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Autore: Emily27    04/02/2014    6 recensioni
A volte una serata come tante può trasformarsi in qualcosa di speciale...
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Seconda parte -



Colpito al cuore





Quando Gibbs imboccò la sua via, dal cielo notturno iniziarono a scendere i primi fiocchi di neve. Se lo aspettava: quella mattina, mentre usciva di casa, il cielo grigio e l'aria pungente gliene avevano dato il sentore. Se avesse continuato a nevicare per l'intera notte, avrebbe trascorso il giorno successivo a spalare neve davanti a casa, un modo come un altro di festeggiare il Natale. Avrebbe dovuto chiamare Jenny per dirglielo.
Le case che si affacciavano sulla strada erano addobbate con luci colorate, alberi di Natale illuminati facevano bella mostra di sé nei giardini e ghirlande augurali erano fissate ai portoni. Al di là dei vetri si svolgeva la vita delle famiglie in quella notte di Natale, una vita che Jethro non poteva fare a meno di pensare come sarebbe stata per lui, se le cose fossero andate in modo diverso, se avesse avuto ancora la gioia del sorriso delle sue ragazze.
Svoltò nel vialetto e parcheggiò l'auto in garage, poi camminò fino all'ingresso della sua casa buia e silenziosa, pervaso da una prepotente malinconia, che nemmeno il bourbon sarebbe riuscito a placare.
Aprì la porta. In quel momento le luci in casa si accesero e la sua mano corse istintivamente alla pistola che portava al fianco. Non fece in tempo a sfiorarla, che restò di stucco davanti alla scena che si era presentata ai suoi occhi. Nel soggiorno era stato fatto spazio ad un tavolo apparecchiato a festa, con una tovaglia rossa, calici e candele, il camino, dopo anni, era acceso, e in un angolo accanto alla finestra un albero di Natale sembrava sorridergli. Ma la cosa che più di tutte lo aveva colpito al cuore erano loro, in piedi attorno al tavolo: Abby, DiNozzo, Ducky, Jenny, McGee e Ziva. Per alcuni istanti regnò il silenzio: lui li guardava e loro guardavano lui, sui volti l'espressione felicemente soddisfatta di chi vede la sorpresa negli occhi di un amico.
Fu Tony a parlare per primo.
«Il Natale si festeggia in famiglia, capo.»
Gibbs si limitò ad annuire, perchè in quel momento la sua voce avrebbe tradito la commozione che stava provando, anche se sapeva che il suo sguardo non poteva mentire.
Abby, la quale indossava un vestitino rosso bordato di pelliccia bianca, corse da lui e lo travolse in un abbraccio.
«Buona Vigilia di Natale Gibbs!»
«Grazie» mormorò Jethro baciandola sui capelli. «E... bel vestito.» Poi, rivolgendosi a tutti gli altri, ripetè: «Grazie.»
«Aspetta a ringraziarci dopo aver assaggiato quello che abbiamo cucinato» lo avvertì Jenny.
«Ad esempio la carne che Tony stava per mandare a fuoco...» disse McGee, e DiNozzo lo guardò in tralice.
«E che io ho salvato in extremis» aggiunse Ziva.
Tony si difese: «Non è vero, capo, ho solo allungato di qualche minuto il tempo di cottura, ma era tutto sotto controllo!»
Gibbs sorrise, si levò il cappotto, posò la pistola e si lasciò accompagnare da Abby a capo tavola, il posto del padrone di casa.
«Tutti avevate impegni per la serata e tanta fretta di andarvene eh... Mi tocca ammettere di essermi fatto fregare alla grande. Si può sapere di chi è stata l'idea?» domandò Gibbs fingendo un tono autoritario, ma tutti fecero spallucce facendo vagare gli sguardi dall'uno all'altro. Avevano le bocche cucite.
«Questo resterà top secret, Jethro, ma ti possiamo dire che tutto il resto è stato frutto di un lavoro di squadra» disse Ducky. «Naturalmente anche Ziva è stata dei nostri.»
«Non festeggio il Natale, ma non dico di no ad una cena in famiglia» affermò lei, lasciando poi che il dottore continuasse.
«Per iniziare abbiamo nascosto le auto in una stradina interna, ed entrare a casa tua è stato un gioco da ragazzi. Dovresti tenere la porta chiusa a chiave, i ladri potrebbero ringraziarti.»
«L'unica cosa da rubare qui è la barca, ma temo sarebbe un'impresa alquanto ardua.»
«Sulla barca ti devo dare ragione, Jethro. Dicevo... Una volta dentro Tony e Timothy hanno portato di sopra il vecchio tavolo che tenevi nello scantinato» riprese il Dr Mallard, eccitato come se stesse raccontando uno dei suoi aneddoti del passato. «Dopodiché hanno pensato a rimettere in funzione il camino.»
«Capo, dopo abbiamo usufruito della tua doccia, eravamo neri dalla testa ai piedi, spero non ti dispiaccia» fece McGee.
«Non diremo a nessuno delle paperelle di gomma che tieni nella vasca da bagno...» promise Tony con una mano sul cuore.
«DiNozzo!»
«Stavo scherzando. Non ci sono paperelle.»
Quando tutti ebbero smesso di ridere, Ducky proseguì: «Jenny, Ziva ed Abby si sono occupate di apparecchiare il tavolo e di fare l'albero di Natale.»
«E tu, Ducky?» volle sapere Gibbs.
«Io mi sono messo subito a cucinare. Non è mia intenzione vantarmi, ma oltre che come medico legale me la cavo bene anche come cuoco. Non voglio però prendermi tutto il merito, terminati i loro compiti mi hanno raggiunto tutti in cucina.»
«Episodio dell'arrosto a parte, anche Tony ha dato il suo contributo ai fornelli» intervenne il direttore Shepard sorridendo a DiNozzo.
«Grazie Jenny. Qualcuno mi vuole bene.»
Sul tavolo c'era una bottiglia di Chardonnay dentro al secchiellino col ghiaccio. Jethro la contemplò meditando che fosse arrivato il momento giusto per un brindisi. La prese e la stappò, versando poi il vino nei calici che gli vennero allungati.
«Mi avete fatto violazione di domicilio, riacceso il camino, usato la mia doccia e quasi mandato a fuoco la mia cucina. In poche parole mi avete invaso la casa.» Fece una pausa e li guardò uno ad uno. «Ma sono felice che voi siate qui.»
Alle sue parole i bicchieri tintinnarono uno contro l'altro e il vino andò giù riscaldando gli animi.
Mentre bevevano, Gibbs cercò, trovandolo, lo sguardo di Jenny, e in quell'istante gli sorse il dubbio su chi potesse aver avuto l'idea di quella sorpresa.

La cena si svolse in un'atmosfera allegra e rilassata. Fu fatto onore ai cibi, mentre le bottiglie vuote aumentavano sul tavolo e le risa riempivano l'aria. Abby aveva fatto partire un cd di canzoni natalizie da uno stereo portatile, confessando che le piangeva il cuore, ma che la musica più adatta all'occasione era quella e non il suo genere preferito.
Gibbs ascoltava Ducky il quale, seduto alla sua sinistra, stava raccontando del lontano Natale del 1968 godendo dell'attenzione di tutti i presenti. Gli tornò alla mente l'incartamento che aveva consegnato a Jenny da parte sua. Alla luce dei fatti considerò che probabilmente era stato solo un espediente per farlo andare da lei, permettendole così di recitare la sua parte. Quel giorno erano stati tutti degli attori da Oscar.
Si voltò alla sua destra, dove sedeva Jenny, accorgendosi che lo stava guardando.
«Questo è un buon modo per festeggiare il Natale» disse posandogli una mano sul braccio.
Di sicuro il bourbon non avrebbe avuto lo stesso sapore di quella cena e di quella compagnia, riflettè Gibbs, e stava per dirlo a Jenny quando Abby esclamò: «Adesso si gioca!»
I suoi ospiti, o per meglio dire i suoi “autoinvitati”, avevano anche portato una montagna di giochi di società, roba da averne per tutta la notte! Prima però bisognava sparecchiare per fare posto sul tavolo.
«A lavare i piatti!» ordinò Jethro. E tutti ubbidirono.
Anche in quel caso si divisero i compiti: chi lavava, chi asciugava, chi riordinava ogni cosa.
Dopo aver asciugato la pentola del famoso arrosto, Jethro posò il canovaccio e tornò in salotto. Scostò la tenda, e attraverso la vetrata vide la neve scendere a grandi fiocchi, a terra se n'era già posato uno strato considerevole. Se avevano intenzione di fermarsi tutta la notte, bene, la mattina seguente l'avrebbero aiutato tutti a spalare. Sorrise.
Il Natale si festeggia in famiglia, capo...
Sacrosante parole, e la verità più grande risiedeva proprio nel termine famiglia. Le persone che si trovavano nella sua cucina, delle quali gli arrivavano i battibecchi e le risate, di fatto lo erano.
Ma la sua famiglia era anche suo padre. Un padre che per troppo a lungo non aveva più fatto parte della sua vita. Ogni Natale si riprometteva di chiamarlo, ma alla fine non lo faceva mai. Si disse che l'indomani gli avrebbe telefonato, e questa volta avrebbe davvero mantenuto fede al suo proposito.
Si allontanò dalla finestra per andare ad aggiungere legna nel camino. Chinandosi attizzò il fuoco e rimase a fissare le fiamme che danzavano, diffondendo nell'ambiente quel calore antico e genuino che da tanto non riscaldava più le mura della sua casa. Lo avvertì anche nel suo cuore, dove stava scendendo qualcosa di molto simile alla pace.
Forse da quel Natale in poi alcune cose sarebbero cambiate.
Gli sembrò di sentire la voce di Shannon che gli sussurrava di vivere e amare, perchè aveva tanti buoni motivi per farlo. E lei aveva sempre ragione.
Un movimento alla sua destra gli fece voltare la testa e sollevare lo sguardo. Si trattava di Jenny, la quale appoggiandosi di lato al camino disse: «Che aria meditabonda...»
«Stavo riflettendo» fece Jethro tirandosi in piedi.
«Su cosa?»
«Sulle cose che cambiano. E su come qualcuno abbia deciso di cambiare i miei programmi per la serata. L'idea è stata tua, vero?»
Jenny piegò le labbra in un leggero sorriso. Le fiamme si riflettevano sui suoi capelli rossi, che con quel taglio corto le donavano un aspetto sbarazzino. I suoi occhi luccicavano, ma non solo per il riflesso del fuoco, erano dolci e pieni di attese e di ardore, gli stessi della donna che aveva amato a Parigi.
«Hai sentito cos'ha detto Ducky: è top secret.»
Gibbs la minacciò con l'indice. «Troverò il modo per fartelo confessare.»
«Ah sì...?» disse Jenny con l'aria ammiccante.
Lui sorrise scuotendo lentamente il capo. Il modo che entrambi avevano immaginato non avrebbe potuto realizzarsi in sala interrogatori.
«Jen, lo sapevi che non avrei accettato di accompagnarti alla cena d'auguri alla Casa Bianca, per questo me l'hai domandato.»
«Ovviamente, era solo per stuzzicarti un po'.»
«E magari anche la cena è stata un'invenzione...»
«Oh, no, quella era vera, ma è da ieri che alla Casa Bianca credono che io sia a letto con l'influenza.»
Allora anche il direttore Shepard sapeva disertare gli eventi mondani.
«Hai preferito me al presidente, devo sentirmi lusingato?»
«Lui non è Jethro Gibbs...»
Doveva essere l'atmosfera di quella serata, o il fatto che non fosse mai cambiata, nemmeno dopo aver vestito i panni di direttore dell'NCIS, ma Jenny non gli era mai sembrata così trasparente da quando si erano rincontrati. Il suo era un chiaro invito a riscoprire la magia che li aveva uniti tanti anni prima.
Il problema era che Jethro a quell'invito era tentato di rispondere.
Tenne lo sguardo fisso in quello di lei senza dire una parola, gli unici suoni che si udivano nella stanza erano il crepitio del fuoco e le voci provenienti dalla cucina. Abbassò poi gli occhi sulle sue labbra appena dischiuse: un richiamo irresistibile. L'agente speciale Gibbs avrebbe voluto girare sui tacchi e andarsene dal salotto, invece Jethro, l'uomo, desiderava baciarle.
Per una volta, vinse il secondo.
Solo un breve e semplice bacio, si ripropose mentre accorciava la distanza fra i loro volti.
Jenny però gli appoggiò una mano sul petto per tenerlo a distanza.
«Regola numero dodici» gli ricordò con un lampo di divertimento negli occhi.
Oh cielo... Preso in contropiede dalle regole che lui stesso aveva deciso, non potè fare a meno di constatare Gibbs. Situazione che aveva dell'esilarante, ma era anche vero che se Jethro Gibbs aveva creato la regola numero dodici, Jethro Gibbs la poteva aggirare.
Senza indugi, posò le labbra su quelle di Jenny, e il bacio che ne seguì non fu affatto breve, mentre le insinuava una mano fra i capelli sulla nuca e quelle di lei accarezzavano il suo viso. Fu intenso e coinvolgente e Jethro non volle pensare ad altro che a quel momento. Non sapeva dove quel bacio li avrebbe condotti e non se lo chiese.
Si staccò da lei quel tanto che bastava per dire, a pochi centimetri dalle sue labbra: «Noi non stiamo uscendo, ci stiamo baciando.»
Jenny appoggiò la fronte contro la sua e rise.
Rise anche Jethro.
Il Natale era anche trasgredire le regole.



 
FINE
  
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