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Autore: Medea Black    08/02/2014    2 recensioni
Il giorno successivo al celebre "Amok time" è un momento decisivo per il capitano Kirk, che dovrà decidere come comportarsi in seguito allo stranissimo comportamento tenuto dal suo primo ufficiale, in attesa di una spiegazione che potrebbe cambiare le loro vite per sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Spock, io… non so cosa dire…”
“Non c’è bisogno di aggiungere nulla, sono io che ti devo delle spiegazioni. Quando sei entrato nei miei alloggi e ti ho accolto in un modo così estremo sapevo che avrei dovuto risponderne, ma ho preferito farlo piuttosto che rischiare di perdere il controllo. Vedi, a quel punto ormai avevo capito che sarebbe bastato poco per spezzare il mio legame preesistente. Se avessi lasciato che ti avvicinassi a me molto probabilmente sarebbe successo, e io avrei perso ogni possibilità di mantenermi lucido.”
A Kirk girava la testa. Sapeva esattamente cosa il vulcaniano stesse dicendo, sentiva quelle parole scavare dentro di sé e metterlo a nudo, sapeva che Spock stava rendendo palese quello che era da tempo un sotteso tra di loro, e che lui, James Kirk, non avrebbe mai pensato che potesse essere palesato.
Non credeva che Spock potesse provare quel genere di affezione, o per lo meno esprimerla. Quanto a lui… nessun dubbio sull’esprimerla, ma poteva gestire la portata di quello che gli stava cadendo addosso?
“Quello che sto dicendo, Jim, è che…”
“So cosa stai dicendo.”
Il capitano si era alzato in piedi, interrompendo il primo ufficiale con tono deciso. Spock sollevò un sopracciglio, incredulo, mentre lo guardava avvicinarsi.
Kirk non aveva idea di cosa stesse facendo, in occasioni del genere tendeva ad agire prima di riflettere sulle implicazioni delle azioni stesse.
Di una cosa però era certo: non intendeva perdere Spock, e lui sembrava intenzionato a lasciare l’Enterprise una volta dichiarato quanto aveva da dichiarare. Poteva impedirglielo, certo, ma non per molto, e in ogni caso lo avrebbe perso, lo conosceva abbastanza da sapere che avrebbe richiuso quello spiraglio per sempre.
Secondo logica, quindi, non avrebbe dovuto finire quel discorso.
“Non c’è bisogno che tu aggiunga altro”- disse, poggiandogli le mani sulle spalle.
Spock sembrava dispiaciuto, rassegnato forse, ma non ebbe nessuna reazione all’invasione del proprio spazio personale da parte del capitano.
“Jim… quello che ti sto dicendo non può passare inosservato: per le tradizioni di Vulcano, per il regolamento della Flotta Stellare…”
“E allora non dirlo. La tua parola è stata mantenuta, non hai bisogno di chiarimenti ulteriori. Io ho capito perfettamente.”
Come per sottolineare la veridicità delle sue affermazioni, Kirk si chinò a sfiorargli le labbra con un bacio. Una sottile scossa elettrica passò tra i due al momento del contatto, e il capitano sentì improvvisamente che il groviglio di emozioni di cui era stato preda si scioglieva, tutto era chiaro e tutto era come doveva essere. C’era lui e c’era Spock, in quella penombra così opportuna, il resto non contava.
Il vulcaniano ebbe la conferma che il legame si era formato, forte, puro e indelebile, li avrebbe tenuti agganciati l’uno all’altro per il resto delle loro vite. Sapeva che Kirk non era pronto, sapeva che era confuso e che non sarebbe stato facile, ma quando la mente dell’altro si aprì a lui venne inondato da un tale calore, da una prorompente vitalità e da sentimenti così forti che tutto passò in secondo piano. C’era lui, c’era Jim, collegati all’anima stessa dell’universo, il resto non contava.
Non ci fu più bisogno di parole, i corpi parlavano un loro linguaggio, che riusciva a chiarire dove le parole non arrivavano. Si erano amati con gli occhi, con le conversazioni, con le partite a scacchi; ora si amavano con la mente, con il respiro, con i battiti del cuore. Territori diversi per lo stesso gioco, come le caselle bianche e nere della scacchiera, le une più favorevoli ad un giocatore, le altre all’altro.
Jim, come spesso accadeva, era riuscito a fare una mossa che aveva spiazzato Spock, trascinandolo nel buio verso il letto, territorio a lui favorevole. La partita, per quanto serrata, non era equilibrata e il capitano se l’era aggiudicata facilmente. La mossa successiva, però, fu del vulcaniano: perso il contatto con la sua, la mente di Jim era nel panico, ma Spock sapeva come tranquillizzarlo.
Non fu l’allodola a strappare il capitano dal suo amore, bensì il capo ingegnere Scott che lamentava un problema sul ponte.
“Spock… sei d’accordo che non sia il caso di fare parola di quanto successo, vero?”
“Illogico, Jim. Perché mai qualcun altro dovrebbe sapere qualcosa di privato?”
“Io intendevo… non parlarne neanche tra di noi.”
Spock restò silenzioso per un momento.
“Se non sbaglio la tua tesi era che non ci fosse alcun bisogno di parlare.”
Kirk gli fece un sorriso luminoso e lo baciò.
“Esattamente.”
Terminato di vestirsi, il capitano uscì dall’alloggio del primo ufficiale, diretto sul ponte di comando.
Spock restò ancora un poco solo con i suoi pensieri. Era la cosa più illogica che potesse accadergli. Non sarebbe stato facile. Stava violando tradizioni e appigliandosi a cavilli per non infrangere regole.
Si alzò e andò alla scrivania, impartendo ordini al computer. Trovò la bozza della lettera di dimissioni e la cancellò.
Sarebbe rimasto con il suo t’hy’la.
  
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