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Autore: BarbyFainello    05/02/2014    4 recensioni
E' una FanFiction sul nostro caro Eleventh, non ho un dottore preferito, ma lui mi piaceva molto e mi ha ispirato questa F.F.
Non c'è nulla di personale o offensivo verso alcunche, inventerò cose strane, disordinerò il tempo. Giocherò a fare il Moffat della situazione. Non sarò una campionessa di scrittura, ma spero di trasmettervi emozioni e sentimenti reali, di farvi ridere e piangere all'interno delle avventure di Hope e del Dottore.
Grazie per aver scelto "Titolo Provvisorio" ah,perché questo nome?
SPOILERS.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 11, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.
 
Il pavimento specchiato sotto le mie Vans nere lasciava intravedere fili, tubi, circuiti di mille colori attorcigliati tutti attorno al pilastro centrale del Tardis. Rimasi a fissarli, accucciata sulle ginocchia per avvicinare meglio il viso al pavimento, per svariati minuti con gli occhi che mi brillavano e con la paura di guardare il resto, la paura che nulla di ciò fosse vero. Ma i miei occhi erano affamati come la mia mente, le mie emozioni erano totalmente sovraffate dall’incredulità di ciò che stavo vivendo. Il dottore si schiari la voce, aspettando che dicessi qualcosa, io non ebbi il coraggio di guardarlo, per paura che tutto ciò svanisse, così sorrisi alzandomi e guardando in alto.
Attorno al pilastro centrale, in alto, fino al soffitto c’erano enormi cerchi color oro sporco, con scritte nere Gallyfreiane. Dio, cosa avrei dato per sapere cosa significassero. Poi d’un tratto, lampo di genio! Sapevo decifrarle, o così avevo studiato in delle fotocopie che avevo trovato su Internet. Presi alla svelta il telefono, notai il Dotttore guardarmi incuriosito.
Dottore: Io….-cercò di dire qualcosa, ma alzai un dito in segno di silenzio, e lo sentii sbuffare sorridendo. Iniziai a cercare di capire il primo cerchio cosa significasse… man mano che leggevo (secondo l’alfabeto delle fotocopie) usciva fuori la parola “First Doctor”.
Inglese, ovviamente. Perfetto. Io non so l’inglese. Oh su forza Tardis, so che First è primo, ma aiutami di più, non farmi faticare così tanto per capire cosa c’è scritto li in alto!” –sbuffai tra me e me mentre decifravo il secondo cerchio, il Dottore, nel frattempo, si era avvicinato a me. Era alla mia destra che guardava quello che digitavo velocemente e in modo sconnesso sugli appunti del cellulare. Sorrise quando finii di decifrare il secondo cerchio che diceva “Second Doctor”.
Dottore: P…-alzai il dito ancora, e lui sorrise di nuovo e si sedette a guardami, mentre continuavo a decifrare, ogni cerchio corrispondeva ad un dottore, e man mano, decifraro tutto in modo più veloce. Ogni cerchio era il numero di un dottore. All’11, mi bloccai. Era come se non riuscissi a mettere a fuoco gli altri cerchi.
Dottore: Non puoi leggere anche quelli, almeno non finché io sono qui. Quando l’ho restaurato, il Tardis ha deciso di farmi un piccolo scherzo, scrivendo nella nostra lingua tutti i dottori, il mio nome e qualcos’altro, ma ogni dottore può mettere a fuoco soltanto il suo numero, il nostro nome e i numeri delle rigenerazioni precedenti, dato che su tutto il resto c’è un potente filtro di percezione.Il resto è sfocato per noi, per te, invece, che non sei un signore del tempo, è possibile comprendere solo i numeri delle rigenerazioni, fino a quelle del dottore con cui ti trovi ora. Non so se quando io non ci sia tu possa leggere, nessuno si è mai messo a decifrarli.
Io:Oh…capisco…-sussurrai cercando di mettere comunque a fuoco il resto. Mi sforzai più volte, poi cedetti. Il Dottore mi guardava seduto dalla poltroncina parallela al cerchio dei comandi, che finalmente, dopo aver osservato le pareti di metallo con inserti irregolari di color oro sporco, guardai. Era stupendo. Mi avvicinai lentamente, e più mi avvicinavo, più pulsanti e manopole apparivano attorno a me. Iniziai a girare lentamente attorno al disco di comando, girai più volte, per non lasciarmi sfuggire nessun bottone o leva.
Amavo i dettagli, non per nulla ero in un liceo di Cinematografia e Fotografia. Io avevo scelto l’indirizzo fotografico, per questo amavo i dettagli, ogni piccolo particolare, pur apparentemente insignificante, che alla gente poteva sfuggire, a me colpiva. Volevo immortalare tutto, anche i dettagli più irrilevanti, per renderli eterni agli occhi delle persone che passavano di li, senza mai accorgersi di quella scritta, o di quel vaso, li fermo da anni. Ogni dettagli era importante, nulla era da trascurare per me.
Finii il quarto giro, quando il Tardis emise un rumore, quasi uno sbuffo.
Dottore: Su avanti, guardalo.- disse il Dottore ridendo. Mi feci coraggio e lo guardai. Guardai d’avanti a me, ma quando alzai la testa vidi lo schermo, lo scansai, come se sapessi già  muoverlo da tempo, mi venne spontaneo. Scansato lo schermo, d’avanti a me apparve in tutto il suo splendore il Tardis, quella colonna di cristallo trasparente al centro della piattaforma dei comandi, al suo interno scorreva una luce bianca, con dei riflessi blu e dorati.
Non so per quanto rimasi a fissarlo, so solo che d’un tratto quasi sospirai quattro semplici parole: Dio mio, è stupendo!
Il Tardis emise un suono, un fischio, il Dottore sorrise e si alzò di scatto sbattendo le mani e sistemandosi il cravattino.
Dottore: Allora, signorina dove la porto?- chiese lui sorridendomi e rimettendo lo schermo d’avanti a me. Lui era proprio dietro di me, sentivo il suo petto battere contro la mia schiena. Mi irrigidii imbarazzata. Era così alto confronto al mio metro e 65.
Poggiò le sue grandi mani sulle mie spalle.
Io:Oh Dottore, ovunque tu voglia! Stupiscimi te ne prego!- dissi girandomi verso di lui, sfoggiando il sorriso più bello che riuscii a fare in quel momento. Ancora incredula e eccitata per tutto ciò che mi stava accadendo.
Lui mi sorrise con tutti i suoi denti, agitò le mani, come avevo sempre visto fare dal “Dottore” in T.V. e si scansò, portandosi dietro lo schermo, scrivendo su di esso e pigiando svariati pulsanti, poi mi guardò, sapevo cosa stesse per dire e non vedevo l’ora di sentirmi dire quella frase:
Reggiti forte, si parte. G E R O N I M O !- disse lui guardandomi negli occhi, penetrandomi l’anima, urlando infine quel suo motto che tanto amavo.
 
 
 
 
 
**nel frattempo a Roma**
I telegiornali riportavano da giorni, ormai, la scomparsa o la possibile morte di una ragazza, con i capelli castani, alta 1,65, di 17 anni.
I suoi amici l’avevano persa di vista la notte di capodanno, quando tutti erano ubriachi e si erano divisi in gruppi, lei era andava verso qualcosa, o così avevano detto, ma nessuno si ricordava bene cosa fosse. I genitori di lei erano ospiti nei programmi televisivi dal 2 Gennaio 2014. Ma nessuno aveva tracce di questa ragazza. A scuola, al Rossellini, i suoi compagni con i professori la chiamavano la mattina durante l’appello, ma nessuno aveva ancora il coraggio di dire assente ad alta voce. Il suo migliore amico, aveva scritto un post in bacheca sul suo profilo Facebook:
“Hope, ovunque tu sia, giuro, ti troverò.
Mi manchi migliore amica mia.
Se stai leggendo questo, o se lo leggerai, sappi che quando tornerai, giuro che non litigheremo più. Ma ti prego, torna da me, da noi. Ci manchi. Non puoi andartene per sempre, sei il nostro piccolo raggio di sole, la nostra speranza, sei la ragazza impossibile che faceva stare tutti bene. Ti prego, torna da me.
Ti voglio bene.
Mi manchi disastro.”
 
E questo era solo il primo, di una serie infinta di post, sulla bacheca della ragazza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-To be continued.
  
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