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Autore: Deademia    05/02/2014    1 recensioni
L’ombra è una conseguenza naturale della luce. Senza essa neanche esisterebbe.
Spesso tendiamo a dimenticarci di questo particolare e per noi l’ombra non è altro che questo, un'ombra.
Pochi invece capiscono che ne esistono diversi tipi, quella più densa e oscura e quella più flebile, e che questi diversi tipi d’ombra dipendo dall'intensità della luce da cui sono generati.
Lord Voldemort è un’ombra, delle più nere che possano esistere.
Eppure nessuno si è mai chiesto quale sia stata la luce che l’ha creata, che forma avesse, quale fosse il suo nome.
Per scoprirlo bisogna andare indietro di molti anni, quando il Signore Oscuro non esisteva ancora ed al suo posto c’era un ragazzo senza famiglia, con tante ambizioni e pochi limiti, che rispondeva all'appellativo di Tom Riddle.
E' qui che troviamo lei. Purosangue sfrontata, Serpeverde irriverente. Daiana Rosier.
Un nome dimenticato da tutti tranne che da lui, un volto gentile che nasconde un carattere caparbio, sbiadito dal tempo ma impresso a fuoco nell'animo frantumato del Lord.
E qui ci fermiamo. Perché se per capire un'ombra bisogna prima conoscerne la luce, per capire un grande uomo bisogna sempre conoscere la donna che vi è dietro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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cap 1 Image and video hosting by TinyPic

"Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l'unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima"

José Saramago




1. OCCHI INQUIETANTI E PASSEGGIATE NOTTURNE  

Da quando era nata, Daiana si era sempre sentita ripetere che una Purosangue come lei non poteva permettersi determinati comportamenti ritenuti totalmente inadeguati per la sua  condizione sociale. D'altronde, da una Rosier ci si sarebbe aspettato un miscuglio di raffinatezza e superiorità degne del cognome che portava. Eppure in quell’istante, a vederla acciambellata scompostamente su una poltrona della Sala Comune Serpeverde, infagottata in una coperta di lana ruvida nel tentativo di scaldarsi mentre leggeva il capitolo assegnatole di Pozioni, non si poteva certo dire esprimesse la tanto decantata classe Purosangue. Quasi rise al pensiero dell’indignazione che avrebbe letto sul volto della madre se fosse stata lì accanto a lei, ma grazie al cielo così non era e Daiana era libera di comportarsi come più preferiva, senza le catene invisibili che la sua famiglia le imponeva costantemente.

Uno starnuto la distrasse da quei pensieri, ed un altro ancora la indusse ad allungare svogliatamente una mano per afferrare la bacchetta e ravvivare il fuoco ormai quasi del tutto spento.

Era intenta a pronunciare l’incantesimo, quando un movimento alle sue spalle la fece sussultare.

La ragazza allungò il collo oltre lo schienale, incuriosita di vedere chi tra gli studenti si aggirasse per la scuola nonostante l’ora tarda ed il coprifuoco in atto già da un pezzo, e si stupì non poco di notare, tra la il gruppo di ragazzi scivolati furtivamente all’interno della sala, la figura di suo fratello.

Il ragazzo era voltato di spalle e stava parlando con qualcuno, forse Abraxas Malfoy ipotizzò lei non riuscendo a vederlo bene in volto, ma la chioma bionda identica alla propria era fin troppo riconoscibile ai suoi occhi. Evan, sentendosi osservato, voltò il capo, ed i suoi occhi chiari incontrarono stupiti ed un pizzico sospetti quelli di lei. Daiana lo salutò con un cenno della mano e vedendolo incamminarsi verso di lei, chiuse il libro sulle proprie gambe accomodandosi meglio.

-Si può sapere cosa ci fai ancora alzata? E’ più di mezzanotte, se non te ne fossi accorta-

Lei inarcò un sopracciglio, scettica, squadrandolo male prima di dar sfogo alla sua innata ironia pungente.

-Buonasera anche a te fratello, sto bene, grazie dell’interessamento, e tu?-

Evan fece una smorfia esasperata, avvicinandola  ancora di più.

-Spiritosa. Quindi?-

Quella per tutta risposta sbuffò, prima di riafferrare il libro mostrandoglielo a mo’ di spiegazione.

-Semplice, non riuscivo a dormire, e siccome domani ho un compito di Pozioni, ho pensato bene di dare un’ultima ripassata per impegnare il tempo. Tu piuttosto? Come mai in giro a quest’ora? E con tutti quelli là per giunta…- si informò lei, gettando un’occhiata veloce alle spalle del ragazzo.

-Nulla che ti debba interessare-

-Oh, ora fai il misterioso con me fratello? Tranquillo, non voglio impicciarmi dei fatti tuoi e della tua combriccola, sono solo curiosa-

-Lo sei sempre. Fin troppo-

Lei lo guardò risentita, fissando la sua aria seccata e vagamente agitata con crescente sospetto.

-Ma si può sapere che hai stasera?-

Evan sospirò rumorosamente, abbassando lo sguardo e massaggiandosi il collo con rinnovato senso di colpa.

-Senti, mi dispiace d’accordo? Sono solo un po’ nervoso, ma non volevo risponderti a quel modo…-

Lei lo guardò dubbiosa, allungando una mano per accarezzargli affettuosamente un braccio. Tra loro funzionava sempre così: litigavano per ogni minima cosa, ma l’attimo dopo tornavano a fare pace comportandosi da perfetti fratelli amorevoli.

-C’entra con qualcosa che è successo stasera?-

-Si e no…-

-Vuoi raccontarmi?-

Il ragazzo le sorrise, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia prima di gettare un’occhiata all’orologio.

-Un’altra volta magari, adesso direi proprio che è arrivato il momento di andare a letto per le mocciose come te-

-Bada a come parli, altrimenti questa presunta mocciosa di affattura senza tanti problemi- lo minacciò indignata lei, tirandogli una sberla sul braccio prima di alzarsi, rassettandosi la gonna e raccattando le proprie cose, come sottofondo la risata divertita di lui.

Notò solo in quel momento che la stanza era tornata ad essere quasi del tutto deserta. Quasi, perché oltre a loro, in un angolo più appartato tre ragazzi si erano fermati a discutere a bassa voce.

Fu solo dopo aver dato la buona notte ad Evan ed essersi incamminata verso il proprio dormitorio, passando loro accanto, che li riconobbe. Il primo lo conosceva bene, era Antonin Dolohov, e la sua famiglia vantava una lunga amicizia con quella di lei, tato che spesso da piccoli si erano ritrovati a condividere lo stesso salotto. Il secondo, che stava animatamente discutendo con lui, era Edward Lestrange. Mentre il terzo, appoggiato con le spalle al muro e apparentemente indifferente al chiacchiericcio dei due, l’aveva visto innumerevoli volte senza mai averci scambiato più di qualche saluto. Era certa, comunque, che a nessuno in quella scuola fosse sconosciuto il suo nome, in quanto tra l’essere il più brillante tra gli studenti e il più ammaliatore tra i Serpeverde, era diventato pressoché una leggenda. A lei però, con quel suo alone di mistero e quell’aria fin troppo sicura di sé, non era mai particolarmente piaciuto. Non che certi atteggiamenti la infastidissero, d’altronde Daiana c’era cresciuta in mezzo a simili qualità e in parte risiedevano persino in lei, eppure lui, con quegli occhi terribilmente  neri e la capacità di piegare tutti sotto il suo volere, facendoli letteralmente pendere dalle sue labbra, professori compresi, non l’aveva mai visto di buon occhio. Quasi la inquietava. In un modo che lei stessa non sapeva spiegarsi.

Anche in quel momento, mentre gli passava accanto attirando la sua attenzione, non poté che reprimere un brivido sotto quello sguardo profondo ricambiando velocemente il suo saluto e quello degli altri due per poi sparire oltre la porta del dormitorio.

D’altronde, si disse, Tom Riddle era la persona più enigmatica che avesse mai incontrato.

 

 

***

 

Quella notte sembrava che incubi terribili avessero deciso di disturbare il sonno della strega.

Le tende verde scuro del baldacchino erano tirate, lei, supina, era infagottata sotto due strati di pesanti coperte, ed i capelli lunghi sparsi disordinatamente sul cuscino lindo parevano già madidi di sudore. Il letto cigolava ad ogni suo nervoso spostamento, mentre le lenzuola iniziarono ad attorcigliarsi attorno alle gambe nude senza pietà. Quando infine dopo l’ennesimo mugolio si svegliò, gli occhi sbarrati, un baluginio chiaro nell’oscurità, si ritrovarono a fissare il soffitto senza realmente vederlo, una mano posata sul petto ansante e l’altra ad artigliare la stoffa scura della coperta nel vago tentativo di attaccarsi a un qualcosa di reale per evitare di essere nuovamente inghiottita dalle immagini di morte che avevano popolato il suo sonno.

Rimase ferma in quella posizione fin quando il respiro non le si fu calmato e dell’incubo non rimase che un ricordo sbiadito. Infine, facendo attenzione e fare il minimo rumore, scostò il drappo pesante che racchiudeva il letto e sfilò via dalle coperte, rabbrividendo per l’improvviso cambio di temperatura.

Era una tipa molto freddolosa, lei.

Una veloce occhiata alla stanza le assicurò che fosse l’unica sveglia lì dentro, così, sempre il più silenziosamente possibile, agguantò la vestaglia posata in fondo al letto e infilandosela in un turbinio di svolazzante seta smeraldina si avviò alla porta del dormitorio, e poi fuori dalla Sala Comune, là dove il coprifuoco imponeva di non aggirarsi.

Ma da brava Serpe quale era, si era sempre curata poco di simili futili dettagli.

Con un sospiro liberatorio attraversò a passi lenti i sotterranei, per nulla intimidita dal buio tetro scandito da ombre tremolanti, frutto delle fiaccole sparse qua e là lungo la strada. In sei anni si era abituata a quella vista poco accogliente, inoltre non poteva che notare ogni volta con un pizzico di ironia quanto tutto quello assomigliasse in maniera stupefacente a casa sua. Fu solo quando salì velocemente i gradini fino a raggiungere il porticato che dava sulla corte interna, che si concesse di fermarsi, appollaiandosi in uno degli archi di pietra, la testa appoggiata alla colonna fredda e le ginocchia strette al petto. Fissò le stelle, quella notte particolarmente visibili e luminose in un manto blu per nulla deturpato dalla benché minima nube, e respirò a pieni polmoni l’aria frizzante che le arrossò la punta del nasino ormai congelato.

Le capitava spesso, da anni ormai, di ritrovarsi a vagare nella desolazione notturna della scuola, incurante dei possibili pericoli o rimproveri e della stranezza stessa della cosa, trovando conforto in quella pace totale e in quell’oscurità naturale che era la notte. Lo faceva ogni volta che un incubo le impediva di rimanere a letto, angosciandola con ricordi fin troppo nitidi e dolorosi ed impedendole di proseguire il sonno. Allora si alzava e fuggiva lontano, dove poteva distrarsi e concentrarsi su altro, che fosse il freddo pungente in grado di gelarla fin nelle ossa o un cielo burrascoso preannunciatore di temporali aveva poca importanza per lei. Bastava distrarsi.

Una volta, a quattordici anni, aveva fregato il pacchetto di sigarette del fratello e se ne era fumato metà in uno di quei momenti, storcendo la bocca ad ogni boccata ma continuando lo stesso, imperterrita. Non seppe se fu quel saporaccio a impedirle di rifarlo una seconda vola, o la strigliata di Evan la mattina dopo, accortosi del furto e insospettito dall’insolito odore di fumo che emanavano i capelli della sorella.

Un’altra volta, l’ultimo mese di scuola prima delle vacanze estive del quinto anno, era stata raggiunta da Lucretia Black, sua compagna di stanza e migliore amica da ancora prima che entrassero ad Hogwarts, e in uno slancio dettato dal momento avevano deciso di fare un bagno di mezzanotte nel Lago Nero. Inutile dire che dieci minuti dopo erano corse fuori terrorizzate, convinte che qualcosa di viscido e vivo le avesse afferrate per la caviglia .

Con un sorriso mesto si disse che tutte quelle notti passate ad infrangere il coprifuoco avevano dato i loro frutti, o perlomeno le avevano regalato un paio di aneddoti divertenti da divulgare solo con una buona dose di alcol nel sangue.

Quando però gli incubi si facevano frequenti e le notti in bianco insostenibili, si rivolgeva a Poppy per chiederle un distillato soporifero, certa che la donna, conoscendo fin troppo bene le cause scatenanti di tali notti turbolente, non gliel’avrebbe di certo negato.

Pensava a tutto questo, appagata dal rinnovato senso di tranquillità che le aveva invaso mente e membra, fin quando un rumore lontano non la distolse dalle sue elucubrazioni.

Insospettita, ma soprattutto curiosa, si tirò su affinando lo sguardo per volgerlo tutt’intorno a lei.

Niente.

Con uno sbuffò torno nella posizione originaria. Probabilmente si era trattato di uno spostamento d’aria, o di un qualche animale che si aggirava nel giardino.

Non fece in tempo a finire di pensarlo che una voce alle sue spalle la fece letteralmente saltare in aria. Per lo spavento dovette aggrapparsi con una mano ad una colonna, portando l’altra all’altezza del cuore il cui battito le rimbombava assordante nelle orecchie. Voltò la testa di scatto, trovandosi di fronte ad una figura che conosceva bene e che in quel momento la stava fissando dalla penombra del porticato, le braccia incrociate sul petto e la schiena poggiata al muro.

Dovette deglutire un paio di volte prima di poter emettere alcun suono, anche perché quegli occhi inquietanti e impenetrabili non la aiutavano di certo nella ricerca della giusta tranquillità e concentrazione.

-Riddle, che diamine ci fai qui?! Mi hai fatto prendere un colpo…-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, accennando un piccolo sorrisetto.

-La domanda giusta è cosa ci fai tu a quest’ora fuori dal tuo dormitorio. Io sono di ronda-

Daiana si rizzò meglio, drizzando la schiena in una profusione di superiorità e calma che certo non provava di fronte a quel ragazzo, ma che doveva ostentare per non dargli alcuna soddisfazione. Non era certa che il suo obbiettivo reale fosse intimorirla, ma in qualche modo, dopo anni di sbieca osservazione, era arrivata alla conclusione che godesse nel vedere gli altri assoggettati alla sua sola presenza.

-Pensavo che la ronda fosse terminata ore fa-

Si morse un labbro, gioendo nel vedere una traccia di nervosismo adombrare le sue iridi già nere. Era piuttosto brava nel mettere con le spalle al muro la gente, lei.

-Ho tardato più del dovuto, ma sinceramente non vedo come io debba dare delle spiegazioni a te, visto che tra i due non sono io quello non autorizzato a girovagare per il castello a proprio piacimento a notte fonda-

-Allora perché me le stai dando?- a quel punto osò un sorrisetto ironico, inarcando le sopracciglia in un’espressione loquente.

-Solo perché sei la sorella di un mio amico, non significa che non possa punirti per il tuo comportamento. Fossi in te inizierei a portare rispetto per il tuo Caposcuola-

Nel pronunciare quelle parole, Tom si era scostato dal muro, avvicinandola e sovrastandola con la sua figura quasi a voler sottolineare il senso di quelle parole.

Daiana invece percepì la chiara e fastidiosa sensazione della puntura di uno spillo.

-Tu non sei un amico di Evan. Io non so cosa fate in quella…quella sette o cosa diavolo è, ma da quando mio fratello frequenta te e il tuo gruppetto d’elite è cambiato. E se pensi che io me ne starò buona mentre tu lo plasmi a tuo piacimento come un burattino ti sbagli di grosso-

-E’ una minaccia, Rosier?-

-Potrebbe, si-

Con sua meraviglia il ragazzo scoppiò a ridere. Una risata bassa e roca, non esattamente divertita.

-Quanto sei ingenua..- scosse la testa, fissandola negli occhi con rinnovata serietà –Questa setta, come la definisci tu, non è altro che un gruppo di amici che si ritrovano per studiare e stare assieme. Non ne hai uno anche tu? E’ piuttosto comune tra gli adolescenti se ci pensi…E per quanto riguarda tuo fratello, forse è semplicemente maturato, non credi? La gente cresce, succederà anche a te prima o poi-

-Non fare lo sbruffone con me, Riddle. Quel bel visetto e quel tono saccente potrà anche abbindolare la scuola intera, ma non me. C’è qualcosa di sbagliato in te…qualcosa che non sono mai riuscita a capire e che mette i brividi…è per questo che non ho la minima intenzione di avere a che fare con te, e me che meno voglio che mio fratello ti giri attorno-

-Tuo fratello è grande abbastanza da poter decidere da solo cosa fare. Mentre tu puoi stare tranquilla, non ho nessuna intenzione di circondarmi della tua presenza-

Fece un eloquente passo indietro senza una singola espressione a deturpare quei lineamenti perfettamente inquietanti, poi con un lieve gesto del capo la salutò.

-Buona notte Rosier-

Daiana non si prese neanche il disturbo di rispondere, ancora scossa da quel breve ma intenso scambio di battute, ma quando ormai pensava di averlo visto scomparire nell’ombra la sua voce bassa e fluida la fece sussultare per l’ennesima volta.

-Quasi dimenticavo…venti punti in meno a Serpeverde, la nostra casa ti sarà grata-

Voltò la testa infastidita, ma non vide più nessuno. Poi un brivido la costrinse a stringersi nella leggera vestaglia ed incamminarsi lenta verso i sotterranei. Faceva improvvisamente troppo freddo là fuori.

 

***

-Sei uscita anche stanotte, vero?-

Una voce ancora insonnolita la ridestò dalla sua lettura mattutina. Il sole era sorto da poco ma lei, reduce da una notte insonne, si era immersa senza troppo sforzo nel ripasso di Incantesimi, raggomitolata in cima al letto con la bacchetta come unica fonte di luce. Un modo come un altro per passare il tempo.

Sorridendo si voltò verso l’amica ancora infilata sotto le coperte e con gli occhi che faticavano a restare aperti. Era una visione piuttosto buffa, visto e considerato che si trattava della fredda e cinica Black.

-Buongiorno anche a te-

-Non tergiversare, non sei brava in queste cose-

-Mi permetto di dissentire, è solo che a lungo andare sei diventata brava a non farti fregare da me- acconsentì con dissipata presunzione, sorridendo sfrontata.

-Lo stai facendo di nuovo-

-Appunto-

-Allora?-

Alzò gli occhi al cielo, lasciandosi cadere suoi cuscini dietro alle sue spalle con enfasi.

-Si…e so cosa stai per dire-

-Ah davvero?- Lucretia, ormai del tutto sveglia, puntò il gomito nel materasso e poggiò una guancia sul dorso della mano, guardandola col sopracciglio alzato.

-Si, ma voglio aspettare ancora qualche giorno prima di andarci…-

-E’ una settimana che non dormi decentemente, se tuo fratello lo sapesse ti trascinerebbe di peso da Madama Chip-

-Ma mio fratello non lo sa, e io so gestire benissimo la cosa-

-Oh lo vedo…-

Daiana le lanciò un’occhiataccia, alzandosi di scatto per dirigersi infastidita verso il bagno, incurante delle altre ragazze anche ancora dormivano placidamente.

-La smetti?!-

-Mi sto solo preoccupando per te, se non l’avessi notato…non ti fa bene non dormire per così tanto tempo...insomma anche un bambino lo capirebbe! Quanto ancora pensi di andare avanti prima di farti aiutare?-

-Voglio solo aspettare un altro paio di giorni. Prometto che se mi risuccederà andrò in infermeria. D’accordo? Ma se posso evitare di farmi dare sonniferi anche questa volta lo preferirei-

Lucretia sospirò pesantemente ma alla fine si arrese, annuendo incerta. In fondo la capiva, erano anni che la vedeva succube di pozioni ed intrugli da ingurgitare ogni sera, era normale voler provare a combattere la cosa con le proprie forze. Anche se era certa che non sarebbe di certo bastata una dose in più di determinazione per superare ciò che le logorava l’esistenza da tutta una vita, però questo non glielo avrebbe mai detto…

-Almeno è stata interessante la tua passeggiata notturna?-

Daiana si bloccò nell’azione di afferrare la divisa, facendo una strana smorfia con la bocca.

-Oh direi proprio…di si-

Lucretia la guardò stupita, incitandola a continuare. Che mai poteva essere accaduto di così strano in piena notte per farle assumere quell’espressione?

-Ho incontrato Riddle-

Lucretia sgranò gli occhi.

-Tom Riddle?-

-Si, lui-

-Quel Tom Riddle?-

La ragazza sembrava sconcertata, una cosa per nulla da lei, così Daiana si voltò per osservarla stranita.

-Ne conosci forse altri? Si, quel Tom Riddle. Ma che ti prende?-

L’amica si riscosse, scrollando le spalle con ritrovata noncuranza.

-Nulla, è solo…strano-

-“Strano” è una delle tante parole che vorrei dire in questo momento-

-E com’è?-

-Esattamente come lo vedi da sei anni a questa parte, Lucretia. C’è qualcosa che devi dirmi per caso?-

La giovane Black scosse il capo, minimizzando la cosa, ma quel rossore sulle sue guance non le passò inosservato. Spalancò la bocca, avvicinandola per poterla guardare bene in faccia. Quegli occhi sviatori la dicevano lunga.

-Oh per Merlino…Non ti sarai fatta anche tu abbagliare da quel suo falso fascino?!-

-No, certo che no! Per chi mi hai presa? Però non puoi negare che sia particolare…-

-Se con particolare intendi inquietante, allora sì, è particolare-

-Non è inquietante- di fronte alla sua espressione scettica sbuffò –D’accordo, forse un po’. Nel senso buono del termine però-

-Nel senso buono?-

-Dai, lo sai cosa intendo-

-Veramente no…insomma è assurdo. Cos’ha quel ragazzo per far capitolare ai suoi piedi tutti? E’ strano, inquietante, ambiguo, calcolatore…è oscuro-

Lucretia scoppiò a ridere.

-Oscuro? Non ti sembra di esagerare? E’ solo un ragazzo-

-Non mi piace-

-Non ti deve piacere. In effetti a te non piace un sacco di gente Daiana, quindi la cosa non mi stupisce più di tanto-

-Ma è diverso…credimi Riddle ha qualcosa di insolito, fa venire i brividi-

-Te lo ripeto, per me stai esagerando. Forse è lo stress, vedi gli effetti del non dormire? E non alzare gli occhi al cielo, è molto più sensato questo discorso dei tuoi deliri su di un ragazzo che neanche conosci. Comunque cos’è accaduto? Dubito tu sia rimasta semplicemente a fissarlo-

-Niente, gli ho fatto capire che non mi va particolarmente a genio e lui mi ha tolto venti punti per essere fuori dal mio dormitorio dopo il coprifuoco. Non capisco come quello possa essere un Caposcuola…-

-E’ il più bravo studente di Hogwarts-

-E’ presuntuoso-

-Anche tu lo sei-

-Io non sono…oh senti, mi sono stancata. Tanto ormai sei stata inglobata nel suo esteso fan club, non posso più tentare di salvarti-

-Molto divertente-

-Sarei curiosa di sapere cosa ne pensa Darren..- continuò imperterrita, ripiegando con noncuranza la camicia da notte senza aver dato il benché minimo segno di averla ascoltata.

-La pianti? Ma non sei in ritardo o cosa? Potresti aspettarmi giù in Sala Grande, mh?-

-E’ un tentativo di liberarti di me?- domandò lei con espressione fintamente sconvolta.

-Velato- asserì la mora con un sorrisetto perfido, prima di defilarsi in bagno zampettando svelta sulla pietra fredda.

Daiana sorrise, portando le mani al collo e massaggiandoselo sovrappensiero. Un sospiro di piacere le uscì dalle labbra, e pensò che stare in quella posizione scomoda, china sul libro, per tutta la notte non aveva dato grandi benefici.

Ancora indolenzita finì di vestirsi, allacciandosi impeccabilmente la camicetta bianca sotto il maglione grigio senza neanche l’ombra di una spiegazzatura.

Quando fu pronta si accorse di essere ancora in largo anticipo, così perse tempo nel preparare la borsa coi libri e, sedutasi a gambe incrociate sul letto, buttò giù un paio di righe in risposta alla lettera che il padre le aveva inviato il giorno prima. Più che uno scambio di missive tra genitore e figlia, sembrava un rito pro forma carico di impersonalità e luoghi comuni, ma Daiana ci era così abituata che neanche ci faceva caso.

Nell’esatto istante in cui la piuma segnò con decisione il punto, la porta del bagno si spalancò mostrando la figura di Lucretia avvolta da una nuvola di vapore profumato. La giovane Serpeverde ancora in accappatoio blu scuro si gettò sul letto accanto a lei, stendendo le snelle gambe nude sul copriletto smeraldino e spargendo incurante i lunghi capelli umidi sul cuscino.

-Mi stai bagnando tutto il letto- protestò lei laconica, senza neanche un vero interesse, rileggendo velocemente la lettera prima di infilarla nella busta.

-Gli elfi domestici esistono per qualcosa-

Daiana sorrise, alzandosi per riporre la busta nel proprio baule. L’avrebbe spedita quel pomeriggio dopo le lezioni, d’altronde non era nulla d’urgente.

-Molto snob da parte tua-

-Ma io sono snob- affermò serafica quella, poggiando il mento sul palmo della mano per guardarla con superiorità, prima di concedersi una leggera risata.

-E a tal proposito…questo fine settimana pensavo di aggiornare il mio guardaroba in vista del ballo di Halloween, mi farai compagnia?-

-Ovviamente. Indovina chi mi ha invitata?-

-Malfoy?- Lucretia sorrise sorniona, ravvivandosi le ciocche bagnate.

-Già. Come ogni anno. Non capisco se la sua sia semplice stupidità o testardaggine…-

-Penso entrambe. Ma d’altronde come si fa a non innamorarsi di questi occhioni verdi da cerbiatta?- risero entrambe, e tra una battuta e l’altra l’intero dormitorio si svegliò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- - - Angolo dell’autrice - - -

Buonasera fanciulle :) Eccoci qua col primo vero capitolo di questa storia. Qui finalmente si fa la conoscenza della protagonista e di altri vari personaggi, e a tal proposito ho un po’ di chiarimenti da fare: della famiglia Rosier, grazie ai libri, noi conosciamo solamente Evan Rosier, che non è l’Evan Rosier di questa storia e fratello di Daiana, ma è suo figlio (infatti frequentò Hogwarts circa durante gli anni ’70). Il perché io abbia messo lo stesso nome al padre lo scoprirete più avanti ;)

Daiana è un personaggio totalmente inventato dalla sottoscritta, si è ipotizzato che esista una sorella di Rosier senior (lo chiamo così perché non se ne conosce il nome e qui non voglio confonderlo col mangiamorte suo figlio che tutti conoscono, ma appunto per questo ho deciso di dargliene io uno a mio piacimento), che si chiama Drusilla, ma ho preferito inventarmene una io.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, sto cercando di mettere tutti quelli che fanno davvero parte del passato ai tempi di Tom, ma per alcuni ho dovuto modificare di qualche anno le date di nascita per farli rientrare negli anni scolastici che preferivo, non me ne vogliate troppo :)

Bene, credo di avervi chiarito tutto quello che c’era da chiarire e per il resto…aspetto vostri commenti/critiche/chessòio con ansia :)

Ringrazio inoltre:

Maya_Potter (per aver commentato il prologo e messo la storia tra ricordate)

darkmagic31 (per aver inserito la storia tra le seguite)

Lidja (per aver inserito la storia tra le seguite)

 

Un bacione a tutte, ci vediamo al prossimo capitolo!
Deademia

Ps: la proposta del banner è ancora aperta, se ci fosse qualcuno così gentile e disponibile ne sarei felicissima :)

  
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