa la strada, sei pregato di muoverti e portarci un un luogo in cui di acqua non ci sia neanche l'ombra. - Ordinò piccata. I suoi occhi caddero sulle braccia contratte di Shon, e sulla smorfia di dolore che le sue labbra avevano assunto. Probabilmente anche Lefas dovette accorgersi della sua sofferenza, e sicuramente pensò le stesse cose della Custode.

Non c'è un minuto da perdere.

* * *

Il fuoco appena acceso ardeva scoppiettante, e nonostante il freddo di fuori, e la pioggia ormai rada, in quei pochi istanti la grotta si era notevolmente riscaldata.

Allison si guardò intorno con aria scettica -E noi quattro dovremmo passare la giornata qui? - Borbottò rivolta a Lefas, strizzandosi i lunghi capelli bagnati. L'uomo la squadrò scuotendo la testa quasi seccato. -O questo, o là fuori, Custode. - replicò prendendo delle erbe dalla sua sacca da viaggio, anch'essa zuppa.

Erano arrivati da appena qualche minuto, e la prima cosa che avevano fatto era stato togliersi i mantelli grondanti d'acqua. Trevor scrollò le spalle come per dire che a lui non importava, mentre Shon, impegnato a masticare le erbe che Lefas gli aveva appena passato, le rispose senza spostare lo sguardo dalla fiamme. -Se vuoi uscire fa pure-

Con l'umidità che cominciava a scemare, l'ambiente era già più abitabile, ma ugualmente angusto.

Il soffitto della grotta era alto non più di due metri, e le pareti diseguali circondavano un'unica “stanza”, di dimensioni alquanto modeste. Doveva essere una tappa obbligata per i viaggiatori, soprattutto in caso di pioggia o neve. Per terra erano visibili segni di precedenti falò, e alcune piccole nicchie scolpite sulle pareti custodivano oggetti che a prima vista apparivano come qualche coperta, e cibo essiccato. Speriamo ci sia anche qualche vestito Pensò Allison- rabbrividendo. La sua veste era ancora zuppa, e nonostante il fuoco non sarebbe stato facile farla asciugare.

-Allison, guarda che se ti avvicini mica ti mordiamo- la richiamò Trevor con la testa inclinata, come se temesse un rifiuto.
La Custode sbuffò – Non...-

-Già Ally, non ti mordiamo mica- lo imitò Shon, con un sorrisetto malizioso che faceva intendere bene altro.

Era senza casacca, ed il busto scoperto era illuminato dalle fiamme, che creavano sui muscoli bene delineati un effetto di luci e ombre degne solo dei quadri di Monet. Il ragazzo fece una smorfia, cercando di spalmare sulle ferite la poltiglia verdastra che aveva appena finito di masticare. -Anzi, dato che non stai facendo nulla, che ne diresti di venire ad aiutarmi? - Propose con gli occhi socchiusi dal dolore.

Con il fuoco a riavviare la circolazione, il sangue aveva ripreso a scorrere liberamente, e usciva con un flusso scarso ma costante dalle sue numerose escoriazioni. Non erano gravi, certo, ma gli artigli del lupo contro cui aveva combattuto erano ben affilati, e osservandolo, Allison si rese conto che nonostante il suo tentativo di mostrarsi forte, resistere al dolore non doveva essere una passeggiata.

Gli si avvicinò titubante. -Non sarebbe meglio che te la spalmasse Lefas, quella roba?- intervenne Trevor stringendo gli occhi contrariato, e Shon aprì gli occhi fissandolo penetrante. -Geloso?- chiese con un sorrisetto.

Il guardiano scosse la testa -Più che altro, pensavo che Allison potrebbe cambiarsi. Sta morendo di freddo con tutti quei vestiti bagnati addosso, e sono certo che noi qualcosa di asciutto lo abbiamo. - disse guardando la Custode, e reprimendo anche lui un sorrisetto divertito. Non capiva come mai, ma si sentiva all'improvviso molto protettivo, e giudizioso. O forse geloso...?

Lefas si alzò improvvisamente, prendendo un fagotto di stoffa e porgendolo alla ragazza. -Il suo guardiano ha ragione, Custode. Le conviene cambiarsi, se non vuole passare il resto del viaggio ammalata.- La ragazza sgranò gli occhi.

-E secondo voi dove dovrei cambiarmi? Là fuori?- chiese indicando la foresta all'esterno dell'imboccatura della caverna. Sono completamente impazziti o cosa?

Trevor strinse le labbra per non scoppiare a ridere. -Dai, sii ragionevole. Ti ammalerai- cercò di convincerla.

-Te lo scordi. Te. Lo. Scordi. Hai capito?- disse battendo i denti. Lefas si passò una mano sulla cicatrice al lato del volto, con espressione esasperata. -Nessuno qui vuole che lei si ammali, Custode, quindi ora mentre ci giriamo, lei si cambia. - ordinò perentorio. Allison spalancò la bocca per un secondo, stupita da quell'improvvisa presa di posizione. -é questo cos'è? Un altro degli ordini di Kaa, tipo “portamela viva e in salute, oppure muori”?-

-Nessun ordine, solo razionalità, come ha detto lei prima. - Lefas la fissò penetrante -Ma se insiste, allora i vestiti può ridarmeli- asserì stringendosi nelle spalle e tendendo la mano in attesa che il fagotto che le aveva dato gli venisse restituito.

Allison alzò gli occhi al cielo. Era inutile negare che avesse freddo, così come anche affermare che i tre, a prescindere del modo in cui cercavano di convincerla, non avessero ragione. -Va bene, mi cambio, ma se vi azzardate a sbirciare vi incenerisco seduta stante. - capitolò davanti alle loro facce scocciate.

Lefas fu il primo a girarsi dalla parte opposta senza mostrare emozioni. La sua espressione rimase inflessibile, anche mentre cominciava a spalmarsi sulle ferite la stessa sostanza che aveva precedentemente dato a Shon.

Il ragazzo le lanciò un ultimo sguardo. - Sai, credo che questa di girarsi sia una buffonata. Come pensi di fare quando saremo sposati? -

A quelle parole Trevor ridacchiò ironico -on credo che muoia dalla voglia di sposarti, Shon...se almeno un poco la conosco, sta tentando in tutti i modi di non pensare a come sarà farti un pompino...-

Allison gli lanciò uno sguardo assassino -Se non fosse per Lefas non esiterei ad incenerirti, sappilo. E ora giratevi, mi sto congelando e non ho intenzione di tenere questi abiti zuppi un attimo di più!- esclamò con le spalle scosse da un brivido improvviso. Shon sbuffò scocciato mentre le dava le spalle di malavoglia -Tutta questa timidezza sta cominciando a darmi sui nervi-

Allison rimase ferma per un'istante, con il fagotto di vestiti asciutti in mano. Imbarazza pur sapendo che nessuno la stava fissando si slacciò i laccetti della veste, facendoli scivolare dal collo lungo le braccia, mentre il tessuto appesantito dall'acqua cadeva repentino a terra, lasciandole un'umida carezza lungo le gambe.

Arrossì come una novellina, nell'udire quel fruscio. Cosa stava pensando in quel momento Trevor? Di Shon non le importava, era un bel ragazzo, ma nulla di più. Trevor invece... avrebbe pagato, pur di sapere cosa gli stesse passando per la testa.

In fin dei conti era a pochi metri da lui, seminuda, avrebbe potuto facilmente girarsi. Avrebbe potuto guardarla con quei suoi occhi così terribilmente belli...lanciarle uno di quegli sguardi che la facevano sciogliere... Allison inarcò le labbra in un sorriso, svolgendo il fagotto di vestiti.

Un pantalone ed una casacca. Da uomo, per giunta. Li infilò cercando di non inciampare.

-Allora, hai finito?- chiese Shon annoiato. -

La ragazza scrollò le spalle, a disagio in quegli abiti da uomo troppo grandi. La stoffa della casacca scendeva informe sui pantaloni troppo larghi. -Si... potete girarvi,- rispose imbarazzata. Trevor fu il primo, con un movimento fulmineo, a fissare il suo corpo infagottato in quella stoffa rozza. Le sue labbra si piegarono in un sorriso a malapena trattenuto, e fu solo quando anche Shon si fu girato, che entrambi scoppiarono a ridere. -Sei fantastica Allison… mai stata così sexy – la prese in giro Shon. -Si...in questo momento la voglia di portarti a letto è a livelli epici-aggiunse,

Trevor ridacchiò, restando zitto a quell'ultima uscita. Alliste rimaneva bellissima in ogni caso, non importava cosa avesse addosso... Anche se devo ammettere che è proprio ridicola in questo momento...

La ragazza borbottò qualcosa tenendo il broncio, mentre si sedeva accanto a Lefas, ben distante dai due ragazzi. -Quando arriveremo al villaggio?-

L'uomo socchiuse gli occhi masticando una striscia di carne essiccata mentre fissava le fiamme del piccolo falò. -Fra due lune massimo- rispose laconico dopo qualche istante.- Il vento è a nostro favore, la pioggia cesserà entro sera. -

Allison annuì pensierosa. -Kaa ci starà aspettando, vero?- mormorò, mentre una strana inquietudine le cresceva nel petto. Durante la mattinata, per ovvie ragioni, non aveva pensato molto a cosa sarebbe accaduto una volta in cime all'Ires We, ma non vi erano in effetti molte alternative. Kaa sarebbe stata lì, e questo significava una sola cosa: pericolo.

Alla sua domanda il guerriero sbuffò seccato. -Probabilmente ci aspetterà dentro la sua dimora, Custode. -

La custode avvertiva gli sguardi confusi di Shon e Trevor, i quali non capivano dove volesse andare a parare con quelle domande, ma dovette ignorarli. Lefas sicuramente ne sapeva più di loro su Kaa, tanto valeva provare a cavargli qualcosa.

-Come ti sei fatto quella cicatrice?- chiese. Lui esitò, prima di rispondere, facendo un smorfia infastidita. - Sono fatti personali, non credo sia...-

-Sono la Custode, Lefas, dovresti obbedirmi, no? Racconta.- intimò alzando lgi occhi al cielo. Non credeva potesse esistere qualcuno di così asociale e taciturno, ma lui batteva tutti. L'uomo sbuffò chinando il capo. -Stavo combattendo, e sono stato ferito. Tutto qui.- borbottò.

Allison- sospirò affranta. Era chiaro come il sole che stesse nascondendo qualcosa, ma farglielo notare non avrebbe fatto altro che renderlo ancora più recalcitrante a parlare. Di questo passo, arriveremo più impreparati di quanto già non lo fossimo. Pensò.

La Custode si alzò dando la schiena al falò, fissando immobile l'entrata della caverna. Il rumore fino ad allora costante delle gocce ci pioggia che si infrangevano contro la roccia e contro le foglie degli alberi era cessato, e l'acqua scivolava lentamente dagli alberi sul terreno, affluendo in piccole pozzanghere. Lo scroscio delle gocce che si susseguivano ormai da ore, aveva lasciato spazio ad un improvviso silenzio.

Lefas si alzò, parlando con voce pacata. -Ora possiamo ripartire- disse solo.

Non un'esclamazione, né un imprecazione uscì dalla sua bocca. Quell'improvviso mutamento sembrava essergli passato accanto senza neanche sfiorarlo.

Trevor raggiunse Allison, fermandosi accanto a lei senza toccarla. Un sorriso instancabile ed entusiasta fece capolino sul suo viso, mentre le tendeva una mano. -Sei pronta?- chiese accarezzando con lo sguardo il suo corpo, in un momento in cui Shon non era volto verso di loro.

La Custode sorrise a sua volta, aprendo la bocca per rispondere mentre tendeva a sua volta una mano verso di lui, ma non ne ebbe il tempo. Shon arrivò come un tornado dispettoso, passando tra il suo braccio teso, e quello del guardiano, pronunciado un ironico -Ci puoi giurare!-, mentre li superava.

Sarebbe stato un lungo viaggio. 




Note autrice
sono tornataaaa.
Causa orario, vado molto di fretta: Scusatemi per l'assenza, non era mia intezione abbbandonarvi ç.ç vi prego, perdonatemiii
E scusatemi  anche per il capitolo in cui non succede nulla di che... ma dovevo pubblicare qualcosa, non potevo lasciarvi ancora senza mie notizie. Ho scritto tutta questa roba già una volta, me il computer l'ha cancellata, perciò sarò breve: se qualcuna ancora mi segue, e non mi ha abbandonato, faccia un fischio... vi prego, ditemi che ci siete ;D
Ringrazio di cuore Blueberries98, grazie alla quale sono  riuscita ad andare avanti con la storia anche quando non credevo ce la avrei fatta... e perdonatemi gli errori del testo, vi prego. 
Alla prossima, 
Ninriel

 

  
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