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Autore: Roccuncolo    05/02/2014    1 recensioni
Un brivido si dirama lungo la mia schiena: non riesco a fare nulla, se non fissarli. Stanno attraversando la strada. - Vengono verso di noi- penso. Cosa sta succedendo? Suona il campanello. Sono solo a casa, quindi decido di non aprire. Mi nascondo sotto le coperte, cercando un motivo per cui quegli uomini sono qui.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tornando a casa non vedo nessuno, forse per via dei saldi. Le strade sono deserte. E nemmeno gli animaletti si fanno vedere. I piccoli uccellini e le loro dolci melodie si sono nascosti. I cani dei vicini pure. Arrivo davanti casa e suono il campanello ma nessuno risponde. Sembra quasi sia passato un uragano, anche se non è mai successo dalle nostre parti. Scavalco il cancelletto rosso e mi dirigo verso la porta che da' al salotto. Do' una sbirciata dentro casa e li vedo: due uomini alti, un po' grossi, con delle giacche verde oliva. Scatto indietro per nascondermi. Chiudo gli occhi. “Non posso nascondermi per sempre” penso. E con un gesto avventato apro la porta. Tengo la testa bassa, senza osare guardarli. 
    - Che bel ragazzo che hai, Jenny! - esclama il signore a sinistra, rivolgendosi a mia madre. Come fa a conoscere mia madre? La sua voce è fredda e pungente, come quella che mi ero immaginato. Eppure non è come quella dell'uomo del bar. È più rauca, più forte. Dopo qualche attimo di silenzio decido di guardare in faccia il mio destino: alzo lo sguardo, ma non vedo l'uomo col mento squadrato che avevo incontrato. È paffuto. Le sopracciglia sono nere e folte. Il naso è un po' schiacciato, con dei peli che escono dalle narici. Ha delle labbra grosse ed una barba brizzoluta che gli copre le guance. Ed ha un tatuaggio sul dorso della mano, su cui scritto “I'M A MAN”. Quello non lo negava nessuno. Forse non sapeva cosa scrivere.
 Guardo mia mamma con aria interrogativa ed inarco un sopracciglio, come per chiederle “Perché sono qui questi due?”. Mia mamma mi risponde con uno sguardo d'accusa. Non so perché. Ma non significa
niente di buono. 
Vado in cucina e chiudo la porta. Do' da mangiare al mio cagnolino, che inizia ad abbaiarmi contro. È un cagnolino piccolo, con occhi grandi e marroni. Le orecchie sono dritte per sentire ogni suono. Il pelo morbido, lungo, di un marrone nocciola lo fa sembrare grosso. E, come ho già detto, mi odia. Non so perché, ma tutti gli animali mi “odiano”. 
Dopo avergli riempito la ciotola, il cane mi ringhia contro per qualche secondo, e poi si zittisce abbuffandosi di croccantini. Metto sul fuoco una padella e ci butto sopra della carne. Forse cucinare mi potrebbe aiutare durante la guerra. Prendo un pacchetto di patatine dalla dispensa e mi abbuffo, il che non è un problema: tutto ciò che mangio viene bruciato in fretta, infatti sono piuttosto snello. Aspetto due minuti e prendo la bistecca. Ne sto addentando un pezzo quando entra mia mamma.
- Perché mi hai lanciato quell'occhiataccia? - le chiedo.
- È vero che hai un cinque in pagella? Quando avevi intenzione di
 dirmelo?
Esatto. Mia mamma è una di quelle che non accettano brutti voti. 
- Quindi quell'uomo era...?
- Il nuovo preside, non l'avevi già incontrato?
- Boh, credo di sì... - dico. 
In effetti avevo un vago ricordo di quell'uomo. Ma probabilmente prima ero troppo confuso per ricordarmelo. - Che fortuna – mi sfugge dalla bocca. E non sono ironico. Sono molto preoccupato. Ma soprattutto sono spaventato. Mia mamma capisce all'istante che non stavo parlando con sarcasmo.
- Perché “che fortuna”? Chi credevi che fosse?
La guardo negli occhi. Verdi come i miei. Riesco a vedere la sua preoccupazione. Non posso nasconderle tutto. Almeno non questo. Decido di dirle tutto, di quando erano venuti e di quello che mi ha detto Autumn. 
- Eppure non è venuto nessuno oggi, ad eccezione del preside. - dice mia madre, stringendosi le spalle. 
Non sembra nemmeno preoccupata. Il che mi irrita. Sposto la traiettoria del mio sguardo sulla carne, che inizio a mangiare. Dopo qualche boccone l'ho già finita, così mi infilo la giacca e dico a mia madre: 
- Vado da Autumn, mi sta aspettando...
- Va bene - dice lei, arruffandomi i capelli castani.
In quel momento bussano alla porta.

Toc toc toc

Mi giro di scatto e guardo mia mamma nel profondo degli occhi, e ne vedo la paura.
- Ci penso io – dice.
Mi rannicchio dietro al tavolo bianco che abbiamo in salotto, dato che ha le gambe piuttosto larghe. Sbircio verso la porta.
È mio padre, con la sua divisa da lavoro arancio brillante e un giocattolo in mano per i miei fratellini, Michael e Adam. La sua fronte, priva di rughe, è 
ricoperta da goccioline di sudore. Il suo respiro è affannato. Deve essere tornato a casa di corsa. Ha un sorriso smagliante stampato sulla faccia:  - Ciao amore – dice a mia madre, stampandole un bacio sulla bocca. 
Mia mamma arrossisce, e gli chiede: - Perché tanta felicità? 
- Ho avuto una promozione, quest'anno potremo andare in vacanza all'estero, tipo a Los Angeles! È noioso stare sempre qui a Blackwich! Non possiamo sempre stare qui o in giro per l'Inghilterra, ci abitiamo lì!
Mia mamma lo guarda negli occhi ed io, come d'istinto mi dirigo verso di loro. 
- Papà, devo parlarti
Il suo sorriso si affievolisce ed il suo sguardo diventa serio.
- Cosa c'è? 
- Qualche giorno fa sono passati dei soldati, e cercano qualunque persona possa combattere. Quest'anno niente vacanze.     



 Salve :)
prima di tutto volevo chiedervi cosa ne pensate   della mia storia e come potrei migliorarla.
E poi volevo suggerirvi di leggere le fanfiction di una   mia amica, si chiama IBeliveInMySelf, perché scrive davvero bene :D
Grazie mille a chi recensice  la storia, un saluto a tutti 
Roccuncolo                           
  
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