ANDREA
Finita
la colazione, mi stavo lambiccando su che cosa potessi fare mentre
aspettavo il
pranzo. Tutti gi altri erano impegnati nelle pulizie, a me non andava
di pulire
la mattina, così ci dividevamo il lavoro e io pulivo la sera.
In
realtà non pulivo neanche la sera,..
Che
male c’è!
Soltanto
che c’è sempre qualcuno che mi blocca, in agguato
a dirmi che devo lasciare
quel pallone e seguirli in capo alla luna per pulire qualcosa, o per
aiutarli a
fare qualcosa.
Ma
con tanta gente, proprio io ti devo aiutare, cara Nicoletta?
“Ma….io
volevo giocare!”
“No,
tu adesso vieni con me!”
“Ma…”
“Niente
ma, altrimenti chiamo Don Marco!”
“Ok!
E’ una cosa breve?”
“Dovrebbe,
se solo stessi zitto!”
“Mi
fido!”
Stavamo
scendendo al piano di sotto, ai bagni per l’esattezza.
Con
la mente vagai al piano di sopra, dove ormai qualcuno aveva
già preso la palla
e stava beatamente giocando senza di me.
“Beh,
che dobbiamo fa’ a ‘sti’ cessi?”
“Devi
lavare il pavimento e tutto il resto! E non parlare più in
questo modo
sgrammaticato e…volgare!”
“No,
aspetta come sarebbe DEVI lavare il pavimento?E poi tutto il resto,
cosa intendi…pure….quelli!”
e indicai i sanitari in ogni cabina.
“Si,
punizione per te perché ci è giunta voce che un
certo Andrea, che saresti tu,
la mattina durante le pulizie NON PULISCE! Buon lavoro!”
“MA
QUESTO E’ SCHIAVISMO!”
Ma
non avevo fatto in tempo a parlare, che Nicoletta già se ne
era andata!
“E
adesso che cazzo faccio?” mormorai sconsolato, guardando uno
ad uno i
lavandini.
Mi
affrettai a prendere scopa, secchio e impicci vari dal ripostiglio e mi
misi
subito a lavoro.
Sentì
dei passi provenire da sopra: e adesso chi era che osava disturbare il
mio
lavoro?
I
passi stavano scendendo di corsa le scale ed entrarono nel salone dove
mi
trovavo.
Riuscì
a scorgere un volto in lacrime, coperto da una miriade di ricci
castani:”C’è
Giulia?”
“Non
è qui! Ma che è successo!”
“Niente!”
disse in un soffio Francesca.
“A
me puoi dirlo, giuro che non lo dico a nessuno!”
“Non
fa niente! Ciao!”
Rimasi
lì da solo, a riflettere: come mai stava piangendo? E
perché cercava Giulia e a
me non aveva voluto dire nulla?
Eravamo
un gruppo, parlavamo sempre insieme, ci confidavamo: ora lei, Francesca, era
fuggita come
una matta al solo pensiero di avermi incrociato.
Non
riuscivo a non pensarci: lei, che stava piangendo ed io non potevo far
nulla
per calmarla, lei…l’unica cosa perfetta che la mia
mente conosceva…
Qui
c’era qualcosa sotto che non andava!
E se durante tutto questo
tempo mi avesse dimenticato?
Se, col tempo, quei baci
che ci siamo dati fossero nulla per lui?
Ci sarebbe qualcun altro
COME LUI nel mondo da AMARE?
E’ unico…
Come mi sa capire lui,
non mi sa capire nessuno: ogni suo sguardo, ogni sua parola mi fa
venire i
brividi solo ad ascoltarla.
Ma non sono brividi di
paura, quelli che provo, bensì di gioia e
felicità: finalmente qualcuno che mi
ascolta e mi comprende.
Affacciata alla finestra
del bagno, con l’ultima sigaretta che mi era rimasta, mi misi
a pensare, mentre
l’aria fredda mista al fumo di sigaretta mi travolgeva.
Toc, toc…qualcuno aveva
bussato alla porta:”Chi è?”
“Sono Giulia, posso
entrare?”
Esitai un attimo: non
avevo detto a nessuno che fumavo, ma in realtà a lei potevo
dirlo, in fondo è
la mia migliore amica.
“Si…”
Giulia aprì la porta, ma
non era sola: entrò anche Gabriele.
“Sapevo che stavi
fumando…lo sai che il fumo si vede…”
Gabriele si avvicinò a me
e mi levò la sigaretta tra le dita sottili.
“Perchè? Non sei mio
padre, quindi…”
“Senti, qui sono io che
comando: Don Marco mi ha affidato questo incarico e, per adesso te la
tolgo
soltanto, ma se capita un’altra volta te la vedi con Don
Marco in persona.”
“Ma perché, tu non fumi?”
“Io ho 20 anni e faccio
quello che cazzo mi pare, mi posso rovinare la vita quanto mi pare e
piace”.
“Allora, anche io mi
voglio rovinare la vita, ok?”
“Ti prego….Nei guai ci
stiamo io e te se qualcuno lo viene a sapere: sai che bella figura che
ci
facciamo…”
Continuai imperterrita a
guardare l’orizzonte, quelle montagne coperte di neve, sembra
esserci solo
natura, alberi e quant’altro si possa congiungere a questi
due elementi.
Gabriele mi stava ancora
guardando, poi decise di andarsene; mentre Giulia rimase lì.
“Scusa, non sono stata io
a fare la spia…solo che Gabriele è al piano di
sopra e ha sentito puzza di fumo
e…insomma, ha capito tutto!”
“Non ti preoccupare!”
borbottai io, più a me stessa che a Giulia.
Non
mi devo preoccupare…
Invece
sto facendo
l’opposto, sto piangendo per una questione estremamente
stupida, mi sto ponendo
domande stupide alle quali non posso rispondere.
Mi ama ancora? Dovrei
chiederlo a lui.
Mi girai di nuovo e
Giulia non c’era più, la porta del bagno era
chiusa.
Ripensai a quanto
accaduto un attimo prima: quando avevo provato la mia prima sigaretta?
"Ne vuoi una?”
“No, grazie!”
Andrea mi stava guardando come se fossi
impazzita:”Ma sei matta, ti sto offrendo le sigarette della
miglior marca
possibile e tu non l’accetti?”
“No, dovrei?”
“Ovvio che dovresti!”
Non lo degnai neanche di uno sguardo.
Poi continuai:”Lo sai che se ti scoprono sono guai
seri!”
"Beh? Almeno puoi dire di aver provato qualcosa di
nuovo…”
“Che bella risposta! Non me l’aspettavo da
te…Quindi
tu fumi perché ti senti più figo?”
“Chi è che fuma perché ha reali
problemi da
risolvere?”
Mi voltai di scatto e presi la direzione per tornare
a “casa”.
Ero coperta da capo a piedi: stivali,
cappotto,sciarpa della Roma (la mia squadra preferita), guanti e
cappello.
"Hai paura? Hai paura di quello che ti dice la mamma
quando torni a casa?”
Quella frase mi fece girare di scatto:come osava
dire una cosa del genere? Io non ho paura proprio di niente, tantomeno
di una
stupida sigaretta.
Mi avvicinai, presi la sigaretta dal pacchetto che
aveva in mano Andrea e la portai alla bocca:subito lui
l’accese.
Siccome non ero abituato, al primo tiro incominciai
a tossire, poi però ci feci l’abitudine, anzi mi
piaceva…
Mi avvicinai ancora di più a lui, i nostri nasi
quasi si scontravano…
Lo baciai, in un modo naturale, come se fosse la
prima cosa che avessi pensato di fare.
Le sue labbra sapevano di nicotina e probabilmente
anche le mie: per un verso quel bacio ci accomunava,ci rendeva simili.
Per un verso eravamo perfetti insieme…
NOTE DELL'AUTRICE:
Ringrazio coloro che si sono
fermati a leggere, ma gradirei che vi fermaste 5 secondini anche a
scrivere una piccola recensioncina, piccina piccina!
Comunque, che ne pensate di questo secondo capitolo? Come vi sembra il
personaggio di Andrea?
Alla prossima,
ElenSofy