"Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l'unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima"
José Saramago
1. OCCHI INQUIETANTI E PASSEGGIATE
NOTTURNE
Da quando era nata, Daiana si
era sempre sentita ripetere che una Purosangue come lei non poteva permettersi
determinati comportamenti ritenuti totalmente inadeguati per la sua condizione sociale. D'altronde, da una Rosier
ci si sarebbe aspettato un miscuglio di raffinatezza e superiorità degne del
cognome che portava. Eppure in quell’istante, a vederla acciambellata
scompostamente su una poltrona della Sala Comune Serpeverde, infagottata in una
coperta di lana ruvida nel tentativo di scaldarsi mentre leggeva il capitolo
assegnatole di Pozioni, non si poteva certo dire esprimesse la tanto decantata
classe Purosangue. Quasi rise al pensiero dell’indignazione che avrebbe letto
sul volto della madre se fosse stata lì accanto a lei, ma grazie al cielo così
non era e Daiana era libera di comportarsi come più preferiva, senza le catene
invisibili che la sua famiglia le imponeva costantemente.
Uno starnuto la distrasse da
quei pensieri, ed un altro ancora la indusse ad allungare svogliatamente una
mano per afferrare la bacchetta e ravvivare il fuoco ormai quasi del tutto
spento.
Era intenta a pronunciare
l’incantesimo, quando un movimento alle sue spalle la fece sussultare.
La ragazza allungò il collo
oltre lo schienale, incuriosita di vedere chi tra gli studenti si aggirasse per
la scuola nonostante l’ora tarda ed il coprifuoco in atto già da un pezzo, e si
stupì non poco di notare, tra la il gruppo di ragazzi scivolati furtivamente
all’interno della sala, la figura di suo fratello.
Il ragazzo era voltato di spalle
e stava parlando con qualcuno, forse Abraxas Malfoy ipotizzò lei non riuscendo
a vederlo bene in volto, ma la chioma bionda identica alla propria era fin
troppo riconoscibile ai suoi occhi. Evan, sentendosi osservato, voltò il capo,
ed i suoi occhi chiari incontrarono stupiti ed un pizzico sospetti quelli di
lei. Daiana lo salutò con un cenno della mano e vedendolo incamminarsi verso di
lei, chiuse il libro sulle proprie gambe accomodandosi meglio.
-Si può sapere cosa ci fai
ancora alzata? E’ più di mezzanotte, se non te ne fossi accorta-
Lei inarcò un sopracciglio,
scettica, squadrandolo male prima di dar sfogo alla sua innata ironia pungente.
-Buonasera anche a te fratello,
sto bene, grazie dell’interessamento, e tu?-
Evan fece una smorfia
esasperata, avvicinandola ancora di più.
-Spiritosa. Quindi?-
Quella per tutta risposta
sbuffò, prima di riafferrare il libro mostrandoglielo a mo’ di spiegazione.
-Semplice, non riuscivo a
dormire, e siccome domani ho un compito di Pozioni, ho pensato bene di dare un’ultima
ripassata per impegnare il tempo. Tu piuttosto? Come mai in giro a quest’ora? E
con tutti quelli là per giunta…- si informò lei, gettando un’occhiata veloce
alle spalle del ragazzo.
-Nulla che ti debba interessare-
-Oh, ora fai il misterioso con
me fratello? Tranquillo, non voglio impicciarmi dei fatti tuoi e della tua
combriccola, sono solo curiosa-
-Lo sei sempre. Fin troppo-
Lei lo guardò risentita,
fissando la sua aria seccata e vagamente agitata con crescente sospetto.
-Ma si può sapere che hai
stasera?-
Evan sospirò rumorosamente,
abbassando lo sguardo e massaggiandosi il collo con rinnovato senso di colpa.
-Senti, mi dispiace d’accordo?
Sono solo un po’ nervoso, ma non volevo risponderti a quel modo…-
Lei lo guardò dubbiosa,
allungando una mano per accarezzargli affettuosamente un braccio. Tra loro
funzionava sempre così: litigavano per ogni minima cosa, ma l’attimo dopo
tornavano a fare pace comportandosi da perfetti fratelli amorevoli.
-C’entra con qualcosa che è
successo stasera?-
-Si e no…-
-Vuoi raccontarmi?-
Il ragazzo le sorrise, dandole
un buffetto affettuoso sulla guancia prima di gettare un’occhiata all’orologio.
-Un’altra volta magari, adesso
direi proprio che è arrivato il momento di andare a letto per le mocciose come
te-
-Bada a come parli, altrimenti
questa presunta mocciosa di affattura senza tanti problemi- lo minacciò
indignata lei, tirandogli una sberla sul braccio prima di alzarsi,
rassettandosi la gonna e raccattando le proprie cose, come sottofondo la risata
divertita di lui.
Notò solo in quel momento che la
stanza era tornata ad essere quasi del tutto deserta. Quasi, perché oltre a loro, in un angolo più appartato tre ragazzi
si erano fermati a discutere a bassa voce.
Fu solo dopo aver dato la buona
notte ad Evan ed essersi incamminata verso il proprio dormitorio, passando loro
accanto, che li riconobbe. Il primo lo conosceva bene, era Antonin Dolohov, e
la sua famiglia vantava una lunga amicizia con quella di lei, tato che spesso
da piccoli si erano ritrovati a condividere lo stesso salotto. Il secondo, che
stava animatamente discutendo con lui, era Edward Lestrange. Mentre il terzo,
appoggiato con le spalle al muro e apparentemente indifferente al
chiacchiericcio dei due, l’aveva visto innumerevoli volte senza mai averci
scambiato più di qualche saluto. Era certa, comunque, che a nessuno in quella
scuola fosse sconosciuto il suo nome, in quanto tra l’essere il più brillante
tra gli studenti e il più ammaliatore tra i Serpeverde, era diventato pressoché
una leggenda. A lei però, con quel suo alone di mistero e quell’aria fin troppo
sicura di sé, non era mai particolarmente piaciuto. Non che certi atteggiamenti
la infastidissero, d’altronde Daiana c’era cresciuta in mezzo a simili qualità
e in parte risiedevano persino in lei, eppure lui, con quegli occhi
terribilmente neri e la capacità di
piegare tutti sotto il suo volere, facendoli letteralmente pendere dalle sue
labbra, professori compresi, non l’aveva mai visto di buon occhio. Quasi la
inquietava. In un modo che lei stessa non sapeva spiegarsi.
Anche in quel momento, mentre
gli passava accanto attirando la sua attenzione, non poté che reprimere un
brivido sotto quello sguardo profondo ricambiando velocemente il suo saluto e
quello degli altri due per poi sparire oltre la porta del dormitorio.
D’altronde, si disse, Tom Riddle
era la persona più enigmatica che avesse mai incontrato.
***
Quella notte sembrava che incubi
terribili avessero deciso di disturbare il sonno della strega.
Le tende verde scuro del
baldacchino erano tirate, lei, supina, era infagottata sotto due strati di
pesanti coperte, ed i capelli lunghi sparsi disordinatamente sul cuscino lindo
parevano già madidi di sudore. Il letto cigolava ad ogni suo nervoso
spostamento, mentre le lenzuola iniziarono ad attorcigliarsi attorno alle gambe
nude senza pietà. Quando infine dopo l’ennesimo mugolio si svegliò, gli occhi sbarrati,
un baluginio chiaro nell’oscurità, si ritrovarono a fissare il soffitto senza realmente
vederlo, una mano posata sul petto ansante e l’altra ad artigliare la stoffa
scura della coperta nel vago tentativo di attaccarsi a un qualcosa di reale per
evitare di essere nuovamente inghiottita dalle immagini di morte che avevano
popolato il suo sonno.
Rimase ferma in quella posizione
fin quando il respiro non le si fu calmato e dell’incubo non rimase che un
ricordo sbiadito. Infine, facendo attenzione e fare il minimo rumore, scostò il
drappo pesante che racchiudeva il letto e sfilò via dalle coperte,
rabbrividendo per l’improvviso cambio di temperatura.
Era una tipa molto freddolosa,
lei.
Una veloce occhiata alla stanza
le assicurò che fosse l’unica sveglia lì dentro, così, sempre il più
silenziosamente possibile, agguantò la vestaglia posata in fondo al letto e
infilandosela in un turbinio di svolazzante seta smeraldina si avviò alla porta
del dormitorio, e poi fuori dalla Sala Comune, là dove il coprifuoco imponeva
di non aggirarsi.
Ma da brava Serpe quale era, si
era sempre curata poco di simili futili dettagli.
Con un sospiro liberatorio
attraversò a passi lenti i sotterranei, per nulla intimidita dal buio tetro
scandito da ombre tremolanti, frutto delle fiaccole sparse qua e là lungo la
strada. In sei anni si era abituata a quella vista poco accogliente, inoltre
non poteva che notare ogni volta con un pizzico di ironia quanto tutto quello
assomigliasse in maniera stupefacente a casa sua. Fu solo quando salì
velocemente i gradini fino a raggiungere il porticato che dava sulla corte
interna, che si concesse di fermarsi, appollaiandosi in uno degli archi di
pietra, la testa appoggiata alla colonna fredda e le ginocchia strette al
petto. Fissò le stelle, quella notte particolarmente visibili e luminose in un
manto blu per nulla deturpato dalla benché minima nube, e respirò a pieni
polmoni l’aria frizzante che le arrossò la punta del nasino ormai congelato.
Le capitava spesso, da anni
ormai, di ritrovarsi a vagare nella desolazione notturna della scuola,
incurante dei possibili pericoli o rimproveri e della stranezza stessa della
cosa, trovando conforto in quella pace totale e in quell’oscurità naturale che
era la notte. Lo faceva ogni volta che un incubo le impediva di rimanere a
letto, angosciandola con ricordi fin troppo nitidi e dolorosi ed impedendole di
proseguire il sonno. Allora si alzava e fuggiva lontano, dove poteva distrarsi
e concentrarsi su altro, che fosse il freddo pungente in grado di gelarla fin
nelle ossa o un cielo burrascoso preannunciatore di temporali aveva poca
importanza per lei. Bastava distrarsi.
Una volta, a quattordici anni,
aveva fregato il pacchetto di sigarette del fratello e se ne era fumato metà in
uno di quei momenti, storcendo la bocca ad ogni boccata ma continuando lo
stesso, imperterrita. Non seppe se fu quel saporaccio a impedirle di rifarlo
una seconda vola, o la strigliata di Evan la mattina dopo, accortosi del furto
e insospettito dall’insolito odore di fumo che emanavano i capelli della
sorella.
Un’altra volta, l’ultimo mese di
scuola prima delle vacanze estive del quinto anno, era stata raggiunta da
Lucretia Black, sua compagna di stanza e migliore amica da ancora prima che
entrassero ad Hogwarts, e in uno slancio dettato dal momento avevano deciso di
fare un bagno di mezzanotte nel Lago Nero. Inutile dire che dieci minuti dopo
erano corse fuori terrorizzate, convinte che qualcosa di viscido e vivo le
avesse afferrate per la caviglia .
Con un sorriso mesto si disse
che tutte quelle notti passate ad infrangere il coprifuoco avevano dato i loro
frutti, o perlomeno le avevano regalato un paio di aneddoti divertenti da
divulgare solo con una buona dose di alcol nel sangue.
Quando però gli incubi si
facevano frequenti e le notti in bianco insostenibili, si rivolgeva a Poppy per
chiederle un distillato soporifero, certa che la donna, conoscendo fin troppo
bene le cause scatenanti di tali notti turbolente, non gliel’avrebbe di certo
negato.
Pensava a tutto questo, appagata
dal rinnovato senso di tranquillità che le aveva invaso mente e membra, fin
quando un rumore lontano non la distolse dalle sue elucubrazioni.
Insospettita, ma soprattutto
curiosa, si tirò su affinando lo sguardo per volgerlo tutt’intorno a lei.
Niente.
Con uno sbuffò torno nella
posizione originaria. Probabilmente si era trattato di uno spostamento d’aria,
o di un qualche animale che si aggirava nel giardino.
Non fece in tempo a finire di
pensarlo che una voce alle sue spalle la fece letteralmente saltare in aria.
Per lo spavento dovette aggrapparsi con una mano ad una colonna, portando
l’altra all’altezza del cuore il cui battito le rimbombava assordante nelle
orecchie. Voltò la testa di scatto, trovandosi di fronte ad una figura che
conosceva bene e che in quel momento la stava fissando dalla penombra del
porticato, le braccia incrociate sul petto e la schiena poggiata al muro.
Dovette deglutire un paio di
volte prima di poter emettere alcun suono, anche perché quegli occhi inquietanti
e impenetrabili non la aiutavano di certo nella ricerca della giusta
tranquillità e concentrazione.
-Riddle, che diamine ci fai
qui?! Mi hai fatto prendere un colpo…-
Il ragazzo inarcò un
sopracciglio, accennando un piccolo sorrisetto.
-La domanda giusta è cosa ci fai
tu a quest’ora fuori dal tuo dormitorio. Io sono di ronda-
Daiana si rizzò meglio, drizzando
la schiena in una profusione di superiorità e calma che certo non provava di
fronte a quel ragazzo, ma che doveva ostentare per non dargli alcuna
soddisfazione. Non era certa che il suo obbiettivo reale fosse intimorirla, ma
in qualche modo, dopo anni di sbieca osservazione, era arrivata alla
conclusione che godesse nel vedere gli altri assoggettati alla sua sola
presenza.
-Pensavo che la ronda fosse
terminata ore fa-
Si morse un labbro, gioendo nel
vedere una traccia di nervosismo adombrare le sue iridi già nere. Era piuttosto
brava nel mettere con le spalle al muro la gente, lei.
-Ho tardato più del dovuto, ma sinceramente
non vedo come io debba dare delle spiegazioni a te, visto che tra i due non
sono io quello non autorizzato a girovagare per il castello a proprio
piacimento a notte fonda-
-Allora perché me le stai
dando?- a quel punto osò un sorrisetto ironico, inarcando le sopracciglia in
un’espressione loquente.
-Solo perché sei la sorella di
un mio amico, non significa che non
possa punirti per il tuo comportamento. Fossi in te inizierei a portare
rispetto per il tuo Caposcuola-
Nel pronunciare quelle parole,
Tom si era scostato dal muro, avvicinandola e sovrastandola con la sua figura
quasi a voler sottolineare il senso di quelle parole.
Daiana invece percepì la chiara
e fastidiosa sensazione della puntura di uno spillo.
-Tu non sei un amico di Evan. Io
non so cosa fate in quella…quella sette o cosa diavolo è, ma da quando mio
fratello frequenta te e il tuo gruppetto d’elite è cambiato. E se pensi che io
me ne starò buona mentre tu lo plasmi a tuo piacimento come un burattino ti
sbagli di grosso-
-E’ una minaccia, Rosier?-
-Potrebbe, si-
Con sua meraviglia il ragazzo
scoppiò a ridere. Una risata bassa e roca, non esattamente divertita.
-Quanto sei ingenua..- scosse la
testa, fissandola negli occhi con rinnovata serietà –Questa setta, come la definisci tu, non è altro
che un gruppo di amici che si ritrovano per studiare e stare assieme. Non ne
hai uno anche tu? E’ piuttosto comune tra gli adolescenti se ci pensi…E per
quanto riguarda tuo fratello, forse è semplicemente maturato, non credi? La
gente cresce, succederà anche a te prima o poi-
-Non fare lo sbruffone con me,
Riddle. Quel bel visetto e quel tono saccente potrà anche abbindolare la scuola
intera, ma non me. C’è qualcosa di sbagliato in te…qualcosa che non sono mai
riuscita a capire e che mette i brividi…è per questo che non ho la minima
intenzione di avere a che fare con te, e me che meno voglio che mio fratello ti
giri attorno-
-Tuo fratello è grande
abbastanza da poter decidere da solo cosa fare. Mentre tu puoi stare
tranquilla, non ho nessuna intenzione di circondarmi della tua presenza-
Fece un eloquente passo indietro
senza una singola espressione a deturpare quei lineamenti perfettamente
inquietanti, poi con un lieve gesto del capo la salutò.
-Buona notte Rosier-
Daiana non si prese neanche il
disturbo di rispondere, ancora scossa da quel breve ma intenso scambio di
battute, ma quando ormai pensava di averlo visto scomparire nell’ombra la sua
voce bassa e fluida la fece sussultare per l’ennesima volta.
-Quasi dimenticavo…venti punti
in meno a Serpeverde, la nostra casa ti sarà grata-
Voltò la testa infastidita, ma
non vide più nessuno. Poi un brivido la costrinse a stringersi nella leggera
vestaglia ed incamminarsi lenta verso i sotterranei. Faceva improvvisamente
troppo freddo là fuori.
***
-Sei uscita anche stanotte,
vero?-
Una voce ancora insonnolita la
ridestò dalla sua lettura mattutina. Il sole era sorto da poco ma lei, reduce
da una notte insonne, si era immersa senza troppo sforzo nel ripasso di
Incantesimi, raggomitolata in cima al letto con la bacchetta come unica fonte
di luce. Un modo come un altro per passare il tempo.
Sorridendo si voltò verso
l’amica ancora infilata sotto le coperte e con gli occhi che faticavano a
restare aperti. Era una visione piuttosto buffa, visto e considerato che si
trattava della fredda e cinica Black.
-Buongiorno anche a te-
-Non tergiversare, non sei brava
in queste cose-
-Mi permetto di dissentire, è
solo che a lungo andare sei diventata brava a non farti fregare da me-
acconsentì con dissipata presunzione, sorridendo sfrontata.
-Lo stai facendo di nuovo-
-Appunto-
-Allora?-
Alzò gli occhi al cielo,
lasciandosi cadere suoi cuscini dietro alle sue spalle con enfasi.
-Si…e so cosa stai per dire-
-Ah davvero?- Lucretia, ormai
del tutto sveglia, puntò il gomito nel materasso e poggiò una guancia sul dorso
della mano, guardandola col sopracciglio alzato.
-Si, ma voglio aspettare ancora
qualche giorno prima di andarci…-
-E’ una settimana che non dormi
decentemente, se tuo fratello lo sapesse ti trascinerebbe di peso da Madama
Chip-
-Ma mio fratello non lo sa, e io
so gestire benissimo la cosa-
-Oh lo vedo…-
Daiana le lanciò
un’occhiataccia, alzandosi di scatto per dirigersi infastidita verso il bagno,
incurante delle altre ragazze anche ancora dormivano placidamente.
-La smetti?!-
-Mi sto solo preoccupando per
te, se non l’avessi notato…non ti fa bene non dormire per così tanto
tempo...insomma anche un bambino lo capirebbe! Quanto ancora pensi di andare
avanti prima di farti aiutare?-
-Voglio solo aspettare un altro
paio di giorni. Prometto che se mi risuccederà andrò in infermeria. D’accordo?
Ma se posso evitare di farmi dare sonniferi anche questa volta lo preferirei-
Lucretia sospirò pesantemente ma
alla fine si arrese, annuendo incerta. In fondo la capiva, erano anni che la
vedeva succube di pozioni ed intrugli da ingurgitare ogni sera, era normale
voler provare a combattere la cosa con le proprie forze. Anche se era certa che
non sarebbe di certo bastata una dose in più di determinazione per superare ciò
che le logorava l’esistenza da tutta una vita, però questo non glielo avrebbe
mai detto…
-Almeno è stata interessante la
tua passeggiata notturna?-
Daiana si bloccò nell’azione di
afferrare la divisa, facendo una strana smorfia con la bocca.
-Oh direi proprio…di si-
Lucretia la guardò stupita,
incitandola a continuare. Che mai poteva essere accaduto di così strano in
piena notte per farle assumere quell’espressione?
-Ho incontrato Riddle-
Lucretia sgranò gli occhi.
-Tom Riddle?-
-Si, lui-
-Quel Tom Riddle?-
La ragazza sembrava sconcertata,
una cosa per nulla da lei, così Daiana si voltò per osservarla stranita.
-Ne conosci forse altri? Si, quel Tom Riddle. Ma che ti prende?-
L’amica si riscosse, scrollando
le spalle con ritrovata noncuranza.
-Nulla, è solo…strano-
-“Strano” è una delle tante
parole che vorrei dire in questo momento-
-E com’è?-
-Esattamente come lo vedi da sei
anni a questa parte, Lucretia. C’è qualcosa che devi dirmi per caso?-
La giovane Black scosse il capo,
minimizzando la cosa, ma quel rossore sulle sue guance non le passò
inosservato. Spalancò la bocca, avvicinandola per poterla guardare bene in
faccia. Quegli occhi sviatori la dicevano lunga.
-Oh per Merlino…Non ti sarai
fatta anche tu abbagliare da quel suo falso fascino?!-
-No, certo che no! Per chi mi
hai presa? Però non puoi negare che sia particolare…-
-Se con particolare intendi
inquietante, allora sì, è particolare-
-Non è inquietante- di fronte
alla sua espressione scettica sbuffò –D’accordo, forse un po’. Nel senso buono
del termine però-
-Nel senso buono?-
-Dai, lo sai cosa intendo-
-Veramente no…insomma è assurdo.
Cos’ha quel ragazzo per far capitolare ai suoi piedi tutti? E’ strano, inquietante, ambiguo, calcolatore…è oscuro-
Lucretia scoppiò a ridere.
-Oscuro? Non ti sembra di
esagerare? E’ solo un ragazzo-
-Non mi piace-
-Non ti deve piacere. In effetti
a te non piace un sacco di gente Daiana, quindi la cosa non mi stupisce più di
tanto-
-Ma è diverso…credimi Riddle ha
qualcosa di insolito, fa venire i brividi-
-Te lo ripeto, per me stai
esagerando. Forse è lo stress, vedi gli effetti del non dormire? E non alzare
gli occhi al cielo, è molto più sensato questo discorso dei tuoi deliri su di
un ragazzo che neanche conosci. Comunque cos’è accaduto? Dubito tu sia rimasta
semplicemente a fissarlo-
-Niente, gli ho fatto capire che
non mi va particolarmente a genio e lui mi ha tolto venti punti per essere
fuori dal mio dormitorio dopo il coprifuoco. Non capisco come quello possa
essere un Caposcuola…-
-E’ il più bravo studente di
Hogwarts-
-E’ presuntuoso-
-Anche tu lo sei-
-Io non sono…oh senti, mi sono
stancata. Tanto ormai sei stata inglobata nel suo esteso fan club, non posso
più tentare di salvarti-
-Molto divertente-
-Sarei curiosa di sapere cosa ne
pensa Darren..- continuò imperterrita, ripiegando con noncuranza la camicia da
notte senza aver dato il benché minimo segno di averla ascoltata.
-La pianti? Ma non sei in
ritardo o cosa? Potresti aspettarmi giù in Sala Grande, mh?-
-E’ un tentativo di liberarti di
me?- domandò lei con espressione fintamente sconvolta.
-Velato- asserì la mora con un
sorrisetto perfido, prima di defilarsi in bagno zampettando svelta sulla pietra
fredda.
Daiana sorrise, portando le mani
al collo e massaggiandoselo sovrappensiero. Un sospiro di piacere le uscì dalle
labbra, e pensò che stare in quella posizione scomoda, china sul libro, per
tutta la notte non aveva dato grandi benefici.
Ancora indolenzita finì di
vestirsi, allacciandosi impeccabilmente la camicetta bianca sotto il maglione
grigio senza neanche l’ombra di una spiegazzatura.
Quando fu pronta si accorse di
essere ancora in largo anticipo, così perse tempo nel preparare la borsa coi
libri e, sedutasi a gambe incrociate sul letto, buttò giù un paio di righe in
risposta alla lettera che il padre le aveva inviato il giorno prima. Più che
uno scambio di missive tra genitore e figlia, sembrava un rito pro forma carico
di impersonalità e luoghi comuni, ma Daiana ci era così abituata che neanche ci
faceva caso.
Nell’esatto istante in cui la
piuma segnò con decisione il punto, la porta del bagno si spalancò mostrando la
figura di Lucretia avvolta da una nuvola di vapore profumato. La giovane
Serpeverde ancora in accappatoio blu scuro si gettò sul letto accanto a lei,
stendendo le snelle gambe nude sul copriletto smeraldino e spargendo incurante
i lunghi capelli umidi sul cuscino.
-Mi stai bagnando tutto il
letto- protestò lei laconica, senza neanche un vero interesse, rileggendo
velocemente la lettera prima di infilarla nella busta.
-Gli elfi domestici esistono per
qualcosa-
Daiana sorrise, alzandosi per
riporre la busta nel proprio baule. L’avrebbe spedita quel pomeriggio dopo le
lezioni, d’altronde non era nulla d’urgente.
-Molto snob da parte tua-
-Ma io sono snob- affermò serafica quella, poggiando il mento sul palmo
della mano per guardarla con superiorità, prima di concedersi una leggera
risata.
-E a tal proposito…questo fine
settimana pensavo di aggiornare il mio guardaroba in vista del ballo di
Halloween, mi farai compagnia?-
-Ovviamente. Indovina chi mi ha
invitata?-
-Malfoy?- Lucretia sorrise
sorniona, ravvivandosi le ciocche bagnate.
-Già. Come ogni anno. Non
capisco se la sua sia semplice stupidità o testardaggine…-
-Penso entrambe. Ma d’altronde
come si fa a non innamorarsi di questi occhioni verdi da cerbiatta?- risero
entrambe, e tra una battuta e l’altra l’intero dormitorio si svegliò.
- - - Angolo dell’autrice - - -
Buonasera fanciulle :) Eccoci
qua col primo vero capitolo di questa storia. Qui finalmente si fa la
conoscenza della protagonista e di altri vari personaggi, e a tal proposito ho
un po’ di chiarimenti da fare: della famiglia Rosier, grazie ai libri, noi
conosciamo solamente Evan Rosier, che non
è l’Evan Rosier di questa storia e fratello di Daiana, ma è suo figlio (infatti
frequentò Hogwarts circa durante gli anni ’70). Il perché io abbia messo lo
stesso nome al padre lo scoprirete più avanti ;)
Daiana è un personaggio
totalmente inventato dalla sottoscritta, si è ipotizzato che esista una sorella
di Rosier senior (lo chiamo così perché non se ne conosce il nome e qui non
voglio confonderlo col mangiamorte suo figlio che tutti conoscono, ma appunto
per questo ho deciso di dargliene io uno a mio piacimento), che si chiama
Drusilla, ma ho preferito inventarmene una io.
Per quanto riguarda gli altri
personaggi, sto cercando di mettere tutti quelli che fanno davvero parte del
passato ai tempi di Tom, ma per alcuni ho dovuto modificare di qualche anno le
date di nascita per farli rientrare negli anni scolastici che preferivo, non me
ne vogliate troppo :)
Bene, credo di avervi chiarito
tutto quello che c’era da chiarire e per il resto…aspetto vostri
commenti/critiche/chessòio con ansia :)
Ringrazio inoltre:
Maya_Potter (per aver commentato il prologo e messo la storia tra
ricordate)
darkmagic31 (per aver inserito la storia tra le seguite)
Lidja (per aver inserito la storia tra le seguite)
Un bacione a tutte, ci vediamo
al prossimo capitolo!
Deademia
Ps: la proposta del banner è ancora aperta, se ci fosse qualcuno così gentile e disponibile ne sarei felicissima :)