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Autore: mashtonsconcert    07/02/2014    11 recensioni
"Un urlo.
La voce rotta dal pianto di mio fratello che mi diceva di non chiudere gli occhi.
La sua mano che mi teneva stretto il polso.
JJ.
Io.
E il buio."
((tratto dal 5° capitolo))
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 6 

Leggete lo spazio autrice sotto , vi prego.



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Ashton pov’s
 
Stavo ‘litigando’ con Calum per la sua interruzione nel momento più importante forse di questa giornata quando mi accorsi la mancanza di Eve vicino a me, così mi guardai intorno.
Il vuoto.
Non era nei dintorni, pensai che se ne fosse andata a gambe levate visto il terrore nei suoi occhi mentre fissavano i miei qualche minuto prima.
 
Non doveva avere paura di me ma le era quasi stato imposto senza pietà e me ne vergognavo.
 
Non avevo più motivo di stare lì a “poltrire” con Calum quindi lo liquidai con una scusa fattibile, quella dei compiti. Pensavo mi conoscesse tanto da sapere che non li faccio quasi mai, non avendo l’esame alle porte non sono indispensabili.
 
Quando raggiunsi la villetta gialla girai lo sguardo e osservai quella di fronte.
Quella di Eve.
La macchina di JJ non era nel vialetto, di solito era sempre lì verso queste ore del pomeriggio.
 
Pazienza.
 
Sbuffai e aprii la porta senza bisogno di chiavi o altro: quando i miei erano in casa lasciavamo la porta aperta per non dover aprire con la chiave ogni fottuta volta.
 
No one view’s
 
Quel pazienza non andava bene, Ashton fischiettava spensierato davanti alla TV pensando che la mattina dopo avrebbe risolto almeno una piccola parte dell’enorme dramma con Eve.
 
Povero, non sapeva nemmeno quello che gli aspettava la mattina dopo scoprendo quella bruttissima notizia.
 
***La mattina dopo***
 
I corridoi erano affollati mentre il trillo della campanella segnava l’inizio di una dolorosa ora di storia per i quattro ragazzi che ridevano e scherzavano senza pensarci minimamente.
 
Le fossette del riccio spuntavano quasi ogni volta che i ragazzi parlavano, sembravano cattivi e cruenti ma erano normali come tutti gli altri, solo con più voglia di divertirsi.
 
Se ne stavano completamente fregando di tutti gli studenti che correvano per raggiungere le proprie classi prima di beccarsi la solita sgridata mattutina da parte dei professori.
 
Due ragazze attirarono la loro attenzione, camminavano lente parlando preoccupate degli ultimi gossip a scuola.
 
«Hai sentito clary..» disse la bionda alla mora. «Evelyn, quella della 3°E è in ospedale» I suoi occhi trapelavano preoccupazione e le sue labbra avevano come paura di pronunciare quelle parole.
 
Ora l’attenzione del moro e del riccio era completamente su di loro mentre gli altri due se ne stavano a parlare, probabilmente disinteressati da quelle stupide ragazze.
 
Ashton view’s
 
I miei occhi si focalizzarono velocemente sul biondino affianco a me. Lui sapeva tutto, ogni fottuta cosa, di questa merda di posto e ora mi racconterà cosa è successo alla mia Eve.
 
«Cosa cazzo è successo a Evelyn?» ringhiai sottovoce al mio amico che sorrideva vittorioso.
 
Mi dava sul cazzo quel sorriso da deficiente che faceva ogni santa volta che riceveva un’altra vittoria da togliere alla lista delle cose da fare. Mi veniva da dargli uno schiaffo ogni qual volta le sue labbra si arricciavano in quel modo contorto.
 
«E’ finita all’ospedale, dicono sia per tentato suicidio» sulla ultima ‘o’ fece partire una raggiante risata che si estese velocemente nel corridoio. La goccia che fece traboccare il vaso fu un leggero ‘finalmente’ che lasciò le sue labbra seguito da un respiro. Da lì partì pure il mio pugno sulla sua guancia destra che lo fece attaccare agli armadietti dietro di lui.
 
Poi penso a quello che ha detto prima.
 
Eve. Tentato suicidio.
 
La mia piccola Eve ha tentato il suicidio? Ditemi che non è vero.
 
 
«Che cazzo hai per la testa Hemmings?» sputai quelle parole addolorato dalla notizia e dal fatto che lo avesse detto con così tanta emozione e felicità nella voce.
 
Guardai Calum che aveva occhi e bocca sbarrati e gli feci un cenno con la testa, così avrebbe saputo che sarei andato a trovarla in ospedale, adesso.
 
**
 
L’atrio dell’ospedale di Sydney Hospital era affollato di pazienti pronti per tornare a casa dopo visite o ricoveri, oppure persone che stanno chiedendo informazioni sulla posizione di medici o famigliari/amici.
 
Mi avvicinai imbarazzato al bancone aspettando che l’odiosa, a mio parere, signora alla reception finisse di parlare al telefono e di masticare così rumorosamente quella gomma simile a un big babol. Che schifo, dico solo questo. Come puoi comportarti così in un ospedale pieno di persone pieno di speranze, tristezza e pazienti feriti quasi a morte?
 
«Potrei sapere dove si trova la stanza di Evelyn Cuthbert?» dico flebilmente irritato e nervoso, lo si notava lontano un miglio.
 
Mi disse velocemente la stanza senza il minimo interesse e borbottando qualcosa su come siano scortesi i giovani d’oggi ma non la stetti ad ascoltare che corsi verso la meta.
 
Stanza 162.
 
Dannazione a chi ha inventato le scale e il cervello di alcune persone di chiudere le porte dell’ascensore prima che tu ci arrivi. Le avrei ammazzate tutte, una dopo l’altra.
 
Finalmente vidi l’ultimo scalino e ringraziai in non so quante lingue Dio, possibile che non guardasse mai giù e non mi mandasse mai una botta di culo?
 
Contai tutte le stanze fino a quella della mia piccola, cioè, quella che era la mia piccola.
 
Faccio un lungo respiro e proprio mentre stetti per sfiorare la maniglia di argento brillante una voce mi interrompe.
 
«Hey ragazzo, non sei autorizzato ad entrare.» fu una voce calda e quasi roca a parlare, di un 50enne circa, non avrei saputo dire con esattezza quanti.
 
Mi girai velocemente e subito dopo lo pregai di farmi entrare.
Lei era la persona che c’era sempre, lei mi era stata sempre vicina in qualsiasi modo e mi mancava così tanto.
Mi mancavano le sue mani, i suoi abbracci, i suoi baci sulle guancie, i pomeriggi passati a prenderci in giro per poi addormentarci abbracciati, mi mancava tutto.
 
E ora quel tutto doveva ritornare sotto il mio possesso, doveva ritornare ad essere il mio presente.
Ma lo stavo perdendo per un mio stupido sbaglio, quello di non fare niente in tutti questi anni, quello di non fermare le angherie di Luke, quello di aver preferito la popolarità alla mia migliore amica.
 
Tutti i miei sogni di far tornare tutto al suo posto si stavano sgretolando al pensiero di quelle parole insieme nella stessa frase: Eve e suicidio.
 
Eppure era successo, mi erano state dette in faccia da uno dei miei migliori con uno sbuffo e un’espressione di soddisfazione che lasciava le sue labbra.
 
Con lui avrei fatto i conti dopo e con “conti” intendevo una litigata epica.
 
Avrei dovuto starle vicino e non pensare ad altro.
 
«Sei il suo fidanzato?» disse il dottore che sembrava impaziente di sapere la mia risposta.
 
Risi leggermente a questa domanda perché lo avrei desiderato e desiderato fino alla fine dei miei giorni.
 
«Diciamo che ci sto lavorando.» lui rise a vedermi così impacciato e così fremente di vedere la mora dentro la stanza.
 
Mi fece un leggero cenno seguito a una risata poi si voltò verso un’altra stanza probabilmente per visite o chissà cosa.
 
Tirai un’urletto  stile ragazza sclerata ed entrai subito nella stanza per poi accorgermi che non ne ero pronto.
 
Il suo corpo inerme e immobile sul letto bianco.
Le coperte che le arrivavano sotto al mento.
Le braccia lasciate fuori facendo vedere dei tagli ancora freschi su di essi.
Gli occhi chiusi e la bocca tappata.
 
Non era questo a cui puntavo vedere.
Desideravo vedere in quella stanza un’Evelyn che mi urlasse che era solo per prendermi in giro, per farmela pagare per questi anni.
 
Invece no, era tutto vero.
Lei lo aveva fatto per davvero.
Lei aveva distrutto se stessa per fare un piacere a me? Perché se è così non me lo perdonerò.
 
Avevo voglia di urlare. Di sfogarmi con Calum, quindi decisi di chiamarlo.
 
«Ashton..» la sua voce mi arrivò al timpano e mi spaventai quasi, era preoccupato e impaziente di sapere.
 
Lui per quanto stronzo sembrava era un bravo ragazzo, capiva tutto e per questo era il mio migliore amico.
 
 
«Dimmi che non è vero, Calum.» piagnucolai senza farmi sentire troppo.
Ditemi che fu tutto un fottuto scherzo e nessuno si farà male.
 
Parlammo, nel senso che lui mi consolò tutto il tempo, per circa un quarto d’ora.
La mia mano nel frattempo si era incollata a quella della mora e le mie dita completarono gli spazi vuoti presenti tra le sue.
 
Non l’avrei lasciata mai più lasciata, me lo promisi.
 
Il discorso si concluse con una frase del libro che Calum stava leggendo, non saprei esattamente il titolo, ma mi colpì particolarmente.
 
«..E bastava guardarla negli occhi per capire l’inferno in cui si era cacciata, ma come ben sappiamo, le persone sono sempre troppo impegnate per sprecare quei pochi secondi per farlo.»
 
Lui aveva ragione, la/o scrittrice/scrittore aveva ragione, tutti avevano ragione oggi, tranne quel coglione di Luke. Le persone non avevano mai la voglia e la buona volontà di spendere quei pochi secondi della loro inutile vita per compiere quell’azione.
Non si rendono conto delle cose buone che possono fare facendo questa mossa, osservare per un piccolo lasso di tempo gli occhi degli altri per capire quello che provano, tutte le loro emozioni.
 
I miei pensieri si interruppero dalle mie contorte idee quando la porta si aprì mostrando un normale dottore seguito da JJ, il fratello di Eve e un ragazzo riccio, più o meno della mia età.
 
«Come ho già detto al signorino Cuthbert e al suo amico Shelley..- il suo sguardo serio e leggermente divertito vagò ai due ragazzi che sorrisero innocentemente facendomi quasi ridere, di sicuro avevano combinato qualcosa –per queste situazioni ci vuole tempo, mi dispiace, noi non possiamo fare più di tanto, tutto è in base alla sua volontà di vivere.» le sue ultime parole uscirono sprezzanti.
 
«Mi dispiace..» sussurò prima di lasciare la stanza lasciando noi tre da soli avvolti nel silenzio mentre guardavamo la ragazza che stava lì, pallida, magra e con i battiti del cuore segnati da quella stupida macchina attaccata al suo fragile corpo.
 
Le parole che più odiavo che un dottore dicesse mi erano state riferite.

 
                                                          We're lost in the middle, like a bottles in the ocean. 
                                                                                  -unionj ; Loving you is easy.

SPAZIO AUTRICE:
scusate, d'ora in poi mi sono prefissata di aggiornare il venerdì, così ho il weekend libero lol.
Non ho avuto molto tempo per scrivere quindi è venuta sta sottospecie di capitolo/merdina.
Ho litigato con la mia migliore amica e non accendevo quasi mai il pc. 
Non ho messo gli spoiler perchè ho scritto tutto il giorno e non ho proprio pensato a questo lol.
VI LASCIO I MIEI CONTATTI:
TWITTER 1 : https://twitter.com/ashtonsbravery
TWITTER 2: https://twitter.com/drunkofbrad
LIVEJOURNAL:  http://hemm0rauhl.livejournal.com/
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA LO STESSO, VI AVVISO CHE NON L'HO RILETTO E NON SO CHE COSA E' VENUTO FUORI

   
 
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