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Autore: ElenSofy    04/02/2014    1 recensioni
"Due ragazzi,
due caratteri diversi,
lo stesso desiderio…
A volte i desideri
sembrano difficili da realizzare,
quando si è in due è più semplice…
Invece entra in gioco ancora la sorte,
che divide tutto,
che spezza in piccoli frammenti tutto,
ma che non annienta tutto.
Quel desiderio rimane
dentro ognuno di noi,
perché ormai è parte di noi e
non potrà essere cancellato MAI!"
Questa è la mia prima fan-fiction a più capitoli in questa sezione, per questo vi imploro di riempirmi di recensioni, siano esse positive o negative: anzi le preferisco negative, così da capire cosa posso cambiare nel mio stile di scrittura.
Spero di aver scritto una storia decente e non un ammasso di cavolate, altrimenti perdonatemi.
Mi sono ispirata,per scrivere,ad una canzone di Marco Mengoni, "Non passerai": premetto che il testo della canzone prima citata,serve solo come introduzione alla storia, niente più.
Sperando che qualcuno si fermi a leggere, questa fanfiction, un bacio dalla vostra ElenSofy!
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ANDREA

 La giornata era partita abbastanza bene e anche il tempo faceva la sua parte: non aveva mai piovuto per tutta la mattina e fuori si stava discretamente, non troppo freddo.
Finita la colazione, mi stavo lambiccando su che cosa potessi fare mentre aspettavo il pranzo. Tutti gi altri erano impegnati nelle pulizie, a me non andava di pulire la mattina, così ci dividevamo il lavoro e io pulivo la sera.
In realtà non pulivo neanche la sera,..Che fare? Ma ovvio, prendere il mio adorato pallone e giocare tutto il giorno.
Che male c’è!
Soltanto che c’è sempre qualcuno che mi blocca, in agguato a dirmi che devo lasciare quel pallone e seguirli in capo alla luna per pulire qualcosa, o per aiutarli a fare qualcosa.
Ma con tanta gente, proprio io ti devo aiutare, cara Nicoletta?
“Ma….io volevo giocare!”
“No, tu adesso vieni con me!”
“Ma…”
“Niente ma, altrimenti chiamo Don Marco!”
“Ok! E’ una cosa breve?”
“Dovrebbe, se solo stessi zitto!”
“Mi fido!”
Stavamo scendendo al piano di sotto, ai bagni per l’esattezza.
Con la mente vagai al piano di sopra, dove ormai qualcuno aveva già preso la palla e stava beatamente giocando senza di me.
“Beh, che dobbiamo fa’ a ‘sti’ cessi?”
“Devi lavare il pavimento e tutto il resto! E non parlare più in questo modo sgrammaticato e…volgare!”
“No, aspetta come sarebbe DEVI lavare il pavimento?E poi tutto il resto, cosa intendi…pure….quelli!” e indicai i sanitari in ogni cabina.
“Si, punizione per te perché ci è giunta voce che un certo Andrea, che saresti tu, la mattina durante le pulizie NON PULISCE! Buon lavoro!”
“MA QUESTO E’ SCHIAVISMO!”
Ma non avevo fatto in tempo a parlare, che Nicoletta già se ne era andata!
“E adesso che cazzo faccio?” mormorai sconsolato, guardando uno ad uno i lavandini.
Mi affrettai a prendere scopa, secchio e impicci vari dal ripostiglio e mi misi subito a lavoro.
Sentì dei passi provenire da sopra: e adesso chi era che osava disturbare il mio lavoro?
I passi stavano scendendo di corsa le scale ed entrarono nel salone dove mi trovavo.
Riuscì a scorgere un volto in lacrime, coperto da una miriade di ricci castani:”C’è Giulia?”
“Non è qui! Ma che è successo!”
“Niente!” disse in un soffio Francesca.
“A me puoi dirlo, giuro che non lo dico a nessuno!”
“Non fa niente! Ciao!”
Rimasi lì da solo, a riflettere: come mai stava piangendo? E perché cercava Giulia e a me non aveva voluto dire nulla?
Eravamo un gruppo, parlavamo sempre insieme, ci confidavamo: ora lei, Francesca, era fuggita come una matta al solo pensiero di avermi incrociato.
Non riuscivo a non pensarci: lei, che stava piangendo ed io non potevo far nulla per calmarla, lei…l’unica cosa perfetta che la mia mente conosceva…
Qui c’era qualcosa sotto che non andava!

 

 FRANCESCA

 
E se durante tutto questo tempo mi avesse dimenticato?
Se, col tempo, quei baci che ci siamo dati fossero nulla per lui?
Ci sarebbe qualcun altro COME LUI nel mondo da AMARE?
E’ unico…
Come mi sa capire lui, non mi sa capire nessuno: ogni suo sguardo, ogni sua parola mi fa venire i brividi solo ad ascoltarla.
Ma non sono brividi di paura, quelli che provo, bensì di gioia e felicità: finalmente qualcuno che mi ascolta e mi comprende.
Affacciata alla finestra del bagno, con l’ultima sigaretta che mi era rimasta, mi misi a pensare, mentre l’aria fredda mista al fumo di sigaretta mi travolgeva.
Toc, toc…qualcuno aveva bussato alla porta:”Chi è?”
“Sono Giulia, posso entrare?”
Esitai un attimo: non avevo detto a nessuno che fumavo, ma in realtà a lei potevo dirlo, in fondo è la mia migliore amica.
“Si…”
Giulia aprì la porta, ma non era sola: entrò anche Gabriele.
“Sapevo che stavi fumando…lo sai che il fumo si vede…”
Gabriele si avvicinò a me e mi levò la sigaretta tra le dita sottili.
“Perchè? Non sei mio padre, quindi…”
“Senti, qui sono io che comando: Don Marco mi ha affidato questo incarico e, per adesso te la tolgo soltanto, ma se capita un’altra volta te la vedi con Don Marco in persona.”
“Ma perché, tu non fumi?”
“Io ho 20 anni e faccio quello che cazzo mi pare, mi posso rovinare la vita quanto mi pare e piace”.
“Allora, anche io mi voglio rovinare la vita, ok?”
“Ti prego….Nei guai ci stiamo io e te se qualcuno lo viene a sapere: sai che bella figura che ci facciamo…”
Continuai imperterrita a guardare l’orizzonte, quelle montagne coperte di neve, sembra esserci solo natura, alberi e quant’altro si possa congiungere a questi due elementi.
Gabriele mi stava ancora guardando, poi decise di andarsene; mentre Giulia rimase lì.
“Scusa, non sono stata io a fare la spia…solo che Gabriele è al piano di sopra e ha sentito puzza di fumo e…insomma, ha capito tutto!”
“Non ti preoccupare!” borbottai io, più a me stessa che a Giulia.

Non mi devo preoccupare…
Invece sto facendo l’opposto, sto piangendo per una questione estremamente stupida, mi sto ponendo domande stupide alle quali non posso rispondere.
Mi ama ancora? Dovrei chiederlo a lui.
Mi girai di nuovo e Giulia non c’era più, la porta del bagno era chiusa.
Ripensai a quanto accaduto un attimo prima: quando avevo provato la mia prima sigaretta?


"Ne vuoi una?”
“No, grazie!”
Andrea mi stava guardando come se fossi impazzita:”Ma sei matta, ti sto offrendo le sigarette della miglior marca possibile e tu non l’accetti?”
“No, dovrei?”
“Ovvio che dovresti!”
Non lo degnai neanche di uno sguardo.
Poi continuai:”Lo sai che se ti scoprono sono guai seri!”
"Beh? Almeno puoi dire di aver provato qualcosa di nuovo…”
“Che bella risposta! Non me l’aspettavo da te…Quindi tu fumi perché ti senti più figo?”
“Chi è che fuma perché ha reali problemi da risolvere?”
Mi voltai di scatto e presi la direzione per tornare a “casa”.
Ero coperta da capo a piedi: stivali, cappotto,sciarpa della Roma (la mia squadra preferita), guanti e cappello.
"Hai paura? Hai paura di quello che ti dice la mamma quando torni a casa?”
Quella frase mi fece girare di scatto:come osava dire una cosa del genere? Io non ho paura proprio di niente, tantomeno di una stupida sigaretta.
Mi avvicinai, presi la sigaretta dal pacchetto che aveva in mano Andrea e la portai alla bocca:subito lui l’accese.
Siccome non ero abituato, al primo tiro incominciai a tossire, poi però ci feci l’abitudine, anzi mi piaceva…
Mi avvicinai ancora di più a lui, i nostri nasi quasi si scontravano…
Lo baciai, in un modo naturale, come se fosse la prima cosa che avessi pensato di fare.
Le sue labbra sapevano di nicotina e probabilmente anche le mie: per un verso quel bacio ci accomunava,ci rendeva simili.
Per un verso eravamo perfetti insieme…

NOTE DELL'AUTRICE:

Ringrazio coloro che si sono fermati a leggere, ma gradirei che vi fermaste 5 secondini anche a scrivere una piccola recensioncina, piccina piccina!
Comunque, che ne pensate di questo secondo capitolo? Come vi sembra il personaggio di Andrea? 
Alla prossima,

ElenSofy

  
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