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Autore: fedekost    15/06/2008    1 recensioni
Quando Jamie si svegliò quella mattina non aveva idea che la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. L'arrivo del misterioso signor Robinson aveva scombussolato la routine quotidiana della sua famiglia, che non sarebbe mai piùritornata come prima. Seguite Jamie nelle sue avventure nel mondo di Hogwarts e (ri)scoprite con lui l'emozione di (ri)vedere tutto come se fosse la prima volta!=PAUSA ESTIVA=
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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=Nota dell'Autore=
So che in questi primi tre giorni ho postato un capitolo al giorno, però vi volevo solo informare che è successo perchè sono in un posto dimenticato dal mondo e non so che fare se non scrivere...tutto ciò per dirvi: non abituatevi! Vi volevo inoltre ringraziare per le recensioni che mi avete lasciato: per favore, continuate a farmi sapere cosa ne pensate!


CAPITOLO III
Camminando per quella via eccentrica che era Diagon Alley, Jamie si accorse che effettivamente quando l’aveva percorsa la prima volta non aveva notato molti dei negozi che vi si affacciavano, con le loro vetrine pieni di oggetti di ogni tipo.
Avrebbe voluto avere cento paia d’occhi per riuscire a vedere tutto, e così sembrava pensarla anche suo padre, che guardava ciò che lo circondava con lo sguardo di un bambino che entra in un negozio di dolci: c’erano numerosi negozi che vendevano penne d’aquila per scrivere, oppure un paio di empori che vendevano animali; l’attenzione di Jamie fu attratta poi da una viuzza secondaria che si separava da Diagon Alley e si snodava verso l’oscurità.
All’inizio il ragazzo fu tentato di entrarci, ma vedendo un paio di enormi serpenti strisciare nell’ombra decise che sarebbe stato meglio evitare. L’insegna inoltre, penzolante e sinistra, di certo non faceva buona pubblicità agli avventurieri come lui: Notturn Alley
Percorrendo la via vide anche un negozio di manici di scopa, nella vetrina del quale era esposto un gioiellino del settore: avvicinandosi, Jamie lesse sulla targhetta di ottone accanto alla scopa, in lettere svolazzanti:

N.A.S.A. – Nimbus Accuratamente Studiata per le Acrobazie

Il mondo magico lo stupiva sempre di più. Non sapeva dire quanto avrebbe dato per poterla possedere, ma la lettera diceva chiaramente che quelli del primo anno non potevano avere manici di scopa personali, quindi era meglio evitare.
Passando davanti all’erboristeria un misto di odori si insinuò nelle narici del ragazzo, che non sapeva dire se fosse gradevole o vomitevole. Scelse la prima opzione: sicuramente il buon’umore aveva influito molto nella sua valutazione.

Il sigonr Summers era sempre conosciuto per la sua grande organizzazione mentale, e non mancò di applicarla anche nell’acquisto del materiale scolastico di suo figlio.
Per prima cosa lo portò al negozio di libri che più lo ispirava, una grande bottega chiamata il Ghirigoro, dove si fermò ad osservare ogni singola copia per scegliere quella che più era ben fatta.
Alle prime pagine sussultò e ridacchiò, vedendo le figure nei libri muoversi e salutarlo con la mano, o addirittura intente ad uccidersi a vicenda, ma poi ci prese l’abitudine e continuò la sua analisi silenziosamente, mentre Jamie sbirciava qua e là per la libreria, curioso.
Quando uscirono da quel negozio pieni di pacchi e pacchetti, il signor Summers, sebbene il figlio glie l’avesse recitata a memoria, volle fermarsi a ricontrollare la lettera,e decise di andare a acquistare il resto dell’occorrente mentre Jamie andava a comprare la bacchetta.
-Stai attento-gli disse lasciandogli in mano una trentina di monete d’oro, quelle chiamate Galeoni.-E non fare spese folli! Ci vediamo al negozio di abiti dall’altra parte della strada e andiamo a fare la divisa!-
Proprio in quei momenti Jamie vide nel padre l’emozione di un bambino, e scoprì un suo lato che non aveva mai conosciuto. Quasi gli dispiaceva di non poterlo scoprire.
Sembrava più emozionato del figlio.
-Tranquillo papà, non ti preoccupare…vai!-Aggiunse poi, vedendo che il padre era rimasto imbambolato a guardarlo con gli occhi un po’ lucidi.
Però si riprese e si girò entrando, con un tintinnio della campanella, nel negozio pieno di persone.
Jamie, invece, si soffermò nuovamente a guardare maghi e streghe, e fece un salto quando un uomo vestito di nero gli passò davanti calpestandogli un piede. Non si trattenne nemmeno a chiedere scusa, ma Jamie non ci badò ed entrò nella bottega delle bacchette.
Sopra la porta c’era u’insegna consunta e lisa, schiarita dal tempo. Alcune lettere mancavano, ma non era difficile immaginarle. La parola più grande, quella che Jamie immaginò essere il nome del proprietario, era Olivander.
Dentro c’erano un paio di persone che ancora stavano aspettando e che seguivano un uomo giovane, sui trentacinque anni, attraverso gli stretti corridoi di ricolmi di sottili scatole di cartone. Davanti a lui c’erano una vecchia signora con un ragazzo di quindici anni, al quale diceva, con tono fiero -Prefetto! Ti meriti una nuova bacchetta!-; ed una bambina della stessa età di Jamie, con gli occhi verdi e i capelli castani, abbastanza alta per avere quell’età, accompagnata dal padre.
L’undicenne attese pazientemente il suo turno cercando di scoprire quale fosse il metodo per scegliere una bacchetta, ma non ebbe risposta fino a che non venne il suo turno.
-Il prossimo!- aveva urlato l’uomo con una voce profonda e lenta, propria di una persona anziana.
Jamie seguì quella voce e giunse in uno scompartimento lungo e stretto: ci passava a stento una persona.
-Allora, ragazzo…come ti chiami?-disse sempre con la stessa voce Olivander, prendendo un metro e incantandolo con la bacchetta affinché misurasse da solo Jamie.
-Jamie Summers, signore-rispose educatamente Jamie, anche se riteneva inutile quella domanda. Nel frattempo il metro si accasciò a terra, e Olivander dovette nuovamente incantarlo.
-Eh, i tempi sono cambiati da quando la bottega era di mio nonno!-
Jamie annuì lievemente, sebbene non avesse idea di cosa stesse parlando quell’uomo di fronte a lui, però capì che il vecchio proprietario era andato in pensione, oppure morto.
Quando il metro finì di misurarlo, Jamie si rilassò e attese che Olivander dicesse qualcosa.
-Dunque, dunque, dunque…signor Summers, cosa ne dice di questa bacchetta?-
Jamie, mentre prendeva in mano la bacchetta che Olivander gli passava, notò che il tono della domanda non era molto sicuro, ma non ci fece caso. Annuì.
-Faggio, dodici pollici, con cuore di piuma di cosa di fenice-
Jamie non capì molto quello che l’uomo diceva, ma comunque quando prese in mano la bacchetta sentì una certa energia calda dentro di sé che, partendo dalla mano che impugnava la bacchetta, percorreva tutto il braccio e, diffondendosi per il resto del corpo, si disperdeva. Intanto dalla punta del bastoncino di legno cominciarono a fuoriuscire delle scintille gialle, allegre.
-Al primo colpo, è la prima volta che mi succede!-disse Olivander, ma Jamie capì che l’uomo avrebbe preferito pensarlo, perché subito dopo aver pronunciato quelle parole si azzittì, assunse un’aria più composta e aggiunse, facendo finta che non fosse successo nulla:
-Perfetto signor Summers…fanno tredici Galeoni.-
Jamie si sorprese: non poteva dire di essere un asso in matematica, ma sapeva bene che trenta meno tredici faceva diciassette, e con diciassette Galeoni chissà quante cose avrebbe potuto comprare?
Sorrise incoraggiante pagando senza aggiungere altro, e uscendo salutò educatamente.
Passò davanti alla vetrina del negozio dove il padre era entrato, e lo trovò a testare ogni singola penna.
A quanto pare ne avrebbe avuto ancora per molto.
Jamie sorrise di nuovo e si diresse a passo spedito verso il negozio di scope.
Entrò, e vide che la calca di ragazzini di tutte le età si concentrava davanti alla famosa N.A.S.A. Il resto del negozio era vuoto, e un commesso si affrettò ad andare verso di lui con uno sguardo speranzoso ed ebete in faccia.
-Come posso aiutarti, caro?-disse in modo viscido.
-Oh, grazie, stavo solo guardando.-disse distrattamente Jamie. La sua attenzione fu attratta da un bauletto di legno, dipinto di verde e finemente intagliato, con dei ghirigori dorati scolpiti sopra.
Il ragazzo si diresse in quella direzione e il commesso, imperterrito, lo seguì.
-Ah, si, vedo che il nostro Boccino d’Oro ti attira, eh?-
Jamie annuì, pur non sapendo cosa fosse un Boccino d’Oro. Aprì con mani tremanti il bauletto di legno e vide una piccola pallina, delle dimensioni di una noce, brillante e dorata. Un paio di ali argentee, che sembravano fatte di ragnatela, erano avvolte intorno al Boccino.
Sebbene non ne conoscesse la natura o l’utilità, Jamie non resistette dal comprarlo, e dopo pochi minuti era fuori dal negozio con due pacchi in mano: uno contenente la bacchetta e l’altro contenente il bauletto con il Boccino. Allo stesso tempo decise di non dire nulla al padre, anche se ormai aveva capito che il mondo magico lo affascinava: non voleva che si arrabbiasse, visto che gli aveva detto di non fare spese folli.
Quando si incontrarono da “Figli di Madame McClan” il signor Summers era davanti alla vetrina già da una decina di minuti, passati a leggere scrupolosamente la lettera e passare in rassegna i suoi acquisti.
Vedendo il figlio arrivare non lo salutò nemmeno, anzi lo accolse così:
-Hai preso la bacchetta? Quanto hai speso? E questo cos’è?- Jamie dovette un secondo elaborare quelle domande, così tante tutte in una volta, e infine, dopo una breve riflessione, disse:
-Numero uno…sì; numero due…venti Galeoni; numero tre…una cosa che mi attirava: l’ho pagata 6 Galeoni. Ecco il resto.- Aggiunse versando sulla mano tesa del padre quattro scintillanti monete d’oro zecchino.
Stranamente il signor Summers non fece domande, anzi mise in tasca il denaro e si concentrò sulla vetrina per poi entrare dopo qualche minuto.
Jamie intanto stava guardando uno strano uomo con un cappello che aveva, sulla cima, in equilibrio precario, un piccolo pavone. Sembrava vero.
Lo seguì con lo sguardo per la strada fino a che la testa del signor Summers emerse dalla porta e disse, in tono autoritario ma divertito:
-Vuoi entrare o ti serve un invito scritto?-
Subito rinfilò la testa dentro il negozio e Jamie lo seguì.
Ecco un altro posto che sarebbe rimasto impresso nella memoria del giovane per molto, molto tempo: due uomini ed una donna facevano capolino dietro tre sgabelli, sopra ognuno dei quali c’era, in piedi, uno studente di Hogwarts che aveva bisogno di una divisa. I commessi sembravano danzare tra gli sgabelli e il bancone, dove prendevano la stoffa e ogni altra cosa necessaria, ogni tanto scambiandosi consigli e giudizi. Qualche volta davanti a Jamie passavano stormi di spilli volanti o tappeti di stoffa che fluttuavano verso chi ne aveva bisogno, e incantato da questo spettacolo Jamie non notò che, seduto su un quarto sgabello, vi era un uomo mingherlino, con gli occhi incavati e delle profonde occhiaie, i capelli neri e unticci, intento a leggere La Gazzetta del Profeta.
Jamie non aveva mai visto un giornale così, nel quale le immagini si scambiavano di posto e la gente si muoveva nelle foto, e osservandolo curioso si fece trascinare dal padre sullo sgabello libero. Solo quando il signore si spostò e chiuse il giornale Jamie tornò alla realtà e in men che non si dica l’uomo si presentò, con una voce roca e profonda:
-Buongiorno, io sono il signor McClan, siete qui per Hogwarts immagino.-
Il signor Summers stava già per rispondere con tono eccitato che le parole gli morirono in bocca, visto che il signor McClan, senza nemmeno aspettare una risposta, si era girato e aveva dato ordine ad un metro volante di prendere le misure (proprio come quello di Olivander) mentre lui si andava a rifornire di stoffa.
Mentre l’uomo lavorava e di tanto in tanto chiedeva informazioni al ragazzo, quest’ultimo parlò a suo padre di Olivander, e l’uomo fu interessato nell’ascoltarlo: si vedeva l’invidia che provava nei confronti del figlio, sebbene facesse di tutto per non darla a vedere.
-…e poi mi ha dato la bacchetta, proprio quella,- disse Jamie indicando il pacchetto lungo e sottile dietro il padre-e sono uscite delle piccole scintille gialle. Mi ha fatto pagare tred…volevo dire, venti Galeoni e poi me ne sono andato.-concluse Jamie, e nello stesso momento il signor McClan gli tolse la divisa di dosso e lo fece scendere dallo sgabello.
-Se mi vuole seguire alla cassa- disse con il suo solito tono annoiato.
Il signor Summers annuì e seguì l’uomo al bancone dei tessuti, sepolto sotto il quale vi era una vecchia cassa di ottone e ferro.
-Fanno quarantasette Galeoni, prego.-
Dal modo in cui il signor Summers pagò si intuiva che non vedesse l’ora di uscire dal locale, e quando furono fuori si dimostrò molto più aperto e cordiale verso il figlio, raccontandogli ciò che aveva fatto in sua assenza.
-E quella vecchia scema all’erboristeria mi voleva vendere delle provette scheggiate, ma lo sai che le ho detto?-chiese al figlio, ma il ragazzo intuì che non volesse anche una risposta-Le ho detto che mio figlio deve avere il meglio e l’ho spedita a prendermene altre- continuò tutto impettito mettendo un braccio intorno alla spalla di suo figlio.
Era strano come la situazione, dall’arrivo del signor Robinson, fosse cambiata: prima padre e figlio si dicevano si e no “buongiorno”, “buonasera” e “mi passi l’olio?”, mentre ora si ritrovavano a vivere un vero momento padre-figlio, come andare a pesca o giocare a baseball.
-Un’ultima cosa…vuoi che ti compri un gufo?-domandò il signor Summers, che già aveva adocchiato un negozio di animali chiamato Serraglio Stregato.
-No, grazie papà, ma credo che mi porterò Elliot- sorrise di rimando il ragazzo. Non voleva che il padre spendesse troppi soldi, e in più aveva già deciso da tempo di portare il suo gatto con sé.
L’uomo abbassò lo sguardo un attimo, deluso, per poi rialzarlo e dirigerlo nuovamente verso il figlio.
-Allora, Jamie, sei soddisfatto della giornata?- domandò il padre già immaginando la risposta.
-Altroché!-disse Jamie allegramente, sebbene faticasse molto sotto il peso dei pacchi. Ma vedendo che suo padre ne portava molti di più e sembrava sudare, sorrise e senza lamentarsi si diresse oltre l’arco, fuori dal Paiolo Magico e verso la Mercedes nera, che partì dopo qualche minuto con un rombo del motore.
  
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