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Autore: Cap_Kela    06/02/2014    5 recensioni
-Sequel di UNTITLED-
C'è un'unica cosa che spetta per certo ad ogni uomo, ed è una Signora senza volto, avvolta nelle tenebre, che lo condurrà alla sua dipartita.
A Capitan Jack verrà data la possibilità di sfuggirle ancora una volta, ma la sua scelta potrebbe portare al trionfo o alla fine di tutto ciò che abbiamo conosciuto.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Will Turner
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'UNTITLED'
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Ringraziamenti:
Alla mia guerriera _Celia_, perché per me è un modello e più una cosa è difficile, meno la spaventa :)
Molto molto più avanti, quando introdurrò un nuovo personaggio, penserò a come fargli raccontare di Therese e Teague ^^
Satana1 per il suo entusiasmo :D
Alla mia Ciccipucci SymboliqueVain, per l’incredibile pazienza e il tifo da stadio per i miei Patrick e Andrè *.*
E per finire ringrazio e dedico questo capitolo a DoubleSkin, che non so proprio come abbia fatto, ma si è letta Untitled e Untitled Without End con record da olimpiade o.o Grazie!
Io torno a rompere i barili a fine capitolo :P
Buona Lettura!

 
Capitolo 18
choice

Choice

 
Se di mattina, sul presto, il Capitano ti convoca per un colloquio privato, è da considerarsi un buono o cattivo segno?
Tutto è iniziato con un “Tu” secco ed echeggiante sul ponte di comando. Patrick si trovava lì, da tutta la notte a dire il vero, trascorsa vigile.
Alterna almeno tre notti bianche ad una in cui invece sente il bisogno mortale di dormire come un sasso. Quella appena sfumata non era una di queste.
Distratto dall’orizzonte, incontra l’indice a uncino di Jack, che gli intima ritmicamente di avvicinarsi.
“Qualora ti capitasse di imbatterti nella tua amica col volto coperto... Dille che è attesa nella mia cabina.”
Detto fatto, prima che l’ordine sfuggisse allo smemorato semidio, due colpi di nocche incontrano l’unica porta chiusa del corridoio delle cabine.
Dopo un sommesso invito ad entrare, dall’uscio fa il suo ingresso Scilla.
“Dunque è efficiente, il ragazzo!” deduce Jack sul nuovo acquisto della ciurma.
Il Capitano è alla caotica scrivania di comando, le caviglie poggiate alla superficie di legno, il pungo chiuso contro lo zigomo e due dita lungo le labbra.
“Come tramite funziona, sì!” conferma lei, chiudendosi la porta alle spalle.
Mentre l’ospite avanza, Jack si solleva dal gomito puntato sul tavolo, ma ignora la compostezza, e una gamba finisce a penzoloni, sporgendo dal bracciolo della poltrona.
“A cosa devo la sua chiamata, Capitano?” domanda con una nota sarcastica. Probabilmente poche ore prima ha già vissuto inconsciamente quella futura conversazione.
Jack le fa segno di accomodarsi, indicando una seggiola che ha preparato al suo fianco, insieme a due bicchieri vuoti e una panciuta bottiglia di cristallo, scrigno di un prezioso distillato di melassa ramata.
Lei si siede con naturale eleganza, e nel farlo la veste rubino che l’avvolge come un guanto rivela una sorpresa. Sui lati della gonna, infatti, due vistosi spacchi lasciano ben poco all’immaginazione, riguardo le gambe che incorniciano.
Il buio negli occhi del Capitano ricade proprio lì, ma si sofferma poco sulla sensualità suggerita da quegli arti, perché lo colpisce altro: una sorta di motivo tatuato di blu sulla pelle della donna. E’ simile a un ricamo, ma allo stesso tempo pare spaccare la pelle intorno a sé, e deturpa un poco le carni con profonde cicatrici, anche sovrapposte.
“E’ per qualche insolita credenza religiosa che porti il cappuccio?” dice rivolgendosi ad un punto indefinito di quel volto celato.
“Posso toglierlo, se volete” afferma abbassando sulle spalle quel lembo di stoffa che le arriva fino al naso. Nel farlo, il Capitano nota che il tatuaggio blu si estende anche sulle braccia.
Dal cappuccio grigio appaiono un paio di zigomi ben marcati, messi in risalto da una treccia che raccoglie tutti i capelli all’indietro, sulla nuca, lasciando libero respiro alla fronte.
Le immancabili labbra rosse colorano l’ovale regolare del viso, ma tutto il resto non è dato vederlo. Questo perché una spessa maschera di pizzo nero la copre dalle sopracciglia alla punta del naso affilato.
Il Capitano reprime il suo disappunto.
“Di questa però non posso provarmi -attesta lei riferita alla maschera- La mia religione non me lo consente!” scherza sottovoce.
Non riesce a vederle gli occhi, si mimetizzano col pizzo, forse sono neri anche loro.
Più questa donna si rivela più tende a confonderti.
“Sai già di sapere perché so, e ho ragione di supporre, che l’hai sognato... -esordisce stappando la bottiglia di rhum- Ebbene, sentiamo come hai conosciuto il mio non-fratellino.” sorride a denti serrati, scavando in quei occhi foderati di pizzo.
Scilla unisce le mani e indirizza uno sguardo assorto altrove.
“E’ successo otto anni fa, ma secondo il tempo corrente son trascorsi solo pochi mesi.
Paxton si è portato via l’uomo che amavo, e poco dopo a voi è toccato lo stesso. Io ero presente in entrambi i casi, ma fin ora non vi ho detto quale destino è toccato al resto della ciurma, dopo che avete lasciato questo mondo...”
Jack serra la mascella, facendo vibrare le treccine che l’adornano:  “Con il resto della ciurma intendi...”
“Intendo anche Jennyfer, signore.” lo precede.


Un groppo alla gola.
Tutta l’aria che cerco di ingoiare pare invece soffocarmi.
Brancolo nel buio, finché le mie mani imploranti, allungate in avanti, incontrano una pesante stoffa, al momento il mio unico sollievo.
Con le ultime briciole d’aria rimaste nei polmoni, mormoro infine: “...Patrick? Sei qui?”
Scosto la spessa tenda che, insieme ad un piccolo anticamera, divide la cucina dalla dispensa. Ho sentito dei rumori, suppongo che il semidio si sia rintanato qui.
“André di là sta sbollentando una verdura che fa un lezzo tremendo, non riuscivo più a respirare!” dico inspirando sollevata.
Entrando nella stanza sorprendo il biondino dinanzi uno scaffale ricolmo di qualcosa che, se è sempre stato lì, non avevo mai notato.
Si tratta di una sorta di mobiletto che contiene file ordinate di fialette in vetro, le quali racchiudono una sostanza labile e vaporosa, di un vermiglio acceso, quasi magenta.
Lui vedendomi pare allarmato, in un istante nasconde alla mia vista l’oggetto del suo interesse, e si affretta a sbarrare le ante del mobiletto.
Prima che possa aprir bocca per domandare spiegazioni, lo vedo volgere verso di me, e infilarmi le dita nodose nei capelli, appena sopra il mio orecchio.
Una leggera pressione col pollice e infine domanda con un sorriso vittorioso: “Qual è l’ultima cosa che ricordi?”
“Uhm... Io mezza soffocata dagli esperimenti culinari di André, perchè? Tu invece cosa fai con queste zampacce?” replico stranita.
Lui schiocca un bacio sulla mia fronte corrugata dal sospetto, e va verso gli scaffali preesistenti esultando.
“Sto diventando bravo!” intona a mo di cantilena. Non saprò mai che si riferisce al ricordo visivo che mi ha appena cancellato.
Meglio non perseverare chiedendo spiegazioni, ho già appurato che è matto.
“Dì un po’, ma fintanto che non è qui, Scilla dove si trova?” esibisco una piccola curiosità personale, raggiungendolo.
“Dove, dici? Beh, ma a Faimounth, con mia madre. A otto anni da qui.”
Certo, non ad un determinato numero di miglia, bensì anni.
Quello di venire da un tempo che deve ancora accadere è l’unico nostro punto in comune.
“Lei ha già vissuto otto anni nel futuro da adesso, ma ha memoria solo del perché si trova qui ora, nient’altro.
Ad essere precisi sono dieci anni, perché tra il 2009 e il 2011 era a New York con me, ma qui il tempo è rimasto invariato.” spiega con entusiasmo.
“E’ lì che abbiamo conosciuto tuo fratello, nonché custode della mappa, Dylan. Da allora siamo ottimi amici!” aggiunge infine con affetto.


“Inizialmente non ho collegato il fatto che nessuno abbia rivendicato il vostro corpo esanime a quella grande esplosione in mare, ma dopo che ho appurato fosse la vostra nave...
Paxton fece infiltrare a bordo il suo esperto asiatico di esplosivi. Abbinando una bordata alla dinamite, della Black Pearl non rimase che un pugno di schegge.”
Mentre lei racconta, Jack fissa il tavolo caotico dinanzi a se, con il bordo circolare del bicchiere poggiato alle labbra, pronto ad essere svuotato, e gli occhi sbarrati in una direzione indefinita.
Poi, trascorsa una breve pausa, si illumina sospettoso: “Come sai che lui a bordo ha una figura del genere?”
E qui pare toccare un punto dolente, perché Scilla si stringe nelle spalle e abbassa il mento: “Perché ho preso parte alla ciurma della Diamond, Capitano.”
La cosa non sembra allietare Capitan Sparrow.
“L’ho fatto per scavare più a fondo in questa storia, per capire se eravate collegato in qualche modo alla vicenda che mi riguarda. Vi ho visto morire, ma non sapevo quasi niente di voi...”
“Alexander lo si può definire in molti modi, ma non estroverso. In particolare per quanto riguarda me!” sentenzia Jack prendendo le distanze.
“Lo è in luoghi in cui non lo conoscete, tra le lenzuola per esempio...” allude in tono piatto, senza impersonare alcuna emozione.
“Ma tu guarda! Com’è gentile la sua amante a preoccuparsi per me...” commenta ironico, allargando le braccia in un gesto plateale.
“L’ho fatto per avere le informazioni che mi servivano. Non vi è stato alcun coinvolgimento sentimentale.” Replica seria, in cadenza ferma.
“Non è d’aiuto a riporre la mia fiducia in te -contesta lui scuotendo la testa divertito- Perché mai dovrei dar credito alle tue parole?”
“Perché lo voglio morto quanto voi!” sentenzia, enfatizzando il tono alto con un pugno sul tavolo.
“Non voglio che quello successo a me si ripeta con voi, o altri…”
Il Capitano non è affatto intimidito, ha smesso di guardarla, e riflette in silenzio, annuendo, con un sorriso sghembo in viso.
Dopo una lunga pausa, riprende: “Perché… Io? Perché, come si conviene alla logica, non hai presupposto di riavere indietro il tuo benamato chissà chi?”


“Hai mai commesso una pazzia per amore… Patrick?”
Dopo la sua affermazione sul mio fratellino vorrei fargli mille domande.
Dov’è? Come sta? Quanto è cresciuto? Qualsiasi futile particolare mi rallegrerebbe.
O forse al contrario aggrava la mia nostalgia.
Allora per ora sorvolo. Per ora.
Mi sono sistemata su una grossa cassa. Lui mi dà le spalle e fruga smovendo delle bottiglie, il cui vetro fa un irritante tintinnio sotto il suo tocco indelicato.
Alla mia domanda si ferma, pare rifletterci. Poi minimizza, sempre concentrato nella sua ricerca:
“Ha importanza?”
“Shakespeare diceva…- esordisco- Ha appena detto –mi correggo-  Se tu non ricordi la più piccola follia a cui ti ha condotto l'amore, tu non hai amato! ”.
Lui, dinanzi lo scaffale, sospira contrariato.
“Non lo so, Jen. E’ qualcosa di ancora più oscuro di ciò che non riesco a ricordare –dice portando le mani attorno alla sottile cintola- E sono il Dio della Memoria, per Giove!” conclude buttando le braccia al cielo, esasperato.
“Non ho un granché di positivo da raccontare in questo campo. –ammette facendo spallucce- Però, fammi pensare… Accompagnarla in capo al mondo attraverso le varie epoche è abbastanza pazzo?”domanda fingendosi dubbioso.
“Se tu ci tieni così tanto a lei… Cos’è che non va?”
E’ questo l’alone di mistero di cui sono avvolti quei due.
Salto giù dalla cassa alla volta di lui.
“Perché non vi ricostruite una nuova vita insieme?” propongo fiduciosa, aggrappandomi al suo braccio, appena scolpito dalla luce che filtra dalle paratie.
“Non posso” sussurra. Le sue labbra di profilo sorridono, ma senza mostrare diletto.
“Come no! Che Dio è colui che ha la sua felicità a portata di mano e teme di afferrarla! –tento allora di provocarlo con uno strattone- Non colgo proprio dove sta il problema.” insisto ostinata.
Patrick continua a fingersi indaffarato, e non mi guarda. Appare molto combattuto, ma non si ritrae.
“Il problema è… Che lei muore.”un fiato liberatorio, un poco sentito e sofferto. Scandito in modo serio, indirizzato in linea diretta dai suoi occhi fermi ai miei.
“Beh, mi pare ovvio. Tu sei immortale,  vivrai per sempre… E’ matematico che lei…”
“Non intendo per la successione naturale degli eventi, Jennyfer! -mi contesta con rimprovero- Alla fine di questa storia, lei muore.” sottolinea greve.
Non vi è più alcuno spazio per scherzi o congetture. La certezza del suo tono mi conferma che il tempo del gaudio è finito.
“Scambierà la sua vita con quella di Jack? Un’anima strappata alla morte in cambio di un sacrificio, è così che funziona?” lo interrogo impensierita.
“Niente di tutto questo. – assicura il semidio- Avrai sicuramente notato uno strano segno particolare in lei…” Parecchi a dirla a tutta.
“Una sorta di ghirigoro sottopelle che le percorre tutto il corpo…
Non è henné, tantomeno un tatuaggio.
Dopo che Hayez Nick le ha sottratto la mappa, ha intrapreso dei viaggi nel tempo con me anche senza di essa.
Poco male fin qui, uno degli effetti collaterali è la perdita di memoria, ma… Hey! A quello ci penso io!” spiega ammiccante, spalancando le braccia, con entusiasmo ritrovato.
“Personalmente ho dei piccoli limiti nello spostamento spazio-temporale, ad esempio non posso visitare un’epoca precedente alla mia data di nascita, ma per il resto via libera.
Sta di fatto che, in ogni caso, un fisico mortale non è adatto a sopportare certi sconvolgimenti, quindi Scilla ha dovuto ricorre ad un metodo drastico.
Sarai felice di sapere che l’unico a cui non spetta tale crudeltà è solo il custode di Untitled…”allude bisbigliandomi quest’ultima frase all’orecchio.
“Quel cancro blu che le scorre sottopelle è… Un antidoto.
Impedisce al suo corpo di sgretolarsi mentre sosta tra le varie ere, ma allo stesso modo, l’avvelena profondamente, e… Quando raggiungerà gli organi vitali… Insomma, non sappiamo come impedirlo!” si confonde infine con una nota di ansia e disperazione.
Parla al plurale riferendosi anche a sua madre Sogno, suppongo.
“Per anni abbiamo ricercato una soluzione, tenendolo solo come ultima spiaggia, ma infine si è rivelata l’unica possibile.” Enuncia sconfitto.


“Tempo fa dicesti, se non erro, che per te non vi era più alcuna speranza. Ne convieni?” Rilancia il Capitano per esortarla al dialogo, dato che dall’ultimo quesito pare restia ad esprimersi.
Scilla, inaspettatamente, dilegua ogni tensione per abbandonarsi ad un sorriso.
Mantiene lo sguardo rivolto in basso, ma sembra serena.
“Questo doveva essere un esperimento… Mi riferisco al salvarvi la vita. Se avesse funzionato con voi avrei fatto lo stesso col mio uomo, ovvero secondo logica.
Ma… In seguito… Ho scoperto di non averne il tempo.
E voi siete destinato a cose molto più grandi.
Salvarvi, Capitano, significa sradicare un infido male dal mondo… Meglio conosciuto come il mio amato Paxton. –scandisce canzonatoria- Sarebbe solo uno dei tanti, lo so. Ma per me è sufficiente.
Saprei di aver vissuto per qualcosa che io ritengo giusto!
Tornare indietro per riavere l’uomo che ho amato, invece, avrebbe cambiato la vita solo a me.”
Per la prima volta riesce a vederla senza maschera.
Senza gentilezza di convenzione, senza misteri o chiacchiericci civettuoli.
Si rivolge a lui col cuore in mano, e questa volta lo percepisce, e ne è allo stesso tempo turbato.
Sente il peso di una responsabilità che in altre circostanze avrebbe schivato alla pari di un morbo contagioso.
“Qualunque altra parola ora sarebbe superflua, eccetto: Non fatemi pentire della mia scelta.” Lo esorta severa.
Il Capitano della Black Pearl elabora un pensiero, straluna gli occhi, e infine obietta: “E’ con rammarico che devo deluderti, ma io non uccido su commissione. Non è il mio mestiere!”si scagiona, tirandosi indietro.
Scilla pare prendere bene l’affronto. Lo fissa intensamente attraverso il pizzo nero, senza perdere la sua risolutezza.
“Se la vostra alternativa migliore è ridurvi a brandelli, saltando in aria sopra un candelotto di dinamite, fate pure!” dice con freddezza chirurgica, facendo per andarsene.
“Ad essere precisi, mi sfuggono le suddette serie motivazioni per cui Alexander dovrebbe essere tanto avverso nei miei riguardi.” Replica pacato, seguendola con lo sguardo mentre torna alla porta.
Scilla si volta a rallentatore per guardarlo, come si fissa un folle.
“Il vostro titolo di Pirata Nobile, il vascello dalle vele nere su cui stiamo navigando… La mappa! –sottolinea con enfasi per ingigantire quest’ultima parola- Untitled non funziona in modo casuale. Lo sapete come i fratelli Allyson si sono ritrovati qui? Perché era il luogo e tempo che Dylan desiderava di più.
Paxton l’avrebbe usata a fini spregevoli, eppure, ancora una volta, il suo non-fratellino gli ha sottratto l’ennesima chance.
Diffidate ancora?
Posso assicurarvi che il cadavere di quel marinaio dall’orbita cava è solo l’inizio.” Conclude solenne, aggrappandosi alla maniglia della porta.
“In fatto di decretare avvisaglie ti ha ben istruita…” borbotta lui contrariato, senza farsi udire.
La donna emette un verso interrogativo, dedicandogli un ultimo istante di attenzione.
“…In cosa consiste il tuo piano?”biascica svogliato, con una punta di resa.
Troverà in seguito il tempo di pentirsene.
D’altronde questa faccenda non riguarda solo la sua pellaccia dura, ma anche i suoi uomini, e quella adorabile fanciulla polemica che si addormenta ogni sera nel lato mancino del letto.
Maschera di Pizzo reprime l’esultanza, e torna a riaccomodarsi con ardore.
“Voi saprete meglio di me, Capitano, che quel maledetto occhio è il suo asso nella manica.
Ma se io vi dicessi che il diamante è allo stesso tempo il suo punto debole?
Quel corpo estraneo in realtà gli causa una scarica di dolore costante.
Lui si regge in piedi con etere e antidolorifici, ma questi lo devastano nel fisico e nella ragione.
Rimane tuttavia un ostacolo da soppiantare, e a questo ho la soluzione.
Se l’affrontaste com’è ora, perireste sotto il suo potere.
Ma se ovviaste all’influenza di quell’occhio…
Paxton rimane sempre solo un uomo!”.


Si è recato dal suo Capitano di buon ora, da fedele non-Primo Ufficiale, per dei chiarimenti sulla rotta odierna e qualche dettaglio in più sulla gestione degli uomini, ma infine ha scelto di trattenersi sulla porta.
Jimmy stava per bussare ed annunciarsi, ma gli sprazzi di conversazione da lui colti l’hanno ridotto alla pari di una pettegola di porto.
Per non farsi cogliere sul fatto, si è introdotto nella stanza confinante, e fa affidamento su ogni dettaglio che riesce a ghermire dalla Cabina del Capitano.
Quest’ultimo e la misteriosa ospite discorrono a pochi metri, al di là della parete, e al momento pare essersi infervorato per le parole di lei.
“Vorresti persuadermi a credere che è così ovvia questa faccenda?” ode pronunciare dalle labbra del suo Comandante, con aria incredula.
L’altra voce ha tratti di donna, ma non è Jennyfer. Ne ha la certezza perché ha visto la giovane altrove.
Dev’essere quella strana creatura che a bordo appare e scompare negli ultimi tempi.
Alcuni uomini ne han timore, la credono uno spirito del mare e delineano le distanze.
Come sole dire il vecchio *Albatros: “Donna, fuoco e mare fanno l'uomo pericolare.” E forse non c’è proprio bisogno di altri malauguri su questa chiglia.
“Non afferro e non condivido la necessità di coinvolgere Hector!” tuona Jack nell’altra stanza.
Jimmy si assottiglia contro la parete, facendovi aderire un orecchio, ma tutto ciò che filtra attraverso le travi è una intimazione del Capitano, più simile ad un: “Ci rifletterò su. Sciò!”.


“Uhm, fammi pensare…
L’ultimo film che hai visto al cinema?”
Mi tocco il mento con l’indice, un gesto involontario dettato dalla riflessione, e nel contempo faccio un tuffo nei ricordi.
“Forse era… Ah si, Shrek!” replico entusiasta.
Archiviata la parentesi tragica su Scilla, ho sviato la conversazione sugli svaghi che, a detta sua, ci accomunano. Considerato che Patrick ha assaporato una briciola di giorni nostri.
“Dylan ha piagnucolato per mesi affinché lo portassi a vederlo, poi durante lo spettacolo ha scatenato la guerra dei pop corn. Volavano ovunque, tra la gente, nei miei capelli… Quella peste!”rammento divertita.
“Il primo Shrek?” domanda il semidio.
“Primo, ce ne sono altri?”
“Ah-ha! Io li ho visti tutti e quattro!” cantilena come un vanto.
“Devi assolutamente dirmi cosa combinano negli altri film!!!”
Lo farebbe se la sua attenzione non venisse all’istante rapita da una ragnatela di pizzo calata su uno sguardo enigmatico.
Quelle labbra vermiglie si materializzano al suo fianco, sfiorandogli il polso divino inabissato nello scaffale.
“…Hey!”sospira sognante, volgendo ogni fibra del suo essere verso quella creatura misteriosa.
“Posso rubartelo?” Scilla si rivolge a me con uno spiro cortese.
Io annuisco indietreggiando, facendomi piccola per la soggezione.
Per un attimo non l’ho riconosciuta senza cappuccio, ma anche così non lascia trapelare granché di se.
Prima che possa andarmene, Patrick, senza mai smettere di guardarla, richiama la mia attenzione, porgendomi una bottiglia per cui rovista nella dispensa fin dal mio arrivo.
“Che cos’è?” dico incuriosita.
“Aceto, per soffocare il lezzo nauseabondo. Spruzzane in cucina come se piovesse!” mi ragguaglia.
Ed è lì, soffermandomi un altro istante, che vedo materializzarsi il significato delle parole di Patrick.
Scilla è dinanzi a lui, con la sua figura un po’ austera, ma sciolta nell’atmosfera di confidenza che da anni coltiva con il semidio.
Lui le sfiora appena le braccia nude, ridisegnando con i polpastrelli il ricamo blu, quel tanto che riesce ad avvicinarla.
Tutto ciò che vi è da leggere in questa scena è scritto nello sguardo limpido di lui.
Potrebbe capitare nel bel mezzo della tempesta del secolo, ma lui non vedrebbe nulla al di là di quel volto delineato dal merletto.
Finge di ascoltarla con un sorriso marcato, e nel contempo le iridi navigano sull’onda dell’immaginazione.
Suppongo che ogni donna, dal momento in cui incappa per la prima volta nell’amore, esprime il tacito desiderio di essere guardata così. Eppure, con tutta probabilità, Scilla non lo vuole nemmeno.



Note:
*Se siete curiosi di sapere e capire meglio chi diavolo è tale “Albatros” date un’occhiata qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2384961
Devo farmi un po’ di pubblicità occulta, suvvia!
Questo capitolo 18 inizialmente aveva mille titoli diversi, ma alla fine mi sono focalizzata su un’unica parola significativa.
E’ la prima volta che sperimento questo fatto di scrivere più scene in contemporanea, spero di aver reso la lettura più interessante e dinamica.
Volevo farvi conoscere meglio i due piccioncini *ehm* personaggi che da qualche tempo han preso parte alla ciurma, ma di cui si sapeva gran poco.
Spero, nonostante tutto, di riuscire a continuare ad appassionarvi :)
Per ogni tipo di suggerimento e opinione scrivetemi una recensione qui sotto, io son sempre disponibile anche nel mio account autrice.
Grazie per aver navigato in queste acque, buona continuazione!
Ossequi.
Cap_Kela

 
   
 
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