Nda: one shot brevissima, che è la
prima parte della
prossima che pubblicherò as soon as possible!
Gaara
è terribilmente OOC, vi avverto care, ma si
parla di San Valentino, non sono riuscita a tenerlo Ic, mi dispiace.
Ma
in compenso, nel prossimo, ci sarà un po’
più di
azione e soprattutto si scoprirà chi è la
moretta nominata anche nella seconda
One shot (troppo facile!);)
Vi lascio con un po’ di autospaaam:
Half of what I say is meaningless, but I say it just to reach you. (contiene Gaara/ Temari, Shikamaru/Temari, magari può interessarvi. Vagamente angst.)
Questa pace è solo acqua sporca e brace. (arrivata terza al contest Crack pairing di stella98f, e vincitrice del premio originalità. Parla del '68 in Italia vissuto dai tre protagonisti: Konan, Yahiko, Nagato.)
Peace, Love and Sabaku no Brothers! ♥
ANOTHER
BRICK IN
THE WALL.
Valentine 1.0
Forse
i sogni di Gaara sono troppo scontati e
contati, per venire presi in considerazione da una qualsiasi forza
maggiore,
che governa il mondo.
Forse
sperare di passare una serata tranquilla,
preparare la cena per la sua famiglia e magari noleggiare una commedia
da
guardare davanti alla televisione, questo venerdì
è davvero impensabile.
Probabilmente
perché quel giorno sarà San Valentino
e per la prima volta lo festeggerà a Konoha.
Non
che abbia voglia di solennizzare una festa tanto
stupida e senza significato, ma, suo malgrado, è stato
coinvolto in un gioco
più grande di lui e più spaventoso della roulette
russa.
Non
fa a meno di pensarci, di controllare i compiti
scritti ordinatamente sul diario e di vedere quella data infame
cerchiata con
un pennarello rosso sangue, ripassata fino a quasi trapassare il foglio
sgualcito. Nessun cuore, nessuna dedica particolare, solo una firma
veloce “Ino
Yamanaka”.
Un nome, una
garanzia.
Alla
fermata dell’autobus, questa mattina, mentre
cercava di farsi il più trasparente possibile, vicino ad un
Naruto tutto
esaltato per l’appuntamento che era riuscito ad ottenere con
“una mora con un
sedere da paura” a quanto si vantava, la ragazza si era
avvicinata, incrociando
le braccia sotto il seno prosperoso e iniziando a battere ritmicamente
la punta
delle ballerine sull’asfalto.
Gaara
l’aveva guardata un poco scettico, memore del
disgraziato incidente con gli assorbenti di qualche giorno prima, e
della
ancora più disgraziata passione del neo cognato per le
bionde psicopatiche.
Ino,
nella divisa scolastica della loro scuola e con
quegli occhi azzurri e chiarissimi, sarebbe potuta sembrare un angelo,
per chiunque
non conoscesse la natura potenzialmente distruttiva di alcune donne, ma
per
lui, abituato a ben peggio, era un’animale feroce in procinto
di sbranarlo.
−
Ehi tu, dico proprio a te, hai una Valentina? –
gli aveva chiesto e per poco il cervello di Gaara non aveva chiuso la
serranda
e era partito per una poco meritata vacanza. Non aveva avuto neppure il
tempo
di balbettare una scusa idiota, come l’anniversario della
morte del pesce
rosso, che Naruto, grattandosi la testa bionda, aveva risposto al posto
suo:
−
Ciao Ino! Mi dispiace, stavo giusto raccontando al
mio amico di essere riuscito ad ottenere un sì per una cena,
e poi tu non
saresti proprio il mio tipo.
Gli
occhi della ragazza erano diventate due braci
incandescenti, e, nonostante il biondo fosse molto più
grande di lei
fisicamente, lo aveva preso per il colletto della camicia e iniziato a
strattonare in modo incontrollato, continuando a ripetergli che era
solo una
testa quadra.
Poi
lo aveva indicato con le sue unghie
affilatissime e laccate di rosso, preciso al petto, come
un’arciere e gli aveva
fatto capire che probabilmente non aveva altra scelta di chiederle un
appuntamento, prima di vederla scoccare seriamente una freccia.
Lei
se ne era andata, non prima di avergli
sequestrato il diario e scarabocchiato malamente la data del 14
Febbraio, senza
neanche ringraziarlo, promettergli che non gli avrebbe fatto del male,
sgambettando e raggiungendo Sakura Haruno, la sua migliore amica e
iniziando a
parlottare misteriosamente.
−
Certo amico che quella ha proprio un bel
caratterino! – gli aveva detto Naruto, dandogli una pacca
sulla spalla.
Peccato
che quello fosse solo l’inizio.
Ora,
al tavolo della cucina, con Shikamaru che gli
detta i passaggi degli esercizi di matematica, che da solo non
è riuscito a
fare, Temari, che mordicchia il tappo di una penna bic, seduta davanti
a lui e
quella data marchiata sul calendario, si sente tra due fuochi piuttosto
pericolosi e insistenti.
−
Quindi – inizia – uscirai con quella
lì a San Valentino. –
Shikamaru
ride e si becca un’occhiataccia.
−
A quanto pare. – Gaara sbaglia a scrivere i
numeri, li cancella con la scolorina, che gli impiastriccia tutto il
palmo.
−
E cosa farete? – Temari smette di torturare la
penna, e lo costringe a interrompere il suo lavoro, per concentrarsi su
di lei.
−
Non lo so, non ci voglio neppure pensare. – cerca
di sembrare il più traumatizzato possibile da quel
gigantesco evento, ma lo è
per lo più a causa della reazione della sorella.
−
Ino odia le cose improvvisate, sarà meglio che
l’avverti qualche
giorno prima di dove
la vuoi portare per l’appuntamento, ricordatelo. –
lo avverte Shikamaru, e
persino Katy Perry, che fracassa le meningi dalla camera di Kankuro si
ammutolisce. Temari non gli risponde neppure, ma Gaara avverte sotto il
tavolo
uno spostamento d’aria e subito dopo un gemito di dolore del
ragazzo, un calcio
ben assestato sugli stinchi e probabilmente una ramanzina appena usciti
di
casa.
−
Lui con quella
lì da solo non ci esce! –
Gaara
non riesce a capire se tutto questo fervore
sia dovuto alla gelosia nei confronti della ex, e attuale migliore
amica, del
suo ragazzo, oppure a quella un po’ materna, un po’
di sangue, da donna, che ha
per lui. Gli fa piacere sentirsi voluto, gli scalda il cuore ed
è una
sensazione che prova da poco, ma se ne è già
assuefatto totalmente.
Lui,
d’altro canto, non esce con Ino solo perché
–
nonostante sia psicopatica – è una bella ragazza,
ma più che altro perché non
avrebbe nessuno con cui passare la serata, e conosce così
poca gente a Konoha,
da doversi adattare – senza rammarico – facilmente.
E probabilmente non guasta
sapere di essere tenuto sotto stretta sorveglianza da Temari, lui che
fino a
poco tempo prima odiava con tutte le sue forze il controllo del carcere
minorile, ma sua sorella è dolce, o almeno ci prova,
è materna come i biscotti
caldi la mattina e bella come poche altre donne e lo fa sentire
dannatamente
speciale.
Dopo
Naruto è stata la prima persona a mettere un
lumino sotto il suo cuore, per scioglierlo dal ghiaccio, e
rimarrà l’unica ad
essere riuscita a perforarlo definitivamente solo con il suo abbraccio
goffo e
il suo amore tiepido.
Si
chiede spesso se lui dovrebbe essere geloso di
Shikamaru, almeno un poco, solo per farla sentire amata allo stesso
modo, ma
poi si ricorda l’impronta degli anfibi di Temari sul sedere
di Kankuro e allora
non ci pensa più.
Forse
perché sua sorella è così forte da
riuscire a
bastarsi da sola.
Ricorda
ancora quando sosteneva l’equilibrio della
loro fragile famiglia da sola, senza che nessuno glielo chiedesse o
imponesse.
Quando Kankuro non aveva ancora capito che, scoprire di essere
omosessuale, non
comportava necessariamente il cambiare stile di vita ogni giorno,
passare da
buddhista ascetico, ad attivista vegan e ambientalista. Quando loro
padre
tornava, quelle poche volte, e se mangiava troppo il suo stomaco
rigettava
tutto, per colpa delle schifezze che si era bevuto prima. Allora Temari
preparava almeno tre piatti diversi ogni sera, senza fiatare.
Quando
Gaara veniva trattenuto in presidenza, era
sua sorella ad andare a prenderlo, a scusarsi per l’assenza
dei genitori, a
promettere di punirlo tutte le volte, come se potesse fare seriamente
qualcosa
per il fratello.
Aveva
tirato avanti da sola, sempre, non aveva mai
avuto bisogno di nessuno al contrario di lui, che ora si trova a
cercare una
qualsiasi briciola d’amore.
− Verrà
a
mangiare con noi, andremo da Ichiraku tutti assieme, non posso
lasciarlo solo
con quella scostumata. – decreta Temari e i due ragazzi non
possono fare a meno
di acconsentire.
Sanno
che sarà strano, stranissimo, eppure Gaara non
può fare a meno di sorridere.
Kankuro
entra in cucina sculettando, con il petto
nudo e tatuato e un paio di jeans strettissimi e corti fino al
ginocchio –
‘Cause baby you’re a firewoooork! –
canta, raggiunge il frigorifero e prende la
panna montata. Sotto lo sguardo attonito di Temari, si spruzza una
generosa
quantità di dolce in bocca e torna a stonare ogni nota di
Firework,
sputacchiando in giro.
−
Che c’è? – chiede, ma nessuno ha la
forza di
rispondergli.