Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
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Autore: mahoneismylife    06/02/2014    1 recensioni
-smettila, Austin. Adesso sono cosi. Quello succedeva cinque anni fa quando i miei genitori erano vivi, quando mio fratello era il mio migliore amico e non si era trasferito a Londra perché aveva paura di me, quando eravamo amici e non mi picchiavi, quando mi adoravano tutti, quando non mi tagliavo. Austin io SONO una storia triste!-
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate ragazze ma ho riscritto il capitolo, non mi piaceva affatto quello che avevo scritto. Recensite, eh!
 
 
La serata di Carly è trascorsa molto,molto velocemente. La voglia di dormire era pari a zero perciò rimase nella camera dove c'erano le cose più oscure di lei. A qualche pensiero aveva persino sorriso, ad esempio a quello che non era più in punizione. E a quello che Austin l'aveva portata in quel posto bellissimo e che dopo aver visto tutto quelle cose di lei non fosse scappato. Era confusa, parecchio confusa però, come può una persona passare dal picchiarti a farti stare bene? Come può una persona cambiare così velocemente? Ma la domanda più oscura, quella più egoista, era 'perché anch'io non riesco a fare come fa lui?'
Da una parte era vero, perché anche lei non riusciva a passare oltre? A godersi la vita? A prenderla tutta alla leggera? Per Carly era un mistero ma per Austin non tanto, è sempre stato così per lui, non ha mai avuto una presenza di un padre quindi, lui dice, che è stato più semplice. 
Va in bagno per fare una doccia e indossò un maglione nero con una stampa da scheletro con una fantasia galaxy, un pantalone nero e gli scarponi dello stesso colore. Evitò di guardarsi allo specchio, sapeva già cos'avrebbe visto: le occhiaie sotto per la stanchezza, il capelli biondi in disordine, le labbra screpolate, la pelle chiarissima e quei grandi occhi azzurri ormai senza speranza. Non si può dire che Carly sia brutta ma faceva di tutto,davvero di tutto, per sembrarlo e cercava sempre di non farsi notare tra gli altri ma con il comportamento che aveva non era poi così facile. 
Scese di sotto e si incamminò verso scuola senza neanche salutare, naturalmente. Non mise le cuffie, aveva la musica in testa quella mattina. Appena sull'entrata della porta si accorse che quella mattina non era in ritardo e ne rimase così colpita da rimanere sull'uscio per alcuni secondi poi s'incamminò verso l'armadietto a prendere i libri per la lezione di storia. Incrociò lo sguardo di Austin che era con i suoi amici e si sentì strana, come se qualcosa non era al suo posto. Rimasero a fissarsi per alcuni secondi o molto probabilmente anche minuti. Poi Austin gli fece un sorriso e lei corse in classe, anche se la campanella non era ancora suonata. Voleva sorridere anche lei, voleva fare chissà che cosa in quel momento e invece l’unica cosa che ha fatto è stata scappare. Perché scappa da tutti i problemi? Perché quando dovrebbe iniziare a prendere le sue responsabilità non lo fa?
-Caaarly!-
Dice Mr. Turner completamente sconvolto quando la ragazza entra il classe. Per poco non scoppiò a ridere per la faccia sconvolta del professore. Diciamo che Mr. Turner è il preferito di Carly, è come se avessero un patto: tu rispetti me, io rispetto te. E poi per Carly c’è sempre stato, anche quando si era chiusa in se stessa e non voleva più saperne. Si accomodò al suo solito posto all’ultima fila.
-non si preoccupi, sto bene.-
Dice. Non sa perché ma sente il bisogno di parlare con lui, con qualcuno.
-l’avevo capito e mi fa piacere!-
Gli risponde il professore sorridendo mentre la campanella suona ed entrano in classe gli altri, inutile dire che tutti guardano Carly a bocca aperta, leggermente sconvolti di vederla già in classe, di solito arriva cinque o dieci minuti dopo il suono della campanella.
Quando orami quasi tutta la classe è entrata si presenta, con tutta calma, una persona sull’uscio. Austin. Carly si mantiene dal sorridere e abbassa la testa, per non incrociare il suo sguardo. Si siede accanto a lei. Carly maledì il giorno in cui finì in punizione con lui. Lei non voleva cambiare, non voleva tornare quella ragazza e certo come no, ma Austin era in grado di farlo, Austin era in grado di farla cambiare senza neanche accorgersene. Iniziò la lezione e tutti erano presi a scrivere, ascoltare qualcosa a cui Carly non prestava attenzione.
-pps.-
Austin. Non voleva rispondergli.
-psss, Carly.-
Sussurrò ancora una volta. La ragazza si girò innervosita per guardarlo.
-mhm.-
-ma cosa ti ho fatto adesso?-
-nulla. Solo che non mi va di parlare,ok?-
-la solita!-
Dice il ragazzo sorridendo, Carly fa una smorfia.
 
Dopo cinque lunghe e asfissianti ore di scuole Carly si incammina verso casa, finalmente.
-Carly per favore, puoi fermarti almeno un attimo?-
-no. No. Oggi non è giornata e non lo sarà fino alla prossima settimana, ok? Scusa, ciao.-
29 novembre 2009,morti i grandi fondatori della rivista “The Rolling Stone”. Figlia sopravvissuta allo schianto. Facciamo l’ultimo saluto ai nostri Daniel e Luce.
Arrivata a casa Carly rilegge il titolo dell’articolo del giorno in cui sono morti i suoi genitori. 29 novembre 2014. È sempre cosi, ogni anni Carly aspetta questo giorno per andare in cimitero a trovare i suoi, dato che si è imposta di non andarci molto spesso. Ogni anno, quando cala questo giorno, è sempre nervosa, più di quanto già lo è. Prende la borsa con il telefono e un libro da leggere e scende sotto per andare via evitando di scoppiare a piangere.
-non mangi?-
-mangio in giro, ciao.-
Dilegua la zia in nemmeno cinque secondi ma la ferma e la fa sedere vicino a lei, al tavolo.
-Carly, io volevo parlarti di Austin.-
Carly alza un sopracciglio.
-di Austin? Proprio oggi? Adesso? Proprio oggi, 29 novembre?-
Forse sta urlando un po’ troppo ma gli da fastidio, un fastidio incredibile che lei si stia trattenendo qui per parlare di Austin quando al cimitero c’erano i suoi genitori.
-hai ragione, scusa. Ne parleremo domani.-
Carly si alza e va via, questa volta prende l’auto dato che non potrebbe arrivare al cimitero a piedi.  Dopo venti minuti in macchina ed essersi fermata al Mc per mangiare qualcosa arriva finalmente alla meta tanto attesa.
Daniel Spencer 1948-2009
“ed è qui che ci chiediamo da dove veniamo, se mai un giorno torneremo li, proprio da dove è iniziato tutto!”
Carly ripensa a quando aveva sentito il discorso più lungo che fosse mai esistito, il giorno che la sua casa era diventata una metropolitana affollata di gente per bene, a quando aveva detto questa frase.
-chissà se è vero, papà. Chissà se sei tornato proprio da dove sei venuto! Ma certo che si, eri la persona migliore del mondo. Mi manchi tanto papà!-
Dice posando dei fiori sulla bara, piangendo. Poi si volta verso quella della madre.
Lucina Price 1850-2009
“avrebbero dovuto saperlo che qualcosa stava arrivando: noi!”
Sorride ricordando la frase. Come potrebbe dimenticarla?
*flashback*
-mamma, mamma!-
Dice la piccola Carly piena di gioia e di energia.
-dimmi tesoro!-
La mamma gli rivolge un grandissimo sorriso prendendola in braccio.
-allora tutti quanti sapevano che voi stavate arrivando? Erano tutti pronti per amarvi?-
-oh, tesoro- scoppia in una risatina –si, forse tutti sapevano che un giorno qualcuno avrebbe creato una rivista a questi livelli. Io e tuo padre.-
Gli da un bacio sulla fronte e la piccola sorride.
-quindi sapevano anche di me?-
La mamma ride.
-certo, tesoro. Ti ameranno tutti, proprio come amano noi!-
Dice il papà arrivando da dietro le spalle di Luce, tutti la chiamavano cosi.
*fine flashback*
Sorride e continua ancora a piangere, posa dei fiori anche sulla sua bara e si siede in mezzo alle due.
-sapete, in questi giorni sto frequentando Austin, vi ricordate di lui? Dicevate sempre che eravamo amici inseparabili, poi beh qualcosa è andato storto. Ha promesso di aiutami, a continuare a cantare. Gli ho fatto vedere la mia stanza, quella vera. Solo che oggi credo di essere stata un po’ stronza con lui, forse lo sono sempre. Mamma, sai, a volte mi mancano le tue sgridate, tutte le volte che mi dicevi se era giusto o sbagliato, adesso pagherei per saperlo. Papà, vorrei tanto avere la tua stessa forza; quando sono morti i nonni non ti sei abbattuto come me, hai continuato ad inseguire il tuo sogno, per loro. Perché non posso farcela anch’io?-
Le lacrime continuano a rigarle il viso, la matita nera le sporca l’intero volto.
 
 
-29 novembre,come ho fatto a dimenticarlo?-
Carly dopo essere stata al cimitero è andata al ciliegio, aveva bisogno di un posto famigliare e questo era l’unico dove poteva stare sola.
-cosa diavolo ci fai tu qui? -
-pare che sia un posto pubblico questo!-
-uugh, mi fai urtare il sistema nervoso!-
Sembra che si stiano scannando, neanche si sono visti in faccia e già si odiano.
-cosa di preciso di me ti fa urtare il sistema nervoso? No, perché di cose di te che fanno urtare il mio di  sistema nervoso cene sono tante!-
Carly si gira per guardarlo negli occhi. Oggi sembra molto irritata la ragazza e Austin non è da meno.
-la tua voce, la tua voce mi fa urtare il sistema nervoso!-
Gli dice quasi urlando.
-il tuo silenzio mi urta il sistema nervoso!-
-deficiente!-
-stupida!-
-imbecille!-
-ti odio!-
-mi piaci da morire!-
Gli da un bacio, ma non un bacio qualunque, uno di quei baci di cui non ne hai mai abbastanza, un bacio che ti renderà la vita migliore. E la cosa migliore, quella che ha stupito entrambi, è che Carly non è scappata via, è ancora qui e sta baciando lui, il ragazzo di cui a tre anni aveva una cotta, quello che l’ha sempre protetta, quello che poi ha iniziato a picchiarla e che adesso gli ha detto che gli piace. È sempre lui, è sempre lo stesso Austin, sempre quel bambinetto viziato, sempre quello stronzo, sempre quello che vorrà per tutta la vita. Le loro lingue si rincorrono, fanno la lotta e tutto questo, per loro, è incedibile.
-Austin!-
Gli dice arrabbiata, quasi urlando dopo che ha ripreso fiato.
-che c’è?-
Il tono è abbastanza preoccupato, eppure credeva che avesse ricambiato, che avesse provato quello che ha provato lui ed è cosi, solo che è sconvolta, tutto troppo veloce.
-c’è che questa non è giornata. Odio questo giorno e chiunque veda entro queste 24 ore, odio te e questo sorriso che mi fa andare il tilt, odio quando inizi a suonare e io non capisco più nulla, odio davvero tanto i tuoi capellini e i tuoi occhi, quelli li odio da morire. I tuoi occhi verdi che ogni tanto cambiano colore, ti giuro che odio ogni picc—
Gli da un altro bacio ma questa volta Carly si tira indietro e gli tira uno schiaffo.
-ti odio, ti odio, ti odio.-
Austin sorride e Carly fa un verso snervante, incrociando le braccia sotto il seno. Gli esce il fumo dalle orecchie per la rabbia.
-sei bellissima quando ti arrabbi!-
Gli accarezza il viso e la fa sedere sulle sue gambe.
-quando eravamo piccoli facevi sempre cosi, mi dicevi cosi tante volte “ti odio” che ormai l’avevamo preso come un ti voglio bene!-
-Melo ricordo, eh. E comunque adesso è vero, ti odio da morire!- 
-Allora perché non hai fermato quando ti ho baciato? O perché mi hai fatto vedere i tagli? O adesso, perché stai stando seduta su di me?- 
-se vuoi mi alzo, eh. Non ci sono problemi!- 
Carly fa per alzarsi ma Austin la blocca stringendola ancora di più a se. 
-No, no. Dove vai? stai qua!- 
Carly poggia la testa sulla spalla di Austin e inizia a rimuginare un pò sulla giornata di oggi. È un strana per lei la presenza di Austin di nuovo nella sua vita. È un strano che per la prima volta ha parlato ai suoi proprio di lui. Insomma è strano tutto quello che sta vivendo, non c'è più abituata. Tutto ad un tratto inizia a piangere, piangere di brutto. Austin l'abbraccia, cerca di calmarla ma non ci riesce. 
-Carly, ehi. Adesso basta. Calmati. - 
e dopo una buona mezz'ora di pianto decide di parlare con lui e spiegarli il perché piangeva. 
-Scusa è che... Odio questo giorno ma ciò non mi permette di prendermela con te, io non ti odio affatto e tutte quelle cose che ho detto di odiare le adoro, sono le cose che più mi piacciono di te- 
-Tranquilla, avrei dovuto ricordare che giorno era oggi.- 
Le lasciò un bacio tra i capelli e la stinse sempre di più a lui.
  
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